Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: La Dama Polla    25/01/2014    3 recensioni
2p!Hetalia AU. America ormai è stanco della sua relazione con Inghilterra e decide di cambiare aria; così adocchia Italia, la cui relazione con Germania sembra colare a picco. America comincia a corteggiare la nazione mediterranea ma il testardo italiano gli darà filo da torcere.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Germania/Ludwig, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

§ L'angolotto in grassotto (first appearance – part one) §

Buonasera a voi, miei cari lettori e care lettrici. Tornata per l'anno nuovo, un mese giusto da Natale (regalino in ritardo?)

Visto che siete dei geni con un quoziente intellettivo pari a quello di Einstein, avete subito capito che i due nuovi personaggi sono 2p!Romano e 2p!Canada :D più un piccolo cammeo di un altro 2p!

Devo dire che mi innamoro di ogni personaggio che descrivo (ma probabilmente sono una persona altamente vanitosa che si compiace del suo lavoro) perché non possono portarvi tutti a casa? ç_ç naturalmente spero li apprezziate pure voi ^^

 

P.S.: Azuko, non perderti nel tunnel della disperazione, ti ho portato la Nutella! XD

Questo dovrebbe risollevare la tua anima sofferente, per un po'.


Basta con le ciance, vi lascio al capitolo.

Buona Lettura!

_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_

Dietro I Suoi Occhi Solo Il Buio

- Capitolo 9: Consulenza fraterna -

Dopo aver assistito alla scena dei due piccioncini che si riappacificavano, America era andato alla B1 e aveva passato la notte lì. Non aveva alcuna intenzione di tornare a casa, sapendo che c'era Inghilterra ad aspettarlo, né di andare in qualunque altro posto dove l'inglese lo avrebbe molto probabilmente trovato.

Tutta la situazione era davvero scocciante: non solo doveva dormire con un occhio aperto per sfuggire alla vendetta che sicuramente Inghilterra aveva in serbo, ma adesso doveva lavorare ancora più duramente per far sì che Italia si innamorasse di lui. Grugnì, frustrato. Sii paziente, si disse. Le tue fatiche saranno ripagate. Non poté fare a meno di sorridere. Aveva fiducia nelle proprie capacità e si disse che niente poteva andare storto, ancora.

Pianificò tutto sin dall'alba. Il gesto che si apprestava a compiere doveva fruttargli dei vantaggi, ma se non fosse stato cauto si sarebbe ritorto contro di lui. Aveva deciso di chiedere all'unica persona che conoscesse profondamente Italia. Suo fratello Romano.

Ora, per chi lo conosceva superficialmente, Romano appariva come un giovane elegante ed affabile, dalle maniere impeccabili. Tuttavia, a tutti era sorto il sospetto più che fondato che quel comportamento fosse studiato nei minimi dettagli, per nascondere una natura ben più crudele e spietata. Effettivamente, nessuno sapeva cosa sarebbe stato capace di fare, e tutti erano ben lungi dal scoprirlo. Da individui come Inghilterra, che nonostante fossero dei pazzi incontrollabili dimostravano apertamente la loro natura, sapeva cosa aspettarsi e come comportarsi. Al contrario, con gente come Romano, era una passeggiata a piedi nudi su un campo minato: non puoi prevedere quale zolla di terra ti possa far saltare in aria.

Se Italia era riservato e facile all'ira, Romano era l'opposto: socievole e diplomatico. America a volte dubitava seriamente che quei due potessero essere fratelli. Dopodiché ripensava a lui e Canada e non si stupiva più.

Sentiva una sorta di comunanza con l'altra nazione: entrambi nascondevano una natura tanto più complessa di quella che lasciavano trasparire. Ma mentre America si era creato una maschera per schermare la sua coscienza al mondo, Romano ostentava la sua fin troppo palesemente, quasi a sfidare qualcuno a toglierla per scoprire cosa ci fosse sotto.

