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Autore: masayachan    24/01/2014    2 recensioni
Se Atem fosse Yugi e se Yugi fosse Atem, come sarebbe cominciato Yu-Gi-Oh? Io ho provato ad immaginarlo.
Genere: Malinconico, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Atemu, Joey Wheeler/Jounouchi Kazuya, Tea Gardner/Anzu Mazaki, Tristan Taylor/Hiroto Honda, Yuugi Mouto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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FERMI TUTTI! Cos'è questo, un aggiornamento? Ma siamo matti? Sono passati tipo quattro giorni, se ci sarà una calamità naturale, Masaya bella, sappi che sarà per colpa tua!
Sì, sì, sì, lo so, sto aggiornando e non è passata neanche una settimana, roba da non credere, ma udite, udite QUESTA STORIA FINIRA'. Sì, è ufficiale, non faccio promesse da marinaio sulle tempistiche (entro l'anno, dai), ma ce l'ho già stampata in mente, quindi lettori di vecchia data (e benvenuti new entry), se siete in ascolto, questa storia avrà un finale!

In questo capitolo non succede nulla di WOWOWOW, ma sentivo il bisogno di scriverlo per giustificare quello precedente. Dovete sapere che la prima parte del capitolo quattro fu iniziata nel 2012, mentre la seconda fu scritta poco prima di postare la storia, nella mia mente il tutto aveva pure un senso, ma...s'era spezzato e, secondo me, il risultato non funziona anche se alcuni di voi mi hanno rincuorata su questo fatto. In ogni caso questo credo lo completi, o quantomeno completi i miei trip mentali sulla vicenda.
P.s. Non sono mai stata in Giappone, quindi tutti i riferimenti poco piacevoli ad una parte della cultura nipponica mi sono stati raccontati da persone che ci hanno vissuto, prendeteli con le pinze perché non so se siano effettivamente veri, ma ehi, è una fic!

*Ah “Gaijin” significa “straniero” in modo dispregiativo.

P.P.S. Se vi piace commentate, dai (pure la ficcina su Mokuba che a me piace tanto, non mi ignorate che sono carichissima tutta per voi):(




In quei giorni Atem si sentiva davvero turbato, non che di solito non lo fosse, in effetti, ma da qualche tempo a questa parte erano successe un sacco di cose strane. Troppo strane.

Da quando aveva costruito il puzzle del millennio gli capitava di avere dei vuoti di memoria, gli sembrava quasi di dormire, di non essere cosciente, eppure proprio in quei momenti i suoi amici gli dicevano di averlo visto, visto mentre faceva...cose.

Sì, erano accadute un sacco di cose strane, forse perché aveva cominciato a frequentare Jonouchi, Honda e Anzu, forse per pura casualità, ma sembrava che finire nei guai fosse diventato il suo nuovo passatempo. Un odiosissimo passatempo!

Era successo anche da Burger World quando un evaso di prigione aveva preso Anzu (che lavorava come cameriera) in ostaggio, per esempio. Ovviamente lui era lì assieme a Jonouchi, neanche a farlo apposta. Vedendo la ragazza bendata e con una pistola puntata alla tempia si sentì...arrabbiato, preoccupato. Provò odio verso quella persona che stava mettendo a repentaglio la vita di tutti i presenti.

Il tipo si era rivolto a lui:-Tu, gaijin* capisci il giapponese, vero? Portami dell'alcol e del tabacco, in questa vita da recluso in prigione mi hanno portato via tutti i vizi, ma ora che sono libero posso finalmente ricominciare!-

Atem, con calma, si era diretto al bancone per farseli consegnare da una povera cassiera terrorizzata e... aveva sorriso: un'idea gli era balenata nella testa, un'idea che lo fece sentire stranamente eccitato. Senza farsi vedere aveva allentato il tappo della bottiglia, bastava avvicinarsi, versargli l'alcol addosso e poi...zac! Doveva solo essere pronto con l'accendino. Aveva paura, certo, ma una persona del genere meritava solo di fare quella fine e lui non avrebbe esitato a fargliela fare.

