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Autore: KatrinaLennon    26/01/2014    1 recensioni
«E tutti gli umani hanno il proprio se stesso nel Mondo del Subconscio?»
«Certo»
«E il tuo umano dov’è?»
Genere: Demenziale, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chanyeol, Chanyeol, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio tantissimo chi ha visualizzato, recensito e chi lo farà in futuro. Spero che questa storia non sia stata proprio un completo disastro e che vi lasci qualcosa dentro.  Grazie a tutti e ovviamente alla mia dolcissima Nina al quale è dedicato.
Durante la lettura consiglio l’ascolto di http://www.youtube.com/watch?v=anicaKGED00


-Kat




(4)

'I sogni non sono Irrealtà'



 

Passarono il resto dei giorni tra il Subconscio e la Realtà. Ormai erano la stessa cosa in tutti e due i mondi, presto Nina scoprì che non poteva fare a meno di provare del sentimento per il ragazzo perché faceva parte di lei. Era qualcuno che lei stessa aveva creato, qualcuno che la completava. Dentro sé contava i giorni che la separavano dal diciassettesimo giorno.


Da quel giorno piovoso in cui aveva incontrato Chanyeol, a accezione del giorno in cui lo aveva cercato, aveva continuato a piovere e ad essere sempre buio e freddo, anche quando un sole lontano e debole cercava di fare capolino tra le nuvole. Un tempo piuttosto insolito per essere ancora in estate. Le sembrava più irreale il Mondo della Realtà piuttosto che l’altro.
Passarono quindi molto più tempo sotto il melo, e Nina era ignara che lì anche la concezione del tempo era diversa. Lo scoprì in quello che pensava fosse il decimo giorno. Si svegliò nel suo letto aspettandosi di trovare come al solito Chanyeol seduto a terra che l’aspettava. E invece lui non c’era.
Si alzò ripassando a mente tutto ciò che si erano detti sotto il Melo ma non trovò nulla che potesse aver detto che avesse anche solo minimamente urtato la sensibilità del ragazzo.
Un capogiro le fece perdere per un attimo l’equilibrio e un brontolio allo stomaco l’avvisò che era ora di mangiare. Aveva davvero così tanto bisogno di nutrirsi? Aveva mangiato solo pochi minuti prima che si addormentasse. In preda agli sbadigli si trascinò verso la cucina e mangiò gli avanzi del pasto scorso. Mentre consumava il cibo si accorse inorridita che quella roba era andata a male. Tra le nausee si alzò e buttò tutto ciò che restava nel secchio. ‘Maledetto frigo’ pensò tra sé mentre cercava di togliersi dalla bocca il saporaccio del cibo. Era troppo stanca per mettersi a cucinare qualcos’altro, perciò si accovacciò sulla poltrona, chiudendo gli occhi stancamente.
Si avvicinò alla figura al limite dell’ombra un po’ titubante, restando qualche centimetro indietro. «E’ successo qualcosa?» disse piano.
Chanyeol si girò e la strinse fra le braccia senza dire nulla. Durò forse un minuto ma sembrò un’eternità.
Si allontanò mettendole le mani sulle spalle e guardandola forte negli occhi. Lei continuava a non capire.
«Chanyeol…»
«Vedrai che andrà tutto bene» disse lui automaticamente.
«Ma cosa? Che stai dicendo?» lo scrutò un po’ in ansia.
«E’ la mattina del diciassettesimo giorno»
«Ma cosa dici, siamo appena al decimo» disse lei ricontando i giorni mentalmente, poi notando che l’espressione stanca di Chanyeol non cambiava aggiunse «non scherzare»
Non le rispose e la strinse di nuovo a sé.
«Qui il tempo scorre in modo diverso. Quelli che ti sembrano minuti qui in realtà possono essere ore, giorni del Mondo della Realtà … Non lo… sapevi?» chiese un po’ preoccupato vedendola sbiancare
«N-no» balbettò . Deglutì a fatica e poi cercò di parlare. «Quindi tra qualche… tra un po’ finirà tutto?» disse senza riuscire a realizzare davvero.
«Mh» annuì lui di rimando. Le prese il viso tra le mani. «Non scordarmi, va bene?»
Nina affondò lo sguardo nel suo, chiedendosi come avrebbe mai potuto dimenticarlo. Non era umanamente possibile, anche se avesse voluto non sarebbe successo.
«Mai»
Chanyeol sorrise ancora, e accostò la sua fronte a quella della ragazza.
Poi si staccò come punto da qualcosa «Ah! Quasi dimenticavo!» si frugò fra le tasche ed estrasse una penna che Nina identificò come la sua penna preferita.
«Quando l’hai presa!?» esclamò lei guardandola incredula
Lui rise e le prese la mano sinistra, cominciando a scrivere. «Oh, passano sempre una buona manciata di minuti da quando esci di qui a quando ti risvegli nel Mondo della Realtà» spinse un po’ di più la penna e annuì soddisfatto del suo lavoro. La fece di nuovo sparire tra le sue tasche e le lasciò andare la mano per poi prendere quella destra, portandola sotto l’albero.
Si sedettero e come sempre Nina si sdraiò sulle gambe di Chanyeol lasciando che lui le accarezzasse i capelli.
«A me sembra tutto normale» dichiarò lei guardando quella specie di luce solare passare attraverso i rami dell’albero.
«Già… » sospirò lui.
Nina  portò la mano sinistra vicino al proprio volto, cercando di decifrare ciò che Chanyeol ci aveva scritto sopra.
«Mh… I… sogni non… sono… irrealtà… I sogni non sono irrealtà?»
«Mh-mh» annuì lui guardandole la mano e ciò che aveva scritto
«Oh, lo so che i sogni non sono irrealtà» sorrise lei guardandolo dal basso.
«Lo so, che lo sai» sorrise anche lui, posandole un  bacio sulle labbra.