Quella stessa mattina aveva deciso di andargli a fare una visita. E dato che l'argomento che si apprestava a sostenere riguardava l'adorato fratellino, il campo minato era smisuratamente ampio: l'italiano già odiava Austria per il ruolo paterno che aveva rivestito nell'infanzia di Italia e in più si aggiungeva il fidanzato tedesco che lo aveva soppiantato nel ruolo di affetto più caro. Per non dire che America non voleva finire nella lista nera di Romano, che annoverava tutti coloro che avevano ronzato intorno al fratello e gli avevano causato dei danni di qualsiasi entità.

America si trovò davanti al cancello della villa dell'italiano verso metà mattina. Sospettava che tutto quel lusso poteva permetterselo grazie alle transazioni che Italia gli procurava con il traffico di lecca-lecca.

Suonò al citofono, avvertendo una certa tensione, la stessa che avvertiva ogni volta che si apprestava a fare qualcosa di stupido o pericoloso, o entrambe le cose.

“Chi è?” rispose una voce perfettamente modulata.

“Sono America. Mi chiedevo se potevo entrare per discutere una questione importante” rispose America cordialmente. Romano disprezzava le persone rozze e volgari, che trattava con sdegno, perciò America aveva sempre tenuto perlomeno un comportamento educato con lui, in modo che la nazione italiana lo accettasse come 'persona con cui valeva la pena parlare'. America sogghignò. Sapevo che tutte quelle moine sarebbero state utili, un giorno. Tieniti stretti gli amici ed ancor più stretti i nemici, recitava il detto. Visto che amici non ne aveva, valeva solo la seconda parte.

“Entra pure.” Udì il suono del cancello che si apriva ed attraversò il viale fino all'entrata.

Romano lo attendeva già sulla soglia, in vestaglia, le mani nelle tasche. “Caro America! Quale questione tanto impellente ti porta a far visita alla mia umile persona?”

Umile è la parola meno adatta a descriverlo, pensò America, vedendo con quanta cura ostentava i suoi indumenti firmati e la sua espressione vanitosa e snob. Indossava i suo soliti occhiali rosa, che nascondevano l'espressione divertita, ma la nazione americana si sentì scrutare in un'analisi completa da cima a fondo.

“In verità, vorrei da te dei consigli.”

Romano sembrò compiaciuto. “Molto bene. E' raro trovare qualcuno che abbia ancora bisogno di consigli, o che lo ammetta. Sono tutti 'io sono capace di fare questo e quello'. Ad essere sincero, tu eri l'ultima persona che mi aspettavo. Entra, parleremo con più calma in giardino.”

Mentre Romano gli faceva strada, America osservò l'interno. Il lucido pavimento di marmo bianco rifletteva la sua immagine. Attraversarono l'ampio salotto completo di divani di pelle e televisore al plasma, dove si apriva una finestra a vetri scorrevole, che si affacciava sul giardino rigoglioso.

Gli indicò un tavolino con la superficie di vetro. “Accomodati, accomodati. Vuoi qualcosa da bere?” chiese Romano, sempre con un tono di voce garbato. America sapeva che non era tra le persone che l'italiano avrebbe voluto avere in casa, ma lo stupiva come riuscisse a mantenere un comportamento del tutto naturale e disinvolto. Forse avrei dovuto farlo anch'io. No, non sarei riuscito a mantenere un sorriso stampato in faccia tutto il tempo. “Una birra, se non ti dispiace” rispose.

“Affatto.” Il sorriso di Romano si aprì. Quando l'italiano rientrò, America cominciò a rimuginare. Aveva pensato a vari modi per iniziare la conversazione, cercando di acquisire le informazioni di cui necessitava senza rivelare il suo vero obiettivo. Rick era solo riuscito a svelargli la passione di Italia per i classici della letteratura, l'abitudine di girovagare la mattina nei luoghi più disparati, la simpatia per i felini e il suo amore per il calcio – cosa che riteneva congenita a tutti gli italiani -.

