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Autore: memi    08/06/2008    10 recensioni
“Potremmo ammazzarlo. Per quello che vale, dubito che se ne accorgerebbero.”
“È l’organizzatore degli esami di selezione dei chunin. Qualcuno noterà la sua assenza.”
“Oh, giusto. Non c’avevo pensato.”

Cosa succede quando la tua ragazza ti costringe ad andare a cena con la sua famiglia? E quando la sua famiglia è composta da maniaci con problemi d'identità? Una bella seccatura, come direbbe una certa testa d'ananas!
Ritratto di una normale cena tra adulti (o quasi). ShikaTema.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kankuro, Sabaku no Gaara , Temari, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ma dov’è che vai, neh?” L’aria impensierita di Shikamaru, non passò inosservata nemmeno alla golosità di Choji.

“Esco.” Lapidario e scocciato come al solito, se non fosse stata per una stonata preoccupazione.

 

L’Akimichi lo guardò perplesso. “Qui a Suna?”

L’altro non rispose, ma mentre usciva dalla porta della stanza lo si sentì imprecare e Choji avrebbe giurato che le sue fossero invettive contro le donne in generale. Ed una di loro, in particolare.

 

“Me la mangio io la tua portata, okay?”

 

 

 

Io, lei, lui e l’altro

(Ovvero: come trasformare una placida cena, nel suo peggior incubo)

 

 

“Potremmo ammazzarlo. Per quello che vale, dubito che se ne accorgerebbero.”

“È l’organizzatore degli esami di selezione dei chunin. Qualcuno noterà la sua assenza.”

“Oh, giusto. Non c’avevo pensato.”

 

Kankuro aveva le gambe leggermente divaricate, una mano col palmo aperto rivolto all’insù e l’altra chiusa a pugno che batteva minacciosa su questa.

“Ci sono! Lo uccidiamo, lo bruciamo e poi nascondiamo le ceneri, e quando verranno a chiedere cosa gli è successo, basterà far credere che è accidentalmente morto in battaglia o nel bel mezzo di un incendio. Semplice. Lineare. Fattibile, soprattutto.”

“Dimentichi Temari.” Gli fece notare con il solito cipiglio impassibile Gaara, appoggiato a ridosso di una parete con le braccia conserte e il broncio alle labbra.

 

“Umpf. Vuoi dire che non possiamo ammazzarlo?” Il più grande alzò lo sguardo verso il fratello minore, gli occhi da cerbiatto speranzoso.

Il rosso quasi non lo guardò. “Voglio dire che non possiamo ammazzarlo senza che nessuno se ne accorga.”

“D’accordo.” Si animò Kankuro, lanciando l’ennesimo pugno sul palmo della sua mano. “Se non possiamo ammazzarlo noi, troveremo qualcun altro che lo faccia al nostro posto. Non dovrebbe essere un problema, conosco giusto qualcuno che potrebbe fare al caso nostro.”

 

Gaara alzò lo sguardo e per un istante, fissandolo, si ritrovò a chiedersi con che razza di gente stava imparentato. Insomma, passiamo sul vestito da gatto, passiamo sulle bambole, passiamo sul trucco…ma adesso pure con l’idiozia doveva stare a combattere?! E sì che era stato lui il primo a pensare di poter risolvere tutto molto prima con l’omicidio, ma da qui a sputtanarsi e ad incorrere nelle ire di quell’altra pazza scatenata di Temari, ce ne correva d’acqua sotto i ponti!

“Sono il Kazekage. Qualche idiota capirà che ne sono coinvolto.”

 

Kankuro provò a protestare, ma tutto ciò che gli riuscì fu di aprire sconfitto già dalla partenza la bocca. E richiuderla appena l’istante dopo, boccheggiando come un pesce fuor d’acqua.

“E va bene.” Si schiarì la voce, unendo le gambe e guardando il fratello fisso negli occhi. “Cosa pensi di fare?”

 

A quelle parole, quasi che non avesse aspettato altro per tutta la durata di quel bizzarro discorso, gli occhi azzurrognoli di Gaara scintillarono pericolosamente.

“Anche le scimmie cadono dagli alberi.”

“Il chiodo che sporge va preso a martellate. Certo, ho capito!” S’animò immediatamente Kankuro, scattando in avanti come una molla. (1)

 

Gaara si buttò una mano sulla fronte, esasperato.

