Anime & Manga > Saiyuki
Segui la storia  |       
Autore: Seiten_85    26/01/2014    1 recensioni
Nella sua stanza, in un'anonima locanda, Hakkai è intento ad annotare qualche pensiero sul proprio diario di viaggio.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cho Hakkai
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Gojyo

E per ultimo, ma non per importanza, vorrei ringraziare te, Gojyo, perché senza di te, quella notte, sarei sicuramente morto sotto quella pioggia scrosciante.
Il tuo essere poco gentile nell'uccidere qualcuno che desidera morire, mi ha permesso di continuare a vivere. Senza sapere chi fossi, né da dove venissi, mi ospitasti in casa tua, curandomi.
Forse furono proprio i tuoi occhi e i tuoi capelli a salvarmi, in fondo, in un certo senso. Il sangue dei tuoi occhi. Il sangue dei tuoi capelli. Quello stesso sangue di cui le mie mani si macchiarono durante il compimento della mia vendetta.
Per quanto desiderassi vivere per un altro poco solo per portare via e seppellire il corpo della donna che amai, tu ti rivelasti l'unica ragione per cui continuare ad esistere.
Mi sarei aspettato il disprezzo da parte tua, quando ti raccontai il massacro che commisi e per chi, invece, mi sorridesti e mi dicesti che cose come quelle potevano capitare. Io risi, ma, in realtà, mi sorprese e imbarazzò il tuo modo di pensare. Le parole che mi rivolgesti dopo mi colpirono ancora di più e, intimamente, te ne fui grato.
L'espressione che mi rivolgesti quando ci incontrammo al mercato subito dopo la mia rinascita come Cho Hakkai mi fa ancora sorridere: sembrò che tu avessi visto uno spirito.
Col tempo, conoscendoti, imparai a leggere oltre alle crude parole che, spesso, ti capita di rivolgere.
So che, spesso e volentieri, rivolgo sorrisi falsi per non mostrare apertamente il mio dolore e per non incrementare ulteriori preoccupazioni nel gruppo. Sono anche consapevole del fatto che dà molto fastidio soprattutto a te, Gojyo, e il motivo penso che sia più che comprensibile.
Nonostante conosca il tuo passato e la vita che conducesti con Banri, ancora non riesco a definirti un cattivo ragazzo.
Quando vissi con te, in casa tua, compresi anche il disagio che provasti nel tornare a casa e trovarla pulita e in ordine, oltre alla cena sul tavolo. Infatti me lo esprimesti anche a parole, ma io non mi offesi, anzi, lo trovai molto onesto da parte tua.
Quando Banri si presentò buttando giù la porta con un calcio mi innervosii molto, ma cercai di non farlo notare, soprattutto per il fatto che fu un tuo amico, anche se mi resi conto che non fu affatto così.
Ricordo la volta in cui alcuni demoni vennero a cercarti a casa e tu, sapendo bene che fosse una trappola, li seguisti. Ricordo che, uscendo di casa, mi ritrovai a preoccuparmi per te, così decisi di cercarti per riportarti indietro. Infatti riuscii nell'intento, ma per portare a compimento ciò, dovetti privarmi dei dispositivi, liberando il potere demoniaco uccidendo quei demoni.
In questo viaggio non sono state poche le volte in cui non mi sia preoccupato o arrabbiato, ma, comprendimi, è perché ci tengo davvero a te.
Come la notte in cui Chin'iso, per mezzo della sua bambola, ti attaccò, innestandoti quel seme accanto al cuore proprio perché Sanzo ti sparasse davanti a me. Ebbi paura. Tanta. Così che, dopo averti risanato la ferita svenni, non reggendo più la tensione. Quell'episodio fu molto duro, per me, facendomi tornare alla mente ogni momento passato, vittima a cui strappai la vita e lacrima che versai per la mia Kanan.
Il modo in cui dimostrasti la tua preoccupazione nei miei confronti, all'inizio mi sembrò come un'azione d'obbligo, ma poi mi resi conto che, davvero, fu per vera preoccupazione.
Mi sentii davvero uno sciocco, quando Kokaiji e i suoi sottoposti vennero ad aiutarci nel deserto, quando cercai di non farci seppellire dalla sabbia, creando una barriera. Stetti sul punto di perdere i sensi dopo aver sottoposto il mio corpo ad uno sforzo maggiore di quanto, in realtà, mi fossi potuto permettere. Tu mi ripresi, dandomi dello stupido, ma non mi guardasti in volto. Sulle prime mi dissi che fosti arrabbiato e, probabilmente, fu così, ma, ripensandoci fu proprio causa della preoccupazione. Ne ebbi la certezza quando guidai verso il villaggio: stetti per perdere i sensi, ma tu bloccasti la mia mano sul volante proponendomi di fare cambio alla guida. Sulle prime rifiutai, sapendo delle tue costole rotte, ma tu insistetti, così cedetti e ti permisi di metterti alla guida.
