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Autore: orientexpressify    26/01/2014    4 recensioni
[STORIA IN REVISIONE 2024]
Questa è la storia di Laila , una studentessa alle superiori che incontra Justin un ragazzo misterioso e gentile, nonostante le avversità, i due si innamorano e iniziano una relazione romantica.. Tuttavia, la loro felicità verrà messa alla prova da una serie di eventi tragici e difficoltà che devono affrontare insieme come la perdita e la resilienza.
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❀trailer coming soon❀
Genere: Drammatico, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
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7.

 

 

Le giornate si fecero più intense, il caldo tornò a farsi sentire e io mi stavo godendo il mio gelato sul divano, con la mente persa davanti a uno stupido programma televisivo che non mi interessava minimamente. Mia madre, intanto, era intenta a stirare sul balcone, circondata dai suoi amati cespugli di fiori che le conferivano un'immagine serena e piacevole. Era sabato e il giorno dopo non ci sarebbe stata scuola.
-Pensi di stare chiusa in casa tutto il giorno? - mi chiese, notando la mia apparente mancanza di interesse per le attività esterne. -Non mi va- risposi indifferente. Mia madre sospirò leggermente, continuando a stirare con cura, ma il suo sguardo era comprensivo e affettuoso -Tesoro, può essere che Kate abbia un ragazzo e non trovi più del tempo per te? - chiese con un sorriso complice, dimostrando di sapere sempre tutto. Continuai a mangiare il gelato, ignorando le sue provocazioni 
-Non ci credo! Quindi è vero? - continuò a stuzzicarmi. Staccai le labbra dal gelato, cambiando posizione per guardare mia madre dritta negli occhi. Mia madre alzò un sopracciglio in modo giocoso, mentre stropicciava un vecchio lenzuolo con gesti lenti e precisi. -Cosa c'è, tesoro? - chiese con un sorriso tenero, le sue mani continuavano a muoversi con abilità tra i panni da stirare -Come fai a sapere sempre tutto? - chiesi, cercando di nascondere la mia sorpresa sotto uno strato di indifferenza. Lei rise leggermente, agitando un dito verso di me -Una madre sa sempre tutto, anche quando non lo ammette- disse con una nota di saggezza nella voce. Mi limitai a scrollare le spalle, fingendo indifferenza, anche se dentro di me ero gelosa di Kate -Non te la prendere, tesoro. Le persone cambiano, è parte della vita. Ma non dimenticare mai chi sono quelle che ti vogliono davvero bene- disse con calma, i suoi occhi incontrarono i miei con un'espressione amorevole -Mamma, devi sempre darmi questi colpi bassi? - le dissi con aria esausta -Cosa c'è? Che noia - si difese, cercando di mascherare la sua complicità. Il rumore regolare del ferro da stiro si placò per un attimo, mia madre sembrò concentrarsi sul suo compito mentre le sue mani esperte continuavano a muoversi con precisione sulla stoffa. Alzò lo sguardo verso di me, i suoi occhi incontrarono i miei con una dolcezza comprensiva, pronta ad ascoltare ciò che avevo da dire -Ehm... Mamma? – la chiamai, cercando di trovare il coraggio di fare una domanda che mi stava sfiorando la mente da un po'. La sua attenzione si spostò su di me, un sorriso tenero sulle labbra mentre mi guardava -Dimmi, tesoro- rispose gentilmente -Con chi è stato il tuo primo bacio? - chiesi, sentendomi un po' impacciata nell'affrontare un argomento così personale con mia madre -Perché me lo stai chiedendo così d'improvviso? - chiese ridendo leggermente, ma potevo percepire una traccia di imbarazzo nella sua voce. La mia domanda sembrava averla colta di sorpresa, ma il suo sorriso rimase intatto, rivelando un misto di dolcezza e riflessione. La sua espressione era una combinazione di ricordi lontani