Quasi, quasi – valutò – era meglio quando li uccideva tutti, perlomeno dopo non incorreva nel rischio di doverseli ritrovare come alleati, un giorno.

 

###

 

“Che fai lì sulla porta? Entra, scimunito!” Temari lo afferrò per un braccio e in un attimo, nonostante lo sbuffo di protesta, Shikamaru si ritrovò rinchiuso nella gabb…ehm, casa del Kazekage.

“Bel posto.” Esordì all’improvviso lui e sarebbe stato pure credibile, se solo si fosse impegnato almeno un po’ per darci enfasi.

 

La bionda alzò un sopracciglio, scettica, e lo fissò a volerlo psicanalizzare. “Che c’è, cry-baby? Non ti è ancora andata giù che sei dovuto venire qui?” Lo punzecchiò come adorava tanto fare, giusto per il gusto di vederne una forma di reazione, quando c’era.

Shikamaru, difatti, le lanciò uno guardo bieco e manco a dirlo annoiato. “Vedi tu, con due fratelli psicopatici come i tuoi c’è poco da stare tranquilli. Che seccatura!” Nel dirlo aveva alzato gli occhi al cielo, sbuffando scocciato al pensiero di non poter abbassare la guardia nemmeno per un istante in quella dimora. Proprio ciò di cui aveva meno voglia in assoluto.

 

“Che hanno i miei fratelli che non vanno?! Sono solo…”

“Instabili ed effeminati.”

Temari gli lanciò un’occhiataccia. “…complicati.”

“Sì, va beh, come ti pare. Mendokuse!” Lui sbuffò e lei non riuscì a trattenere una risata argentina.

 

Una ragazza normale si sarebbe offesa o quantomeno arrabbiata per essere chiamata a quel modo dal proprio ragazzo, ma Temari no. Temari era diversa dalle altre ragazze. Certe volte Shikamaru si chiedeva persino se fosse una ragazza davvero, la sua Temari – a cui seguiva una sberla per il pensiero, la sua asciutta risposta che lei non poteva saperlo cosa lui stesse pensando e la successiva replica che glielo si leggeva in quella sua faccia da ebete.

“Te l’ha mai detto nessuno, che sei odioso?” Lo schernì la ragazza e intanto gli si avvicinava sensuale fino ad acciuffare il bavero della t-shirt con le unghie.

 

“Ha parlato miss simpatia del deserto.” Fece un ghigno di rimando lui, più che altro per nascondere la nascita di un sorriso.

“Ma lì a Konoha l’ironia è in omaggio assieme al latte?!” Replicò Temari stufa, ma allo stesso tempo continuava la sua avanzata da micia sensuale.

“E ci mettono pure i biscotti. Sai, per la colazione.” Scrollò le spalle con noncuranza Shikamaru, incapace di distogliere lo sguardo dagli occhi ipnotici di lei.

“Oh, certo. Latte, biscotti e ironia. Accoppiata vincente, e poi si lamentano di come vengono fuori le persone!”

“Veramente non mi pare si sia lamentato mai nessuno.” La corresse il ragazzo, sempre più vicino al punto da riuscire a percepire il caldo respiro di lei sul proprio volto.

 

Temari fece una smorfia, piccata. “Potrei sempre scrivere una lettera all’Hokage.”

“Sì? E che scriveresti? Di bandire latte, biscotti e ironia dalle tavole?”

“Hai ragione, troppo complicato.” Ne convenne la bionda, fermatasi proprio a pochi millimetri dalle sue labbra. “Magari potrei uccidervi tutti e levare la puzza di mezzo.”

 

Shikamaru sogghignò. “Presuntuosa.”

“Antipatico.” Fu l’altrettanto calma risposta di Temari, prima di sorridere, avvicinarsi ulteriormente e baciarlo.

 

Le labbra del ragazzo sapevano di nicotina e per buona parte erano inaridite dal caldo pungente del deserto.

Le labbra di lei, invece, erano calde e carnose, a tratti persino incandescenti.

E il bacio sapeva un po’ di tutti e due, di fumo e di arso, ma forse proprio per questo era tanto piacevole ritrovare le labbra dell’altro con le proprie.

 

“Uh.” Un finto colpo di tosse, una gola che si schiariva e il sangue che correva veloce alle gote dei due.

“Kankuro! Gaara!” Temari fissò i suoi fratelli stupita, quasi a chiedersi che ci facessero loro due lì, ma prima che potesse parlare il più grande emise un ghigno disgustato.

