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Autore: ILoveMrHazza    25/01/2014    2 recensioni
A volte un incontro casuale può cambiarti la vita, altre volte è soltanto un qualcosa di passeggero. Poi ci sono quegli incontri, pochi tra tanti, che sembrano essere un segno del destino.
Posso due persone essere nello stesso posto, nello stesso momento e non "vedersi" ?
Hai mai immaginato di innamorarti di qualcuno e non saperlo?
La vita di Carrie e Ashton girerà intorno a questa domanda e solo col passare degli anni i due capiranno cos'è realmente successo quella sera.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Things Will Never Be The Same 

 
“Under the lights tonight
Turned around and you stole my heart
Just one look and I saw your face
Fell in love
Take a minute girl
Steal my heart tonight”





 
Ashton quella mattina si era svegliato prima del solito per raggiungere la facoltà. Doveva ritirare alcuni moduli da compilare prima dell’esame e nonostante il fatto che la sua voglia di raggiungere quell’edificio fosse pari a zero, si costrinse ad abbandonare il calore del letto e raggiungere il bagno per farsi una doccia.
Mentre l’acqua bollente scorreva lungo il suo corpo non riusciva a far a meno di pensare a cosa sarebbe successo quella sera stessa. Quello era il gran giorno: quella sera si sarebbe esibito con la sua band e niente avrebbe potuto rovinargli la giornata, nemmeno l’università.
Una volta pronto, con zaino in spalla, uscì di casa. Sua madre gli aveva vietato di prendere l’auto, dato che l’ultima volta l’aveva riportata distrutta, e così fu costretto ad attraversare a piedi la città.
Il sole splendeva su Londra come non mai. Ashton sorrise perché era l’unica cosa che gli veniva naturale: qualsiasi fosse la situazione lui sorrideva perché una persona triste era una persona che non stava vivendo ma sopravvivendo e lui voleva vivere non sopravvivere, così come citava il testo di una delle sue canzoni preferite. Ashton viveva le cose giorno dopo giorno così come venivano, ed era proprio questa sua caratteristica a renderlo speciale.
Impiegò all’incirca mezz’ora per raggiungere il grande edificio bianco nel quale sogni e incubi potevano realizzarsi.
Sospirò profondamente, attraversò il giardino che precedeva la struttura ed entrò.
“Salve Signor Smith! – salutò il suo insegnate chiedendo il permesso di entrare in aula. – sono qui per i moduli dell’esame.”
Spiegò, osservando la reazione dell’uomo che aveva di fronte. Quest’ultimo alzò, finalmente, lo sguardo e tossì per schiarirsi la voce. Cercò i documenti all’interno della sua cartellina e li osservò attentamente prima di porgerli al ragazzo.
“Allora Irwin.. – cominciò. – questi moduli non ti servono. – suscitò la curiosità di Ashton. – ho deciso di dare un privilegio a due di voi: i miei migliori alunni. Farai un progetto con la signorina Evans che varrà l’intero voto. In poche parole: buon progetto, niente esame!”
Ashton lo guardò sorpreso. Quell’uomo lo aveva appena definito uno dei suoi migliori alunni e questo proprio non se lo aspettava. La musica occupava la maggior parte della sua giornata e nonostante lo sforzo il tempo per studiare era sempre troppo poco. Eppure era il miglior studente. Com’era possibile?
“Io.. – balbettò. – non conosco questa ragazza.”
Abbassò lo sguardo per l’imbarazzo e le sue orecchie erano pronte a ricevere una bella ramanzina. Quell’anno a frequentare le lezioni erano soltanto venti alunni ed era scientificamente impossibile non conoscersi tutti. Eppure era così. Ashton non aveva mai sentito quel cognome e non aveva idea di chi delle sue compagne di corso potesse essere.
