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Autore: Pipia    25/01/2014    9 recensioni
Harry è gay dichiarato a Doncaster. Una sera ad una festa accetta un passaggio da un gruppo di ragazzi e si scatena l'inferno, o almeno è quello che percepisce durante la violenza che subisce.
Louis lo soccorre, dopo tutto. E i due hanno una accesa discussione.
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Pairing : Larry
OS che può essere letta anche da persone che non shippano la coppia. Racconta una storia che mette in risalto aspetti che molti adolescenti omosessuali passano.
E' ispirata a un cortometraggio che si chiama ''O beautiful.''
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-Perché devi fare così, Harry? Merda!- Louis si porta le mani alle tempie, non sa cosa fare. Lo scruta per qualche secondo. Ci riprova.- Tu non sei come loro ti descrivono.. voglio dire, tu non sei realmente gay,vero?-
Harry sgrana gli occhi. Non è sicuro di aver capito bene, gli ci vuole qualche secondo per elaborare. No, glielo sta dicendo sul serio. Styles si limita ad annuire, lo è invece.
-Fottiti!- Louis grida, scandalizzato. Harry non capisce i suoi sbalzi di umore, gli fanno girare la testa. O forse è semplicemente per la botta che ha preso. –Perche me lo hai..-
-Me l’hai chiesto!- [...] -Sei il primo a cui lo dico.-
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

Hypnotize
(O beautiful - Larry version)
 http://i40.tinypic.com/156aiyq.jpg

Le dita affusolate raschiano il terreno. Le unghie del ragazzo sono ormai nere.
Harry tossisce e trema.
Fa freddo, forse troppo. Ma non è scosso da brividi per quello.
Ha  paura, anzi terrore. E’ terrorizzato che possano tornare, loro.
Striscia leggermente sul suolo con le gambe, sono nude e gelide. I sassi del terreno gli graffiano le cosce ma non ha male.
Sente solo il suo respiro, in quel campo così maledettamente buio. Forse è un campo di grano, o barbabietole. In ogni stato si coltivano barbabietole. Comunque Styles non se ne intende, l’importante è che qualche arbusto lo stia nascondendo. E’ veramente troppo oscuro e una leggera nebbia è salita da poco.
Respira ancora a fatica, una nuvola gli esce dalle labbra e la testa torna a dolergli. Con non so quale forza si passa una mano vicino ai ricci, tastando la ferita che loro gli hanno provocato. C’era del sangue che gli colava sul viso, ma ormai si è solidificato. Le dita accarezzano il livido sullo zigomo, probabilmente è gonfio e violaceo, pensa, così come il labbro rotto.
Non si è mai sentito così sporco, umiliato e sbagliato in vita sua. Nudo dalla vita in giù, dolorante ovunque.
Li sente ancora i passi di corsa dopo il misfatto, le auto accese che scappavano da lui, lasciandolo lì.
Non sa perché le lacrime gli scorrano sul viso, anzi lo sa, ma il suo cervello rifiuta di crederci. Ignora i propri singhiozzi che stanno uscendo dalla sua bocca.
E poi lo vede, per un attimo, in lontananza un faro acceso. Una punta che si ampia verso di lui.
Sbarra gli occhi, la paura lo paralizza per qualche secondo. Pensa di essere morto e che quella sia la famosa luce, ma poi vede l’altro fanale, una macchina si sta avvicinando a lui. Anzi è un camioncino, di quelli nuovi e rossi che lui aveva sempre desiderato in quei mesi.
E’ pesante, il rumore sulle foglie e il terreno gli fanno aumentare il battito cardiaco a dismisura. Prova a muovere una gamba e si sorprende che ci riesca.
Alza il viso leggermente, stringendo gli occhi. Il furgoncino si è fermato  qualche metro distante a lui. Ne scende qualcuno, con un paio di jeans e delle scarpe rovinate.
Harry sente il cuore scoppiargli nel petto, il respiro farsi più veloce. Dopo tutto quello che gli hanno fatto, loro, ne deve ricevere ancora?
Avanza verso di lui svelto, ed Harry riesce a mettersi a gattoni. Trascina le ginocchia per un paio di metri, mentre i piedi cercano di issarlo. Ma è nudo, e scivola, e fa fatica a scappare.
E’ un vigliacco, pensa, sono uno contro uno e potrebbe affrontarlo. Ma sa che non è vero, che ha tutto il diritto di essere angosciato, di tremare per l’orrore che gli è stato commesso.
Continua a camminare in quadrupedia, i suoi piedi si rifiutano di alzarsi. Sente l’altro correre, i passi che aumentano il ritmo sul fango. Tenta ancora, di issarsi, ma scivola sulla melma e finisce con la faccia sul terreno. Prova a rialzarsi ma una mano gli ha preso la caviglia. Vorrebbe urlare ma non ha voce  in fondo alla gola.
Cerca di divincolarsi e solo dopo si accorge che il ragazzo l’ha lasciato. Harry volta il capo, tremando. Non avrebbe comunque scampo se volesse.. non ci pensa.
Fissa la figura di Louis Tomlinson. Ha le mani alzate in segno di resa. Indossa dei jeans consumati e la giacca della sua squadra. Il colore verde è illuminato dalla luce dell’autovettura.
Fissa quegli occhi azzurri, sono sbarrati e non minacciosi. Ha un cappellino in testa, quello che indossa sempre.