e amore materno, e potevo percepire la sua disponibilità a condividere un momento così intimo con me. Le sue mani si fermarono per un istante, il ferro da stiro poggiato sul tavolo mentre mi guardava. -È stato papà- disse semplicemente, non potevo fare a meno di ridere divertita. -Io ti conosco, mamma! - la sfidai con un sorriso giocoso -Giri gli occhi quando menti- aggiunsi, cercando di riprodurre il suo tipico gesto quando cercava di nascondere la verità. La sua espressione passò da sorpresa a incredulità mentre mi guardava, e poi emise un altro suono di confusione -Ma cosa stai insinuando, piccola peste? - disse, quasi come se non credesse alle mie parole. -Non ti preoccupare, non lo dirò a papà- dissi con un sorriso complice, prima di girarmi e rannicchiarmi sul divano, divertita dalla nostra piccola conversazione. Poco dopo, la porta si aprì con delicatezza, e mia sorella Libbie entrò nella stanza con passo leggero. Aveva un sorriso giocoso sulle labbra mentre si avvicinava, evidentemente curiosa di scoprire di cosa stessimo parlando. I suoi occhi scuri brillavano di interesse mentre ci guardava alternativamente, io distesa sul divano con il mio gelato a metà e mia madre accanto al tavolo da stiro -Cosa state facendo? - chiese, il suo tono allegro riempiva la stanza. Io alzai il mio gelato come se fosse una sorta di prova, sorridendo -Sto solo godendomi un po' di dessert- Libbie fece un passo avanti, le mani appoggiate ai fianchi -E tu, mamma? - chiese, rivolgendosi a lei con un'espressione curiosa. Mia madre si girò verso di noi con un sorriso complice -Stavo facendo quattro chiacchere con tua sorella Laila- disse, il tono leggermente misterioso. Libbie alzò un sopracciglio con interesse -Oh, che tipo di conversazione? - Ridemmo tutte e tre, creando un'atmosfera di complicità e confidenza. Lentamente, sbloccai lo schermo del cellulare, notando una chiamata persa da Kate. Decisi di andare in cucina per gettare nel bidone il bastoncino rimasto del mio gelato, una piccola scusa per prendere fiato e raccogliere i pensieri. Rientrai nella mia stanza, respirando profondamente prima di comporre il numero di Kate. Il telefono squillò un paio di volte prima che lei rispondesse, il suo tono esuberante trasudava entusiasmo -Pronto, Kat? Mi hai chiamata? - dissi appena rispose. -Si, vieni alla festa del paese? - chiese con un'energia contagiosa, l'impazienza vibrava nella voce di Kate attraverso il telefono mentre rispondevo alla sua chiamata -Aaron mi ha invitata, e ho sentito che ci sarà l’intera scuola, magari anche Ethan! - Il cuore batteva un po' più forte, l'emozione montava nell'aria come bollicine di champagne prima di una grande esplosione -Non sono sicura, Kate- risposi, lasciando trasparire il mio scetticismo -Non so se sia proprio il momento giusto per incontrare Ethan- Kate non sembrò colpita dalla mia esitazione -Dai, La, sarà divertente! Ethan sembra simpatico, è simile a te. E poi, potrebbe essere un'ottima occasione per distrarsi un po'- mi grattai il mento, riflettendo sulle parole di Kate -Ma se viene Aaron, vuol dire che potrei imbattermi in Justin…- dissi con una nota di preoccupazione nella voce, riluttante ad affrontare un possibile incontro con lui -Bè è inevitabile, dato che sono amici. Ma è come se fossimo a scuola, no? - girò la ruota Kate.  Forse aveva ragione, forse era davvero il momento di lasciarsi alle spalle le preoccupazioni e godersi un po' di divertimento -Va bene, va bene- cedetti infine -Credo che i miei mi lascino venire- mi sedetti sulla sedia guardandomi allo specchio -Ma tu prometti di tenermi compagnia, intesi? - Kate scoppiò in una risata. -Assolutamente! Non vedo l'ora di passare una serata indimenticabile insieme! A stasera- e riattaccò bruscamente.

