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Autore: F l a n    24/01/2014    3 recensioni
[Ispirata al film "You've Got Mail|C'è posta per te"]
Dicembre 1998.
Kurt Hummel possiede un negozio di musica molto rinomato a New York, ma quando un giorno Blaine Anderson minaccia di aprire un mediastore della sua grande catena proprio di fronte a quello di Kurt, quest'ultimo rischia di chiudere e di perdere anni di attività ed impegni. Nel frattempo, Kurt ama passare il tempo a scambiarsi e-mail con un uomo conosciuto per caso in una chat chiamato "Wabler152", quello che non sa, è che questo "Warbler152" potrebbe essere più vicino di quanto non crede...
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note d'inizio capitolo: Avrei dovuto aggiornare qualcosa come cinque giorni fa... potete perdonarmi? Massì dai, perdonatemi. 
O forse no (vi consiglio di leggere il capitolo prima di deciderlo.)


“Il giorno dopo” arrivò piuttosto in fretta.
Blaine si preparò nervosamente di fronte allo specchio quella mattina. Dopo il lavoro avrebbe finalmente conosciuto fashionboy. Si pettinò, mettendo forse più gel del dovuto e maledicendosi per quella reazione ai limiti dell’insicurezza.
Lui non era un tipo insicuro… perché si stava comportando così? Non ne aveva alcun motivo!
 
Il cuore gli perse un battito mentre aggiustava il papillon attorno al proprio collo; ne indossò uno giallo, chissà che quel colore non gli avrebbe portato fortuna. Aveva uno strano presentimento, a tal proposito.
 
Wes aveva notato la sua agitazione a lavoro, mentre finivano di revisionare gli scaffali: ormai era tutto pronto, avrebbero fatto una bella inaugurazione, con un rinfresco, qualche proiezione video, cuffie e musica gratuita e molta, moltissima pubblicità. Blaine non aveva alcun motivo per essere così inquieto.
Ma del resto, Wes non poteva certo sapere il vero motivo della sua agitazione. Sapeva soltanto che dietro quell’aria distratta c’era qualcosa che Blaine non diceva, qualcosa che andava oltre al lavoro.
“Beh, direi che c’è praticamente tutto, non hai motivo di essere così in ansia,” disse Wes, interrompendo il silenzio.
Blaine scosse la testa.
“Oh no, non è… per il negozio, so che andrà bene,” si avvicinò ad una finestra, guardando fuori.
“Ti sei chiesto se il negozio dietro l’angolo farà qualcosa? Sai, una qualunque cosa per ostacolarci. Io la farei,” ammise, mettendosi le mani in tasca, “io mi ostacolerei…”

Ripensò alla mail scambiata con fashionboy e provò una fitta al petto. Quella situazione così tremendamente familiare dove si era letteralmente distrutto da solo. Era strano, a dire il vero, ma sperava che il suo amico virtuale distruggesse un tipo come lui.
Sospirò, allontanandosi dalla finestra mentre Wes rispondeva qualcosa che Blaine non aveva davvero voglia di sentire.

 
***
 
 
 “Sei nervoso.”
“Lo sono.”
“Non dovresti esserlo, potrebbe anche non piacerti! Potrebbe essere brutto… grasso, vecchio, un manico!” esclamò Rachel, guardando Kurt e cercando di riportarlo alla ragione, ma l’altro scosse la testa.
“Tu hai dei problemi… a malapena le persone di trent’anni sanno usare il pc e… Ah, ma cosa te lo dico a fare,” borbottò, sistemando alcuni vinili in vetrina assieme alle decorazioni di Natale.
 
Non era un periodo esattamente felice.
Da lì a quattro giorni, il mediastore Anderson avrebbe aperto e lui stava ancora cercando una strategia di contrattacco. Il suo amico virtuale gli aveva suggerito di farlo, di ribellarsi, ma nonostante Kurt fosse entusiasta e carico dopo quelle parole, la forza gli svanì subito dopo.
Come potevano competere con un colosso della catena Anderson? Senza contare che erano così… ricchi.
Almeno, l’idea di incontrare Warbler152 lo metteva di buon umore. Il che non era poco.
 
