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Autore: lety_beatle    26/01/2014    1 recensioni
Kevin è un ragazzo da poco quattordicenne, ama la lettura ma non adora andare a scuola. Perché? E' continuamente preso in giro dai suoi coetanei per il fatto che è omosessuale. Ogni giorno ha il terrore di andare a scuola finché non incontra l'amore
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
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-CAPITOLO 3-
La classe non deludeva le aspettative, per quanto negative potessero essere. Kevin non si aspettava molto. Infatti era una stanza con dei banchi sistemati alla rinfusa, le pareti pasticciate da cui cadevano pezzi d’intonaco e pavimenti sporchi. Entrato in classe notò subito che i compagni erano accalcati attorno a dei banchi da cui sentiva risatine e battute. Nonostante fosse il primo giorno di scuola sembravano già tutti amici e Kevin si sentì un pesce fuor d’acqua. Tra questi compagni scorse una figura familiare, già vista. Aveva i capelli marroni e gli occhi neri impenetrabile, aguzzò la vista e si accorse che era il bullo che lo aveva picchiato nel corridoio. Quello che lo spaventò fu che attorno a lui c’erano tutti gli altri bulli che lo avevano già preso di mira.
Il professore entrò in classe, era un uomo alto e magro, dai lineamenti spigolosi, con una lunga barba che si mischiava ai suoi capelli bianco-grigi. Doveva avere all’incirca una sessantina d’anni a giudicare dall’aspetto. Si presentò come il signor. Lee. Prese la sedia e si sedette, aprì il registro ed iniziò a leggere la lista dei nomi, soffermandosi a fare domande ad ogni alunno quasi fosse uno psicologo che analizza i suoi pazienti. Ad ognuno chiedeva gli interessi ed il perché della scelta di quella scuola. La lista sembrava interminabile. La maggior parte dei suoi compagni era stata bocciata almeno una volta, maschi o femmine che fossero, e Kevin si sentiva ancora più escluso. “Forse è per questo che sono già tutti così amici,” pensò Kevin “sono tutti delle capre che non hanno voglia di aprire un libro”. Gli sembrava brutto anche da pensare, in fondo avrebbero condiviso insieme almeno tre anni di scuola “O di meno, se loro vengono bocciati” pensò sempre Kevin. Non riusciva a vedere i ragazzi che lo circondavano come compagni, o persino amici, ma come gente che incontri ma di cui non te ne importa nulla. Sapeva che lo avrebbero deriso.   
A distoglierlo dai suoi pensieri fu la voce del bullo che lo aveva picchiato; pur sapendo che in classe non gli avrebbe potuto far nulla, la sua voce gli faceva venire i brividi lungo la schiena. Questo lo costrinse ad ascoltare cosa diceva. Non riusciva a non associare quella voce ai lividi sulla schiena quindi preferiva ascoltare che far riaffiorare alla mente quel brutto ricordo. Per ora aveva capito che il suo nome era Robert Smith, che era stato bocciato due anni alle medie ed una in prima superiore e che quella era l’unica scuola che poteva frequentare.
Il professore fece scorrere il dito sull’elenco e giunse al nome sottostante a quello di Robert, Kevin Stander. Kevin venne preso alla sprovvista, era ancora assolto dai suoi pensieri, Lee prese la parola e gli fece la prima domanda:- E tu figliolo, quali sono i tuoi interessi?- Kevin sembrò esitare a rispondere, aveva il terrore che dal fondo della classe si sarebbero alzati insulti. Era stupido pensare sempre in negativo ma, pensò Kevin, la realtà dei fatti non tradiva le aspettative. Come aveva sempre fatto raccolse il suo coraggio e iniziò:-Mi piace leggere e scrivere.- La faccia del professore sembrò turbata:-Allora perché hai scelto questa scuola? L’Istruzione professionale non fa per un possibile scrittore.- disse concludendo la frase con un sorriso. Kevin rispose:-Non fa per un possibile scrittore, ma fa per un ragazzo che non vede l’ora di andarsene dalla scuola per non sentire più battutine sul suo conto solo perché gay e per non essere più picchiato nei corridoi.- la voce non gli tremava come al solito, era ferma e decisa. Non sapeva neanche lui perché lo aveva detto, ma sentiva questa confessione come un nodo alla gola. Sul volto gli era pure apparsa un’espressione di sollievo, finalmente aveva detto quello che da tre anni non aveva il coraggio di dire. La faccia del professor Lee era turbata, ma Kevin non ne diede peso. La sua felicità, però, cesso quando dal fondo della classe, sentì la voce di Robert, che, facendo finta di schiarirsi la voce, disse:-Finocchio-. Seguirono risate rumorose che gli rimbombavano nella testa e gli sembravano dei piccoli coltelli che gli si conficcavano pian piano nella pelle; quello era il suo dolore interiore. Si sentì trafiggere quando anche il professore si lasciò scappare una risata. Gli sembrarono attimi infiniti. Arrivarono le tredici e la campanella di fine lezione suonò, orde di ragazzi si riversarono fuori dalla struttura. Kevin era arrabbiato e triste, “Che merda di primo giorno di scuola”, pensò.

 
   
 
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