Devo ammettere che mi arrabbiai davvero molto, quando tu te ne andasti per cercare Kami-sama. In effetti il tuo comportamento cambiò molto dalla morte di Kinkaku. Ti comportasti come se nulla fosse accaduto, poi, un giorno, venendo svegliare te e Goku, trovai il tuo letto intatto e i tuoi effetti personali assenti. Mi arrabbiai, certo, in parte con te, ma una buona percentuale di colpa la diedi a me stesso, non riuscendo a perdonarmi per averti impedito di andartene, nonostante conoscessi le tue reali intenzioni. Ebbi paura di mostrare troppo apertamente i miei sentimenti, nonostante tutti ne fossero a conoscenza. Sì, mi comportai da vigliacco. Lo sfogo verso Sanzo mi servii per liberarmi di quella sensazione opprimente che mi fece sentire chiuso in gabbia. Quando ti trovammo provai molto sollievo, ma dovetti mantenere un certo contegno, così, ti rinfacciai bonariamente, il fatto di usare le lattine di birra vuote come posacenere, sapendo perfettamente che avresti compreso ciò che intesi. In fondo, tra noi, è sempre stato così: comprenderci con uno sguardo.
Ecco, lo scontro con Kami-sama fu un'altra occasione in cui salvasti la vita non solo a me, ma a tutto il gruppo. Rischiammo parecchio, in quell'occasione, ma, grazie a te, e a Goku, in un certo senso, riuscimmo a cavarcela.
Rammendo anche la volta in cui quella donna, con in braccio il suo bambino, venne da noi e ci mostrò i segni di una nuova malattia sul suo corpo. Purtroppo seppi già che non ci fu niente da fare e Hazel si intromise dicendo di non poterla aiutare perché non ebbe più anime nel medaglione, rinfacciandoci il fatto di non aver fermato Jeep quando incontrammo il bambino demone. Fu così che mi alterai, prendendolo per il bavero. Tu gridasti il mio nome, come volermi fermare, ma io non ascoltai. Fui troppo furioso con Hazel per ciò. Così infuriato che non mi venne in mente nemmeno uno straccio di insulto da sputargli in faccia. Fu allora che ci sorprese tutti, rivelandoci la sua consapevolezza per quanto riguardò la nostra natura demoniaca. Lo lasciai andare.
Quella notte parlammo molto a proposito di Hazel e del suo potere di resuscitare i morti utilizzando le anime dei demoni.
Ricordo che mi facesti notare che la mia reazione verso Hazel non fu affatto da me. Ti contraddissi, con aria e un po' delusa e amareggiata, proprio perché seppi che avrei dovuto cercare di contenere il mio nervosismo, in quel momento. Quando ti dissi di aver dato un bello spettacolo, tu scattasti a sedere sul letto, come infastidito: infatti mi dicesti che non fu ciò che intendesti. Ti contraddissi nuovamente dicendoti che, forse, fu proprio per la somiglianza con lui e tu mi risposi chiedendomi il motivo per cui avrei dovuto somigliargli. Poi cambiasti improvvisamente in un'espressione seria, confidandomi che, quel tipo, non ti piacque affatto, non sapendone il motivo.
Poi, però, mi venne in mente il discorso che fece Banri sulla discriminazione verso i demoni da parte degli umani e sul fatto che questi ultimi avrebbero subito la rabbia della razza da loro disprezzata e che, in fondo, questa rivolta, si stesse concretizzando, anche se, in parte.
Quel giorno, sul ponte, parlammo sulla reazione che avremmo potuto avere se avessimo avuto la possibilità di resuscitare una persona casa. Conoscendo il mio passato, non fu difficile indovinare a chi mi stessi riferendo. Poi, cercando di sviare un po' il discorso, ti dissi che mi sarei scelto una ragazza di buona salute, refrattaria alla morte, capace di sfornare un figlio dopo l'altro e che sarei dovuto stare attento che mia figlia non cadesse nelle grinfie dello zio Gojyo, ma, entrambi, sapemmo che fu una stupidaggine detta in quel momento per non soffermarsi sul passato. Chinai la testa per non mostrarti la mia espressione sofferente.