Trascorsi il resto del pomeriggio immersa nei vestiti, una montagna di tessuti colorati sparsi sul letto. Mi sentivo come se stessi preparando un'importante missione segreta. Dopo aver esaminato ogni singolo capo d'abbigliamento, dall'elegante abito nero al casual jeans e maglietta, mi ritrovai indecisa su cosa indossare. Alla fine, optai per un abito raso color cioccolato a spalline che mi arrivava al ginocchio. Era aderente e si modellava perfettamente con le forme del mio corpo. Sotto il seno aveva un fiocco, anch'esso raso, ma color crema. Ed il vestito terminava svasato dandomi la possibilità di volteggiare, come fanno le principesse. {foto vestito qui} Mi osservai allo specchio, soddisfatta della scelta di abbigliamento per la serata. Riflettendo sulle prossime ore, mi sentivo un po' nervosa ma anche eccitata all'idea di uscire e trascorrere del tempo con le amiche. Speravo che la serata mi avrebbe permesso di dimenticare momentaneamente i turbamenti che avevo vissuto di recente, consentendomi di godermi l'atmosfera festosa e di rilassarmi in buona compagnia. Nonostante l’ansia, sapevo che indossando quell'abito mi sentivo più forte e carina, più sicura di me stessa. Con questo pensiero, presi una profonda inspirazione, pronta ad affrontare la serata con grinta e determinazione.
 Dopo aver preso la borsa e indossato le scarpe prese in prestito da mia sorella, uscii dalla stanza, lasciandola nell'oscurità. Mia madre mi attendeva ansiosa fuori dalla porta 
-Oh cara, ma stai benissimo- esclamò, portandosi le mani alla bocca per nascondere l'entusiasmo -Lasciati guardare- disse, prendendomi per mano. Mi girai su me stessa, mostrandole il vestito.
-Allora? Vado bene? - chiesi, aprendo le braccia e piegando leggermente il capo, con un sorriso timido -Così si, che sei femminile! - scherzò, mentre mi osservava con orgoglio. Mi uscì un risolino freddo. -Qual è l'occasione? - Sollevai leggermente le spalle, cercando di sembrare noncurante -Solo una festa al paese, vado con Kate e le altre- risposi, cercando di evitare i dettagli. Mia madre sembrò soddisfatta della risposta. -Va bene, divertitevi e ricorda di tornare a casa prima della mezzanotte- scherzò, ridendo dolcemente.  -Allora io vado- prendendo il cappotto. Le mie dita stavano per raggiungere la maniglia quando mia madre mi fermò -Aspetta! - mi raggiunse velocemente -Manca un piccolo accessorio- Mi mise tra i capelli la spilla con le perle di mia nonna 
-Grazie mami- le dissi, baciandola sulla guancia. -Di nulla, buona serata tesoro- mi incoraggiò mentre uscivo.