“Come faremo? Cosa faremo se dovessimo chiudere?” domandò Kurt, affacciandosi alla finestra appannata dal freddo. Fuori tutto era innevato e l’insegna del mediastore Anderson era ancora spenta ma, ben presto, sarebbe diventata luminosa ed accecante. Troppo accecante.
Quel verme.
 
“Non lo so,” rispose Rachel, “credo che… dovremmo semplicemente cercare un altro lavoro,” gli accarezzò un braccio e Kurt strinse le labbra, abbassando lo sguardo. Sentiva le foto di sua madre dietro di lui, sentiva la sua essenza accarezzargli la spalla e dirgli che non era così che avrebbe dovuto arrendersi.
 
Sfortunatamente, però, Kurt non sapeva cosa fare.
 
***
 
Quando arrivò l’ora dell’appuntamento, dopo l’interminabile giornata di lavoro e scartoffie, Blaine passò a prendere un mazzo di fiori. Si sentì idiota, perché quello non era un vero e proprio appuntamento e, soprattutto, fashionboy non era una ragazza. Non sapeva nemmeno se gli piacessero, i fiori.
Guardò le rose gialle e rosse mentre si rifletteva in una vetrina: era lì, tutto ben vestito, con i capelli ordinati ed un papillon perfettamente allacciato attorno al collo.
Non si era mai posto davvero il problema, ma quell’immagine gli fece pensare che se si fosse incontrato per la strada, si sarebbe sicuramente dato del “gay fino al midollo”.
Era solo una definizione, un’etichetta, e Blaine odiava le etichette ma era la dannatissima verità.
Scosse la testa e andò avanti: stava facendo qualcosa di puramente istintivo, lui, Blaine Anderson. Uomo d’affari, uomo in carriera, uomo ricchissimo e ambito da un sacco di donne stava andando ad una sorta di appuntamento al buio con un ragazzo conosciuto online che poteva anche soltanto essere un maledetto pervertito.
No, okay, forse quello no.
Continuò a camminare a passo svelto, arrivando di fronte alla porta del punto prestabilito.
 
Quella era la sua occasione, ma prima di fare qualunque cosa, voleva almeno accertarsi di vederlo dentro, così avrebbe avuto l’opportunità di scappare.
Si maledì mentalmente anche solo per averlo pensato: sarebbe stata una cosa davvero scorretta e poco elegante, a prescindere da chiunque fosse seduto a quel tavolo.
 
Gli occhi di Blaine indugiarono dentro al locale, cercando di vedere mentre il proprio alito creava un fastidioso alone sul vetro. Cercò una sciarpa blu ed un vinile… una sciarpa blu ed un vinile; nella sua testa quelle parole avevano cominciato a risuonare come una canzoncina.
 
“Anderson?” qualcuno interruppe la sua ricerca, una voce che conosceva bene. Wes era dietro di lui, con un sopracciglio inarcato e l’aria incuriosita.
“Oh… ciao,” Blaine sussultò, indietreggiando.
“Cosa… ci fai qui? Appuntamento galante? Pensavo tu ti fossi lasciato da poco,” commentò l’amico osservando i fiori.
 
Avrebbe dovuto spiegargli tutto.
 
***
 
Kurt si godette il “buona fortuna” entusiasta da parte di Rachel e andò al luogo dell’appuntamento in anticipo. Odiava a ritardi e non voleva assolutamente arrivare dopo il suo ‘amico’. Voleva essere già lì per l’ora prestabilita, seduto a un tavolo per due con una sciarpa blu attorno al collo e un vinile sul tavolo.
Certo si sentiva un po’ stupido, un po’ tanto stupido, ma dopo quella dura giornata l’idea di vedere finalmente l’uomo che lo faceva star bene da ormai un po’ di tempo, lo rendeva solo felice.
Aspettò, cercando di non tremare dall’emozione.
 
