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Autore: Frizzina    26/01/2014    1 recensioni
"Mastro Gibbs" esordì Jack, con un'espressione di superiorità stampata in faccia. "Chi siete voi per dare ordini a me, il capitan Jack Sparr..." si interruppe quando un marinaio aprì violentemente la porta.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Capitan Edward Teague, Jack Sparrow
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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"Non ha senso!" disse da dentro la brocca. Jack aveva dato l'ultima risposta. Ora si sarebbe conosciuto il loro destino. Un gorgo lo trascinò verso il basso violentemente. La mano ferita perse l'appiglio con un manico della brocca che gli sfuggì facendo fuoriuscire l'aria. Cercò di riafferrarla ma non ci riuscì. Gli mancava il respiro. Non ce l'avrebbe fatta. Poi le figure si fecero sfocate... sempre più sfocate... 


"Jack? Jack, rispondimi ti prego..." 

Era suo padre che lo chiamava piano. Nella voce si percepiva una vena di ansia.

"Mi... mi dispiace..." disse tristemente Gibbs quasi piangendo posandogli una mano sulla spalla.

Teague abbassò la testa. Non voleva piangere. Non voleva. 

Gibbs guardò il suo capitano. Li aveva salvati. Era steso su un fianco e dava loro le spalle, un braccio gli ricadeva su una cintura e l'altro sotto la testa. La benda della mano era completamente rossa di sangue e si stava slacciando. Il cappello era a poca distanza da lui.

Si staccò dalla spalla di Teague per andare a raccoglierlo.

"Gibbs... il... il cappello... datemelo..." sussurrò qualcuno.

Teague alzò la testa di scatto. Gibbs si voltò verso di lui. Si guardarono e si avvicinarono a Jack. 

"Capitano?" chiese Gibbs.

"Jack?" disse Teague. Posò una mano sulla spalla fradicia di suo figlio e lo girò sulla schiena. Lui tossicchiò un pò e si tirò a sedere. Una lacrima. Una lacrima di gioia. Teague si affrettò ad asciugarla. Gibbs si inginocchiò di fianco a lui e gli mise in testa il cappello.

"Capitano! State bene! Mi avete fatto spaventare!" disse finalmente felice l'uomo.

"Grazie Gibbs" gli disse il capitano. Lo aiutarono a rimettersi in piedi e si svuotarono gli stivali dall'acqua.

Jack si appoggiò alla spalla di suo padre per sorreggersi mentre camminavano verso il forziere. Il lucchetto era per terra. Gibbs portò una statua d'oro abbastanza robusta in mezzo alla porta, giusto per essere sicuro che non si chiudesse.

Si riavvicinò al forziere e lo aprirono.

"Cosa sarebbe questo?" chiese Teague agli altri che si sporsero per vedere meglio. 

"Cristallo!" rispose Jack.

"Lo vedo che è cristallo capitano... ma perché proprio cristallo?" domandò Gibbs.

"Lo dice il nome, Tesoro di Cristallo!" disse Jack notando una piccola pergamena. La aprì.

"Serve per fare il ruhm." lesse.

"A quanto pare si... é un po strana la preparazione. Si deve mettere un pò d'acqua dentro e pensare dieci pensieri... dice che si avverino o qualcosa del genere". Tirarono fuori il tesoro e divisero le parti. C'erano due boccette piccole ed una più grossa, un tubo e una brocca grande dove mettere l'acqua. Provarono a metterla ed aspettarono.

La pergamena diceva che quando ogni goccia giungeva sul fondo delle boccette era il momento in cui bisognava riflettere.

Si sedettero quando Gibbs uscì per chiamare gli altri affinché li aiutassero a portare via un pò d'oro.

"A te il primo" disse Jack.

Teague pensò alla sua prima nave, una nave forte e possente, con dei cannoni potenti... poi gli venne in mente la sua ciurma. Era caduta la sua seconda goccia.

Jack pensò alla sua mano che si era gonfiata ancora, non riusciva più a muoverla e gli faceva male. Quando cadde quella goccia, la mano si sgonfiò e la benda si slacciò. Rimase però una cicatrice.

Era l'ultima goccia per Teague e pensò a quella meravigliosa avventura che aveva vissuto con Jack. Tra pericoli, mostri e pirati aveva ritrovato la voglia di andare per mare.

Jack pensò di ripagare un suo debito con un vecchio amico. Pensò al forziere di Davy Jones. In fondo, non aveva avuto un motivo ben preciso per nasconderlo. Era l'ultima goccia anche per lui. Non sapeva cosa pensare. Avrebbe potuto chiedere di tutto in quel momento ma troppe cose gli passavano per la mente. Poi una prese il sopravvento. Chiuse gli occhi e vide un bambino che correva in mezzo ad una strada per poi entrare in una casa. 'Jackie vieni, sono sul retro!' lo chiamò una voce. Il bambino corse sul lato della casa che dava al mare. 'Jackie, io vado, ci vediamo presto!' gli disse un giovane uomo dandogli un bacio sulla fronte. 'Questo é per te piccolo' disse ancora l'uomo porgendogli un cappello. Poi se ne andò. Jack spalancò gli occhi. Vide che l'ultima goccia di ruhm stava per cadere e pensò a suo padre, a quella fantastica avventura che aveva passato con lui. Prese la sua boccetta e la chiuse. Guardò suo padre che si era alzato. Si alzò anche lui e mosse un passo verso Teague. Gli porse una mano ma Jack si limitò a guardarla. Gli si avvicinò ancora e lo abbracciò. Suo padre era perplesso e per un attimo gli venne istintivo tirarsi indietro. Ma in fondo, era suo padre... gli cinse le spalle tenendole contro le sue.

Jack lo abbracciò stringendolo forte, come per non lasciarlo più andare via, per non farlo più allontanare come aveva giá fatto. E gli era bastato.

 "Grazie di essere qui, papá" sussurrò il capitano.

  
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