Aveva bisogno, però, del parere di un 'esperto': e quale esperto migliore se non il fratello del suddetto soggetto?

Romano tornò con due birre, ne porse una ad America e si lasciò cadere sulla sedia di vimini, di fronte al suo ospite. “Bene. Non sono tipo da perdere tempo in inutili convenevoli. Mi auguro che tu stia bene. Se non è così, me ne dispiaccio. Io sto una meraviglia. Passiamo al dunque. Cosa volevi chiedermi?”

America prese un respiro prima di addentrarsi nel terreno proibito. “E' una cosa alquanto insolita, a dire la verità. Non avrei mai pensato di discuterne con nessuno. Ma, notando il rapporto che hai con Italia, non potevo a fare meno di chiedertelo.”

Romano lo guardò in attesa, con un'espressione curiosa. America continuò. “Si tratta di me e di Canada. Non andiamo molto d'accordo, anzi, si può anche dire che non ci sopportiamo proprio, non lo nascondo. Ma ultimamente, mi sono chiesto: abbiamo lo stesso sangue, siamo cresciuti insieme, non credo di aver fatto niente per creare questa inimicizia, eppure, ci odiamo. E' mio fratello, dopotutto, e vorrei avere un rapporto con lui simile a quello che tu e Italia condividete. Non siete cresciuti strettamente insieme, ma comunque avete un legame piuttosto stretto. Insomma, Italia non ti tira mica dietro una mazza da hockey ogni volta che cerchi di parlargli!”

Questo era il piano di America: inventarsi una desiderata riappacificazione famigliare – cosa di cui non poteva fregarsene di meno – e andare a chiedere a Romano del suo rapporto col fratello, sperando di ricevere qualche succulenta informazione sul suo obiettivo.

Romano rimuginò qualche minuto, accarezzando una ciocca bionda tra le dita. “Strana questione. Non è così facile darti una risposta. Il legame tra fratelli immagino si basi principalmente sulla collaborazione e la fiducia.”

“Potresti farmi un esempio?” America fece una faccia innocente.

“Veneziano non è proprio il ragazzo che chiede aiuto a qualcuno ma sa, se ne ha bisogno, che io sarò sempre disposto ad aiutarlo, che lui lo voglia o meno. Se sono io ad aver bisogno di aiuto, lui sa che posso chiamarlo. Anche quando siamo in disaccordo, ascolta la mia opinione e io ascolto la sua. Per lo meno, ne ero sicuro prima che arrivasse quel mangia-patate a rovinare tutto.” Un'ombra scura passò sul volto della nazione e le nocche sbiancarono da quanto stesse stringendo la bottiglia.

America si affrettò a riprendere il filo del discorso. “Bé, magari un'attività in comune potrebbe avvicinarci. Cosa fate per divertirvi quando state insieme?” In quel modo avrebbe finalmente scoperto qualcosa in più su Italia.

Romano si riscosse, e sorridendo disse: “Ci piace spettegolare su voi altri. A proposito, ho sentito che tu ed Inghilterra non ve la state passando bene.”

Cercò di non mostrarsi stupito né infuriato. “Niente che il tempo e la pazienza non possano aggiustare” rispose con un sorriso tirato.

“Puoi trovarti di meglio. Perché rimanere legato ad una persona con cui non hai più niente da condividere?”

Ad un certo punto, si udì una voce furiosa esclamare “ROMANO!”

L'interessato si voltò verso la villa alle sue spalle e, con voce vellutata, si rivolse alla finestra aperta del secondo piano. “Dimmi, tesoro.”

“Dove sono i miei pantaloni?” continuò furibonda la voce.

“Guarda nel terzo cassetto a sinistra.” Si voltò nuovamente verso America. “Non badarci. Spagna è sempre un po' nervoso appena alzato.”

America annuì come non fosse successo niente. Tirò mentalmente un sospiro di sollievo per aver evitato l'argomento precedente. “Mi stavi dicendo quali attività fraterne fate tu e Italia per mantenere il vostro legame saldo.”

