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Autore: _RedRose_    24/01/2014    1 recensioni
Tu sei il buio e io la luce: Non esiste l'uno senza l'altro
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- Fino a questo momento tu per me eri il buio, eri quella macchia nera nel mondo. E invece mi sono ricreduta, sono io quella macchia nera. Sono io che non sono mai riuscita a capirti, quella che pretendeva di capire sempre tutto. -
[...]
- Ehi amore, a cosa pensi? - mi chiede avvicinandosi da dietro e abbracciandomi.
- A come non esiste il bianco senza il nero. A come non esisterei io senza te - risposi prima di baciarlo.
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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You are the darkness and I the light
Tu sei la luce e io il buio: Non esiste l'uno senza l'altro


-

 
Ho sempre creduto di conoscere tutti gli aspetti umani. Ho creduto di conoscere sino in fondo i miei amici e, ancor più, i miei nemici. Ho creduto sempre di aver colto nel profondo gli stati d’animo di una persona. Ho sempre creduto che il mondo fosse bianco e nero.
Non ho mai pensato che dietro a degli aspetti, a dei comportamenti, si potrebbe nascondere qualcosa di più grande, di intenso. Ho sempre creduto a ciò che vedevo, a ciò che capivo. Eppure presto mi sono ricreduta. Ho scoperto le numerose sfaccettature del mondo. Ho scoperto le sfumature più improbabili del cielo. Ho scoperto che al mondo non esiste solo luce e ombra. Esiste un connubio tra gli opposti. Un connubio tra il bianco e il nero. Tra la luce e l’oscurità. E forse uno di quei due sono io. E l’altro è la mia metà.