Harry lo fissa per un secondo, vuole difendersi. Allora con la poca forza che ha nelle mani raggruppa il fango, le foglie secche, e le lancia contro il ragazzo. Louis chiude gli occhi.
Sente i suoi ‘’Hey, hey!’’ di ammonizione, ma continua per allontanarlo. Non importa che si sia inginocchiato su di lui con quel viso etereo. Ha solo dannatamente terrore.
Harry usa i piedi, gli tira dei calci alle costole, alle gambe. Louis rimane fermo, non prova nemmeno a proteggersi, aspetta che passi. Styles si ferma improvvisamente, respira in modo irregolare, non capisce perché non reagisce, non lo prova a bloccare.
Si vergogna, ora che lui ha riaperto gli occhi e lo guarda. Louis vede che indossa solo una misera maglietta a maniche corte, seppur si geli. Harry si sente veramente umiliato, nudo di fronte a lui, lui che fa parte di loro.
-Merda.-Tomlinson è sconvolto. Vedere quel riccio lì steso, infreddolito, picchiato e… non riesce nemmeno a pensarlo. Fa per chinarsi di nuovo ma nota il viso ripugnato di Harry e rimane sul posto. Si toglie il cappello, in segno di rispetto così come gli ha insegnato suo nonno.
Poi Louis si piega e con il tessuto gli pulisce il viso, dalla melma e dal sangue raggrumato. Lo sente tremare sotto il suo tocco. Gli occhi verdi che saettano dalla sua figura alla mano che lo sta liberando dallo sporco.
-Loro…loro…- Harry balbetta, non gli è mai capitato. E’ seriamente terrorizzato.
-Se ne sono andati.- Louis lo anticipa, cercando di rassicurarlo.
-Ma tu…-
Louis scuote la testa velocemente, Harry è scosso e spaventato e sa che vederlo lì sta aggravando la situazione. –Io? No! Me ne sono andato prima che tutto accadesse..lo giuro!-
Harry sembra non ascoltarlo. Si stringe nella maglietta. –Mi hai fatto del male!-
-Non io, loro! Sono venuto qui per aiutarti.-
Rimangono in silenzio. Harry guarda il terreno, come se si fosse arreso al suo destino. Ancora le nuvole di fumo gli escono dalla bocca. Non ci crede, ma non importa, non importa più nulla. Si sente vuoto.
Prende del fango, e lo lancia poco distante. Ha rabbia in corpo, rabbia che non sa nemmeno controllare. Piange, mentre le mani gli fanno male. Louis si alza e gli si allontana gridando qualcosa. Harry sembra un pazzo, ma è giustificato.
Il riccio sente l’urlo di Louis e si ferma, punta di nuovo lo sguardo su di lui. La mano del ragazzo è tesa nella sua direzione. –Louis Tomlinson.- si presenta. Sa chi è, sa tutti i nomi di quello che gli hanno fatto…quello che hanno fatto.
-Sono con te al corso di francese.- ancora la mano protesa, mentre Styles si raggomitola per cercare di alzarsi.
-Mi fa schifo quella fottuta lingua.- non riesce a dire altro. Tomlinson ritira la mano, la infila nel suo giubbotto d’onore.
-Dobbiamo andarcene da qui… loro potrebbero tornare e..- Louis si guarda in giro. Non riesce a fissare lo sguardo smarrito, schifato di quel ragazzino. –Dove sono i tuoi pant…- si blocca e lo scruta.
Harry scuote la testa, non lo ricorda. Non si ricorda di come è avvenuto, i dettagli sono troppi. Si ricorda solo le mani, il dolore, e le parole che gli hanno riservato.
Louis ha uno sguardo caritatevole, quasi pietoso. Fa una cosa inaspettata, si slaccia i suoi jeans e li leva. Non gli interessa se indossa solo dei boxer sotto, anche alquanto brutti. Se li sfila e li porge ad Harry.
-Prendili.- Harry non se lo aspetta. Rimane a boccheggiare, il labbro a bruciare, ancora steso sulle erbacce. –Andiamo, prendili- e allora allunga la mano.
Harry li indossa, rimanendo a fissarlo dal basso. Sono un po’ grandi per lui, infondo Louis ha quasi diciannove anni e lui solo sedici. Ma più o meno gli vanno.
-Gra..grazie-mormora, i pantaloni sono caldi, le sue gambe gelate e bruciano al contatto. Ma sta già meglio. Meglio di stare completamente nudo davanti ai suoi occhi.
-Non farlo, non ringraziarmi.- Louis distoglie lo sguardo, si sente in colpa per tutto quello che è successo.
Harry lo fissa. E’ deluso, si sente sconfitto, ma è anche arrabbiato.
-Tu!-lo accusa.
-No, non c’ero.-Louis scuote la testa.- Ascoltami, me ne sono andato prima di tutto… prima che accadesse ciò che è accaduto.- Harry posa lo sguardo ancora a terra, non sa se credergli, gli viene difficile.
-Mi hai lasciato lì.-
-Non dire così!- sì, Louis si sente responsabile. L’ha abbandonato, l’ha lasciato a loro.
-Perché diamine non… non mi hai aiutato!- se lo chiede sul serio. Nessuno ha fatto nulla mentre lo trasportavano lì, in quel campo. Nessuno ha fatto nulla quando hanno incominciato a spogliarlo a forza.