“Non sei venuto per parlare di questo, vero?”

America cercò di non strozzarsi con la birra. “C-certo che sono venuto per parlare di questo. Di che altro dovrei parlare?”

“Sembra tu stia cercando istruzioni.”

“No, ti stai sbagliando...”

“America, pensi che Veneziano non mi abbia già raccontato tutto sulla tua collaborazione nel traffico e i tuoi tentativi di importunarlo?”

America ebbe la sensazione di sbiancare. Poteva tranquillamente dire che era nella merda fino al collo. Cosa gli avrà detto? L'espressione divertita di Romano non gli piacque per niente e cercò di dirottare la discussione su qualcosa di più innocuo. Negare non sarebbe stato di alcun aiuto e nemmeno dare del bugiardo ad Italia davanti a Romano, perciò decise di rimanere neutrale e disse: “Sì, mi ha proposto di lavorare insieme e credo che il mio carattere sia un po' troppo esuberante per i suoi gusti.”

“Mi ha detto che è molto soddisfatto di te. Lavori bene e ti distrai sempre più di rado.”

Anche se era convinto che Romano gli stesse dicendo una bugia, non poté evitare un piccolo moto di orgoglio affiorargli in petto.

“Però mi ha detto anche che sei un gran rompipalle.” America trattenne a stento uno sbuffo divertito. C'era da aspettarselo.

“Non lo nego.”

Romano lo studiò per un momento e sembrò riflettere. Forse stata pensando a qual'era la punizione migliore per l'americano. “Sai, America” proruppe d'un tratto, “la tua personalità potrebbe giovare a Veneziano.”

“Che intendi dire?” chiese dubbiosa l'altra nazione.

“Qualche mese fa era tutto depresso a causa di quel mangia-patate. Gli avrei aperto la testa in due, ma non l'ho fatto, altrimenti Veneziano mi avrebbe odiato per l'eternità. Poi arrivi tu e in qualche modo riesci a distrarlo. Sei diventato il suo sacco da boxe emotivo, capisci? E mi ha fatto piacere. Occuparsi degli omicidi e badare a un bambinone come te lo ha distratto temporaneamente dai suoi problemi. Adesso, quel crucco sembra essersi accorto di avere un cervello e Veneziano ci è ricascato come una pera cotta. In conclusione, tu eri venuto qua sperando di ricevere delle informazioni su mio fratello e io te le darò. Voglio che tu lo importuni, gli dia fastidio, lo tenga più lontano possibile da quella testa di cazzo tedesca.”

Ho capito bene? America era attonito. Non poteva credere che Romano, a sua insaputa, fosse disposto spontaneamente ad aiutarlo a rovinare Italia. “Sai cosa? Per cominciare potresti portarlo al cinema. Fanno l'ultimo film dello Schiaccia-cervelli. Adora quella saga.”

“Davvero?! Anch'io l'adoro!” esclamò l'americano, per un momento scordandosi della sua missione.

“Bene! Allora non avrai problemi a portarcelo domani sera.”

“Aspetta un secondo” disse America, riavendosi dall'eccitazione. “Quali sono le condizioni per stare dietro a Italia?”

“Non ci sono condizioni. Ovviamente, non devi fargli male, non seriamente. Voglio solo che tu lo tenga impegnato. Però ti avverto.” Il tono si fece cupo e cavernoso. Si tolse gli occhiali e due iridi rosso scarlatto lo trafissero come se volessero tagliarlo in due. “Se gli causi anche solo un minimo danno, di qualsiasi specie, io ti strappo le budella e le uso per strangolarti.”

America avvertì il sudore colargli lungo la schiena. Romano non stava mentendo e nemmeno scherzando. La nazione valutò se valeva la pena distruggere la vita ad Italia per ritrovarsi suo fratello – oltre ad Inghilterra – alle calcagna per il resto dei suoi giorni. Alla fine, decise che sì, valeva il rischio, perché almeno avrebbe sconfitto il suo opposto, anche a costo di cadere da vero Eroe. Non era una prospettiva delle più allettanti, ma una delle possibili che lui favoriva senza troppi rimpianti.