“Santo cielo, ma da quant’è che non vi vedevate?!” Sbottò, facendo roteare gli occhi e sbuffando contrito, mentre accanto a lui Gaara si limitava a silenzi glaciali.

 

Shikamaru sbuffò, a sua volta, accennando con il capo ad un saluto mentre Temari si divincolava dal suo abbraccio.

Mendokuse, gli squilibrati.

 

“Rimetti al posto le mani, Nara, mi sa che ti conviene.” Lo sfidò Kankuro sardonico e sottolineò il tutto facendo palesemente scrocchiare le mani.

Il ragazzo per tutta risposta lo fissò con astio, ma senza avere la voglia di litigare lasciò andare la mano dalla spalla della sua ragazza. Anche perché Gaara aveva una vena pulsante alla tempia e, conoscendolo, non appariva come un buon segno. Tutt’altro.

 

“Forza, andiamo a mangiare!” Tentò di ristabilire un’aria calma Temari. “Mica ho passato tutto il pomeriggio ai fornelli per niente!”

All’istante i volti di Shikamaru, di Kankuro e di Gaara si svincolarono da qualsiasi forma di colore per approdare in un inquietante pallore.

 

Gaara valutò la possibilità di eclissarsi all’istante con l’antica e ormai già approntata scusa del lavoro, ma poi il suo sguardo si posò sul bastardo di Konoha e l’idea sfumò.

Kankuro invece fece per dire qualcosa, giusto per dar sfogo alla sua arte ironica, ma la sorella lo aveva già afferrato per un braccio e trascinato dentro assieme agli altri tre.

 

###

 

“Ehm. Sembra squisito.” Kankuro tentò di apparire convincente nel dirlo, ma era difficile quando davanti ai propri occhi c’era una poltiglia verde dall’aspetto inquietante.

“Vero?” Temari lo fulminò con lo sguardo. “E allora che aspettate a mangiare?”

 

Il fratello sentì un groppo salirgli alla gola alla prospettiva e, istintivamente, andò a cercare la complicità di Gaara. Questo, però, teneva lo sguardo fermo sulla sua destra, quasi impiantato sul codino di Shikamaru, anche lui intento a fissare il proprio piatto con aria preoccupata.

“Prima gli ospiti.” Sentenziò con un ghigno maligno il rosso e Nara, alzando lo sguardo, iniziò a sudare freddo nel sentire gli occhi di tutti addosso.

 

Kankuro sorrideva sornione evidentemente soddisfatto della pensata del fratellino. Gaara lo fissava glaciale e dispettoso insieme – inquietante per farla breve. Temari invece con occhi languidi, in attesa – se l’aspettava davvero?!

Ma chi me l’ha fatto fare…umpf.

 

“Beh?” Lo apostrofò seccata la bionda che, chiaramente, non era molto contenta del discreto (?) successo riscosso dai suoi piatti.

Temari poteva avere tante qualità ma di sicuro la pazienza non rientrava tra queste. Né, tanto meno, la condiscendenza. Se qualcuno osava criticarle un lavoro per cui c’aveva messo l’anima, quel qualcuno era semplicemente un uomo morto.

“Che aspetti?” Domandò Gaara e mai sembrò più loquace alle orecchie dell’ospite.

 

“Che, non ti piace?” Lo guardò male Temari, che aveva iniziato a tamburellare una mano sul tavolo, in un chiaro sintomo d’insofferenza.

“Così si fredda, Shikamaru.” Ghignò furbesco Kankuro, gli occhi puntati sul volto pallido e sudaticcio del ragazzo.

 

Poteva passare dalla finestra. Non era molto lontana e per di più era aperta. Si sarebbe alzato, di scatto, e come una saetta si sarebbe dileguato da quel covo di serpi. Con Temari avrebbe messo le cose apposto in seguito, una volta avuta salva la vita. E se qualcuno troppo astuto avrebbe tentato di fermarlo, poteva sempre usare un pugno o la tecnica… Un momento, e se lo fermava Gaara? Lui e quel suo maledetto controllo della sabbia… Dov’era la sua giara? Uh, che fortuna, non c’era lì. Forse era abbastanza fortunato da riuscire a sfilarsi dal suo sguardo omicida. Magari l’avrebbe perseguitato e – che seccatura! – gli sarebbe toccato nascondersi, ma poteva anche starci per vivere, no? E Kankuro…beh, al limite gli avrebbe rubato il mascara. Voleva proprio vedere se aveva il coraggio di uscire di casa, senza!