Tutto iniziò quel pomeriggio di fine marzo.
Fino a quel momento non avevo mai pensato di poter conoscere lati sconosciuti, lati nascosti di una persona. Mi si presentò l’occasione proprio quel pomeriggio di sabato.
Stavo camminando per i corridoi del castello, prendendo la strada che mi avrebbe portata in biblioteca. Il mio mondo sacro, dove potevo conoscere tutto ciò che ruotava intorno a me. Forse era solo perché volevo delle certezze. Certezze che quel mondo magico esistesse davvero. Certezze per non ritrovarmi di nuovo nella mia stanza della Londra babbana.
Mentre tutti erano a Hogsmeade, approfittavo della disponibilità della biblioteca. Eppure quel giorno qualcosa mi attirò verso la Stanza delle Necessità. Qualcosa che non riuscivo a spiegarmi e tutt’ora non ci riesco. Come un sesto senso.
Così, come spesso fanno gli animali, ho seguito il mio istinto. Il mio sesto senso, come lo volete chiamare.
Appena arrivai d’avanti al muro che separava la stanza, mi resi conto che non sapevo perché ero venuta in quel posto, cosa mi aveva portato lì. Finché non sentì una musica, una dolce, soave, melodia. Una melodia che mi fece fermare lì, davanti al muro in pietra, ad ascoltare quella riproduzione delle Quattro Stagioni di Vivaldi.
Senza pensarci camminai tre volte, avanti e indietro, d’avanti al muro e lì, dove prima c’erano tante pietre incastonate tra loro, comparve una massiccia porta di legno.
Piano, senza far rumore, aprì un breve spiraglio della porta, abbastanza da farmi vedere l’arredamento della stanza.
Sembrava tanto un salotto di quelli vittoriani, arredati per ospitare grandi musicisti. Eppure qualcosa stonava con tutto quel lusso. La stanza era in penombra, quasi volesse servire da secondo piano.
Un breve spiraglio di luce, proveniente da chissà dove, colpiva interamente una figura intenta a suonare il piano.
Non riuscì subito a riconoscere la figura, essendo girata di spalle. Era un ragazzo, alto e slanciato, dai capelli biondi, quasi bianchi.
Poi, come un fulmine, riuscì a collegare quella figura con qualcuno, con una persona. Riuscì a capire, nello stesso momento in cui il ragazzo smise di suonare e si girò verso di me, confermando le mie supposizioni.
Se prima mi era sembrato strano che qualcuno in quella scuola nutriva interesse per la musica classica, babbana. In quel momento non sapevo cosa pensare.
Tutto mi ero aspettata, tranne di vedere lui suonare il pianoforte in quel modo angelico. Suonare composizioni babbane, ciò che lui considerava feccia.
Rimasi ferma lì, ad aspettare una sua presa in giro, un insulto, un ricatto. Qualsiasi cosa, ma non l’indifferenza più totale.
Ripresami dal momento di shock, riuscì a biascicare delle parole che, dubitavo, sarebbero giunte fino a lui.
<< Malfoy? >> sussurrai.
Speravo di sbagliare, speravo che quel ragazzo tanto simile al mio acerrimo nemico, in realtà
fosse  solo frutto della mia fantasia. Speravo, per non dover cambiare le mie concezioni sulla realtà umana.
Lui, per me, era sempre stato quella macchia scura del mondo. Era sempre stato il nero che si contrapponeva al bianco. Era sempre stato qualcosa da cui tenersi alla larga, qualcosa da evitare. Perché il bianco non si può mischiare al nero, sono due colori troppo differenti per poter andare d’accordo.
<< Granger >> la sua voce mi sembrò priva di sarcasmo, priva di qualunque forma di disprezzo. Era una voce sorpresa, quasi compiaciuta.
<< Da quanto sei qui? >> chiese, questa volta con più sicurezza.
Non sapevo cosa rispondere, optare per la verità o per una bugia. Avevo paura che, se gli avessi detto la verità, lui mi avrebbe presa in giro, insultandomi. Avevo paura. Per che cosa non riuscivo a spiegarmelo. Per un rifiuto, forse. Ma non era da me temere un rifiuto, non era da me temere niente, da impavida Grifondoro quale ero. Al contrario, se avessi optato per una bugia, non sapevo quanto potessi essere convincente. Optai per una via di mezzo.
<< Da abbastanza >> risposi non distogliendo un attimo il mio sguardo dal suo.
Non mi ero mai accorta quanto chiari fossero quegli occhi. Erano grigi, tipici dei Malfoy forse. Ma lui aveva tante sfumature che, solo alla luce dei nuovi avvenimenti, riuscì a scoprire.
<< Non ne devi far parola con nessuno >> mi disse i modo brusco.
Era tornato ad essere l’egoista di sempre. Era tornato ad essere il mio acerrimo nemico, colui che odiavo più di tutti.
Eppure non mi arresi. Non sapevo cosa mi aveva portata a farmi avanti e a fermarmi d’avanti a lui. Forse il mio spirito coraggioso, forse il mio cuore buono, forse la mia sete di sapere. Sta che non mi fermai quando lui chiese spiegazioni, non mi fermai nemmeno quando lui mi minacciò e nemmeno quando mi soprannominò con tutti gli epiteti che conosceva. Non mi fermai finché non gli fui a meno di un metro di distanza.
<< Se ti preoccupi per quello che ho sentito, non devi. Non sono come te, non sono una serpe che striscia. Se è questo che ti preoccupa, puoi stare tranquillo che non lo dirò a nessuno. Per quanto possa essere difficile condividere ciò con una Mezzosangue come me, non mi sarei mai aspettata da te questo. E non parlo della tua bravura nel piano, ma nelle composizioni che suoni. Lo devo ammettere, mi hai colpito. >> gli risposi << Adesso tolgo il disturbo >>
Pensavo si sarebbe messo a ridere per la mia stupidità, pensavo che avrebbe fatto qualunque cosa, tranne quello. Mi chiese scusa.
Non sapevo se ridere, credendo fosse uno scherzo, oppure se dovevo fare qualcosa di più concreto. Non sapevo cosa fare, proprio in quel momento la So-tutto-io Hermione Granger non aveva una risposta.
Così, come avevo fatto prima, mi affidai all’istinto. Guardandolo negli occhi potevo notare tutta la sua sincerità, tutte le sue emozioni.
Non era più quel pezzo di ghiaccio che tanto lo contraddistingueva e in quel momento capì che quelle scuse non erano solo per i recenti epiteti. Quelle erano scuse per tutto.
In quel momento tutto mi cadde addosso. Il mondo ideale che mi ero costruita tutt’attorno era svanito. Tutto grazie a delle scuse.
<< Perché? >> gli chiesi, non sapendo cos’altro dire.
Sembrò, però, capire. Aveva capito tutto prima di me, aveva capito me prima di chiunque altro e non me ne ero mai accorta. Lui, il mio nemico, che sfruttava ogni mia debolezza. Lui che le conosceva tutte le mie debolezze.
<< Non c’è un perché. Forse perché non c’e l’ho mai avuta con te, ma con il tuo stato di sangue. Forse perché non ho mai accettato che tu fossi una Mezzosangue, che fossi feccia. Forse perché non sono mai riuscito a batterti in qualcosa. O forse, semplicemente, perché non mi sono mai spiegato quell’improvviso battere dentro al petto sette anni fa, quando entrasti dentro al mio scompartimento per chiedere se avessi visto il rospo di Paciock. O forse perché provo più di semplice odio per te. E me ne sono reso conto solo adesso >> si avvicinò a me, solo pochi passi a separarci.
In quel momento avevo il cervello fermo su quelle parole. Parole che non mi sarei mai potuta aspettare da lui. Perché, solo in quel momento, ho compreso davvero lo stato d’animo umano. Ho compreso che esso non si può comprendere, per quanto uno ci provi. Un uomo può nascondere tutto ciò di quanto più profondo ha, l’amore, la paura. Tutto per non sembrare deboli, per essere accettati, per non disubbidire alle tradizioni.
<< Fino a questo momento tu per me eri il buio, eri quella macchia nera nel mondo. E invece mi sono ricreduta, sono io quella macchia nera. Sono io che non sono mai riuscita a capirti, quella che pretendeva di capire sempre tutto. >>
Perché ciò che gli avevo detto era la pura verità. Io mi consideravo quella macchia d’inchiostro che sporca un foglio bianco. Io che da sempre volevo sapere tutto di tutti, io che volevo capire qualsiasi fenomeno. In quel momento avevo capito e compreso la mia stupidità. Forse non solo la mia, ma quella dell’intero genere umano.
Come gli antichi che davano ai fenomeni naturali poteri divini. Perché ciò che non riuscivano a spiegare, per loro era onnipotente, divino. Non andavano a fondo, non potevano. Proprio come me. L’animo di una persona è come un labirinto, è facile perdersi.
<< Da brava So-Tutto-Io ti sei fatta valere >> sorride.
E in quel momento avevo scoperto quanto bello fosse il suo sorriso. Il primo vero sorriso che gli vedevo in volto.
Senza pensarci mi avvicinai di più a lui, per poi fermarmi a un palmo dal suo viso.
<< Ho scoperto che il mondo non è fatto solamente di bianco e nero, ma anche di grigio. Soprattutto di grigio. Esiste la luce, come esistono le tenebre. E tu sei un perfetto connubio tra i due >> arrossì, praticamente gli stavo facendo una dichiarazione.
Per quanto strano poteva essere, sapevo che, in quel momento, era la cosa giusta da fare.
Non mi accorsi nemmeno del suo viso sempre più vicino al mio, finché non sentì le sue labbra sulle mie. Era un bacio dolce, semplice, casto, ma  che in se rappresentava un nuovo colore del mondo.
<< Per questo sono metà Black e metà Malfoy >> non capì subito ciò che intendeva dire, ancora presa dalle sensazioni provate.
Quando riuscì a capire che, effettivamente, mi stava rispondendo alla dichiarazione di prima, sorrisi. Perché ero davvero felice, come non lo ero mai stata.
Ed in quel momento mi accorsi che, nonostante le nostre differenze, eravamo destinati. Il buio e la luce, il nero e il bianco, ognuna delle due non esiste senza l’altro. Non ha senso avere il buio e non sapere cosa sia la luce. Non ha senso usare il nero e non sapere che esiste anche il bianco. In quel giorno riscoprì me stessa, i miei valori. Rivoluzionai le mie conoscenze e ne attribuì di nuove. In quel giorno scoprì che avevo torto su tutto, ma non ne fui distrutta, anzi. Non sono stata mai più felice di quel giorno. Non sono stata mai più felice di aver sbagliato.
Perché adesso conosco il mondo, conosco la base di essa. So che devo scavare a fondo per scoprire qualcosa. Adesso so che, grazie a lui, potrò vivere senza rimpianti.
 