Louis si gira di schiena, non lo sa perché non ha fatto nulla. Non vuole guardarlo in viso, si sente responsabile, e vedere il sangue e la sua espressione…
Si leva la giacca della squadra di calcio, dei DoncasterRover. Sotto ha una felpa e una camicia, non ha freddo. Quindi se la sfila e con moderazione si piega per mettergliela. Gliela appoggia sulle spalle, Harry non pare intenzionato ad indossarla completamente. Averla addosso, seppur tenga caldo, lo fa sentire, se possibile, ancora più sporco e sbagliato.
Si siede, finalmente, senza dire una parola. Non lo ringrazierà se lui non vuole.
-Perché sei entrato in quella macchina?- Louis non capisce. Se lo sarebbe dovuto aspettare dai suoi compagni di squadra. Loro sono… così. E’ Doncaster, non Londra. E’ una città piccola, quelli come Harry non sono visti bene.
-Avevo bisogno di un passaggio!- Harry è sconvolto, lo sta accusando. Gli sta dicendo che è colpa sua.
-Potevi andare a piedi.-
-Ero di fretta!- Louis non riesce a fissarlo per più di qualche secondo, anche se cerca di imporselo. Harry si stringe nella giacca. Non doveva andare a quella stupida festa di paese, non avrebbe dovuto accettare l’aiuto di quei ragazzi. Ma ora come ora incolparsi lo fa stare ancora più male.
-Mi hanno chiamato frocio.-
-Andiamo in macchina.- Louis sembra non ascoltare, non vuole sentire altro in effetti.
-Tu.. perché non li hai  fermati!- -Avrei dovuto fermarli, ok?- le loro voci si sovrappongono.
Harry non ha quasi più fiato, è sfinito. Ma è rabbioso, prendersela con lui, così calmo, lo sta facendo sfogare. Louis si guarda in giro, se tornassero probabilmente riserverebbero lo stesso trattamento anche a lui. Essere lì per aiutarlo... no, non la vedrebbero bene i suoi ‘’amici’’.
-Avrei dovuto… lo volevo…- rimangono in silenzio. La scarpa di Louis che smuove il terreno, Harry ancora con le natiche, ora coperte dai pantaloni dell’altro, a terra. Osserva il ragazzo più grande, ha le braccia incrociate e il viso crucciato. Potrebbe scoppiare a piangere ma non lo fa ed Harry lo ringrazia. Non vuole un compagno di lacrime, ora come ora.
Louis incomincia a parlare, come per distrarlo. –Io canto agli incontri di Natale. Non ti ricordi di me?-
-No!-
In realtà Harry ha un vago ricordo di Louis, al di fuori dei Doncaster Rover. Sa che ha delle sorelle e che gli piace cantare. Lo aveva osservato da lontano, qualche volta.
-Canto anche in chiesa- Tomlinson continua. Vuole ignorare ciò che è successo solo qualche minuto prima.
Harry è stranito, vederlo così tranquillo, che gli parla di sé.
-Non vado in chiesta.- sillaba tra i denti.
-Non sei religioso?- Louis piega la testa, con un sorriso misero in volto. Harry gli mostra un viso schifato.
-No!-gli urla quasi contro. Vede gli occhi azzurri del diciannovenne tremare. Non deve avere un bel aspetto. Prova a calmarsi un attimo. –Mi interessa leggermente il buddhismo.- tenta ma non riesce a sorridere.
Louis annuisce appena, poi una scintilla gli attraversa il viso. –Eravamo nei boys scout, insieme.-
-Detesto i boys scout.- non riesce a calmarsi. Ci ha provato, ma non vuole parlare in quel momento. E’ solo triste, e vorrebbe spaccare qualcosa. Allora se la prende con Louis.
-Io sono un EagleScout-
-Grandioso!-il tono di Harry è sprezzante. Si chiede come possano parlare di ciò in quel momento.
Louis capisce il suo risentimento. Lo legge nelle sue iridi verdi bottiglia, scure durante la notte. Si piega verso di lui.
-Ascolta.. tutto andrà bene.- ha un viso di comprensione, rassicurazione.
Harry non capisce.- Hanno abusato di me!- sputa tutta la sua rabbia su di lui.
-Loro non sono cattivi ragazzi!- Louis ci crede. E’ abituato a vedere il buono nelle persone, i suoi compagni di squadra hanno commesso uno sbaglio. Capita a tutti, no?
-Qualcuno dovrebbe fermarli..-
-Stai zitto!- Louis si alza, gli ha quasi urlato contro. Harry si zittisce, non si aspettava di certo un cambiamento così repentino. Si sente schiacciato da quel ragazzo, in senso metaforico si intende.
Non dice nulla quando lui incomincia a dare calci ai sassi nel terreno. Lo vede nervoso, è come se si stesse trattenendo, come se il vero Louis ci fosse, ma legato e imbavagliato.
-Loro non sono bravi ragazzi.- Harry fissa un punto vuoto, nel buio. E’ convinto di quello che dice. Nessun tipo di persona buona gli avrebbe mai fatto ciò che hanno fatto a lui.
-No.- ammette, finalmente, Louis.