Pronunciò l'unica frase che nel loro mondo poteva essere un patto suggellato per preservare la propria incolumità e, allo stesso tempo, la più grande delle bugie. “Puoi contare su di me.”

“Non trovo i pantaloni!” urlò all'improvviso Spagna.

America vide mutare l'espressione sul volto dell'italiano. Si voltò di scatto e la nazione poté solo immaginare la faccia arrabbiata di Romano. “Quale concetto non riesci ad afferrare quando dico 'terzo cassetto a sinistra'? Hai bisogno di un ingegnere nucleare per trovarti la roba, coglione? Scommetto che hai fatto un macello e non sai nemmeno se indossi le mutande o no! Se vengo su e trovo ancora il casino della scorsa volta, giuro che ti squarto e uso la tua pelle per rivestire il divano, mi hai capito, cazzone ritardato?”

“Dai vieni su, se ne hai il coraggio!” Lo spagnolo si affacciò alla finestra. Era a petto nudo, i capelli neri scompigliati per il sonno e un'espressione furiosa sul volto.

“Oh, vengo su di sicuro, ti spacco il culo, maledetto deficiente!” Romano si alzò e si precipitò dentro casa. Nello stesso istante, Spagna si ritirò, probabilmente per incontrare il suo amante a metà scale.

America rimase seduto ancora qualche secondo, indeciso sul da farsi. Ma poi, quando udì il rumore di oggetti che si fracassavano, intuì che era meglio togliere il disturbo. “La mia presenza ormai è superflua. Ed ho ricevuto persino la 'benedizione' di Romano. Tsk! Tanto morirò giovane, l'ho sempre saputo.”

Passando dal salotto, diede un'occhiata su per le scale. “Non disturbatevi per me. Conosco la strada.” gridò. Nessuno gli badò. In fondo, non sono poi così diversi.

Uscì, con l'eco delle urla furibonde di Romano e Spagna alle spalle.

_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_


Italia era al settimo cielo. Okay, non esattamente al settimo cielo, ma contento. Finalmente le cose con Germania si erano sistemate. Guardò il suo amante steso di fianco a lui, ancora addormentato. La scorsa notte avevano condiviso lo stesso letto dopo mesi di separazione. Dopo tutta l'indifferenza che gli aveva riservato, l'italiano temeva di essere arrivato al capolinea della loro relazione e, invece, lo aveva trovato pronto a riprenderlo con sé. Era riuscito a dare un po' di più di quello che di solito Italia doveva tirargli fuori con le pinze, e l'italiano ne era rimasto colpito e affascinato. Non credeva a cose sdolcinate come l'anima gemella, ma sentiva che Germania era l'unico che avrebbe amato veramente.

Si chinò sul tedesco, baciandolo su una tempia. “Sei sveglio?”

Un mormorio fu l'unica risposta. “Devo vedere una persona. Tu resta qui tranquillo.”

“Così presto?” mugugnò Germania, un occhio aperto a fissarlo.

“A dire la verità, sono le dieci passate.”

“Da chi devi andare?”

“Da qualcuno che mi sarà utile.”

Germania non chiese altro, sapeva che Italia non avrebbe dato spiegazioni, non lo faceva mai se non era strettamente necessario o se non voleva rendere qualcuno partecipe delle sue attività. Perciò si accontentò. “D'accordo. Quanto starai via?”

“Al massimo un paio d'ore.” Senza altri indugi, si preparò per uscire.

Il suo rapporto con Germania era rinato, ma c'era ancora un piccolo fastidio che poteva rovinargli il buon umore. Un fastidio di nome America.