<< Ehi amore, a cosa pensi? >> mi chiede avvicinandosi da dietro e abbracciandomi.
I nostri anelli dorati spiccano inconfondibili alla luce del sole mattutino.
Mi godo quell’abbraccio, uno dei tanti che mi infondo sicurezza e gratitudine. Uno dei tanti che mi infondono amore.
<< A come non esiste il bianco senza il nero. A come non esisterei io senza te >> risposi prima di baciarlo.
Noi siamo il bianco e il nero, la luce e l’oscurità. La macchia d’inchiostro che viene assorbita dal foglio bianco. Noi siamo gli opposti che si attraggono. Siamo come una calamita e uno spillo, allontanaci e siamo persi. Viviamo in un mondo grigio che ci accoglie fra le sue braccia. Viviamo in un mondo in cui uno senza l’altra è niente.


Bisogna smettere di aver paura delle ombre, capire che il mondo non è bianco o nero, bensì grigio. Che c’è la luce e c’è il buio. Non esiste l’una senza l’altro.











*Angolo Autrice
Eccomi con una nuova one-shot sul mio paring preferito. Questa storia è nata da una frase, quella che potete leggere a fine capitolo, tratta da  ”La figlia dei ricordi” di Sarah McCoy. Non ho pretese per questa storia, ma sicuramente la considero una fra le mie più belle FF. Che dire, recensite e fatemi sapere cosa ne pensate. Se vi è piaciuta o meno, anche le critiche sono ben accette. Alla prossima
Baci
_RedRose_
  
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