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Autore: anqis    25/01/2014    2 recensioni
Sì, domani, io devo andare, pensa Agnes, ma non lo interrompe perché le fa tenerezza con un pugno chiuso sui jeans, gli occhi chiusi per concentrarsi e l'altra mano che la trattiene.
«Ah, ecco!» esclama lui di punto in bianco, e di nuovo con la facilità con cui fa scivolare le dita in quelle di Agnes, la guarda dritta negli occhi. «Non ti lascerei mai cadere, non lascerei mai che il tuo cuore si rompa. Ma se vorrai piangere o cadere a pezzi, io sarò lì pronto a prenderti.»
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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when the night is coming down you,
we will find a way through the dark.

 
 
Agnes si siede a terra. La stoffa del vestito nero che ha indossato per l'ultimo dell'anno sfrega contro il marciapiede freddo, come le caviglie della ragazza accostate vicine nel tentativo di nascondere la pelle nuda.
Si guarda attorno.
Le luci natalizie che non hanno ancora avuto il coraggio di togliere, brillano appese ai lampioni e illuminano le strade. Le stelle della città, le chiamano e Agnes le aspetta ogni anno, forse perché un vero cielo stellato lei non l'ha mai visto e non sa quanto le "stelle della città" impallidiscano a confronto. Ma a lei va bene così, ci scatta su un mucchio di foto e Londra sembra meno triste.
Sospira creando sbuffi di aria calda e quasi abbozza un sorriso, che si spegne però insieme alle ceneri rosse della sigaretta al suo fianco quando qualcuno la calpesta accidentalmente. Sono le tre e quindici del nuovo giorno di un nuovo anno e lei a quest'ora dovrebbe già essere a casa. Ha promesso ai suoi genitori di tornare prima, ma staranno probabilmente già dormendo con qualche litro di champagne di troppo nelle vene. Si stringe nelle spalle e si dice che ancora qualche minuto, il tempo di far riposare i piedi e andrà a cercare Karen per farsi portare a casa. Spera solo che sia abbastanza sobria da riuscire ad infilare le chiavi nella toppa e mettere le marcia, perché lei la patente non ce l'ha.
Vent'anni e ancora non ha imparato quale dei pedali è il freno. Sua madre la rimprovera sempre, ma Agnes ha imparato nel corso degli anni ad ascoltare solo ciò che vuole sentire. Non c'è nulla che la smuovi dal non volere prendere la patente: sta bene seduta sul sedile del passeggero, senza la preoccupazione di tirare giù qualcuno, con le mani libere e la radio sotto suo completo dominio. E poi è troppo distratta per guidare: il cielo assume troppi colori da immortalare e i cartelloni delle modelle troppo belle da non soffermarcisi su e pensare "perché non io?"
Quindi, l'unica soluzione è alzarsi, tornare nella casa dove sta avendo luogo la festa in cui si sono più o meno imbucate per l'alcool e i ragazzi carini, farsi strada tra i corpi accaldati ed eccitati di single alla ricerca di vittime con cui trascorrere l'ultimo giorno e le bottiglie vuote di vodka, e trovare quella sciagurata che - ancora non si spiega come - l'ha convinta ad uscire e soprattutto - pazza, una pazza - ad indossare quelle trappole mortali che le stanno distruggendo i talloni e il mignolo del piede sinistro.
Ma dopo.
Ora no, si è abituata alla temperatura esterna che deve essere appena sopra lo zero, la fronte non è più calda e respira senza il groppo in gola di qualche minuto prima. Affonda il viso tra le braccia che circondano le ginocchia e comincia a canticchiare una canzone lenta e un po' triste, in forte contrasto con la musica dozzinale e frastornante che proviene dalla villetta alle sue spalle. Anche attutita dai spessi muri, Agnes riesce a riconoscere una delle top 40 del momento. Quand'è che MTV tornerà a mandare in onda buona musica?
