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Autore: GeishaSoul    26/01/2014    3 recensioni
Snarry un po' angst e molto malinconica. Ha luogo dopo la morte di Severus.
Il mio più grande rimorso. Non averti mai guardato.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Harry/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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I SEE YOU


“Guardami.”
 
Il mio più grande rimorso. Non averti mai guardato.
 
Riemergo dal tuo ricordo denso e nebuloso come se ci fossi stato immerso per ore, in apnea, ed ora necessitassi di ossigeno. La consapevolezza, invece di rischiararmi la mente e gettare luce su quelle ombre che per anni mi avevano ossessionato, mi stordisce.
 
Devo sedermi. Mi prendo la testa tra le mani, e scopro che stanno tremando. Che io sto tremando.
 
Un vetro sporco su cui un bambino dispettoso ha scritto con l’indice la verità, accompagnata ad un insulto poco carino alla mia intelligenza. Ecco come mi sento. Ecco come mi fai sentire.
 
Stupido, confuso, preso in giro.
 
Per anni mi hai raggirato con le tue bugie, mostrandomi una realtà fittizia a cui non ho avuto remore nel credere; mostrandomi una faccia che non era la tua, ma una visione distorta del tuo astio verso mio padre.
 
Mio padre… scuoto la testa, ma la sento così pesante che mi viene la nausea.
 
Ora capisco tante cose.
 
Come ho fatto ad essere così ottuso? E pensare che i segnali c’erano, ci sono sempre stati, a svolazzarmi intorno come aeroplanini di carta, a ronzarmi nel cervello come zanzare fastidiose, a rendere tormentati i miei sonni. Erano lì, troppo difficili da catturare e praticamente impossibili da decifrare. Ma erano lì.
 
Vorrei urlare tutta la rabbia che provo verso di te, verso me stesso, ma le parole mi si incagliano in gola e non riesco a tirarle fuori. Posso quasi vederti mentre mi sorridi con quel tuo ghigno odioso, nel renderti conto che finalmente sei riuscito a ridurmi al silenzio.
 
Cosa ti aspettavi da me? Non sono mai stato molto rapido nell’apprendere, questo lo sapevi. Soprattutto riguardo a ciò che tu cercavi di insegnarmi. E non si trattava solo di occludere la mente o preparare una pozione soporifera, vero?
 
Ero convinto che mi detestassi, ed in un certo senso era così. Mi hai sempre visto come il frutto dell’amore che ti era stato portato via, strappato dalle tue mani dal primo dei tuoi torturatori; ma ero anche tutto ciò che ti rimaneva di quel rapporto sbiadito, di quell’affetto improbabile che forse, per quell’unica volta, ha riscaldato il tuo cuore di ghiaccio, ha intaccato la tua anima di pietra, ha fatto brillare di speranza i tuoi occhi profondi, neri come gli abissi dentro cui avevi rilegato te stesso ed i tuoi sentimenti.
 
Ero l’emblema del tuo fallimento, solo adesso me ne rendo conto. Il tuo fallimento come amico, come amante, come uomo. Ma rappresentavo anche l’unica possibilità che avevi per riscattarti, per liberarti del peso che ti teneva prigioniero da anni, per redimerti dai tuoi errori.
 
Quanto contavo per te, Severus?
 
Credendo che fosse odio ciò che leggevo in quei tuoi freddi opali, li ho sempre scansati – ho scansato te – affrontandoti con imprudenza e presunzione, cosa che tu in effetti mi hai sempre rimproverato. Anche con una buona dose di punizioni e sarcasmo, ammettilo. Ma immagino fossero il tuo marchio di fabbrica.
 
Made in Severus Snape.
 
Non ho mai capito che dietro tutto ciò si nascondeva solo un’anima infelice, uno spirito in abbandono, lasciato vagare nelle torbide acque della disperazione.
 
Eri solo, ti eri rinchiuso in quel bozzolo sicuro di solitudine, una bolla di menzogne e falsità dove niente avrebbe potuto intaccarti, dove eri protetto.
 
Vivevi di rimpianti.
 
Mi viene da ridere al pensiero, e non mi stupisce che le labbra mi si stiano davvero piegando in un triste sorriso. Ho sempre pensato che fossi un sadico bastardo, mentre ora scopro che l’unica persona a cui ti divertivi nel fare del male eri tu stesso.
 
Hai venduto il tuo cuore all’anima di mia madre quando non sei riuscito a salvarla dalla morte, e da quel momento in poi hai fatto di tutto per redimerti. Hai lottato per il bene, hai compiuto gesti di cui nessun altro avrebbe avuto il coraggio e la forza di sopportarne il peso, e hai protetto me.
 
È proprio così, non è vero? Sin dal primo anno il tuo intento è stato solo quello di proteggermi. Lo avresti fatto fino alla morte, ed ora hai mantenuto la tua promessa.
 
So che lo hai fatto per mia madre, ma mi piace poter pensare che, anche solo un po’, ti stesse a cuore la mia vita, la mia sopravvivenza. Non chiedermi perché, non lo so neanche io. Suppongo si tratti di egocentrismo. O del bisogno di contare qualcosa per qualcuno che ha sempre contato molto, per me.
 
Mi chiedo che effetto ti abbia fatto incontrare i miei occhi per la prima volta, gli occhi di mia madre, dopo undici anni. E mi chiedo quanto ti abbia potuto ferire vederli mentre ti corrispondevano solo con rabbia, sospetto e disprezzo.
 
Se solo lo avessi saputo, forse non saresti più stato costretto ad essere solo…
 
Cercavi un riscatto, cercavi perdono, ma non c’è perdono per chi non è capace a perdonare prima se stesso.
 
Questo l’ho dovuto imparare durante la guerra.
 
Vedi? Forse anch’io sarei stato capace di insegnarti qualcosa, se solo me ne avessi dato l’occasione. Se solo io mi fossi dato l’occasione.
 
Ora non ci sono più occasioni, per noi due.
 
Non mi spreco neanche ad asciugare le lacrime che mi stanno rigando il viso, tanto che senso avrebbe?
 
“Ti vedo, Severus.” Sussurro tremante in questa stanza buia, ed il dolore che provo si riversa nelle mie parole squarciando il silenzio come un grido di aiuto. Spero solo che riesca anche a penetrare il terreno, quel tanto che basta per giungere all’inferno, per arrivare alla tua anima dannata, che solo ora riesco a vedere.

Ed è così bella, Severus. Così bella…
 
“Ti vedo. E ti perdono.”
 
Il mio più grande rimorso. Non averti mai guardato.
 
Non averti mai perdonato.




Malinconia a go go... ma in alcuni momenti non se ne può proprio fare a meno.
   
 
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