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Autore: Zomi    26/01/2014    15 recensioni
Rapido, alzò il lenzuolo che lo copriva, scoprendosi totalmente nudo e con innumerevoli succhiotti e morsi su tutto il corpo.
-Ma che diamine…? Merda!!!-
Si mise seduto sul materasso, facendolo cigolare, mentre si esaminava.
Qualcuno, una donna sperava, si era divertita parecchio a martoriarlo dalla vita in giù, baciandolo e graffiandolo, anche sulle spalle, dove solo in quel momento si accorse di avere delle lunghe scie rossicce di unghie...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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NOTTE DA DIMENTICARE
(… anche no)
 

 

Si svegliò di scatto, al canto stridulo e acuto di un gabbiano.
Spalancò gli occhi, sbarrandoli sul soffitto chiaro delle luci del mattino di una stanza di un modesto Motel, in cui non ricordava come era arrivato.
Cercò di riprendere conoscenza del tutto, ma non appena provò a muovere il capo, o a sbarrette le palpebre, una dolorosa e martellante emicrania lo assalì, ricacciandolo con il capo sul cuscino.
Mugugnando, Zoro si passò una mano tra i capelli verdi, cercando di fermare il senso di nausea.
Non aveva molti ricordi della sera precedente, e quelli che aveva erano confusi e alquanto alticci.
Era andato a bere per bar, in quell’isoletta a cui erano appena approdati, insieme alla mocciosa e qualche altro compagno e poi…
Un giramento di capo fermò ogni suo pensiero, cancellando il seguito della serata.
-Merda- biascicò, sentendo girare tutto attorno a se, anche il letto su cui era steso.
Richiuse gli occhi, sentendosi le tempie esplodere insieme a mille scintille, mentre il corpo riprendeva a muoversi, svegliandosi dal torpore del sonno, e comunicando allo spadaccino tutte le conseguenze che la sbornia della sera precedente aveva lasciato in lui.
Un piede gli doleva, pulsando sul calcagno che aveva di certo sbattuto da qualche parte, le gambe imploravano pietà e una leggera fora di acido lattico gli bruciava sulle cosce.
Le mani erano tutte informicolate, il collo riportava qualche piccolo e tondo ematoma viola, lo stomaco si rifiutava anche solo ingerire l’aria e il suo membro sembrava alquanto spossato.
Deglutì al suo ultimo pensiero.
Rapido, alzò il lenzuolo che lo copriva, scoprendosi totalmente nudo e con innumerevoli succhiotti e morsi su tutto il corpo.
-Ma che diamine…? Merda!!!-
Si mise seduto sul materasso, facendolo cigolare, mentre si esaminava.
Qualcuno, una donna sperava, si era divertita parecchio a martoriarlo dalla vita in giù, baciandolo e graffiandolo, anche sulle spalle, dove solo in quel momento si accorse di avere delle lunghe scie rossicce di unghie.
Grugnì, incapace di capire come diavolo fosse successo tutto ciò.
Ma quanto diavolo aveva bevuto?!?
Non gli era mai capitato di avere una sbornia del genere, dove non ricordava assolutamente nulla, né che fosse successo dopo la bevuta, né come fosse arrivato lì, né chi l’avesse conciato a quel modo.
Cercando di ignorare le tempie in eruzione, assottigliò lo sguardo sui suoi gioielli di famiglia, dove notava qualcosa che lì, non c’era mai davvero stato.
Scritto con il rosso sgargiante di un rossetto, su tutta l’asta del suo fallo c’era la scritta “MIO”, e verso i suoi genitali pure la firma della presunta proprietaria della sua quarta spada, il cui nome purtroppo era scritto troppo in piccolo per gli occhi stanchi e non ancora del tutto lucidi del verde.
Sbuffando, Zoro si distese nuovamente sul materasso, gettandosi a bracci aperte.
Un mugugno si alzò da sotto il lenzuolo chiaro, contrariato dalla manata che lo spadaccino aveva appena mollato sul cuscino opposto al suo.
Rabbrividì all’idea di essere ancora in compagnia della donna con cui era stato.
Chi poteva essere?
E se fosse stata una vecchia racchia, con pochi capelli e rughe ovunque?
Si fece coraggio, e alzò un lembo del lenzuolo, sbirciandoci sotto.
-Oh merda- ripeté per la terza volta nella mattina.
Rannicchiata e dormiente, al suo fianco, riposava Nami, con i capelli sciolti sul cuscino, le braccia unite sotto il capo e le gambe incrociate a scaldarsi.
Il verde deglutì, sentendosi la gola secca.
Alzò ancora un po’ il lenzuolo, verificando che, si, la dolce navigatrice era nuda e che riportava, come lui, parecchi succhiotti e morsi sui seni e sulla zona del ventre.
La grossa e callosa mano del samurai si spiaccicò sulla fronte dolente di Zoro.
Era andato a letto con Nami.
Era andato a letto con Nami.
Sapeva già come sarebbe finita: lei si sarebbe svegliata, avrebbe capito tutto, l’avrebbe picchiato, impiccato per le palle nella più rosea delle previsioni, e non gli avrebbe più rivolto la parola, e tutto per una sola notte che lui nemmeno ricordava.
Prese fiato, volgendo gli occhi sulla rossa a fissarla.
Le voleva bene, un gran bene, poteva dire perfino di amarla, ma non sapeva se lei ricambiava, e se quella notte passata assieme, e di cui non aveva ancora nessun ricordo, potesse avere importanza per Nami.
-Una notte da dimenticare- sbuffò malinconico.
Soprapensiero, le passò due dita sulla fronte, spostandole dagli occhi qualche ciuffo ramato.
-Mm…- mugugnò, disturbata la rossa, svegliatasi dal leggero contatto -…Zoro…-
Una candida mano della cartografa fermò quella del verde, facendolo sussultare.
Ma invece che un pungo, che lo spadaccino era certo di ricevere in pieno viso, la rossa portò la sua mano al petto, stringendola tra i seni.
-Ancora cinque minuti amore mio…- miagolò piano, avvicinandosi fino a posare il capo sul petto dello spadaccino, rosso in viso.
Come l’aveva chiamato?!?
La rossa strusciò dolcemente il capo sui suoi pettorali, stringendo con forza la sua mano tra i seni, all’altezza del cuore, mentre con una sua candida manina da ladra, affondava tra le gambe del verde, andandogli ad accarezzare il fallo, disegnando la parola che vi aveva tracciato nella notte.
-Mio…- la sentì sussurrare Zoro, mentre riprendeva sonno.
Un ghignò solcò sulle labbra sottili del verde, allargandosi sempre più in un sorriso vittorioso.
“Una notte da dimenticare...?” riprese il suo ultimo pensiero.
-… anche no- si strinse Nami al petto, baciandola tra i capelli.
 
 

 

 
   
 
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