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Autore: xineedhugss    26/01/2014    3 recensioni
Sheryl, sedicenne costretta a trasferirsi dalla zia dopo l’arresto del padre. Crede che la sua vita non potrebbe andare peggio di così... purtroppo si sbagliava. Nonostante avesse cambiato città le regole del gioco erano sempre le stesse. Ma non sarà sola ad affrontare ciò che il destino ha in serbo per lei. Sheryl aveva trovato qualcuno, solo che ancora non ne era al corrente!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Un Martedì mattina come tutti gli altri. Sveglia alla solita ora, solita doccia mattutina, soliti vestiti poco costosi e solita colazione nella solita cucina. Tutti i giorni la stessa storia, avevo uno stile di vita abbastanza nella norma, come tutti i ragazzi della mia età… peccato che fossi cresciuta solo con un padre cocainomane. Non che volesse diventarlo, per carità, ma non è facile crescere una figlia senza la supervisione di una donna. per tutto quel tempo aveva sempre detto di farcela, di non voler trovare qualcuno che lo aiutasse… è sempre stato in grado di cavarsela in tutti i casi. Eppure c’è stato un momento nella sua vita che l’ha messo a dura prova. Avevo circa otto anni quando ha iniziato ad assumere stupefacenti. Io restavo per giorni a casa da sola, per questo, fin da piccola ho imparato ad assumere il controllo della mia vita e a non dipendere da nessuno. Ero abituata all'assenza di mio padre, ma spesso, soprattutto da bambina, non riuscivo a spiegarmi il perché io non avevo la stessa famiglia dei miei compagni di classe. Non ho mai conosciuto mia madre e questo è stato davvero un ostacolo da superare durante gli anni, alla fine, però, ci si rassegna. A volte mi chiedo come sarebbe stata la vita dei miei senza quella stupida complicazione durante il parto. A quest’ora io non sarei qui, ma mia madre si insieme all'uomo che ha amato più di se stessa. Ho sempre invidiato il carattere di mia madre, dalle storie che papà mi raccontava da bambina. Era, oltre ad essere bellissima, una donna forte, senza scrupoli. Lottava per ottenere ciò che desiderava, e forse questo l’ho preso da lei. Era una donna orgogliosa della vita che conduceva, rispettava ed aiutava chiunque le capitasse a tiro. Era una donna meravigliosa, in tutti i sensi e papà non faceva altro che ripetermi quanto si ritenesse fortunato per averla sposata. Poi, tutto cambiò. come del resto anche il rapporto con mio padre. Non che mi ritesse colpevole di aver ucciso la sua amata, ma ogni volta che rientrava a casa si chiudeva nel suo mondo… così, ho iniziato a farlo anche io.
Quel martedì mattina, come da copione, ero da sola. Dopo aver riposto i cereali nell'apposito sportello, stavo per uscire di casa e andare a scuola, come tutti i miei coetanei del resto. Non appena uscì di casa vidi due macchine della polizia. In una… c’era papà. 
"Buongiorno signorina…Hall" disse un poliziotto dando rapidi sguardi a dei fogli che aveva in mano. "volevamo parl…"Lo interruppi.
"perché mio padre è in una delle vostre auto?" m’allarmai.  
"era proprio di questo che volevamo parlarle." si affrettò a rispondermi l’altro. "suo padre è stato arrestato questa mattina." continuò.
"arrestato? P-perché? Cosa ha fatto?"
"l’abbiamo sorpreso a vendere stupefacenti a dei minorenni…"