Ma poi Anzu aveva gridato:-No, Atem! Vattene, scappa!- e l'evaso l'aveva picchiata ordinandole di stare zitta. Di cosa successe poi... non aveva il benché minimo ricordo.

Gli avevano riferito di aver sfidato ad un gioco quell'uomo e che questo, dopo, si fosse messo a piangere, consegnandosi da solo alla polizia e dicendosi pentito di tutto.

Al suo “risveglio” tutti si stavano complimentando con lui per il suo coraggio, Anzu lo aveva abbracciato in lacrime (invadendo i suoi spazi, e lui ci teneva MOLTO ai suoi spazi) dicendosi davvero toccata dalle sue parole, che non lo faceva una persona così sensibile, ma...quali parole?

E questo fu solo uno dei casi strani avvenuti di recente, dopo Ushio era capitato di avere problemi con altri compagni di scuola, problemi con lui o con uno dei suoi nuovi amici. Quelle erano persone pessime, dovevano sparire dalla faccia della terra, scarti della società che, senza un apparente motivo, gli si presentavano davanti ringraziandolo per avergli fatto aprire gli occhi.

Si stava facendo una strana reputazione a scuola e sinceramente la cosa, se da una parte lo infastidiva, dall'altra era quasi piacevole. Vedere le persone interessarsi a lui per qualcosa che non fossero i suoi voti o la sua pelle abbronzata non era male, dopotutto. Era strano che la gente gli si avvicinasse per scoprire un lato del suo carattere che...che però non era il suo. Chi stava apprezzando quella gente?

L'evaso al Burger World, Ushio, il bulletto della sola giochi, i vari teppistelli della scuola, lui non avrebbe mai lontanamente pensato di parlargli, quella gente meritava solo di morire e lui voleva starne ben alla larga. Non diciamo sciocchezze, pensò Atem, la gente non cambia, un bastardo resta pur sempre un bastardo e fosse stato per lui quelle persone avrebbero dovuto subire le peggio punizioni.

Ma a parte questo, davvero non capiva cosa gli stava accadendo e la cosa lo preoccupava non poco, tanto da perderci il sonno.

-Ehi, Atem, non che sia particolarmente strana la cosa, ma...oggi sei persino più pensieroso del solito, e ce ne vuole!- Esclamò Jonouchi cercando di riportarlo sulla terra agitandogli una mano davanti alla faccia.

Atem, Jonouchi e Honda stavano pranzando seduti sulla terrazza della scuola, erano ormai diverse settimane che si frequentavano e, doveva ammettere il ragazzo, la cosa non gli dispiaceva poi tanto.

Certo, tutti si chiedevano come uno come lui, bravo, belloccio e...pure buono, da quello che si diceva di recente, potesse stare con quei tipi dalla pessima reputazione e un po' se lo chiedeva pure lui. Non avevano molto da spartire quei tre, ma...si era sbagliato sul loro conto e il suo errore li aveva coinvolti in quel casino con Ushio. E sì, era stata colpa sua, della sua diffidenza, del suo egoismo. Cosa fosse accaduto per far avvicinare quell'improbabile trio rimaneva un mistero per Atem, faceva parte di quei vuoti di memoria che si ripetevano sempre più spesso e ancora non aveva trovato il coraggio di parlarne con nessuno. Anche se si trovava bene in compagnia di quei ragazzi, faceva fatica a lasciarsi troppo andare, era più forte di lui.

-Scusa, Jonouchi, è che mi sento un po' strano in questi giorni- Rispose sorridendo, il solito sorriso di circostanza.

Honda e Jonouchi sospirarono. Ah, quanta strada doveva ancora fare il loro nuovo amico.

-Quando la finirai con quei sorrisetti finti?-Sbottò Honda addentando il proprio panino.

-Già, meno sorrisetti e più fatti, non hai ancora capito che se c'è qualcosa che ti preoccupa puoi parlarne con noi? Siamo i tuoi amici.- Proseguì Jonouchi con un'espressione spazientita sul viso.