-Tu non sei un bravo ragazzo.- Styles continua, non ha paura di lui. Potrebbe rivoltarsi. E’ più forte, più grande, forse persino più alto. Non lo sa, perché è ancora per terra. Ma non ha paura di lui. Ha paura del mondo, della cattiveria. Louis non gli farebbe del male.
-Non lo sono.- guarda a terra, lancia un ultimo sasso verso il vuoto. Si gira verso Harry, lo vede sconvolto, gli occhi lucidi. –Vieni, ti porto a casa..-
-Non voglio tornare a casa, non posso. Tutti lo sapranno. – Louis annuisce. La storia non rimarrà segreta in quella notte, verrà raccontata, presto tutti la conosceranno.
-Almeno lascia che ti porti in un ospedale.-
-Grazie per la preoccupazione, sul serio!- il tono è ironico, maleducato.
-Perché devi fare così, Harry? Merda!- Louis si porta le mani alle tempie, non sa cosa fare. Lo scruta per qualche secondo. Ci riprova.- Tu non sei come loro ti descrivono.. voglio dire, tu non sei realmente gay,vero?-
Harry sgrana gli occhi. Non è sicuro di aver capito bene, gli ci vuole qualche secondo per elaborare. No, glielo sta dicendo sul serio. Styles si limita ad annuire, lo è invece.
-Fottiti!- Louis grida, scandalizzato. Harry non capisce i suoi sbalzi di umore, gli fanno girare la testa. O forse è semplicemente per la botta che ha preso. –Perche me lo hai..-
-Me l’hai chiesto!- Harry lo interrompe, finalmente trova la forza di alzarsi in piedi. Louis se lo ritrova davanti, in quella posizione si vede meglio la faccia tumefatta. –Sei il primo a cui lo dico.- Louis abbassa gli occhi.
-Non lo sai per certo però, giusto?-
-Lo so invece.-
-Come cazzo fai a saperlo, eh?- Harry piega per un secondo le spalle per poi cerca di raddrizzarsi. Louis sta perdendo il controllo. Visibilmente vuole sapere, è interessato, ma ha delle reazioni decisamente esagerate. E lui è veramente esausto e stanco.
-Lo so… come so che ho fame!- gli pare naturale, ma gli viene difficile spiegarlo. Ha la bocca impastata dalla terra, dal sudore, dal sangue.
-Che cosa stupida!- Louis incrocia le braccia. Harry si trova veramente a disagio. –Sei sempre gay o solo qualche volta?-
-Questa è una domanda stupida!-
-Merda, non mi pare che tu sia sempre affamato! Hai fame ora?- Harry sa di non aver fatto un ottimo esempio, ma si ritrova ad annuire. Non sa perché, in realtà non è propriamente affamato. Vuole solo spostare l’argomento del discorso.-Ho una chewing gum.- Louis si infila una mano nella felpa che indossa. Non si ritiene ridicolo così, in boxer e felpa. Cerca ma si rende conto che è la tasca sbagliata.
Allunga una mano per infilarla nella giacca dei DR, ma Harry si ritrae istintivamente. –E’ tutto ok!- gli indica la felpa. Styles rimane fermo, prima che lui gli offra la gomma da masticare. Lui rifiuta, Louis non dice nulla e incomincia a scartarla. Improvvisamente butta la carta a terra. –Fottiti!
-Fottiti tu!- Harry ora è calmo, guarda le reazioni di Louis con cipiglio sorpreso, stupito. Non sa come prenderlo.
-Eravamo nei boys scout, insieme.- Louis insiste. Vuole che Harry dica di sì, ma non lo fa. Allora si porta due dita alla tempia, nel tipico saluto militare.
-Uno scout è..-lascia la frase sospesa. –Dai, lo sai. Uno scout è…-
-Affidabile.- alla fine Harry cede. Era negli scout, è vero.
-Giusto!- Louis sembra soddisfatto ed il riccio non se ne spiega il motivo. –E’ leale.-
-Cordiale- Harry è realmente seccato. La situazione pare addirittura comica. Riderebbe se fosse esterno da quello che gli è capitato.
-Gentile- Louis è impettito, ancora con il braccio sollevato e la mano alla fronte. Gli occhi azzurri sfavillano.- Dai continua!-
-Gay!- Harry sorride con scherno. Non è un vero sorriso, c’è disprezzo. Louis torna serio e si spegne, ma continua.
-Obbediente.-
-Homo!-
-Amichevole.-
-Fatina!-
-Coraggioso.- Louis è a disagio, la sua postura sta iniziando a inclinarsi. Gli dà fastidio.
-Frocio!- Harry quasi urla. –Ho fatto sesso nei boys scout. Con un insegnante.-
-Generoso.-
-Mi ha offerto dei soldi!- Louis scoppia. Rompe la divisa che aveva indossato, la calma placida, e lo spintona lontano. Harry non si aspettava quella reazione e nemmeno tutta quella forza, o rabbia repressa.
-Bugiardo!-gli urla contro, ripetutamente. Lo afferra per la giacca e lo trattiene. Harry è spaventato e si zittisce. Lo fissa con bocca aperta ma smette di parlare.
Louis lo lascia, ha il viso sconvolto. Harry non ci vuole credere, ma è sicuro che stia per scoppiare a piangere. Come se avesse rotto la bolla che si è creato per diciannove anni di vita. Styles lo fissa senza risentimento ora, mentre il liscio si stringe tra le proprie braccia. Giura di vedere una lacrima scorrergli sul viso.