Il crepitio dei grilli riempiva l'aria mentre attraversavo il portico di casa. Un sussurro sereno avvolgeva l'atmosfera, spezzato solo dal suono dei miei passi sul pavimento di legno. Quando ho sbattuto la porta di casa dietro di me, un repentino silenzio ha invaso l'aria notturna, interrompendo il canto dei grilli. Improvvisamente, nell'oscurità, sentii la voce di mio padre provenire dal vialetto. Stava chiaramente parlando al telefono, ma il tono della sua voce trasudava un'ansia sottile, che ha attirato la mia attenzione. Senza pensarci due volte, mi nascosi dietro al portico, cercando di non farmi scoprire mentre ascoltavo di nascosto. Mio padre sembrava preoccupato, con chi stava parlando? E perché stavano discutendo di questioni finanziarie riguardanti casa nostra? -Dici sul serio? Vogliono che noi abbassiamo il prezzo ancora di più? - si agitò -Sto ancora considerando casa mia. Di questo passo, sono determinato per il meglio- Il mio cuore batteva forte mentre cercavo di non farmi scoprire -Scusi, per favore torniamo alla nostra discussione con più vigore- disse mio padre con un tono risoluto, e io mi sforzai di cogliere ogni parola che riuscivo a sentire. Quando finalmente concluse la telefonata con un semplice -Sì- e un sospiro, sollevai lo sguardo verso di lui, cercando di nascondere la mia curiosità dietro un'espressione neutra. Mio padre si girò verso di me e, nel tentativo di sembrare tranquilla, feci finta di essere appena uscita. -Ciao papà, tutto bene? - chiesi, cercando di non far trasparire nulla.   -Laila! Stai uscendo? - la voce di mio padre, calda e familiare, mi raggiunse. L'espressione sul suo volto era una miscela di preoccupazione e comprensione mentre mi scrutava dall'alto in basso, con occhi scrutatori. -Sì, con Kate- ho confermato, sperando che non avesse obiezioni sul mio abbigliamento. Ma la sua osservazione sul mio vestito mi ha fatto arrossire leggermente, sentendomi un po' imbarazzata per la sua attenzione. -Papà sto bene- ho risposto, cercando di tranquillizzarlo mentre tentavo di evitare il suo insistente desiderio di accompagnarmi. Ma non sembrava disposto a cedere così facilmente, proponendosi di essere il mio cavaliere per la serata -È un bene uscire con tuo padre qualche volta- disse, accettai alla fine, incapace di resistere al suo desiderio di passare del tempo insieme, e scesi le scale verso di lui. Presi il suo braccio offerto e lo afferrai, lasciandomi guidare mentre ci incamminavamo insieme verso il centro, sotto il manto luminoso della luna. Il suo scherzo sul possibile incontro con qualche ragazzo mi fece ridere, e così cominciammo la nostra passeggiata braccetto, sotto lo splendore notturno, tra risate e confidenze familiari. Il momento di intimità con mio padre mi offrì l'opportunità perfetta per affrontare un argomento che mi pesava da tempo. La sua risposta, seppur rassicurante, trasudava un'incertezza sottile che non riuscivo a ignorare -Papà? Qualcosa non va al lavoro? - chiesi, cercando di nascondere la mia preoccupazione dietro un sorriso. Si fermò per un istante, come se stesse valutando come rispondermi, poi con un'espressione che cercava di trasmettermi tranquillità, rispose: -Beh, tutti abbiamo dei momenti difficili da superare, riusciremo ad andare avanti anche questa volta- accompagnando le sue parole con un'occhiata che voleva essere incoraggiante. Tuttavia, il suo tono non riusciva a nascondere completamente le sue preoccupazioni, e ciò mi fece sentire un nodo allo stomaco. Continuammo la nostra passeggiata fino alla fontana nel centro della piazza, dove decisi di proseguire da sola. -Da qua posso continuare da sola- dissi, interrompendo la nostra camminata. Mio padre sembrava titubante, ma rispettò la mia decisione. -Sicura? Mi raccomando torna a casa prima di...- cominciò, ma lo interruppi, finendo la sua frase con lui: -Di mezzanotte, sì lo so- alzando gli occhi al cielo. Era una litania che mi ripeteva da sempre. -Ok, ci vediamo dopo! - mi sorrise, e io ricambiai -Fa attenzione! - si raccomandò ancora, e mentre mi allontanavo, non potei fare a meno di sorridere a quanto fosse protettivo il mio adorato padre.