“Potrei bocciarla per questo! – lo rimproverò. – l’ho appena mandata via, dovrebbe essere in giardino provi a controllare.”
Ashton annuì e dopo aver salutato il professore uscì dall’aula e raggiunse il giardino antecedente all’edificio. Si guardò intorno alla ricerca di un volto che potesse riconoscere ma l’unica ragazza che vide fu quella che, seduta sotto uno dei pini, prestava attenzione al libro che aveva tra le mani. Si avvicino cercando di non sembrare un maniaco e l’osservò per un po’ prima di realizzare che quel libro era il suo stesso di anatomia. Fece altri due passi e la sua figura fece ombra su quella della ragazza.
“Sei Evans?” le chiese avvicinandosi lentamente.
Quest’ultima alzò lo sguardo spostandolo dal libro al volto del ragazzo. Gli occhi verdi di lei si scontrarono con quelli cerulei di lui e in quell’istante Ashton avrebbe giurato di aver perso un battito, poi due.
“E tu sei Irwin! – gli sorrise. – puoi chiamarmi Carrie!”
“Sono Ashton. – gli porse la mano. – alcuni mi chiamano Ash.”
Carrie fissò il ragazzo per qualche secondo. Quel soprannome lo aveva già sentito ma non ricordava quando e né perché gli fosse rimasto ben impresso nella mente. Erano molte le persone con cui faceva amicizia ma quel ragazzo non lo aveva mai visto e non conosceva nessun’altro con lo stesso nome.
Cercò di dominare i suoi pensieri e si sforzò per riprendere il discorso per non apparire un’idiota.
“Bene Ashton. – scandì il nome. – Non so cosa il professor Smith ti abbia detto di me ma ho bisogno che questo compito vada più che bene. Posso fidarmi?”
“Certo. – sorrise. – ci vediamo qui domani alle 10 in punto, ti va bene?”
“Perfetto!”
Carrie ricambiò il sorriso e prese la borsa che aveva poggiato a terra per poi sparire lungo la strada. Ashton rimase lì a fissarla per qualche minuto: c’era qualcosa di strano in quella ragazza, qualcosa che lo attirava, come se l’avesse già incontrata in una vita passata, come se sapesse tutto di lei, come se il suo cuore sapesse di appartenerle, eppure era soltanto una semplice compagna di corso con la quale non aveva mai parlato.
Mosse velocemente la testa cercando di far svanire quegli strani pensieri e s’incamminò verso casa Hemmings. Prese il cellulare e controllò l’ora. Era in grande anticipo, così decise di godersi, passo dopo passo, la strada che portava a casa del suo migliore amico. Luke viveva in un posto isolato di Londra: molto lontano da casa sua, molto vicino a quelle di Calum e Michael. Gli piaceva passare del tempo lì perché il mondo sembrava fermarsi. Il silenzio circondava la zona e l’unico rumore che si poteva percepire era quello della loro musica che proprio rumore non poteva essere definita.
Arrivato davanti casa Hemmings bussò e come sempre fu Michael ad aprirgli. Luke e Calum erano già in sala prove. Quel giorno ogni attimo perso poteva costare troppo. Il tempo dei saluti e Ashton si posizionò dietro la sua batteria dando il via alle prove. Provarono tutte le canzoni scritte fino a quel momento e qualche cover. Non sapevano come si sarebbe svolta la serata così decisero di prepararsi al meglio.
Qualche ora dopo la madre di Luke li richiamò: erano pronti a partire. Caricarono gli strumenti nel loro furgoncino e si diressero al Barfly Club dove presero a sistemare il tutto e si prepararono per l’esibizione.
Quando furono chiamati sul palco il cuore di Ashton batteva all’impazzata. Osservò i suoi compagni. Avevano la sua stessa espressione: eccitazione. Esibirsi su i più grandi palchi del mondo era il loro sogno e quello era soltanto l’inizio di qualcosa di molto più grande di loro stessi.
 