***
 
 
Quando Blaine terminò la spiegazione lasciando di stucco – ma forse neanche troppo, - Wes, notò finalmente qualcuno con la sciarpa blu, seduto ad un tavolo nell’angolo con… un vinile di fronte. Peccato che, con suo sommo orrore e non troppa sorpresa, sapesse perfettamente chi fosse quel ragazzo.
“Oddio,” mormorò, sentendosi morire dentro.
“Non c’è?” chiese Wes, confuso.
“Hummel…” sussurrò l’altro in risposta, “Kurt Hummel… ha una sciarpa blu ed un vinile… no, non può essere lui, no. Non può.”
Blaine guardò i fiori e si sentì ancora più stupido.

Si sentì stupido perché aveva pensato di essere gay.
Si sentì stupido perché ehi, non solo aveva pensato di essere gay ma gli aveva pure comprato dei fiori.
Si sentì ancora più stupido perché aveva pensato all’opportunità che fosse Kurt e forse lo aveva anche sperato, ma trovarlo lì, di fronte a lui, era tutto un altro paio di maniche.
 
“Beh, non vorrai lasciarlo lì da solo, vero?” chiese Wes, risvegliandolo dal suo panico interiore. Si strinse nelle spalle, cominciava davvero a fare un gran freddo e la neve aveva preso a scendere di nuovo.
 
Blaine si morse il labbro inferiore. Wes aveva ragione, sarebbe stato da maleducati e… non avrebbe certo migliorato la situazione.
Chiuse gli occhi, prendendo il respiro e sbolognando i fiori all’amico: “Portali a Nancy,” disse, aprendo finalmente la porta del locale.
Si stava buttando verso l’ignoto.
 
***
 
Quando Kurt alzò lo sguardo ciò che vide non fu esattamente ciò che si aspettava. Aprì un paio di volte la bocca ed il suo sguardo felice lasciò spazio ad un’espressione irritata e piena di rancore.
“Cosa ci fai qui, Anderson? Non sorprenderti se so chi sei, ho visto il servizio al telegiornale la sera stessa in cui mi hai fatto… quello scherzetto. Non solo il danno, ma pure la beffa. Spero tu sia orgoglioso di te stesso,” Kurt cominciò a parlare come un fiume in piena, sentendosi inarrestabile. E lo era. Stava aspettando l’unica persona che era riuscita a dargli il coraggio di cui aveva bisogno.
 
Già, quella persona che stava aspettando da ormai mezz’ora ma che sembrava tardare a farsi vedere.
 
“Oh, devi odiarmi proprio tanto,” mormorò l’altro, sorpreso, con un piccolo sorriso. Un petalo di rosa era rimasto attaccato alla tasca del suo cappotto, quella piccolezza fece inarcare le sopracciglia di Kurt per la curiosità.
“Non è difficile da indovinare, non trovi? Mi vuoi rovinare la vita con quel… mediastore. Voi siete così, voi ricchi. Non avete la minima percezione del valore delle cose. A te basta aprire un edificio immenso con supermegasconti e puff, ecco che hai fatto. Il tuo mestiere è finito. Io… quello che faccio io e ciò che fa la mia famiglia da anni non è niente di lontanamente simile al tuo meccanismo da fabbrica. Tu non potrai mai parlare personalmente con i clienti, consigliare e…” guardò Blaine e sorrise, come se improvvisamente ogni risposta fosse nella propria mano.
Era così semplice, come poteva non averci pensato? Poteva promuovere un’iniziativa natalizia dove si aiutavano le persone a fare regali con consigli in relazione ai soggetti e poteva inventare qualche gioco nel proprio negozio, giochi riguardanti la musica.
Era tutto così cristallino, finalmente!