Infatti, per cercare di tirarmi su di morale, mi domandasti come ci fossi finito anche tu nel discorso.
In questi anni mi salvasti molte volte, ma ci fu un giorno in cui, persi davvero la vita, ma il tuo intervento fu tempestivo e decisivo.
Tutto fu per mantenere una promessa a Goku fatta anni fa, quando si liberò spontaneamente del dispositivo di controllo, liberando il Seiten Taisei.
Quella volta fui io a chiedere di essere fermato, nel caso avessi perso il controllo, prima di liberarmi spontaneamente dei limitatori. Fosti l'unico a cui lo chiesi e non solo perché fosti il solo ad essere rimasto, ma anche per la profonda fiducia che provai nei tuoi confronti. Ti chiesi anche scusa per tutti i problemi che ti diedi e tu risposi semplicemente che fu dal giorno in cui ci incontrammo che te ne diedi.
Ricordo che, durante la lotta, ci fu un momento in cui persi me stesso. Infatti iniziai a picchiare il Seiten con violenza, ma tu, mi afferrasti scostandomi da lui. Innervosito dall'interruzione cercai di colpirti, ma tu non ti mossi, facendomi fermare proprio un istante prima di colpirti. Vidi il tuo sguardo fermo e deciso. Mi scusai appena in tempo prima che Goku ci attaccasse nuovamente.
Fu così che chiesi ad Hazel se avesse ancora delle anime nel medaglione e misi in atto il mio piano.
Al momento opportuno feci serpeggiare i rampicanti verso il Seiten e Gato, mentre un filmine colpì la sua pistola, bloccando all'istante lo spirito della terra che perse i sensi, mentre il mio battito cardiaco si fermò.
I tuoi begli occhi rossi nascosti dalla fascia e dai capelli che ti cadevano davanti al viso, mi fecero comprendere lo spavento provato quando mi vidi steso a terra sotto la pioggia scrosciante, proprio come quella notte, con la differenza che non respiravo più, prima che tu mi premessi le mani sul petto e iniziasti praticare un disperato massaggio cardiaco.
Quando, poco dopo, mi ripresi ti chiesi di Goku e tu mi rispondesti che era tornato normale, ma dalla tua espressione intuii che ci fosse dell'altro. Infatti ti chiesi il motivo per cui avessi fatto quella faccia e tu, con gli occhi ancora celati dalla fascia, tenendo il capo chino, mi risposi di stare zitto e non parlare. Ti sorrisi, perché seppi che, dietro a quelle parole, avresti voluto dirmi “razza di stupido, mi hai fatto preoccupare da morire”.
Poco dopo mi aiutasti a rimettermi in piedi, prendendo, poi, Goku con l'altro braccio, portandoci via da quel luogo sconvolto dalla potenza dello spirito della terra.
Quando Goku venne a sapere da noi la scelta di Sanzo di andarsene con Hazel e Gato, notai la tua espressione furente. In fondo capii i tuoi sentimenti: pensai che fosse perché ti ricordò te stesso quando tuo fratello ti abbandonò, subito dopo aver ucciso vostra madre che tentò di ucciderti, ma rimasi della mia convinzione che Sanzo reagì in quel modo per lo shock, oltre, forse, ad avere qualcosa in mente.
Poi, all'oasi, dove incontrammo quel gruppo di demoni presso i quali, per poco tempo, prestammo servizio. Nonostante potesse essere un luogo tranquillo e piacevole, tutti e tre fummo dell'idea che non facesse per noi. Molto probabilmente fu quello, il motivo per cui avremmo continuato a viaggiare: nessun luogo sarebbe stato adatto a persone come noi.
In questi anni mi sono reso conto che il semplice “ti voglio bene” non basta più per descrivere l'affetto che provo per te. Penso che sia più corretto dire che “ti amo”. Sì, direi che “ti amo” siano le parole più corrette e, nonostante tu ti mostri, a volte, freddo e distaccato, so perfettamente che, anche tu, provi affetto per noi. Per me.
Per quanto io non mi ritenga forte, tu fosti, sei stato e sei la mia forza, Gojyo. Posso anche sembrare un moccioso scrivendo questo, ma è ciò che provo.
Ti chiedo scusa, se non riesco ad esprimere come vorrei ciò che mi turbina dentro, ma è per via dell'intensità delle emozioni che provo e sento. In fondo, però, credo che non siano necessarie altre parole, non credi anche tu?

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saiyuki / Vai alla pagina dell'autore: Seiten_85