Si perde ad osservare le crepe che tagliano e disegnano il marciapiede rovinato, i tappi delle birre che il caldo deve aver amalgamato al cemento e una macchia di petrolio dipinta su di esso come uno dei più bei tatuaggi. Chissà perché qualcosa di così bello sia allo stesso medesimo tempo così nocivo, si domanda scuotendo il viso e i capelli corti le schiaffeggiano le guance rosse.
Le sembrano trascorsi minuti, ma sa che probabilmente è lì fuori da quasi un'ora. Poggia i palmi aperti a terra per darsi una spinta e le ci vogliono due tentativi per riuscire a tirarsi su. Peccato che sia la terza - terza? - volta che indossa dei tacchi e lei non è ancora caduta dall'inizio della serata: si sbilancia all'indietro, le braccia catturano solo aria e Agnes già impreca. Ma il duemilaquattordici sembra meno cattivo perché un braccio le cinge le spalle e Agnes viene guidata docilmente a terra.
Quando i palazzi e il semaforo dell'angolo smettono di vorticarle attorno, la ragazza sbuffa infastidita senza neanche premurarsi di cercare con gli occhi il viso del suo quasi salvatore.
«In piedi» borbotta, la voce roca dal troppo silenzio e l'acido dell'alcol sulla punta della lingua.
«Mh?» è pure scemo, quindi.
«Volevo mettermi in piedi» spiega liberandosi del braccio che scopre nudo e- e sono tatuaggi quelli? Un altro pazzo, pensa. «Se volevi aiutarmi, non ci sei riuscito.»
Il ragazzo, perché sono della mani troppo grandi e - Agnes è costretta ad ammetterlo - belle quelle che si nascondono nelle tasche dei jeans neri, ridacchia piano.
«Infatti» prende una pausa e Agnes si rende conto di quanto quella voce le ricordi il nero delle strade la mattina e non è più cosi sicura che le luci servano a qualcosa, se il buio è quello. «Non stavo cercando di aiutarti.»
«Ah no?»
«No» ora sorride e Agnes può dirlo perché ha sollevato lo sguardo e la luce dei lampioni gioca con il profilo del ragazzo, un disegno di ombre e oro. «Sei tu che mi ha trascinato giù di peso.»
Agnes arrossisce, nasconde il rossore che le intorpidisce le guance con i capelli e «Sei messo peggio di me, allora» constata soltanto, «per esserti fatto mettere a tappeto da una ragazza.»
«Probabile» ride di nuovo lui, i riccioli neri che stridono sulla pelle bianca della fronte alta.
E si unisce anche Agnes, il naso appena arricciato e gli occhi lucidi socchiusi. «Ho messo a tappeto un ragazzo» mormora tra sé e sé. «Si prospetta un anno di nuove esperienze.»
Lo sconosciuto si volta verso di lei che non ride più, la osserva con gli occhi che sembrano grigi - sembrano, perché c'è anche del verde in quelle iridi - e stavolta sorride soltanto.
«Beh» le labbra rosse che si muovono piano, umide perché le ha appena leccate. «Stai avendo una conversazione cono uno sconosciuto il mattino del primo dell'anno. Mi pare un buon inizio» dice e Agnes ha la strana impressione che ci stia provando con lei.
Impressione che si rivela esatta quando lui le si avvicina a pochi centimetri dal naso e «Sai quale altra esperienza potresti aggiungere alla lista?» sussurra piano, le labbra rosse che sanno di vodka e pesca atteggiate in un sorriso da stregatto e gli occhi dello stesso verde cangiante.
Sta per rispondere male, molto male, ma lui non le dà il tempo materiale per farlo che comincia a ridacchiare per poi scoppiare in una risata fragorosa e contagiosa. Agnes prima aggrotta le sopracciglia folte, ma poi si scioglie - con due gradi sopra lo zero? - e fa lo stesso.
«Questa era davvero pessima.»
Risponde con una spallata leggera, la pelle nuda del braccio che sente calda anche da sotto la stoffa. «Devi essere una di quelle da stronzate romantiche» tenta lui indicandola. «Fammi pensare.»
Il cellulare vibra nelle borsa della ragazza e sa che è la quarta sveglia che ha attivato per ricordarsi di tornare lucida, ma soprattutto sana e salva a casa.