“Ah, sai? Vederti mi rende così… agguerrito! Sì! Agguerrito! Che non riesco nemmeno ad essere veramente arrabbiato,” disse, guardando Blaine negli occhi.
 
Scese il silenzio per qualche secondo, un silenzio che fece riflettere Kurt più di quanto non avrebbe dovuto. Il petalo di rosa, la sua presenza lì, in quel bar. Perché Blaine Anderson, riccone sfondato avrebbe dovuto venire a bere un caffè in un locale del genere e perché da solo? E perché era…
Si portò una mano sulla bocca, spalancando gli occhi e provando terrore. Non poteva davvero essere lui, no, non lo accettava, sicuramente non era così.
 
“N-no… no. Warbler è una persona gentile, tu non sei lui…” mormorò, più a se stesso che non a Blaine.
“Vorrei poterti dire di no, in effetti,” la voce di Blaine era amara, le mani sembravano strette dentro le tasche del cappotto e Kurt si sentiva soltanto confuso. C’era caldo e la testa sembrava volergli scoppiare.
Era stato tutto un inganno? Blaine sapeva fin dall’inizio chi fosse? Era una trappola per conoscerlo meglio e… e.. e cosa? Kurt non sapeva più cosa pensare, a dire il vero, non sapeva più cosa fare.
“Posso sedermi?” la voce dell’altro lo risvegliò e Kurt annuì, vuoto, senza più quella vena di vita negli occhi.
La persona di cui si era quasi-innamorato era… nient’altro che una specie di scherzo del destino o ancor peggio, un maledettissimo inganno.
 
*** 
 
Blaine pensò solo in un secondo momento che avrebbe fatto meglio a fingere perché la delusione nei suoi occhi faceva più male di qualsiasi parola. Blaine era forte, alla fine. Raramente riusciva a farsi scalfire da qualcuno, ma Kurt aveva appena annientato ogni sua difesa, facendolo sentire diverso, forse addirittura messo a nudo.
Si sentì viscido e in colpa, pur non avendo effettivamente nessuna colpa.
 
“È stata una sorpresa per te quanto lo è stata per me, Kurt,” spiegò poi, “io non credevo di trovarti qui, d’accordo? Non pensavo fossi tu fashionboy, non… lo immaginavo nemmeno lontanamente. Ho avuto un vago sospetto, un giorno, quando hai raccontato del negozio e della rivalità e… beh lo sai. Però non pensavo fossi tu, posso giurartelo,” Blaine scosse la testa, guardando il vinile sotto le dita lunghe ed affusolate di Kurt.
La situazione lo stava mettendo stranamente a disagio, specialmente perché Kurt smuoveva qualcosa in lui che nessun altro prima aveva ancora toccato, un punto profondo e intimo della propria anima.
Era successo fin dalla prima volta che lo aveva visto in quel negozio, così appassionato e dedito al proprio mestiere.
Era riuscito a farlo sentire in colpa e, di solito, quasi nessuno ci riusciva.
 
“Quindi vuoi dirmi che è solo tutta una triste coincidenza?” La voce di Kurt sembrava così amara alle sue orecchie.
Blaine si strinse nelle spalle nel sentire tutto quel risentimento. La situazione era effettivamente molto imbarazzante, avevano appena stroncato un’ amicizia che forse, avrebbe fatto meglio a rimanere solo virtuale.
“Sì, solo una coincidenza,” rispose, volendo quasi aggiungere che per lui non era poi così triste. L’idea che fosse Kurt Hummel quello di fronte a lui, da un lato lo metteva a disagio, dall’altro non riusciva proprio a farlo sentire male. Kurt aveva degli occhi bellissimi, penetranti, e dal primo momento in cui aveva incontrato il suo sguardo nel negozio di musica aveva capito che… c’era qualcosa, qualcosa che avrebbe fatto incrociare le loro strade.
 