***

James e Lucy erano in salotto già da mezz’ora ma Carrie di scendere ad incontrarli proprio non ne voleva sapere. Li aveva sentiti parlare con una delle sue coinquiline e l’idea di raggiungere un locale sconosciuto per una gara di band emergenti proprio non le andava. L’indomani si sarebbe dovuta alzare presto per lavorare al progetto con Ashton e non le sembrava il caso di uscire quella sera. Doveva riposare, ne aveva bisogno.
Nonostante di sforzasse di ignorarla, la voce squillante di Lucy, che continuava a chiamarla dal piano di sotto, riusciva soltanto ad innervosirla. Uscì dalla sua stanza, ormai stufa, e li raggiunse in salotto.
“Lo sai che è da maleducati!? – la rimproverò James. – non puoi ignorarci come se fossimo delle mosche!”
“Mi dispiace. – sbuffò. – ma non ho voglia di uscire!”
“Tu non ne hai mai voglia! – ribatté Lucy. – è per questo che ci siamo noi!”
“Hai cinque minuti per prepararti, non voglio sentire scuse!”
Quelle furono le ultime parole di James prima che Carrie si costringesse a risalire le scale per fare ciò che l’amico le aveva detto o meglio ordinato. Ormai lo aveva capito: non era in grado di competere con loro, avrebbero sempre avuto la meglio su di lei. Ridacchiò pensando alla testardaggine dei suoi amici e al fatto che senza di loro, forse, non avrebbe mai avuto una vita sociale.
Una volta pronta tornò da loro ed uscirono di casa. Carrie non aveva idea di quale fosse il posto da raggiungere ma quando notò la mancanza dell’auto di James realizzò che non era lontano da casa sua. 
Erano le otto in punto quando James, Lucy e Carrie entrarono in quel locale. C’era gente ovunque e ragazzi con in mano strumenti, testi o spartiti. Dei brividi le percorsero la pelle e le sembrò che l’agitazione presente nella stanza l’avesse investita in pieno. La paura: l’arma letale. La paura regnava in quel posto tra alcol, fumo e musica. La paura di essere derisi, la paura di non farcela, la paura di sbagliare, di non essere abbastanza. Si guardò intorno per molto prima di spostare la sua attenzione sul palco dove il proprietario del locale stava presentando la prima band.
Dopo due ore di live, Carrie non ne poteva più di sentire quelle orrende canzoni. Era passata dal pop al rock al metal così tante volte che le sembrava di avere il voltastomaco. Nessuna di quelle band aveva compreso a pieno quale fosse il proprio stile o come comporre un testo e per questo non vedeva l’ora di sentire l’ultima band che a detta di tutti era una delle migliori.
“Ecco a voi i 5 Seconds Of Summer!”
Carrie pensò che quel nome fosse davvero buffo ma riflettendoci capì che forse era più sensato di quanto potesse immaginare. 5 secondi d’estate: perché l’estate dura poco, perché quando ci si diverte il tempo sembra volare. Forse era questo il significato nascosto dietro a quel nome o forse era soltanto un nome inventato per caso durante una lezione di matematica.
I ragazzi presero posto sul palco e cominciarono a suonare.
“La canzone si chiama Out Of My Limit.” Spiegò il biondo al centro del palco.
Le note suonate dagli strumenti fecero si che Carrie si perdesse nel suo mondo. Avevano ragione, quei ragazzi erano davvero bravi e la loro musica era semplicemente magnifica. Li osservò attentamente uno ad uno e il ragazzo sulla sinistra attirò la sua attenzione. Aveva i capelli di un blu elettrico che quasi sembrava accecarla. Carrie quel ragazzo lo aveva già visto ma proprio non riusciva a ricordare dove. Sorrise quando capì che il ragazzo nascosto dietro la batteria era Ashton. Probabilmente aveva visto quel tipo dai capelli blu in facoltà, visto che conosceva Ashton, oppure aveva semplicemente immaginato di conoscerlo.
Alla fine della serata Carrie costrinse James e Lucy a raggiungere la band. Voleva complimentarsi con loro e voleva che Ashton sapesse che lei era stata lì anche se lui non le aveva detto niente. Lo conosceva soltanto da qualche ora ma non riusciva a credere al fatto che il ragazzo che aveva incontrato quella mattina fosse lo stesso che si era esibito su quel palco.
“Ashton! – Carrie richiamò la sua attenzione trascinando i suoi amici. – Ciao!”
“Hey! -  il ragazzo la guardò sorpreso. – tu che ci fai qui? Non pensavo frequentassi posti come questo.” Ridacchiò.
“Mi hanno costretta loro. – fece spallucce. – e poi io frequento posti come questo, adoro la musica! – puntualizzò. – anche se stasera voi siete stati l’unica band decente!”
“Decente?! – la voce di Calum arrivò irritata alle orecchie della ragazza. – magnifici volevi dire!”
Carrie ridacchiò scusandosi ed Ashton si affrettò a presentarle il resto della band.
“Loro sono Michael, Calum e Luke. – disse indicandoli uno ad uno. – lei è Carrie!”
“Ciao Carrie!”
La voce del biondo arrivò soave alle orecchie della ragazza che quasi si lasciò trasportare dal quel suono. Sorrise e si voltò per presentare, a sua volta, i suoi amici.
“Loro sono James e Lucy. – continuò lei. - Mi sorprendi Ashton, non sapevo che suonassi!”