Atem arrossì mettendo il broncio, più per il fatto di essersi sentito toccato che per altro, anche se in fondo...lo avevano capito. Non fu una brutta sensazione.

A quel punto, però, una domanda gli sorse quasi spontanea. In realtà se lo era sempre chiesto, ma quello gli sembrò il momento migliore per levarsi il dubbio e, forse, mettersi il cuore in pace su quei due:- Se davvero possiamo dirci tutto, c'è una cosa che vorrei tanto sapere...-

I ragazzi lo guardarono dubbiosi:-Spharah.- Farfugliò Honda ancora intento a masticare.

Atem prese parola:-Bé, in questo istituto in un modo o nell'altro sono piuttosto popolare, ma come forse vi sarete resi conto la cosa mi crea parecchio disturbo, a me non piace avere tutte queste persone intorno...-

-Sì...- Lo interruppe Jonouchi:- Ce ne eravamo accorti, con noi sei sempre stato gelido.- Disse quasi per rinfacciarglielo, seppur in tono amichevole.

-Uhm- Mugolò Atem sentendosi un po' offeso dall'uscita del compagno:-Bè, mi sono sempre chiesto perché voi due in particolare foste così insistenti nel voler fare amicizia con me, invadenti, direi.- Replicò alla frecciatina, senza risparmiarsi.

I due ragazzi guardarono Atem, poi si guardarono a loro volta un po' stupiti per quella bizzarra domanda. Honda si lasciò sfuggire un sorrisetto:-Lasciatelo dire, amico, sei davvero prevenuto con le persone.-

-Prevenuto?- Protestò Atem, scaldandosi:-Ma vi siete accorti in che razza di mondo vivete? Io vengo da fuori e sappiate che là non è così! Da me la stima per una persona non si basa solo sul suo rendimento scolastico, per dire! Mi dispiace dirvelo, ma qui è tutta apparenza, ipocrisia, la gente s'attacca alla popolarità propria o degli altri, qui si vive di etichette, la vostra vita viene decisa dai voti che prendete fin dall'asilo, da questo si decreta il vostro futuro! Un futuro da probabile impiegato in un ufficio che lavora fino alle dieci di sera per tornarsene a casa tardi e frustrato! Ma vi sembra possibile? La vostra facciata, avete solo questo, questo e quello che la gente pensa di voi! Sono cose che vi accompagneranno fino alla morte e non sarete mai, MAI voi stessi, nessuno vi apprezzerà per quello che siete! Perché mi dovrei fidare di persone così?-

Si morse le labbra, era stato troppo duro? Troppo schietto?

All'improvviso ebbe un déjà vu. Chi altro aveva detto quelle cose? Era sicuro di aver parlato di questo con qualcuno, qualcuno che stava piangendo...ma chi? Era qualcuno che...che soffriva per una condizione alla fine non troppo diversa dalla sua, che si ara adattato a vivere con una maschera per convenienza, per paura, per non essere schiacciato da quella società fatta di finzione, finendo così su una cattiva strada. Ma chi era?

I due amici lo fissarono in silenzio, era ufficiale: Atem non aveva una gran buona opinione del Giappone e dei giapponesi. In fondo lui era straniero e per gli stranieri non era una vita tutta rose e fiori, anche solo il permesso di poter rimanere sul suolo nipponico non era facile da ottenere. Probabilmente quel ragazzo venuto da tanto lontano aveva dato tutto se stesso, tutto l'impegno che poteva per non essere definito “gaijin”. C'era riuscito, sì, ma ora ne sentiva il peso.

-Hai ragione.- Ruppe il silenzio Jonouchi:-Hai perfettamente ragione:- Continuò incrociando le braccia al petto, serio:-E sai...ti sei risposto da solo, è per questo che noi volevamo essere tuoi amici.-

-C...come?- Chiese Atem con tono contrariato. Forse... c'era rimasto male?

-Non mi fraintendere.- Lo calmò subito il biondino:- Quello che dici io e Honda lo viviamo sulla nostra pelle tutti i giorni, cosa credi? Guardaci, non abbiamo certo una buona reputazione, la maggior parte della gente ci evita...-

-E anche tu.- Concluse la frase Honda, più tagliente di una lama.