Blaine vide le mani di Kurt ritrarsi e stringere al petto il vinile ed a quel gesto, si chiese se non fosse meglio andarsene.
“Vuoi… che me ne vada? Posso uscire dalla tua vita, se desideri,” disse, provando una fitta al cuore.
Kurt lo guardò con aria glaciale, “fa come vuoi.” La delusione era palpabile nella sua voce e questo fece scatenare Blaine.
“Non capisco, sai? Solo… per questo. Per un negozio? Perché non provi almeno per un attimo a pensare che dietro quello schermo c’ero io, come sto pensando che dietro a quel pc c’eri tu? Se sono rimasto sorpreso, sì. Se avevo portato dei fiori che non ho dato a te? Ancora sì, sì e sì. È stato sconvolgente e tutt’ora mentre parlo con te non so esattamente come avrei dovuto prendere tutto questo, ma siamo qua, abbiamo parlato su internet e… ci siamo piaciuti? O qualcosa del genere. Possiamo conoscerci, possiamo darci una chance,” sbottò, senza riuscire a frenare le parole. Teneva a Kurt più di quanto non avesse dovuto ed era una situazione così strana, insolita.
 
***  
 
Kurt si chiedeva come fosse possibile che Blaine pretendesse questo, da lui. Che passasse sopra al fatto che era un opportunista che stava per far chiudere il suo negozio oltre che la persona di cui, cazzo, si stava innamorando via internet.
Perché sì, la cosa che faceva più male di tutta quella storia era senz’altro che Kurt si stava innamorando di Blaine a prescindere dal fatto che fosse anche la sua rovina. Il suo mondo era crollato come un castello di carte.

“Non dovevi essere tu, capisci?” disse, scuotendo la testa e passandosi una mano tra i capelli, “doveva… essere un altro. Un uomo gentile, un uomo che non sta cercando di uccidere gli sforzi di mia madre…”  Kurt si alzò, prendendo la propria tracolla e lasciando il vinile sul tavolo. Abbassò gli occhi su Blaine.
 
“Non so cosa dire, Blaine. Io ho bisogno di prendere una boccata d’aria e non pensarci, d’accordo? Perché questa situazione è la cosa più inaspettata che potesse capitarmi. È ironico, sai? Per una volta avevo pensato che… qualcosa potesse andare bene. Che potessi trovarmi bene con un ragazzo, che potessi sentirmi di nuovo vivo… Ho anche lasciato James, ma tu, in fondo, questo non lo sai. Non sappiamo niente davvero l’uno dell’altro, e forse è meglio così.” Con un gesto frettoloso si asciugò appena il naso e si lasciò Blaine alle spalle, dirigendosi verso l’uscita del locale mentre le lacrime cominciavano a solcargli le guance.
 
***
 
Blaine rimase pietrificato e confuso da quella reazione: come poteva biasimarlo? Forse avrebbe distrutto la sua carriera, tutto ciò che lui e sua madre avevano costruito e… pretendeva anche di poter ancora costruire qualcosa con lui? No, era solo una sciocca pretesa.
Lo lasciò andare, abbandonandosi allo schienale della sedia e portandosi le mani al volto con esasperazione e rassegnazione.
 
Quando lasciò cadere le mani lungo i fianchi, Blaine notò il vinile di fronte a sé. Kurt lo aveva dimenticato lì.
 
“West Side Story.”

Uno dei primi musicals di cui avevano parlato.




Note finali: giuro che per il prossimo aggiornamento vi lascio aspettare il giusto, ovvero arriverà giovedì/venerdì prossimo! 
Beh, come avevo preannunciato, la storia ha preso una piega differente. Spero non dispiaccia a nessuno! Adesso c'è un po' d'angst ma non preoccupatevi, non durerà proprio tantissimo! Giusto... il necessario.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, se vi va di lasciare un commento o un segno del vostro passaggio, non può farmi che piacere :)

a presto,
Flan
   
 
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