“Io non sapevo che tu fossi una patita di musica: siamo pari!” ridacchiò.
“Posso chiedervi il significato del vostro nome?” chiese curiosa.
“è stato Michael ad inventarlo. – intervenne Calum. – durante una lezione di matematica.”
Carrie ridacchiò, felice del fatto che una delle sue due teorie fosse stata confermata.
“Già, il nostro caro Mikey non ama la matematica. Si diverte a fare altro.”
Ashton sorrise e Carrie sentì una stretta allo stomaco così forte che quasi le sembrò di svenire. Non aveva mai provato quella sensazione e non sapeva a cosa associarla. Non riusciva a capire se fosse positiva o negativa ma si sforzò di associarla a qualcosa di buono.
Senza accorgersene portò una mano alla pancia e l’attenzione di James ricadde su quest’ultima.
“Ti senti bene? -  le chiese preoccupato. – sei strana..”
“Sto bene! – rispose confusa da quella affermazione. – cos’ho di strano?”
“Non lo so ma è meglio che ti porti a casa! Ciao ragazzi!”
“Ti aspetto domani alle dieci!”
Gridò Ashton mentre James trascinava via Carrie in compagnia di Lucy. Il ragazzo si voltò e gli sguardi dei suoi compagni sembrarono bruciargli la pelle. Michael gli si avvicinò con un ghigno stampato sul volto. Gli avvolse un braccio intorno alle spalle e fissò il vuoto davanti a sé.
“è lei? – chiese curioso. – è lei!” confermò osservando l’espressione dell’amico.
“Lei chi?”
Luke si avvicinò ai due, seguito da Calum, con sguardo confuso. Osservava Michael, Ashton e poi di nuovo Michael. Anche il moro faceva lo stesso. Entrambi erano curiosi di sapere cosa Ashton e Michael si stavano dicendo attraverso quegli sguardi.
“La ragazza di cui Ash è innamorato!”
Ridacchiò Michael come se quella fosse la cosa più normale al mondo, come se fosse strano che Luke e Calum non avessero capito a cosa lui si riferisse. Ashton, d’altro canto, lo fulminò con lo sguardo.
“Io non sono innamorato di lei! Nemmeno la conosco! – puntualizzò. – è una mia compagna di corso, dobbiamo soltanto lavorare ad un progetto!”
“Conosco quello sguardo. – ribadì Michael. – lavorando, lavorando.”
La sua risata infastidì così tanto Ashton da far si che quest’ultimo si allontanasse dal gruppo senza dire una parola. Uscì dal locale per prendere un po’ d’aria e cercò di calmarsi. Conosceva Michael e sapeva che quello era il suo modo di scherzare o di dare consigli ma in quel momento proprio non riusciva a mandarlo giù. La strana sensazione che aveva provato quella mattina era ricomparsa nello stesso istante in cui gli occhi di Carrie avevano incontrato i suoi per la seconda volta e non riusciva a credere che Michael avesse potuto notare qualcosa di così sconosciuto perfino a lui stesso. Non era possibile! Non poteva essere innamorato di una perfetta sconosciuta!
Raggiunse il furgoncino e attese che gli altri facessero lo stesso per poi tornare a casa.
Prima di varcare la soglia poggiò i pezzi della sua batteria sull’uscio e si sdraiò sul prato ad osservare le stelle. Quella sera il cielo ne era completamente pieno. Milioni di stelle splendenti che sembravano sorridergli così come lui faceva con gli altri.
Le stelle.. Le stesse stelle che anche Carrie in quel momento stava guardando. Perché quando James l’aveva riportata a casa lei a dormire non ci aveva nemmeno pensato. La sua testa era piena di domande e pensieri che vorticavano rumorosamente. Continuava a pensare a quel dolore allo stomaco che aveva provato e cercava di ricordare altre possibili volte in cui si era sentita in quello stesso modo. Ma la realtà era che lei non si era mai sentita così. Sospirò e raggiunse la terrazza sperando che la luce delle stelle riuscisse a rilassarla ma l’effetto fu del tutto diverso. Quella luce e quel bagliore la costrinsero ad immaginare cosa vi fosse nascosto dietro di esse, quale fosse la loro storia, da quanti anni ognuna di loro risplendeva in quel manto blu e i pensieri ricominciarono ad inondarle la testa.







Haya!
Wow è passata un’altra settimana! Non posso crederci! Vabbé meglio per voi: sono tornata HAHA
Eccovi il nuovo capitolo :3 Spero vi sia piaciuto. È solo un capitolo di passaggio per il momento anche se delle cose sono molto importanti per il seguito della storia. Il bello verrà nei capitoli successivi. Ho letto le vostre recensioni e ho risposto a tutti. Mi avete detto cosa ne pensate della storia e cosa immaginate che succederà. Qualcuno di voi ha indovinato solo un piccolo piccolissimo pezzo di questa storia :P Non è cattiveria, voglio solo che questa storia sia diversa da tutte le altre e sto cercando di farvi intuire meno cose possibili perché hey il bello di una sorpresa è l’attesa J
Ora vi lascio.
Ah il banner vi piace? Sono riuscita a farlo da sola ed è la prima volta, spero sia venuto bene.
Recensite come sempre e vorrei arrivare a tante visualizzazioni come la vecchia FF quindi magari se vi va suggeritela a chiunque conoscete e che la leggerebbe.
Baci baci xx




 

 
  
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