“Allora?” Temari lo guardò torva, un vulcano in procinto di scoppiare.

 

Okay, forse lei non avrebbe capito. Ma insomma, che preferiva: un ragazzo morto o uno ancora in vita? A giudicare dal suo sguardo…la prima.

Avanti bello, è solo un…un…va beh, qualcosa. Sì, qualcosa che nemmeno Choji avrebbe il coraggio di mangiare!

 

“Shikamaru!” Il richiamo autoritario e inviperito della sua ragazza, lo costrinse a lasciar perdere i propri pensieri per ritornare alla cruda realtà. “Lo mangi o no?” Sembrava arrabbiata. Seriamente arrabbiata.

“Sono un tipo che mangia con calma, che vuoi?” Si difese, con la solita voce un po’ strascicata di chi è annoiato in modo perenne.

“Perché non dici la verità?” Saltò su Kankuro e quando l’altro alzò lo sguardo, se lo ritrovò a fissarlo con occhi dardeggianti.

 

“E sarebbe?” Alzò un sopracciglio Shikamaru, per nulla impressionato.

Il micio fece schioccare la lingua sotto il palato, prima di indicarlo senza troppi rigiri con l’indice. “Stai recuperando tempo per non mangiarlo!”

 

L’aveva detto con aria vittoriosa, come se avesse appena riportato in luce un’antica reliquia. Il ragazzo di Konoha stimò quanto avrebbe potuto impiegargli l’azione di rubargli il mascara.

“Dì, è vero?” Domandò asciutto Gaara, gli occhi oltremare pronti a mangiarselo vivo al primo errore.

Come se non fossero d’accordo, ‘sti due. Mendokuse.

 

“Rispondi, Shikamaru.” Come se non bastasse, ci si mise in mezzo pure Temari, infervorata dalle allusioni dei fratelli per ponderare sull’eventualità che si trattasse di una tattica ben precisa la loro.

Ma se era la guerra che volevano quei due…beh, lui si sarebbe finto morto. “A Konoha è irrispettoso mangiare da soli.” La buttò lì, stando attento a saettare con lo sguardo ora su uno ora sull’altro ora sulla ragazza.

 

Kankuro deglutì, Gaara divenne cadaverico e Temari sorrise.

“E che aspettate, allora?” Fece, rivolta ai fratelli che, messi alle strette, iniziarono a preparare gli stessi piani d’evasione che avevano visto occupata già la mente di Shikamaru. “Badate bene: lasciatemi anche solo un avanzo, e vi giuro che saprò come farvela pagare. Non è uno scherzo.” Li incenerì con lo sguardo la bionda, per nulla rassicurante, e i tre che sapevano quanto fosse vero si limitarono ad annuire appena, senza parole. “Buon appetito!” Rise infine Temari e per la prima volta furono tutti d’accordo su chi fosse il più squilibrato, lì.

 

###

 

Lo uccido. E poi ammazzo tutta Suna, così nessuno avrà di che obiettare. Ho deciso, lo uccido.

Lo sguardo di Gaara era a dir poco furioso mentre con uno strano tic al sopracciglio destro, fissava con acceso odio il codino d’ananas di Konoha.

 

Accanto a lui Kankuro, la mano che come al solito batteva a pugno sul palmo dell’altra, ghignava perverso.

È astuto…eh, he. È veramente astuto. Chi l’avrebbe mai detto?

 

“Ma che avete stasera?” A porre fine al critico scambio di pensieri, sopraggiunse la voce molto poco vellutata di Temari. “Sembrate una massa di posseduti!”

“Senti chi parla, tsk.” Si riscosse all’istante il fratello più grande. “Il maschiaccio del deserto!”

 

La bionda contò mentalmente fino a dieci, giusto per evitare di dargli un pugno. “Primo, non sono un maschiaccio. Secondo, tu piuttosto, che ti trucchi, che dovresti essere?!”

Shikamaru sogghignò divertito, al suo fianco, e non smise nemmeno agli sguardi di fuoco che ne ricevette in cambio.

 

“Per tua informazione, si dà il caso che il mio aspetto sia particolarmente apprezzato!” La informò pieno d’amor proprio Kankuro, ignorando volutamente la spiacevole battutaccia della stre…ehm, sorella.

“Dagli uomini o dalle donne?” Il ragazzo di Konoha non seppe resistere e, seppure con voce strascicata, non riuscì a trattenere la domanda.