Prima della sera precedente, poteva anche accettare di essersi lasciato emotivamente coinvolgere dalla beffe dello statunitense, ma adesso Italia voleva che le cose tornassero esattamente come un tempo: niente America tra i piedi e lui che si dedicava a Germania.

L'americano si era rivelato inesorabilmente testardo e ficcanaso. Aveva cercato di fare il gentile sicuramente per infilargli le mani nei pantaloni. Italia la considerava una possibilità remota, ma non del tutto improbabile. Quindi, aveva teorizzato che America fosse semplicemente annoiato ed importunare la nazione italiana era diventato il suo passatempo.

Ma ora aveva deciso che era il momento di fargliela pagare seriamente.

Si diresse, perciò, dall'unica persona che sarebbe stata più che felice di pestare America.

Canada era scorbutico e scontroso, con una frase offensiva per ciascuno di loro ad ogni meeting, che cambiava ad ogni incontro. Aveva sentito che era così anche da bambino e che lui e America non facevano altro che picchiarsi, quindi Inghilterra lo aveva allontanato e affidato a Francia.

Ci mise un po' a trovarlo. Si rintanava in mezzo agli immensi boschi del suo Paese, nelle capanne dei taglialegna. Non amava i contatti umani e passavano settimane prima che qualcuno riuscisse a vederlo, solitamente appunto solo ai meeting.

Italia pensò che fosse andato in uno dei suoi 'laboratori'. Amava costruire oggetti affilati e appuntiti, che usava poi per compiere gli omicidi. Il ragazzo aveva ricevuto solo una decina di suoi incarichi. Non gli importava molto della classifica, e lo aveva contattato solamente perché si era accorto di aver trascurato il suo dovere di nazione in cambio di intere giornate passate a migliorare le sue creazioni e per questo aveva avuto bisogno di essersi messo in pari con gli altri.

Si stupì di quanto potevano essere diversi lui e America: se uno cercava di essere sempre al centro dell'attenzione, l'altro se ne sottraeva. Canada era metodico, mentre America disordinato. Il primo preferiva la natura silenziosa e la pace, il secondo le turbolente metropoli e il caos cittadino. Tuttavia alcuni tratti in comune li possedevano: entrambi uccidevano con una mazza – che fosse da hockey o da baseball – e serbavano rancore molto a lungo, addirittura tra loro stessi. Un buon incentivo per spronare Canada ad aiutarlo nel liberarsi di America.

Italia si avvicinò all'uscio della catapecchia e sentì un rumore assordante, come di qualcosa che stesse stridendo sul metallo.

Provò a bussare con forza – è sempre bene essere educati – ma la porta era aperta, così decise di infilare la testa dentro e parlare al proprietario. “E' permesso?”

Un ragazzo era chino ad affilare quella che aveva tutta l'aria di essere una mazza da hockey di ferro. Gli occhi erano coperti da occhiali protettivi e i capelli biondo sporco erano legati dietro la nuca per evitare che gli finissero in faccia. Indossava degli abiti da boscaiolo: camicia a quadri, salopette e scarponi da montagna.

Canada udì vagamente la voce di Italia e si girò a guardarlo. Mise giù la mazza e spostò gli occhiali sulla fronte. Due occhi violetti lo trafissero ostili. “Cosa vuoi, Gino?” ringhiò, burbero, utilizzando il nomignolo offensivo per gli italiani nel suo Paese.

“Ti ruberò solo due minuti del tuo tempo” si affrettò a precisare Italia. Il canadese non apprezzava i perdi tempo ed essere disturbato nel mentre del suo lavoro. Ma si augurava che la proposta che era venuto a fargli lo compiacesse.

“Sono venuto a chiederti di collaborare temporaneamente.”

“Riguardo cosa?” Canada si voltò completamente verso di lui, con la mazza in mano, battendola un paio di volte sul palmo aperto. Faceva così quando la conversazione non lo invogliava ad ascoltare.

Italia si affrettò a guadagnare il suo interesse. “Riguardo ad America.”