-Non mi piace essere arrabbiato.. perdo il controllo.- ‘’l’ho notato’’ vorrebbe rispondergli Harry ma tace. –Il mio patrigno dice…- Louis alza lo sguardo e incontra gli occhi verdi con i proprio blu. –Comunque non ti credo.- cambia discorso, non vuole parlare del suo patrigno proprio ora. – Il maestro scouts Raynolds non è gay.- dichiara, sicuro di quel che dice.
-Lo è.-
-E’ sposato.- Louis ora è calmo, espone le proprie ragioni quasi sorridendo.
-Ha fatto sesso con un sacco di altri ragazzi.- Harry sembra provocarlo, forse lo sta facendo.- E a scuola l’insegnante di storia Buckle, anche lui è omosessuale!-
-Vaffanculo, stai mentendo!- Louis sbuffa. Non può aver ragione quel sedicenne. In fondo Buckle è l’insegnante anche di nuoto, non può fare certe cose con i ragazzi, no? Qualcuno l’avrebbe denunciato. No, Harry sta sicuramente mentendo. Eppure per quando sta cercando di convincersi non ce la fa. –Mentire è peccato!-
-Sono andato a casa sua. Abbiamo nuotato nella sua piscina. NUDI!- Harry lo osserva, non sa che reazione potrebbe avere ora.
-Smettila!-
-Leonardo di Caprio è gay!-
-Nuotate tutti insieme nella piscina, nudi?- Louis lo sta deridendo, con un sorriso quasi vittorioso in volto.
-Oh fottiti!- Harry scuote la testa. Sta discutendo per niente.
-Allora vorrei sapere perché Buckle, o Raynolds, o Di Caprio non dicano di essere gay, se fosse così normale!-
-Non ne ho idea!- Harry è innervosito.
-Insomma capirei gli altri ma Di Caprio è quasi più potente della regina. Perché non lo dicono? Te lo dico io perché. Perché essere gay non è ben visto da Dio!-
Ad Harry viene da piangere. Ecco perché non si trova bene in quella città. Sono tutto così dannatamene chiusi mentalmente. Non solo i religiosi, sia per inteso. Tutti lo vogliono diverso. Meno effeminato, meno solare, mano gay.
-Fottiti!- riesce a dire, qualche lacrima gli scivola sulle guance. Incomincia a camminare lontano dalla macchina, verso un albero poco distante. Non vuole stare lì con lui, perché è proprio uguale ai suoi amici.
-Harry ascoltami. Essere gay non è una cosa produttiva! Potresti unirti alla banda, a un team sportivo, a un gruppo qualsiasi!- Harry si ferma e si gira. Amarezza è ciò che si può leggere sul suo volto.- Quelli dell’annuario per esempio. Sei intelligente e faresti un ottimo lavoro! Sfrutta al meglio il tuo tempo libero!-
Harry è seccato, Louis proprio non vuole capire. –Louis..- è tentato di fargli una sfuriata. –Grazie per i tuoi consigli.- non è sincero, ovviamente. Ma il volto del più grande quasi si illumina. –Sai sto prendendo in considerazione di fare lo psicologo, psichiatra o qualcosa del genere! Potrei risolvere qualsiasi fottuto problema, dire cosa fare. Ho un talento per questo!- Louis è tornato serio. Capisce che stanno ancora discutendo. –Sai, essere gay non è come un’attività extrascolastica!-
-Potevo anche non venire qui, sai?- Louis sembra infastidito. In effetti poteva rimanere nel letto quella sera, al caldo. Avrebbe evitato tutto. La festa, la coscienza sporca, quella discussione senza una fine. –Ma sono il presidente dell’associazione degli Atleti Cristiani.-
Harry aggrotta le sopracciglia. Mormora un ‘’wow’’ tra i denti, si gira e continua a camminare. Più che altro saltella su un piede solo. Si ferma. Tenere la felpa solo sulle spalle non lo riscalda abbastanza.
Prova a infilarsi le maniche, ma gli viene difficile. Gli fanno male le braccia, forse ha qualche slogatura. Louis lo raggiunge gli mette due mani sulle spalle.
-Aspetta ti aiuto.- e così fa, mentre Harry lo guarda stranito. –Non volevo infastidirti.- sembrano delle scuse, in effetti.-Scusami.-
-Se ti invitassi a dormire a casa mia? Sono cose che gli amici fanno, no?- Louis è a disagio. Si guarda attorno. –Potremmo giocare ai videogames e mangiare della pizza.- Louis scuote la testa, il più piccolo sapeva che non avrebbe mai accettato. –Potrei ipnotizzarti, come faccio con tutti!- Harry sta scherzando, ma Louis gli rivolge uno sguardo serio.
-Sembra una cosa stupida.- Harry non risponde, si volta per continuare a trascinarsi vicino all’albero.
-Ehi aspetta.- Si ferma con la schiena contro il tronco. Louis si china per terra e gli solleva il piede che non appoggia. –Ti fa male?- gli domanda e non gli dà nemmeno il tempo per rispondere. –Ti sei tagliato!- E allora si sfila la sua scarpa destra e, facendo attenzione,gliela infila. Harry stringe il legno e rimane sconcertato da quella totale gentilezza. Sono i sensi di colpa, cerca di convincersi.