 

L’altro lo guardò furioso, gli occhi rossi e iniettati di sangue ma prima che potesse superare la linea demarcata dal tavolo e affogarlo con le sue stesse mani, mettendo fine a quello strazio di serata, Temari aveva deciso per il bene del suo fidanzato che valeva la pena d’intervenire.

“Oddio, la torta. Nessuno vuole un po’ di torta? Che domande: tutti vogliono la torta!” E ghignò pericolosamente malefica, degna delle peggiori espressione di Gaara, mentre con occhiate fiammeggianti sfidava i presenti a contraddirla.

Deve essere un marchio di fabbrica, made in Sabaku. Aveva ragione papà, ma chi me l’ha fatto fare di stressarmi così!

 

Alla fine, inorgoglita del silenzio generale che si registrò, la bionda si alzò in piedi e batté con enfasi le mani. “Bene, vado a prenderla!” Squittì, in una pessima imitazione di una perfetta donna di casa, ma prima di eclissarsi in cucina si preoccupò di lanciare sguardi di fuoco a tutti i presenti, nessuno escluso. “Niente casini, mentre sono via.”

Kankuro annuì in modo quasi meccanico ma appena la sorella si fu girata non tardò a sussurrare un raccapricciante ‘sei morto’ al ragazzo sedutogli di fronte, il quale si limitò a sbuffare mentre Gaara…sicuro che la stesse ascoltando?! Mah.

 

Eppure non appena la ragazza ebbe lasciato la stanza, il rosso parve ritornare alla realtà e con espressione maniacale, si voltò verso l’Intruso. Shikamaru ostentò un’invidiabile autocontrollo mentre la sua testolina geniale aveva già valutato e analizzato nei minimi dettagli tutte le possibilità rimastegli per uscire indenne da quella casa. Attualmente, capitolò, erano pressoché vicine allo zero assoluto.

Beh, se i fatti stavano così, tanto valeva mettere subito le cose in chiaro. Svogliato cronico okay, pigro da fare schifo pure, ma codardo, questo mai.

 

“È chiaro che non vi sono affatto simpatico e…”

“Ma va? Audace!”

Gaara lo fulminò con un’occhiata glaciale. “Kankuro, sta zitto.”

“Umpf.” Il ragazzone sbuffò e gettò le mani in avanti con aria annoiata, a volerlo falsamente invogliare a continuare.

 

“…E nemmeno voi mi piacete.” Riprese in mano il discorso Shikamaru, facendo uno sforzo enorme per parlare quando voleva chiaramente rimanersene in silenzio e possibilmente lontano da quella tavola. “Ma anche se personalmente vorrei vedervi morti, siete purtroppo i fratelli di Temari e non è colpa sua se è stata così sfortunata.”

Kankuro ringhiò a quelle parole e per un istante parve sul serio sul punto di assalirlo e farlo fuori lì su due piedi. Gaara, invece, rimase perfettamente immobile quasi che le parole gli fossero scivolare addosso senza alcun riscontro. Esortato dalla reazione positiva (?) dei due, Shikamaru decise di continuare il discorso per quanto quel ruolo gli gravasse sulle spalle pari al peso del mondo.

 

“Perciò, nel bene o nel male, mi sa che vi devo sopportare. Perlomeno fino a quando Temari non si deciderà ad uccidervi lei stessa, ovvio.” Li fissò entrambe, ora l’uno ora l’altro, con espressione terribilmente seria e per un istante l’aria annoiata di sempre era scomparsa dal suo volto.

Kankuro latrava ancora, ma di certo la reazione più preoccupante era quella di Gaara. O meglio, la non-reazione, visto che continuava a fissarlo con insistenza ma senza battere ciglio. Shikamaru sarebbe volentieri scappato, se solo non avesse richiesto troppi sforzi.

 

“Ecco la torta!” A porre fine a quel bizzarro gioco di sguardi sopraggiunse Temari, in tutto il suo splendore con quello che a suo dire doveva essere una torta. “Avete fatto i bravi, ma che carini! Vi meritate la doppia porzione!”

I tre impallidirono mortalmente. Quella ragazza sapeva essere più minacciosa di un kunai, alle volte. Anzi, dell’intero Akatsuki!

 

“Ma è commestibile?” Domandò infine Kankuro, il solito sensibile e attento al non ferire i sentimenti delle donne.