L'atmosfera gioiosa del parco era palpabile fin dalle prime luci del tramonto. I bambini correvano felici, palloncini colorati tra le mani, mentre i festoni e gli striscioni decoravano festosamente le strade della città. L'aria era impregnata del profumo invitante di noccioline caramellate appena fatte, mentre la musica festosa risuonava nell'aria, creando un'atmosfera vivace e coinvolgente. Ero pervasa da un senso di gioia contagiosa mentre mi dirigevo verso il parco per raggiungere Kate. Tuttavia, proprio quando stavo per immergermi completamente nella festa, qualcosa cambiò il corso degli eventi. Un'inspiegabile sensazione di inquietudine si fece strada dentro di me. La mia attenzione fu attratta da un'insegna sopra un garage, illuminata dalle luci della città, che recitava "Bieber Motor House” era più di un semplice garage; sembrava essere una vera e propria casa. Incuriosita dal nome, mi avvicinai alla soglia del garage e osservai una giovane donna chinata di schiena, vestita con una divisa da meccanico, mentre lavorava su una moto. Le sue mani abili stringevano le ruote con determinazione, mentre intorno a lei si ammassavano altre motociclette, tra cui una Ducati di un verde brillante, che vedevo spesso. Era evidente che quella casa fosse il rifugio di un vero appassionato di motori, e non potei fare a meno di chiedermi se fosse la dimora di Justin. Improvvisamente, mi resi conto che la donna, bionda, mi stava fissando. Si alzò in piedi, lasciò cadere l'attrezzo che stava usando e si pulì le mani unto di grasso nero con uno straccio. Il suo sguardo era scrutatore, e non potevo evitare di sentirmi scrutata a mia volta -Cos'hai da guardare? Sei la nuova ragazza di Justin? - mi chiese, rompendo il silenzio con voce decisa. Mi ero resa conto di essermi avvicinata troppo, e con questo abbigliamento chissà cosa avrebbe potuto pensare. Scossi leggermente la testa, negando con gesto incerto -Jazz! Il tuo telefono sta squillando! – disse una voce proveniente da una finestra alta del lato della casa, e riconobbi esattamente chi si era affacciato. La giovane donna si preparava a rispondere alla chiamata -Okay! Arrivo...C’è una tipa per te qua- rispose la ragazza, mentre io osservavo la scena senza fiatare. E poi, improvvisamente, quando notò la mia presenza, lo sguardo di Justin incrociò il mio, e il momento fu carico di una tensione silenziosa. Entrambi sembravamo sorpresi dalla presenza dell'altro, e io non ebbi esitazioni: fuggii, di nuovo, con entrambi i loro sguardi puntati su di me, mentre scappavo, mi sentii imbarazzata più che mai. La fuga sembrava l'unica opzione, anche se sapevo che non avrebbe risolto quella figuraccia.  Mi sentii vulnerabile e incerta su come avrei dovuto gestire quella situazione imbarazzante e imprevista. Inoltre, il fatto che fossi stata scambiata per la “nuova” ragazza di Justin da quella donna non aveva fatto altro che aggiungere confusione e disagio. La fuga era stata una reazione istintiva. Arrivai al parco, ancora ansiosa dopo l'incidente al garage di Justin. Ma l'atmosfera festosa e gli spettacoli dei fuochi d'artificio iniziarono a calmare i miei nervi. Mentre ammiravo lo spettacolo, sentii chiamare il mio nome. Mi voltai lentamente, cedendo al richiamo di una voce familiare nel frastuono della folla. Lì, attraverso l'onda di persone, apparvero Kate ed Aaron, una coppia che sembrava scolpita da un'opera d'arte -Quanto tempo ci hai messo? - chiese Kate con un sorriso sornione, mentre Aaron le teneva stretta la mano. -Ciao Laila, è bello conoscere finalmente l'amica di Kate- mi salutò con un occhiolino complice, nel suo sguardo, c'era riconoscenza, se non gli avessi mai fatto avere quella lettera, chiedendogli di uscire con Kate, forse la loro storia non sarebbe mai iniziata. Il suo occhiolino mi ricordò che quel segreto era custodito al sicuro tra di noi -Tuo padre ha fatto storie? – chiese Kate. -Non tanto, papà ha insistito per accompagnarmi ma alla fine mi ha lasciato venire da sola - dissi con un sorriso teso, cercando di nascondere la verità che bruciava dentro di me: avevo rivisto Justin. -Oh, meno male! Ehi, guardaci! Siamo perfettamente coordinati, come una squadra! - Erano la personificazione dell'eleganza, avvolti in abiti neri che sembravano dipinti dallo stesso pennello. Kate emanava una luminosità contagiosa, un sorriso che illuminava il suo viso fino agli occhi scintillanti. E Aaron, pur mantenendo la compostezza, non poteva nascondere l'interesse genuino che risplendeva nei suoi occhi mentre guardava Kate. -Sì, avete proprio lo stesso stile! Sembrate fatti l'uno per l'altra- sorrisi.  -Ho visto Ethan da qualche parte, è qua intorno. Noi andiamo a mangiare lo zucchero filato, vieni con noi? - chiese Kate, mentre Aaron mi sorrideva. -Non credo, rimarrò qua a godermi lo spettacolo- risposi poco convinta, indicando la piazza dietro di noi. Era evidente che sarebbero stati incollati tutta la sera, e non volevo essere il terzo incomodo in quella situazione. Non appena li vidi allontanarsi mano nella mano, un misto di gioia e un po' di invidia per la loro felicità mi pervase. Mentre mi allontanavo dal tumulto della folla, un senso di solitudine mi avvolse. Raggiungi la piazza, circondata dalle luci vivide della città che danzavano nel buio della sera. Mi sedetti su un muretto lasciando che il panorama mi avvolgesse, mentre il vento sussurrava melodie.