«Io dovrei andar-» comincia a dire, ma lui le stringe un polso magro tra le dita lunghe e appena ruvide. Incastra gli occhi ancora verdi nei suoi e sorride: «Vorrei portarti sulle stelle1» si interrompe, «cazzo mi è venuto male. Aspetta, rifaccio.»
Sì, domani, io devo andare, pensa Agnes, ma non lo interrompe perché le fa tenerezza con un pugno chiuso sui jeans, gli occhi chiusi per concentrarsi e l'altra mano che la trattiene.
«Ah, ecco!» esclama lui di punto in bianco, e di nuovo con la facilità con cui fa scivolare le dita in quelle di Agnes, la guarda dritta negli occhi. «Non ti lascerei mai cadere, non lascerei mai che il tuo cuore si rompa. Ma se vorrai piangere o cadere a pezzi, io sarò lì pronto a prenderti.2»
Agnes di storie romantiche ne ha lette, ha uno scaffale intero a casa di libri rosa e di harmony, un altro di film dello stesso genere e una cartelletta di file dove lei stessa ha buttato giù di quei cliché romanticissimi e diabetici che nessuno ha letto ed è meglio così. Quindi, le parole di questo sconosciuto non dovrebbero avere su di lei nessuno effetto. Cos'è stato allora quel sussulto che l'ha colta senza preavviso e che non è riuscita a trattenere? E le guance che bruciano? La birra. Il cuore che sente nella testa? La birra. La voglia di colmare la poca distanza che li divide e baciarlo? Le sue labbr- la birra.
«È tardi» sbotta allora, stringe il tessuto del vestito ed è quasi in piedi se non fosse per la mano dello sconosciuto che la stringe e non la lascia andare. «Devo andare.»
«Perché?»
Agnes si morde una guancia. «È buio.»
Allora lui sorride e Agnes nota con un'altro sussulto una fossetta comparire all'angolo della bocca.
«Questa è facile» dice e lei non capisce. «Quando la notte scenderà su di te, noi troveremo una via attraverso il buio.3»
Agnes lo guarda dall'alto dei suoi tacchi dieci - già troppi per lei - e scuote la testa. Deve tornare dentro e recuperare quella stupida della sua amica che probabilmente sarà svenuta in uno dei tanti bagni, riuscire a ritrovare di casa e sperare che suo padre non si sia svegliato per lo spuntino delle quattro di mattina.
«E tu non devi, non ti devi preoccupare4» canticchia lui tirandola a sé.
Agnes si lascia cadere e si ritrova stretta tra le braccia del ragazzo che ride tra i suoi capelli e «e ti stringerò con forza, spero che il tuo cuore sia abbastanza forte5» sussurra.
.. e invece è qui ad arrossire alle battute scontate e i versi di canzoncine da teenagers sfigate che questo ragazzo strano le sta proponendo. E va bene così, è il primo giorno di trecentosessantacinque e «tanto non ci vengo a letto con te» chiarisce.
Il ragazzo ride: “ma io voglio solo vederti sorridere, sorridere di nuovo.6
»




 
note:
 
1. I wish that I could take you to the stars
2. I'd never let you fall and breake your heart, and if you wanna cry or fall apart, I'll be there to hold you
3. when the night is coming down on you, we will find a way through the dark
4. and you don't need, you don't need to worry
5. and I will hold you closer, hope your heart is strong enough
6. but I just wanna see you smile again, see you smile again



(sfortunatamente non tratto dalla realtà)


Questo doveva essere il mio regalo del nuovo anno, ma non ho trovato il tempo nè il computer per pubblicarlo. Spero comunque che abbiate apprezzato nonostante l'aria del nuovo anno e di tutti i propositi sia già passata, e lo so che è una cosa stupida, una trama senza senso e etc.. ma boh, è stato un piacere per me scriverla, spero quindi che per voi non sia stato una tortura leggerla ahaha! Scusate tutti i possibili errori, l'ho scritta sul cellulare e la voglia di controllare mi ha abbandonata nel momento della pubblicazione, fuu! 
Alla prossima pubblicazione (ho tante cose nella chiavetta, ma non tutto in un giorno! Per farmi perdonare vi sommergerò di spoiler su facebook, promesso!)

Anqi.

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