Louis si rialza e nota il viso ancora sconvolto di Harry. Ne ha passate troppe quella notte.
-Okay.-
-Okay cosa?-chiede Styles.
-Puoi ipnotizzarmi!-
-Non voglio!- Harry scuote la testa, è disgustato. Louis sembra confuso, sta cercando di rompere l’imbarazzo che si è creato tra di loro.
-Ti ho dato la mia giacca, diamine!- il riccio si sente offeso. Si volta e fa per levarsela. Ma Louis è più veloce, gli è addosso e gliela chiude sul petto. Lottano per un po’, ma Tomlinson lo avvolge con le proprie braccia, lo stringe in una morsa. –Non lo fare. Non toglierla.- Harry sospira, un’altra lacrima gli solca il volto. –Voglio che tu la tenga.- Louis sospira, lo lascia. –Come ti senti riguardo..- finalmente chiede ma non riesce a finire la domanda. Harry annuisce leggermente. Non sta bene, per nulla, ma non vuole parlarne. Men che meno con lui. –Dai, Sali nel furgoncino.- Harry rimane immobile. Louis sospira.- Prometto che non ti riporto a casa.-
Il sedicenne decide allora di seguirlo, zoppicando. Louis lo aiuta mettendogli un braccio sulla schiena. Lo fa salire sul posto passeggero e subito lo raggiunge accanto, nel posto guidatore. Accende il motore e l’aria calda.
-Molto meglio!-
-Sì, va meglio.- ammette Harry.
-Sai è il mio regalo per il diploma questa specie di jeep.- Louis sogghigna, ma è un sorriso tirato.
-Carino.-
Louis scuote la testa. Accende le luci interne della macchina. –Che musica ascolti, ho installato delle casse veramente..-
-Non mi piace la musica.- sta mentendo, Harry adora la musica. Ma in quel momento non vuole ascoltare nulla. Nemmeno Louis, a dir la verità. Il liscio sospira. E’ difficile prendere quel ragazzino, è complicato.
Improvvisamente si ricorda di qualcosa. Si china sul cruscotto davanti al passeggero ed Harry si fa rigido. Si sono sfiorati. Louis estrae una bottiglietta. Gliela mostra, è bourbon. Il ragazzo rifiuta.
-Andiamo non fare il..-
- Finocchio?- lo interrompe Harry. Il più grande se la porta alla bocca, ne beve un lungo sorso.
 –Tiene caldo.-
Harry allora allunga il braccio e ne porta il collo alle labbra. Appena questo gli scorre per la gola e poi nello stomaco tossisce. Brucia,in effetti, ora sente più caldo.
-Su maghetto. Ipnotizzami- si scola un altro sorso, Louis. Chiude gli occhi e poggia la nuca sul poggiatesta. Harry da un altro sorso, piccolo. Non gli piace molto quel sapore.
-Louis..- gli si fa più vicino. Probabilmente gli vuole rivelare che stava scherzando, non sa ipnotizzare le persone ma il ragazzo lo interrompe.
-Ho chiuso gli occhi, ho rilassato i muscoli.-
-Si ehm.. inizia a contare all’indietro da 100..- Louis imita un suono di dormita, o russata. Harry sbuffa seccato. –Lascia stare.-
-Hey, Harry, scusa. Stavo solo…- lo prende per le spalle e lo gira. Non voleva offenderlo, voleva rompere quel disagio che ormai li ha avvolti. Forse stava svanendo da  solo ma lui non è mai stato bravo in queste cose. Prende un sorso dalla bottiglietta e torna nella posizione iniziale. -100, 99, 98…- incomincia a contare ad alta voce, lentamente.
Al numero 93 smette di contare, semplicemente si blocca. Harry lo guarda, non capisce se sta scherzando o meno. –Lou? Louis!- lo chiama. Gli poggia le mani sulla spalla e lo scuote. –Dai smettila!-
Sta scherzando, non ci deve essere altra ragione. Per un attimo pensa di averlo ipnotizzato davvero. Poi pensa che certe cose sono impossibili da fare.
Sta impazzendo, probabilmente.
-Louis uhm… lo scout e il professore…persino Leonardo di Caprio… non ti stavo dicendo la verità.- Tomlinson rimane immobile, mentre Harry parla. –Non ho mai fatto sesso con il professore di nuoto. Non ho mai.. toccato nessuno.- punta lo sguardo a terra, sui suoi stessi piedi. La gola è rauca. Harry porta una mano sul petto di Louis. Lo accarezza sopra la felpa. –Stanotte…- sente le lacrime che gli salgono negli occhi, fa fatica a reprimerle. All’improvviso sul suo polso le dita di Louis si fanno strette. Harry si sorprende. Lo sta trattenendo.
Louis si apre la felpa, mentre non molla il polso del ragazzino. Piano con l’altra mano si sbottona la camicia a quadri che indossa sotto. Una porzione di petto ora è nuda. Il diciannovenne trema, anche a lui forse viene da piangere. Gli porta la mano sul pettorale. Harry fa per ritrarsi. –Va tutto bene.- lo rassicura. Louis vuole che lo tocchi. Così le dita gelide del ragazzo gli sfiorano la pelle calda. Il liscio chiude gli occhi, si gode la lentezza con cui fa scorrere le falangi su di sé. E’ strano, ma è intimo.