-Un po' di soda? - Una voce mi sussurrò proprio sotto il naso, interrompendo il mio silenzioso momento di contemplazione. Abbassai lo sguardo per vedere una lattina che una mano aveva gentilmente posto di fronte a me. Seguii con lo sguardo il percorso di quella mano, osservando ogni movimento con attenzione mentre si stendeva verso di me. Poi, seguì il braccio, un movimento fluido e sinuoso come un'onda che si infrange sulla riva, fino a riconoscere il viso che si celava dietro quel gesto gentile -Si, volentieri, grazie- accettai gentilmente, afferrando la bibita -Hai fame? - mi chiese con un'espressione incerta, come se temesse di aver chiesto troppo -Ad esser sincera, un po'- risposi con un lieve sorriso sorpreso. Il ragazzo moro, un po' impacciato disse: -Facciamo due passi- mi suggerì con un sorriso che, seppur timido, emanava un'aura di calma e sicurezza. Ero sola, quindi accettai con un cenno del capo, lasciando che mi guidasse attraverso la piazza in festa. Mentre camminavamo attraverso la piazza, mi sorpresi a sentirmi stranamente a mio agio. Forse era la semplicità dei gesti, o forse era il modo in cui i suoi occhi scrutavano il mondo con una curiosità infantile -Allora Ethan…- iniziai timidamente -Ti sei mai fermato a guardare i fuochi d'artificio da qui prima d'ora? – chiesi. -No, è la mia prima volta. È un po' imbarazzante, Laila giusto? – chiese nervosamente, guardando il terreno -Sì, non devi preoccuparti. È solo una festa del paese, tutti sono qui per divertirsi- dissi notando il suo disagio -Sì, lo so, ma non sono molto bravo con le folle- disse passandosi una mano tra i capelli. -Capisco. Io stessa preferisco di solito i luoghi più tranquilli. Sai, ho sentito che ci saranno anche bancarelle con dolciumi e giochi da fare. Forse potremmo spostarci un po' là dopo? – chiesi -Sì, suona bene! – rispose Ethan sorridendo lievemente -È piacevole parlare con te, Laila. Mi sembri diversa dalle altre persone che conosco- disse -Oh, davvero? Cosa intendi? – chiesi curiosa -Intendo che sei autentica. Non hai paura di essere te stessa, e mi piace molto- arrossì timidamente. Arrivammo allo stand di panini e ci fermammo davanti a una panchina, la vernice era verde consumata dal tempo. Il legno, segnato dagli anni di utilizzo, emanava un odore familiare di fresco e di pioggia.  -Aspettami qui- mi disse Ethan gentilmente, mentre io mi sedetti. Quando tornò aveva due panini caldi in mano. Mi porse uno con un sorriso gentile, sedendosi accanto a me -Ti ringrazio, Ethan- dissi. Iniziammo a mangiare, gustando il cibo e apprezzando la tranquillità del momento. A un certo punto, notai che Ethan mi stava fissando la bocca -Cosa c'è? - chiesi, sentendomi improvvisamente a disagio sotto il suo sguardo scrutatore -Hai qualcosa tra i denti- disse sorridendo e subito iniziai ad allarmarmi, coprendomi la bocca con la mano, -Dove? - chiesi imbarazzata -Lascia stare faccio io- disse Ethan, avvicinandosi con un fazzoletto preso dal suo taschino. Senza esitazione, mi toccò delicatamente le labbra per poi arrivare ai denti. Sentii un brivido di sorpresa scorrermi lungo la schiena mentre rimanevo pietrificata dal suo gesto. La sua vicinanza improvvisa e l'attenzione al mio dettaglio così intimo mi fecero sentire vulnerabile, ma allo stesso tempo protetta dalla sua premura. Quando finì di aiutarmi, rimasi attonita per quello che era appena accaduto, emisi un timido -Grazie- con un lieve sorriso. All’improvviso il mio cuore iniziò a battere all'impazzata quando notai una figura nell’ombra, poco lontana da noi, alle spalle di Ethan. Il suo sguardo penetrante attraversava lo spazio tra me e lui, scrutando ogni movimento di Ethan con una precisione glaciale. Le sue iridi ambrate brillavano con un'intensità che faceva rabbrividire, mentre la sua espressione restava impenetrabile, mascherando qualsiasi emozione che potesse agitarsi nel suo animo. Era Justin. Un brivido mi corse lungo la schiena, mentre l'ansia mi serrava la gola, rendendomi difficile respirare. Non potevo distogliere lo sguardo da lui, come una preda, vulnerabile e esposta, incapace di prevedere le sue mosse o le sue intenzioni. Mentre cercavo di capire cosa fare, Justin si mosse con una fluidità sinistra. Il mio respiro si bloccò nella gola mentre alzai lo sguardo, trovandomi improvvisamente di fronte a lui. La sua figura era imponente e minacciosa, i suoi lineamenti duri. -E… e tu chi sei? – chiese tremolante Ethan, rivolgendo uno sguardo interrogativo prima a lui e poi a me, cercando di comprendere la dinamica di quella situazione improvvisa. Justin non disse nulla, ma agì con decisione, spazzando via il panino dalla mia presa con il dorso della sua mano, gesto che mi lasciò senza fiato per la sua improvvisa violenza. Poi, con una rapidità sorprendente, afferrò Ethan per la camicia, lo sollevò da terra e gli tirò un pugno fulmineo che lo fece cadere a terra con un tonfo sordo. Il mio grido straziante si perse nell'aria, la mano che si portava alla bocca testimoniava lo stupore e l'orrore di fronte alla violenza improvvisa e inaspettata. Mi alzai in piedi, tremante, incerta su cosa fare o dire di fronte alla scena che si stava svolgendo sotto i miei occhi. Justin si volse verso di me con uno sguardo feroce, e senza esitazione prese la mia mano, tirandomi a lui con una forza che mi fece sobbalzare. Sentii il suo corpo rigido contro il mio, la sua presa ferma e implacabile -Lei è mia- disse con rabbia, mentre Ethan giaceva a terra, il viso contorto dal dolore e gli occhi sbarrati dallo shock. Justin, con il volto impassibile, osservò la sua vittima con freddezza, come se nulla potesse scalfirlo. Qualcuno dei cittadini cominciò a parlare a voce alta, chiedendo cosa stesse succedendo e se qualcuno avesse bisogno di aiuto. Altri si affrettarono a tirare fuori i loro telefoni cellulari, pronti a chiamare la polizia o ad intervenire se la situazione dovesse degenerare ulteriormente -Andiamo! - mi tirò via con fermezza, lasciando Ethan a terra sanguinante, mentre cercavo di urlare un -Aspetta! - disperato, agitandomi nel tentativo di fermarlo. Ma lui non si fermò, ignorando completamente il mio appello. Sentii un debole -Hey! - provenire da Ethan, ma Justin non diede peso alla sua voce. Ci allontanammo rapidamente dalle persone, attraversando la folla fino a raggiungere un altro parco isolato. Mi chiesi con crescente ansia dove mi stesse portando, mentre la sua presa rimaneva ferma e decisa sul mio braccio. Continuava a camminare avanti con determinazione, io mi impuntai, gridandogli con fermezza: -Mi stai spaventando! - con voce tremante, cercando di mascherare l'angoscia che mi stringeva il petto. Le mie mani tremavano, il cuore batteva furiosamente nel petto mentre cercavo di comprendere la situazione in cui mi trovavo. -Perché hai fatto tutto questo? – chiesi con un sottile filo di angoscia. Justin mi guardò con intensità, i suoi occhi bruciavano con un fuoco interno che mi fece rabbrividire.