Temari gli lanciò un pugno in testa, severa. “Che stai insinuando, eh?” Gli abbaiò contro, inferocita.

L’altro fece per dire qualcosa, ma l’improvviso movimento di Gaara attirò all’istante le attenzioni di tutti. Il ragazzo, difatti, sorprendendo tutti aveva deciso di sacrificarsi a cavia della serata, prendendo un pezzo della pseudo torta e ingoiandone un pezzo incolore.

 

Kankuro spalancò la bocca, insicuro sulla sanità mentale del fratello. Va beh, proprio insicuro no, però almeno non aveva mai provato ad uccidersi prima con un pezzo di torta cucinato da Temari! Possibile che avesse ancora manie omicide e che non potendo mietere vittime a destra o a manca, avesse deciso di sacrificare se stesso? Eppure quel stramaledetto demone era scomparso dal suo corpo!

Ma Gaara non era impazzito. Non del tutto almeno. Il suo sguardo di ghiaccio era indirizzato a Shikamaru e lui, che intelligente lo era, non faticò a fare due più due. Lo stava sfidando. Lampante come il fatto che Choji sarebbe morto senza le sue patatine. Per cui, per lo stesso ragionamento di prima, non poteva non accettare la sfida.

 

“Vedi Kankuro?” E si buscò l’ennesimo scappellotto. “Se fosse stata velenosa, non starebbero al bis! Uomo di poca fede, tsk.”

Ma ciò che Temari ignorava, era il motivo scatenante di quella reazione, indubbiamente lontano dalla sua convinzione di aver realizzato un piatto degno di replica.

 

“Hai ragione.” Gli occhi di Kankuro scintillarono pericolosamente, mentre si alzava in piedi. “Chi vuole il caffè?”

La sorella gli gettò un’occhiata perplessa – da quando faceva il caffè? – ma prima ancora di poter ricevere risposta, il ragazzo si era già precipitato in cucina.

E intanto Shikamaru e Gaara erano già al terzo pezzo di torta.

 

###

 

“Sei sicuro di stare bene?” Temari lo fissò scettica, lievemente preoccupata dal colorito verdastro del volto di Shikamaru.

“Che seccatura, ti ho già detto di sì.” Sbuffò quello, salvo poi accusare una nuova fitta allo stomaco e pentirsi del movimento, seppur minimo.

 

Lei lo fissò, ancora titubante, ma decise di non indagare oltre. Non era sicura di volerne sapere il motivo dopotutto. E comunque era troppo contenta di come era andata la serata, per rovinarsi da sola la festa.

Insomma, alla fine s’era conclusa bene, no? Niente stragi o massacri, il che era già un bel punto a suo favore. Senza contare che nessuno dei suoi due fratelli aveva tentato di ammazzare il suo ragazzo con del veleno, perciò a conti fatti non poteva andare meglio di così.

 

Sì, si sentiva piuttosto soddisfatta.

Magari se fossero stati un po’ più socievoli…va beh, mica poteva chiedere l’impossibile! A ben vedere aveva un ragazzo nato già stanco, un fratello megalomane e con seri problemi d’identità, ed un altro con preoccupanti cambi d’umore ed eccessi da squilibrato. Alla fine, il solo fatto che ne fossero usciti tutti incolumi, era già un bel risultato!

 

Comunque rimaneva il sospetto di essersi persa qualcosa. Un passaggio fondamentale. Una conversazione forse?

Nah, dubitava. Conoscendoli, erano tutti troppo spostati per affrontare alcun genere di discussione. Figurarsi se poi erano tanto matti da farlo con il rischio che lei li beccasse! Surreale, insomma. Impossibile.

 

“E dai, su con la vita cry-baby!” Gli tirò una poderosa pacca sulla spalla lei, e lui fu per poco che non finì spiaccicato contro al muro alle sue spalle. “Almeno adesso non dovrai più nasconderti come un coniglio, no?”

Shikamaru allungò il collo all’indirizzo di Gaara e Kankuro, appollaiati a qualche metro di distanza, e di certo non pensò a ribattere al fatto di essere stato chiamato coniglio quando il micio gli mimò gentilmente la fine del decapitato.

 

“Magari la prossima volta che vengo a Konoha, porti tu a me a conoscere i tuoi, no?” Azzardò a dire Temari, ma dall’espressione truce del viso Shikamaru non la classificò come una domanda quanto piuttosto come un ordine ben preciso.