Harry allora appoggia la propria testa sulla sua spalla, mentre continua a toccarlo in modo così casto. Si sente rincuorato, protetto da ciò che Louis sta facendo per lui. E non sa che il ragazzo non lo sta facendo per compassione, ma perché fa fatica ad ammetterlo, ma ha sempre desiderato quel tocco.
-Harry?- lo richiama. I suoi ricci sulla spalla. Non può tenerselo dentro, Louis deve dirglielo. –Io ero lì.-
-Dove?- la voce di Harry trema notevolmente.
-Qui.-conferma le sue paure, con occhi azzurri lucidissimi. –Non me ne sono andato quando li ho visti…-
Harry si stacca subito, ritrae la mano, lo guarda con delusione. –Volevo fermarli, ma non l’ho fatto. –Louis sta per scoppiare a piangere. Il cuore gli batte nel petto, si sente così in colpa perché non è giusto. Perché anche lui meritava di essergli accanto, perché lui non è poi così diverso da quel ragazzino. –Non so il perché!- Harry cerca di uscire dalla macchina, si avventa sulla portiera ma Louis lo trattiene con tutta la forza. Non vuole che scenda. –Perdonami, ti prego!- urla, qualche lacrima gli sfugge incontrollata. Deve smetterla di mentire a se stesso.
-Potevi aiutarmi!- Harry gli urla contro, lo odia, e odia se stesso per averlo abbracciato, per aver creduto che tra loro potesse nascere qualcosa..affetto. –Lasciami!-
Louis lo molla e gli mostra la bottiglietta alcolica. –Colpiscimi con questo. Me lo merito!- Harry è sconvolto. Non lo farà, perché sa che così lui si sentirà meglio, come pulito per quello che ha fatto. Lui non è così. Se fosse stato il contrario lui avrebbe fatto di tutto per aiutarlo. –Rompilo sulla mia testa. Voglio che tu lo faccia.- Louis chiude gli occhi, quasi trema.
Ma Harry fa di peggio. Lo osserva per qualche secondo e posa le sue labbra sulle sue. Subito viene lanciato via, sbatte le spalle sulla portiera della macchina. Lo sguardo sconcertato e ceruleo. Harry torna all’attacco e prende la testa del più grande e ci posa le sue labbra.
Piangono entrambi, per motivi diversi. E tremano, ed è forzato.
Louis vorrebbe essere coraggioso, vorrebbe aumentare la stretta su quell’esile ragazzino sedicenne ed invece non lo fa. Vorrebbe non aver visto ciò che ha visto, vorrebbe che i maschi gli fossero indifferenti al contrario delle ragazze.
Harry vorrebbe essere amato. Vorrebbe non sentire quel dolore dentro di sé, non quello reale, o almeno non solo quello. Vorrebbe mostrarsi per quello che è senza conseguenze. Vorrebbe che quel bacio al sapore salato di lacrime, di rabbia repressa, di desiderio finito durasse per sempre. E invece si staccano, disperati e distrutti.
Entrambi respirano affannosamente, tremano e si asciugano i visi bagnati.
-Siamo amici… ora?- Louis lo guarda, speranzoso. –Ti prego…- ne ha bisogno. Harry non gli risponde quindi si richiude la felpa e la camicia.
-Prendilo, il camion. E’ tuo, te lo regalo.- Harry lo guarda sconvolto. Non crede a ciò che sta sentendo. Louis scende dalla macchina e sbatte la mano sul posto del guidatore. Harry con un po’ di fatica ci si siede.- Non tornare a casa.- Harry chiude la portiera arrabbiato, però abbassa il finestrino restio.
Louis si illumina gli tende la mano, per stringergli la sua. Ma Harry non lo fa, lo guarda sconcertato. Il riccio fa retromarcia, non ha tanta pratica di guida, ma vuole andarsene. Lascia Louis lì, in boxer e felpa, con le lacrime che gli scendono sul viso, la nebbia, e il buio.
 
11 anni dopo.
 
-Dottor Styles, il solito?- Harry annuisce appena, mentre si siede sullo sgabello e prende il giornale per leggere le notizie. Non gli piace che lo chiamino dottore, ma da quando ha aperto lo studio privato da psicoanalista proprio di fronte al suo bar preferito, si deve rassegnare. Niall, il barista, un tipo biondo dall’accento irlandese, lo chiamerà sempre così.
-Scusi, mi si è rotta l’auto,mi  può indicare un buon meccanico?- Harry non fa in tempo a portarsi il caffè alle labbra che lo riposa con forza. La mano gli trema.
L’uomo si gira verso di lui, un pazzo ha quasi appena rotto una tazzina sul bancone. Ma non dice nulla, perché riconosce subito l’ammasso di ricci e quasi collassa.
-Sì, in effetti se prosegue sulla Avenue 65…-
-Niall non c’è bisogno. –Harry lo interrompe. Scruta Louis dal basso, come in passato. Non pensava a quell’avvenimento da anni, si era ripromesso di non farlo appena arrivato nel Cheshire, ad Holmes Chapel, da sua nonna, in quasi un giorno di cammino con quel furgoncino nuovo e rosso. –Fagli un caffè, lo accompagno poi io.- Louis si siede, accanto ad Harry. Si rende conto che il più giovane ora è anche più alto di lui stesso. Sorride appena, mentre si riscalda con il caffè che il biondo gli ha preparato. Niall rimane immobile poi si rende conto di doverli lasciare soli.