-Laila, io...- iniziò, ma sembrava lottare con le parole, come se esitasse a rivelare qualcosa di profondo e personale -Io... mi sento attratto da te- disse infine, la sua voce sommessa ma carica di sincerità. La sua confessione mi colpì come un fulmine a ciel sereno, lasciandomi senza fiato -Attratto da me? - sussurrai, incapace di nascondere lo stupore nella mia voce. 

-Sì- rispose Justin, il suo sguardo non si allontanava dal mio, come se volesse leggere ogni mia reazione. Le sue parole mi colpirono come un pugno nello stomaco, lasciandomi senza fiato. 

-È così divertente per te ridicolizzarmi? - gli chiesi con voce carica di irritazione -Sì... Perché mi piaci, naturalmente- rispose ancora Justin ormai calmato. Poi si sedette sul prato, a giocare con i fili d'erba come se niente fosse. 

-Hai già la ragazza, smetti di cercarmi- continuai, sentendo il mio cuore stringersi nel petto -Ho rotto con lei- sussurrò, coprendo la mia voce, continuava a non guardarmi, concentrandosi invece sul prato di fronte a lui come se fosse la cosa più interessante del mondo. -Bugiardo! - gli gridai, il mio sdegno esplosivo risuonava nell'aria tra di noi, mentre lo fissavo con occhi fiammeggianti. Justin si alzò in piedi, sembrava sorpreso dalle mie parole e dalla mia reazione così vivida. -Mi dispiace, torna al tuo buon umore- disse, avvicinandosi a me e mettendomi un braccio attorno al fianco, come se volesse consolarmi o calmarmi. 

-Non mi toccare! - gli intimai, allontanandolo con un gesto brusco, toccandogli il petto con fermezza. -Se ti piacessi veramente, non ti comporteresti in questo modo con me- gli dissi. Ero piena di rabbia e delusione, sentivo che tutte le mie emozioni stavano esplodendo in quel momento, e non riuscivo a trattenere le mie parole o i miei gesti. Era come se la mia mente fosse una tempesta in tumulto, incapace di trovare pace o chiarezza. 