Atem rimase immobile. Che dire? Touchè. Davvero, quelle parole lo avevano completamente lasciato senza alcuna possibilità di replicare. In quel momento se ne rese conto: stava criticando un sistema alla quale lui stesso aveva preso parte. Aveva sempre evitato quei ragazzi a detta di tutti poco raccomandabili e lui ci aveva creduto, li aveva persino accusati di essersi meritati le botte, frutto delle loro cattive azioni; anche loro avevano fatto parte della sua lista di individui irrecuperabili che, secondo lui, meritavano il peggio, ma poi... poi aveva scoperto che si sbagliava su tutto, erano le persone migliori incontrate finora in quel paese.

“Stupido”, si disse. Se in quel momento avesse potuto, probabilmente sarebbe sprofondato per la vergogna.

-Io alle medie ero un teppista.- Disse mestamente Jonouchi:- Ho avuto dei problemi in famiglia, mio padre soffre tutt'ora d'alcolismo, ma è come dici tu, qui queste cose non si possono dire, qui tutto deve sembrare perfetto e allora...allora ti senti schiacciato e l'unico modo che hai per sentirti in qualche modo accettato da qualcuno... è quello di finire con certa gente a fare certe cose.-

Atem si sentì fremere. Ancora quello strano déjà vu.

-Ad un certo punto non sai davvero come uscirne, sai? La gente comincia a guardarti male ed è difficile cambiare la loro opinione, possono passare gli anni, ma tu resterai per sempre qualcuno da evitare, un fallito.- Sorrise, Jonouchi. Un sorriso triste, amaro, di chi aveva sofferto molto. Si voltò verso Honda, incrociando il suo sguardo e trovandoci approvazione. Questa volta quello sulle sue labbra fu un sorriso vero, un sorriso che significava “grazie”:- Ma poi...poi incontri qualcuno che ti dà fiducia, qualcuno che sa vedere oltre, e allora capisci che le persone non sono tutte uguali, che non sei da solo, che puoi cambiare, a volta basta solo avere un po' di fiducia negli altri.- Honda annuì ricambiando il sorriso dell'amico.

-Sai, Atem- Proseguì:- Alla fine tu hai una buona reputazione, ma capiamo quello che provi, è dura convivere con un mondo che ha delle aspettative su di te, aspettative che non puoi deludere, essere circondati da chi vuole approfittarsene, da chi aspetta solo un tuo passo falso. A maggior ragione, io che le aspettative le ho deluse per davvero, so quanto sia dura non venir mai giudicati per quello che si è, se Honda non mi avesse aiutato quella volta, io... probabilmente ora sarei...-

-Saresti come Ushio.- Concluse l'egiziano.

E lo sarebbe diventato anche lui.

Atem sentì un tuffo al cuore. Per le parole di Jonouchi, ma anche perché, da qualche parte nella sua testa, lui...lui aveva ricordato. Ricordi che non erano suoi, di qualcosa che non aveva vissuto in prima persona, ricordi che non gli appartenevano.

Ricordò Ushio in ginocchio che piangeva disperato, inghiottito dalle proprie paure, dai propri peccati, da un mondo che lo aveva spinto a fare cose che il suo vero se stesso non avrebbe mai fatto. Ma come Honda aveva aiutato Jonouchi, Jonouchi stava cercando di aiutare lui. Qualcun altro invece aveva aiutato Ushio.

“Un altro Atem”, pensò, con un brivido di terrore. Poteva davvero essere possibile? No, era impazzito, ma a che pensava?

Prese fra le mani il puzzle millenario che portava al collo, lo fissò, era spaventato da una parte, incuriosito dall'altra, da un'altra ancora...sollevato. Cosa nascondeva quell'oggetto? Tutto era cominciato da quando era riuscito a completarlo, però...

Alzò gli occhi fissando intensamente quelli degli amici davanti a lui, in silenzio, come se la sua risposta li avesse in qualche modo confusi. Se era lì con loro, se si stava lasciando aiutare da quelle due persone, quei due amici, probabilmente doveva dire grazie al puzzle.