-Vado a prendere degli stuzzichini, sono finiti!- quasi urla e la tizia a qualche sgabello da Harry alza un sopracciglio. Le patatine e il resto sono perfettamente intatti.
-Come ti va la vita?- Louis domanda, è rosso in viso, non sa cosa dire. Non si parlano da quella notte.
-So ipnotizzare le persone ,ora.- Louis si irrigidisce, non capisce. –Sono diventato un professionista psicologo e terapista.- il trentenne annuisce quasi come se non avesse avuto dubbi in merito. E’ passato davvero troppo tempo. Gioca con la tazzina, fa fatica a guardarlo in viso, si vergogna per il passato. –E te?- Harry non ha più risentimento. Grazie a Louis la sua vita è cambiata. Aveva avuto tanto tempo per odiarlo, ma se lui non fosse tornato indietro, quella sera, lui sarebbe ancora a Doncaster, probabilmente sarebbe un omosessuale represso con un lavoro che non ama.
-Ehm sai… l’unica cosa che sapevo era cantare o giocare a calcio. –Harry ha un viso rilassato e per la prima volta Louis scorge due fossette agli angoli della bocca. Non sapeva che le avesse. –Non ho fatto l’università, sto cercando un qualsiasi impiego. Alla fine.. sono riuscito a scappare da quella città.-
Il riccio gli posa una mano sulla spalla. Gliela accarezza con fare dolce.
-Dove alloggi?- Louis ride, gli occhi di Harry sono esattamente come si ricordava. Così splendidamente verdi.
-Uhm… da nessuna parte.- Harry non pare sorpreso. Louis non è vestito impeccabilmente come lui, è nettamente in difficoltà economica. Gli passa la mano sui capelli, ancora lisci come un tempo.
-Ho una camera in più, puoi stare da me.- Louis lo guarda. Harry è quasi sicuro che scoppierà a piangere. Non avrebbe mai immaginato di incontrarlo sul serio, invece eccolo qui. Vicino a lui. Che dopo tutto quello che ha fatto in passato gli offre anche il suo aiuto.
Allora Styles gli si avvicina , e lo spinge verso di sé con forza, con la mano premuta sulla sua nuca. Gli posa le labbra sulle sue. Louis si lascia trascinare dal bacio, che questa volta sa di caffè e saliva. Sa di consapevolezza. E non c’è nessun ‘’vorrebbe’’ ad accompagnarlo. Le loro lingue si sfiorano, per la prima volta. Poi si staccano.
Louis si guarda attorno. Ha paura ancora che la gente li osservi, pronti a criticarlo, picchiarlo e deriderlo. O peggio: violentarlo. Ma è appena arrivato a Londra e nessuno li sta guardando. Come se non avessero visto nulla di tutto ciò. Louis ride, in modo quasi isterico. E’ sollevato. Si sporge ancora un po’ e abbraccia Harry. Lo fa perché ne ha bisogno, è solo in quella città. Anzi, lo era. E’ felice di averlo incontrato.
-Dai andiamo a portare la tua macchina dal meccanico.- Harry paga ed escono. Si chiede quale sia la macchina dell’uomo ma la riconosce.
E’ un camioncino rosso, molto vecchio. Lo fissa per un secondo che sembra veramente eterno, poi lo indica. Louis annuisce. –L’ho comprato subito dopo..- si ferma. E’ identico a quello con cui era scappato da Doncaster. Sembra lo stesso, ma non può essere. Il suo era stato demolito diversi anni prima.
Harry sorride. –Andiamo, abbiamo molte cose da fare.- gli prende la mano. Louis è sgomento. Ma smette di guardarsi attorno, a cercare sguardi indiscreti. Gliela stringe come se fosse guidato da Harry.
Guidato non è il termine adatto, in effetti. Ce ne sarebbe uno giusto a dire il vero.
Ipnotizzato.






Note d'autore.


Allora io mi presento per chi non mi conoscesse. Mi chiamo Sofia, su efp Pipia. Questa è la mia seconda OS Larry. L'altra si chiama ''What happened to us'' e la potete trovare qui : http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2232281&i=1
Ma scrivo anche originali ( come ''I can't change'' : http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2378968&i=1 ). 
Comunque questa OS l'ho scritta un un giorno. Stavo guardando video su Youtube e mi è capitato sotto mano il cortometraggio americano ''O beautiful''. Tutta la prima parte è ispirata proprio a quello, alcune battute sono le stesse. Ho cambiato qualcosa ma è piuttosto fedele. Ma siccome mi veniva il magone a farlo finire con i Larry che si lasciavano così, al buio, ho deciso di aggiungere una parte per il cosiddetto HappyEnding.
Comunque vi lascio il link in caso voleste vedere ''O beautiful'' :http://www.youtube.com/watch?v=XCCC0FB1Jf4 
L'ho trovato molto significativo e particolarmente profondo che ho deciso di trascriverlo con le parole, sperando di non averlo rovinato, e facendolo impersonare il tutto da Harry e Louis.
In ogni caso non mi dilungo oltre a questo, se non dicendovi che mi piacerebbe sapere cosa ne pensiate di questo scritto, quindi recensite :)
Un bacione a tutti :*
   
 
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