A quel nome una sagoma enorme uscì dall'angolo buio alle spalle di Canada con un ruggito. Italia fece istintivamente un passo indietro per evitare gli artigli del feroce orso polare, ma la catena che aveva al collo lo teneva lontano di almeno due metri. “Buono, Kuma, buono.” Canada gli accarezzò la pelliccia e l'animale si riabbassò sulle quattro zampe, osservando i movimenti di Italia. “Perché pensi che io sappia qualcosa di quello che fa America? Vorrei vederlo sei metri sotto terra, quell'imbecille cerebroleso.”

Per un istante, Italia compatì America: cresciuto dalla nazione più pazza d'Europa – Austria non era lontanamente pazzo quanto lui, almeno gli aveva dato un'educazione -, accudito da un maniaco che si farebbe anche i sassi se questo servisse a soddisfare la sua libidine e, per giunta, odiato dal fratello che lo voleva persino morto.

Italia si ritenne fortunato ad avere un fratello come Romano. Aveva pure i suoi difetti, ma almeno si preoccupava per lui. La nazione non gradiva spesso le sue intromissioni, ma almeno era riconoscente per il fatto che era sempre pronto ad aiutarlo, se voleva o ne aveva bisogno. Si rese conto che lui aveva qualcuno sinceramente interessato alla sua persona: suo fratello, in primo luogo, Germania, persino Austria, a modo suo. Invece America non aveva nessuno.

Scacciò questi pensieri con un gesto frustrato della testa. “A me importa solo farlo smettere di importunarmi.”

“Ammazzalo, allora” rispose asciutto il canadese.

“Stavo pensando a qualcosa di meno drastico.” Non voleva uccidere America per via del traffico di lecca-lecca, ma come spiegarlo a Canada senza rivelare nulla? “Che divertimento ci sarebbe se lo ammazzassi e basta? Io voglio...divertirmi a ridicolizzarlo. Non credi sia più interessante?”

Canada si strofinò il mento con aria pensosa. “Mi sembra una cosa infantile.”

“Un po' di sano divertimento non ha mai fatto male a nessuno. E poi, la vittima sarebbe America. Non vuoi vederlo umiliato?” E convinciti!

“Umiliato...” Canada fissò il soffitto come ad immaginarsi la scena. Ridacchiò malvagiamente. “Sì, vedere America esporsi al ridicolo mi farebbe proprio piacere. D'accordo, avrai il mio sostegno.”

Italia si sfregò mentalmente le mani. Le sentiva formicolare dall'eccitazione. Spero anche di convincere Canada a prendersi il merito, se America dovesse scoprirci. Credo che non si farebbe problemi a sbandierare al mondo di aver preso in giro il fratello.

“Allora, abbiamo un patto. Scopriremo cosa fa America durante il giorno e agiremo di conseguenza.”

“Non vedo l'ora” rise Canada.

Italia non poté evitare che un ghigno malefico gli affiorasse sulle labbra.

_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_


§ L'angolotto in grassotto § (first appearance – part two)

Ahi, ahi, ahi, prevedo cose spiacevoli per il nostro Americanuccio. X3

Lo ammetto, non succede molto in questo capitolo. Ho solo dato un'idea dei caratteri dei fratelli dei due protagonisti e come la storia comincia a complicarsi.

Vi piace di più 2p!Romano o 2p!Canada? Oppure preferite di più gli altri che sono già apparsi, a parte America e Italia? Li voglio coccolare tutti :3 (pucciosità alla massima potenza!)

OOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO

Prossimo capitolo: Popcorn al sangue

Come in ogni storia romantica che si rispetti un appuntamento al cinema non poteva mancare!

America fa in un modo che uno dei loro incarichi si svolga proprio al cinema, così da poter corteggiare Italia senza che pensi che sia un altro appuntamento. Ma si potrà veramente godersi un film in santa pace con quei due?

OOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO

Alla prossima! Ciao Ciao

 

 

 

 

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: La Dama Polla