Il suo sogno era quello di ritornarsene in Egitto, ma in fondo, ci sono molti modi per sentirsi a casa.

Atem sorrise, per davvero questa volta:- Sapete, forse questo aggeggio i desideri li esaudisce veramente, anche se a modo suo.-

-Eh?- Esclamarono all'unisono i due ragazzi, straniti.

-Noi saremmo pure ipocriti, ma voi egiziani non siete mica tanto normali.- Scherzò Honda con aria di finta sufficienza.

-Già, e poi che gusto negli accessori, come dire...discutibile...-Disse Jonouchi con una smorfia disgustata indicando il puzzle millenario.

Atem, forse per la prima volta, emise qualcosa di molto simile ad una piccola risata, cosa che riempì d'orgoglio i suoi compagni.

Forse, finalmente, qualcosa si stava muovendo, ma la strada era ancora lunga.

-Ehi, voi tre! Che bel quadretto!- Disse ironica una voce femminile.

Anzu fece capolino sulla terrazza con un sorrisetto divertito. Le faceva piacere vedere Atem finalmente in compagnia di qualcuno, fino a poco tempo prima se ne stava sempre da solo. Voleva stare solo.

-Oh, guardate chi c'è! Mazaki la stalker! La solita maniaca sessuale, non può far a meno di seguire Atem ovunque! Non lo vedi che questa è una riunione solo per veri uomini? Via di qui, moretta!- Inveì Jonouchi con aria minacciosa.

-Uhmf, già, una ragazza non può certo entrare a far parte delle vostre preziose cerchie omoerotiche, scusate tanto, tolgo il disturbo.- Replicò lei tranquillamente gustandosi la faccia del ragazzo che assumeva la tipica espressione dell'orgoglio maschile ferito.

-Piuttosto...- Continuò Anzu:- Vi conviene scendere, fra un po' inizia la riunione per il festival scolastico e non pensate di potermi sfuggire, lavativi! Toccherà anche a voi tre fare qualcosa, cari miei.-

-Oh, ma sentitela!- Grugnì Honda.

-Tsè, fa' poco la furbetta, ora arriviamo, non ci stressare!- Jonouchi si rivolse ad Atem con un sorriso:-Andiamo?-

-Certo.- Rispose l'altro alzandosi e dirigendosi verso le scale seguendo a ruota i compagni.

Anzu rimase lì un attimo, li guardò girarle le spalle e andarsene. Guardò Atem, per la precisione.

Quella volta...quella volta da Burger world cosa era successo, esattamente?

Ci aveva pensato a lungo, quella voce le continuava a rimbombare nella testa, quella voce...non era di Atem.

Quando lo aveva raccontato ad Honda e Jono l'avevano presa per pazza, Jonouchi peraltro era presente e le aveva confermato che quello che l'aveva salvata era stato Atem, chi altro sennò? Dissero che l'agitazione probabilmente le aveva fatto dei brutti scherzi, ma lei era certa che non fosse così.

Conosceva bene la voce di Atem e conosceva abbastanza bene Atem per poter affermare che quelle parole lui non le avrebbe mai dette.

Era successo qualcosa di strano, ne era sicura. Atem aveva sfidato l'evaso ad un gioco, aveva rovesciato degli stuzzicadenti sul tavolo: il vincitore sarebbe stato chi per primo fosse riuscito a recuperare quello colorato senza far muovere gli altri sparsi tutt'intorno. Ad un certo punto colui che la stava tenendo in ostaggio aveva cominciato a delirare, a piangere, sempre di più, ad ogni stecchetto recuperato la disperazione aumentava.

Poi sentì quella voce dal tono dolce, infantile, quasi affettuoso...sinceramente preoccupato per quell'uomo che stava buttando via la propria vita. Anzu ricordava perfettamente quelle strane parole:” La luce inghiottirà le ombre, dimostra che non sei una di loro, ti prego.”
No, quello non era Atem, era “un altro Atem”.

   
 
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