 "siete sicuri che sia stato lui? Avete delle prove?" non riuscivo a crederci.
"si, le abbiamo eccome. Adesso lei verrà con noi in tribunale." disse il poliziotto più alto dirigendomi verso l’altra auto, quella vuota. Mentre camminavo sull'asfalto mi girai verso papà. Mi stava lasciando sola, per chissà quanto tempo. Ero abituata alla sua assenza ma dopo qualche giorno tornava. Ma, in quel caso, non sarebbe tornato a casa dopo qualche giorno. Non avrebbe speso gli ultimi risparmi per comprare quella merda che ora lo stava portando via da me. Chissà come si sentiva, glielo avrei anche chiesto, ma le mie gambe erano paralizzate e la mia gola più secca di un deserto a mezzogiorno. Sta di fatto che io mi sentivo persa, vuota, distrutta. Avevo perso già mia madre e ora, anche l’uomo che mi aveva cresciuta e, anche se non c’era stato ai miei ultimi compleanni, alle recite scolastiche e alle cose che ritenevo importanti era comunque mio padre. Come avrei fatto senza di lui? Ma soprattutto, senza i suoi consigli quando ritornava a casa? Ha sempre voluto il meglio per me, infatti mi ha sempre tenuto fuori da qualsiasi pericolo, continuava a dirmi di non fare mai lo sbaglio che ha fatto lui perché dopo, era difficile uscirne. Mi voleva bene, a suo modo, e io ne volevo a lui. Tanti, troppi pensieri invasero la mia testa per tutto il tragitto fino al tribunale, dove ci sarebbe stato il processo per decretare, oltre il destino di mio padre, anche il mio. Ovviamente fu reputato colpevole e gli furono assegnati otto anni nel carcere della città. Quando i poliziotti con cui avevo parlato qualche ora prima lo portarono via, mi sentii morire. Urlai contro di lui, mentre pian piano si allontanava sempre più da me e dalla mia vita. Si girò, con uno sguardo di chi è stanco e pentito, e mi fece segno di leggere il labiale. Accennò un debole ma chiaro ‘a presto’ e, voltandosi continuò a camminare al centro dei due uomini in divisa. Stavo quasi per piangere ma feci in tempo a prendere un fazzoletto e asciugarmi quell'accenno di lacrima che lottava per non cadere. Ho sempre odiato piangere in pubblico. Stavo per uscire dall'aula dove si era svolto il processo, quando, il giudice non mi riprese e mi ordinò di andare verso di lui. Voleva parlarmi. Almeno così disse.
"Ciao Sheryl." disse, a momenti sussurrando.
"salve" risposi fievolmente. 
"perdona la stupida domanda ma, come ti senti?" evitai l’argomento.
"non sei più una bambina, ora puoi capire cosa è giusto e cosa è sbagliato. Lui ha sbagliato ed è giusto che ne paghi le conseguenze."
 Continuò cercando di avere un dialogo, tuttavia vedendo il mio non interesse alle sue parole s’ostinò.
"ma, non era di questo che volevo parlarti. Volevo avvisarti che sta sera partirai per Wolverhampton, da tua zia Gladys. La tua nuova tutrice" 
"cosa?" echeggiai.
"ora che tuo padre è stato arrestato, essendo minorenne, non puoi restare a casa da sola. È contro la legge."
Sembrava uno scherzo, ma molto di cattivo gusto. Prima papà che viene arrestato ora mi toccava trasferirmi da una zia che avevo visto si e no tre volte nelle vacanze Natalizie qualche anno fa.
"e se io non voglio andarci? Potrei andare a vivere con mia nonna…" proposi.
"Sheryl tua nonna è troppo anziana per prendersi cura di te. Abbiamo già avvisato tua zia del tuo arrivo e di tutta la situazione. Alle sei di questa sera arriverà una macchina davanti a casa che ti porterà fino a destinazione. Ora va e prepara le tue cose."
Non sapendo cosa dire… presi un taxi e tornai a casa. Ero sotto shock. Completamente sotto shock. Ero rimasta ‘orfana’ e per di più mi toccava riiniziare una nuova vita in una nuova città. Mi feci un’altra doccia, era come se l’acqua bollente riuscisse, per qualche minuto, a farmi dimenticare il resto del mondo. Mi rivestii e cercai di mangiare qualcosa ma il mio stomaco sembrava non accettare ne cibo ne acqua. Tornai di sopra, iniziai ad accettare l’idea che da li a qualche ora sarei stata in viaggio verso una vita completamente estranea dalla mia. Cominciai a fare i bagagli. Presi degli scatoloni e li riempii con tutto ciò che trovavo. Anche le cose più stupide non le avrei mai lasciate. Sembrò un misero istante e la macchina mandata dal giudice era già fuori dalla porta che aspettava il mio arrivo. Aprii la porta e un signore, sulla quarantina, all'apparenza gentile, s’apprestò ad aiutarmi con bagagli e scatoloni. Quanto tutto fu messo nell'auto, diedi un ultimo sguardo a quella che era stata da sempre la casa in cui avevo vissuto, guardai un ultima volta la strada che avevo percorso milioni di volte per andare a scuola e salii in macchina. L’autista, che disse di chiamarsi George, mise in moto e partì. Quasi mi dimenticai di Jen, la mia migliore amica, le inviai un semplice messaggio con su scritto che sarei stata via per qualche tempo e mi scusai per non essere passata a salutarla. Poggiai il telefono sulle gambe e mi infilai le cuffiette, il viaggio sarebbe stato lungo e stancante. Guardai fuori dal finestrino semi aperto, quanto bastava per lasciar entrare un po’ d’aria fresca, la città in cui ero nata sparire sempre di più nel buio della sera che avanzava. 
 
 
*spazio autrice*
salve a tutti, questo è il primo capitoli della mia storia.
spero davvero che vi piaccia, che continuerete a leggerla e magari recensirla. 
mi farebbe tanto tanto tanto piacere c:
 Volevo solo dire che ogni settimana pubblicherò un capitolo...
quindi vi aspetto numerosi lol 


claudia;
  
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