 Chanyeol sapeva. Sapeva esattamente cosa sarebbe successo, quando sarebbe successo e forse anche perché era successo. Ma lo lasciò custodito nel suo cuore. Sinceramente, si disse poi, non avrebbe immaginato un modo migliore per sparire. Mentre quel bacio si consumava caldo tra loro, tutto il resto intorno si rompeva in tanti piccoli petali freddi di morte.  Se qualcuno avesse visto quella scena dall’esterno l’avrebbe trovata sicuramente uno spettacolo mozzafiato.
Ma lui non la pensava allo stesso modo: piano piano sentì le forze che lo abbandonavano, aprì gli occhi solo per vederla un’ultima volta, poi li richiuse lasciandosi andare al nulla.

Nina si risvegliò di colpo, aveva sentito fin dentro le vene l’energia del Mondo del Subconscio sparire, ma si era rifiutata di aprire gli occhi, voleva ricordare quel Mondo nella perfezione della serenità.
Non ebbe il tempo di fare nulla, nemmeno di versare una lacrima, che la stanchezza la riportò nel sonno, stavolta senza alcun sogno.
 


*


Quanto tempo era passato?
Ore? Giorni? O forse addirittura settimane?
Un raggio di sole le pizzicò il viso, infastidendo il suo sonno.
Aprì gli occhi cercando di capire dove si trovasse, sperando nel profondo che fosse ai piedi di un melo.
Al tatto invece trovò il suo lenzuolo. Non capì perché ne restò delusa.
Sentì il viso un po’ appiccicoso, si sfiorò quindi le guancie trovandoci piccoli sentieri di acqua salata ormai secchi.
Aveva pianto nel sonno?
Cercò di ricordare cosa avesse sognato ma nulla. Non riusciva a ricordare niente.
Si mise seduta sul bordo del letto stropicciandosi gli occhi. Era del tutto riposata, chissà da quanto non dormiva così bene. (chissà perché era da tanto che non dormiva così bene.)
Si alzò e si fece la colazione, non notando che erano le tre del pomeriggio.
Mentre lavava le stoviglie che aveva usato si chiese come mai si stesse sorprendendo del fatto di non essere già stanca.
Girando per la casa si accorse che sembravano settimane che nessuno puliva, perciò si tirò su le maniche e si mise all’opera. Per ultima si lasciò la sua stanza, così, una volta finito di rifarsi il letto, si sedette alla propria scrivania, cercando di mettere a posto anche i propri pensieri. Si sentiva strana, ma non riusciva a ricordare perché. Le mancava qualcosa. Tirò fuori il telefono per scrivere a qualcuno, magari scrivendo avrebbe ricordato cosa dire e a chi dirla, ma nulla. Il vuoto più totale. Mentre pensava prese un fogliaccio lì accanto e cercò nel portapenne la sua penna preferita, non trovandola ne prese una caso cominciando a scarabocchiare. Lasciò andare la mano sovrappensiero, quando poi guardò cosa fosse venuto fuori si ritrovò davanti un paio d’occhi. Le fece uno strano effetto guardarli, ci scrisse sotto di getto
‘Non dimenticare’.
Sorrise scuotendo la testa, chiedendosi che pazzia fosse mai quella. Accartocciò il foglio, ma mentre si preparava a buttarlo nel secchio notò una macchia nera sulla propria mano. Posò il foglio sulla scrivania pronta a cancellare con le dita quell’eventuale macchia d’inchiostro, poi si fermò vedendo che era una scritta semicancellata. Quella non era sicuramente la sua scrittura.
«I… sogni…» lesse ad alta voce allungando la pelle della mano per cercare di capire meglio, «non… sono irrealtà. I sogni non sono irrealtà». Si ripeté quella frase a mente, ma proprio non riusciva a ricordare dove l’avesse già sentita o ancora peggio chi l’avesse scritta. Riaprì il foglio accanto a lei, e guardò gli occhi che aveva disegnato. Poi di nuovo la scritta.
Ma non riusciva a ricordare.
«Ho dimenticato» le uscì fievolmente dalle labbra.
Una parte di lei ebbe un tuffo al cuore, ma ritornando in se stessa si chiese cosa mai avesse dovuto ricordare, o cosa mai avesse scordato.
Guardò l’orologio, segnava le tre di notte. Spostò lo sguardo fuori dalla finestra e si accorse che era buio.
Mise a posto la sedia e accartocciò di nuovo il foglio, buttandolo nel secchio.
Si andò a fare una doccia, lasciando che l’acqua le cancellasse il poco inchiostro rimasto sulla mano. Poi si buttò sul letto, prima di addormentarsi inconsciamente sperò di riaprire gli occhi e trovarsi sotto la luce filtrata dai rami di un melo.
Ma dormì solo una tranquilla notte senza sogni.


 

  
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