-Quel bacio è stato egoista. Non lo avresti fatto se...- mi sfogai, mentre lui continuava a guardarmi con espressione perplessa -Ho sempre pensato...- non riuscii a trattenere le lacrime in quel momento, -Che quando sarei andata al liceo, avrei vissuto un amore fantastico. Ci saremmo conosciuti tra i corridoi, avremmo cominciato a piacerci a poco a poco... creato un bel ricordo insieme... il primo appuntamento... sarei stata accanto a lui, con lo stesso passo... raccontarci ciò che ci piace... fare le stesse cose... e prenderci mano nella mano per la prima volta- conclusi singhiozzando. Lui mi guardava, con occhi forse comprensivi alla mia tristezza, sembrava dispiaciuto. Ma io non mi fermai. E le mie lacrime neanche -E un bacio... ce lo saremmo dato dopo una profonda conoscenza... Speravo veramente in questo- sussurrai, sentendo il peso delle parole che uscivano dalla mia bocca, come se fossero cariche di un'infinita tristezza. 

-Non devi piangere! - La sua voce risuonò con forza, costringendomi ad alzare lo sguardo e a incontrare il suo sguardo diretto. -Non piangere per queste stupidaggini infantili! - alzò leggermente le spalle, visibilmente agitato. Ma io non me ne preoccupavo della sua compassione. Mi feci più vicina a lui, come se volessi fargli comprendere quanto quelle "stupidaggini infantili” fossero davvero importanti per me, anche se lui non riusciva a capirlo. Alzai il pugno contro il suo petto, provocandogli una piccola spinta. -Il peggio...- sussurrai, mentre lui seguiva le mie mosse con lo sguardo, aspettando le mie parole con una tensione palpabile nell'aria. -Il peggio è che conoscerti è stato il peggior giorno della mia vita- dissi, lasciandolo così, senza ulteriori spiegazioni o risposte. Abbassai lo sguardo, sentendo il peso delle mie emozioni mentre mi giravo e tornavo in piazza a passo costante, cercando di nascondere la mia vulnerabilità dietro una maschera di forza, neanche credevo alle parole che avevo appena detto. 

-Laila! - mi chiamò, la sua voce colpì il mio orecchio come un eco lontano.

-Io non ti farò piangere- aggiunse improvvisamente, le sue parole risuonarono nel vuoto intorno a me.

Uscii dalla festa, cercando di asciugarmi le lacrime che continuavano a sgorgare silenziosamente e di mantenere la compostezza e di concentrarmi sul cammino verso casa, il pensiero di Ethan continuava a tormentarmi. Speravo che fosse al sicuro e che non si fosse rotto nulla, non potevo fare a meno di sentirmi responsabile per averlo lasciato da solo. Con un sospiro pesante, mi affrettai lungo il marciapiede, sperando di trovare conforto e sollievo una volta arrivata a casa. Dopo qualche minuto ero arrivata, non era ancora mezzanotte, cercavo di non fare rumore, sgattaiolando in camera senza svegliare nessuno. Mi infilai nel letto, cercando un po' di conforto tra le lenzuola. La mia testa rimbombava ancora una volta di pensieri, preoccupazioni e rabbia, creando un vortice di emozioni che sembrava inghiottirmi. Non potevo sopportare l’idea che qualcuno potesse prendersi gioco di me, ma allo stesso tempo non sopportavo ancor di più il fatto che mi interessasse questo qualcuno. Nonostante tutto, le parole "Non ti farò piangere" mi tornavano in mente, come un eco di una promessa inaspettata. Era stato il primo ragazzo a mostrare un qualche tipo di interesse per me, anche se in modo bizzarro. Ma ora, cosa dovevo fare? Non volevo incontrarlo a scuola, non volevo affrontare l'imbarazzo di quella situazione. Quello di cui avevo bisogno ora era dormire, mettere da parte tutte le preoccupazioni e lasciare che il sonno portasse via tutto. Poi, quello che succederà, succederà.


  
  
Presto lo dimenticherò, dimenticherò tutto...
 
 
 
 
 


 
 
 
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 Laila si sente un po’ insicura,
 non sa se fidarsi o meno.
 Darà una possibilità al dolce Ethan, 
 oppure cederà alle attenzioni tempestose di Justin?
 
Continua a leggere...
 
  

 

Eccomi qua, sono tornata con un nuovo capitolo. Purtroppo non riuscivo più ad accedere.
    
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per info: †youdeserveastorybookending

 

[REVISIONATA APRILE 2024]

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