Ma che seccatura, le donne!

 

“Sì, va beh. Purché non ti porti gli squilibrati.” Rispose Nara con un cenno del capo all’indirizzo degli altri due, che lo fissavano in tralice da poco lontano.

“Ma quanto sei simpatico da uno a dieci, eh?” Alzò gli occhi al cielo Temari, fingendosi scocciata nonostante il risolino sotto i baffi.

“Undici. Mendokuse!”

 

Lei rise e intanto lo spinse con forza verso la porta, il tutto ovviamente sotto lo sguardo attento dei fratelli. “Vedo che sei il solito arrogante, cry-baby!”

“E tu la solita scorbutica.”

Temari rise ancora più forte, la porta aperta per magia – Gaara? – alle spalle del ragazzo. “Un arrogante ed una scorbutica…che dici, possono stare insieme?”

 

Shikamaru fece finta di pensarci su, prima di negare. “No.”

“Fammi indovinare: troppo faticoso?”

Lui ghignò. “Esatto, seccatura.” E così dicendo, si chinò a baciarla, incurante degli sguardi omicidi che ricevette dai presenti.

 

“Giuro che l’ammazzo.” Sibilò tra i denti Kankuro, schifato, prima di rilassarsi repentinamente. “Però devo riconoscere che ha del fegato il pivello. Mi sa che il veleno nel caffè glielo risparmio la prossima volta! Anzi mi risparmio proprio il caffè, visto che non se lo beve comunque! O pensi che abbia capito tutto? Nah, lo escludo!”

Gaara ci pensò su per un istante, prima di accennare a quello che nel suo dizionario doveva essere un sorriso. “Che bastardo…” Mormorò appena con una presunta punta di divertimento nella voce, prima di voltarsi e andarsene via sotto lo sguardo confuso del fratello.

 

“E adesso dov’è che vai?”

“Nel mio studio. Ho da fare.”

“A quest’ora?”

 

Ghghgh.

 

“Ma che era?!” Si domandò perplesso Kankuro, mentre il fratello scompariva di fretta e dall’altra parte Shikamaru sembrava essersi come volatilizzato.

Colpa della torta o degli impegni? Mah, difficile dirlo.

 

“Ah Temari.”

“Che vuoi sfigatto?”

Lui la incenerì con lo sguardo, intanto che richiudeva il portone. “Poi mi spieghi che diavolo di storia è questa di cry-baby.”

 

Temari sorrise, impercettibilmente.

“Magari un giorno, Kankuro.” E si eclissò a sua volta, lasciandolo solo in balia dei propri dilemmi esistenziali – meglio il mascara, o la maschera da gatto?

 

(Ops, scusate, non quelli!)

 

 

 

Fine

(Per ora!)

 

 

 

[I personaggi di Naruto non mi appartengono ma sono ivi da me utilizzati senza scopo di lucro]

 

 

(1) Proverbi giapponesi reclutati su Wikiquote.

 

 

 

N/A

Piccolo sfizio personale che ho voluto togliermi.

Come sarebbe stata la prima cena di Shikamaru a casa Sabaku?!

Ecco, questa è stata la domanda scatenante che ha portato alla nascita di questa cosina. Mi rendo conto che non è il massimo, ma mi sono divertita a scriverla e personalmente Kankuro e Gaara versione fratelli gelosi, ce li vedevo bene! ^-^ Voi che dite?

Fatemi sapere e chissà che un giorno non mi venga voglia di continuarla! “Scene di vita di un povero martire”, sarebbe carino no? Okay, sto ufficialmente delirando.

Facendo i seri (?) ammetto che questo è il mio primo esperimento ShikaTema. E sì che non è proprio romantica, ma sinceramente con Shikamaru e Temari l’idea di romanticismo proprio và a farsi benedire! Non so perché, forse è Shikamaru che proprio non ce lo vedo inginocchiato a chiedere la mano! >.<

Dedicata a quanti leggeranno, apprezzeranno o meno questa storia. E a quanti si soffermeranno a lasciarmi un commentino, giusto per farmi sapere cosa ne pensano.

Ah, quasi dimenticavo!

Dedicata anche a tutti quelli che come me non possono fare a meno di chiedersi cosa significhi vivere con due fratelli piuttosto svitati e avere un ragazzo che definire pigro, è fargli un complimento!

Adesso dovrebbe essere davvero tutto. Alla prossima! Baci.

Memi J

 

  
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