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Autore: Layla    26/01/2014    4 recensioni
“È Jack, che adesso si sta facendo una doccia. Appena ti ha visto è come impazzito, continuava a urlare “È lei, l’ho ritrovata!”.”
Io lo guardo con la bocca spalancata, sono così scioccata che ho paura che la mascella mi si stacchi da un momento all’altro e se ne vada a fanculo.
Qualche minuto dopo, il signorino che ha tanto richiesto la mia presenza fa la sua comparsa con solo un asciugamano addosso alla vita e mi punta un dito addosso.
“Tu! “Lost in stereo” è stata scritta per te!”
Io mi indico sconvolta.
Lost in stereo per me.

Tratto dal primo capitolo.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Gaskarth, Altri, Jack Barakat, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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23)Break your little heart in two.

 

Ci sono periodi nella vita che sono davvero difficili.
Ne ho avuti tanti, ma nessuno duro come questo, l’aborto mi ha letteralmente preso e buttato nelle regioni più oscure di me stessa. Ho attraversato il mare del senso di colpa, calpestato la terra del “Perché esisto?”, contemplato l’arcobaleno del suicidio e la luce accecante dell’alba della monotonia.
Jack mi è stato sempre vicino, io ho cercato ogni giorno di indossare una maschera per fargli credere che sto meglio, ma non credo di essere riuscita ad ingannarlo.
Intanto sul mio braccio  sono fiorite tante cicatrici, anche se lui ha tentato in ogni modo di nascondere oggetti che mi potessero fare male.
Deve amarmi davvero molto se ha sopportato e sta ancora sopportando l’ombra della ragazza che amava.
Ormai è arrivato giugno, sto guardando l’alba sorgere sul mare, il sole sembra incendiare un attimo l’acqua e poi accende tenui colori rosati nel cielo.
Ho perso il conto di quante albe ho visto, ma questa mi colpisce in modo particolare, forse per l’idea che per un attimo l’oceano sembrava davvero avere preso fuoco. È stato ferito, ma si è rialzato, non era colpa di nessuno, ma lui non si è crogiolato nei sensi di colpa.
Questo smuove qualcosa dentro di me, forse anche io posso rialzarmi e smetterla, ho fatto soffrire fin troppo le persone che amo, in particolare Jack.
Lo guardo dormire e sembra il ritratto della serenità, invece è parecchio stressato per il cd e per me. Non sarebbe dovuto succedere.
Mi ero giurata che non sarei mai stata un peso per lui, da quando si è rotto questo giuramento?
Da quando ho scoperto di essere incinta e di aver in seguito abortito.
Sospiro.
Ormai è successo, ho pagato il mio tributo alla sofferenza, credo sia arrivato il momento di andare avanti.
Visto che è domenica torno a letto, ripromettendomi di svegliarmi prima di Jack in modo da preparargli la colazione. Se la merita per essermi stato accanto in un periodo così difficile per me, in cui ero ridotta a uno zombie senza volontà
Con questi pensieri in testa mi addormento godendomi appieno il suo abbraccio dopo mesi.
Riesco a svegliarmi prima di lui, scendo in cucina e comincio a preparare uova e bacon solo per lui, io metto sul vassoio la solita tazza di cereali.
Finito tutto, salgo in camera nostra e lo scuoto gentilmente, lui mugugna qualcosa e poi apre gli occhi. Li spalanca del tutto quando vede il bacon e il resto.
Sorpresa riuscita!
“Wen, mi hai portato la colazione a letto!”
“Sì.”
“E questi sono bacon e uova.”
“Esattamente.”
Gli rispondo sorridente, lui mi guarda grato e mi fa spazio sul letto.
Lui attacca subito il cibo, io mi perdo ad ammirarlo per qualche  momento, mi sembra bellissimo e quasi troppo per me. Io non sono sicura di meritarmelo.
“Sono felice di vedere che stai un po’ meglio.”
“Da cosa l’hai capito?”
“I sorrisi. Non ne hai più fatto uno vero da quando è successa… quella cosa.
Ti ho sempre vista solo con sorrisi di plastica.”
Io arrossisco, non pensavo che se ne fosse accorto.
“Sorpresa, eh?”
“Un po’, non pensavo l’avessi notato.”
“Io ti osservo più di quanto tu creda.”
Arrossisco ancora di più. Non me l’aspettavo, giuro.
Boccheggio qualche parola, facendolo ridere.
“Mangia, Wen o rischi di andare in carenza di ossigeno.”
“Beh, dovresti avvisarmi quando tiri fuori queste perle da film romantico, almeno mi preparo  psicologicamente.”
“E che senso avrebbe dirtele se ti avviso?”
Scoppia a ridere come un matto.
“Wen, sei proprio strana.”
Io sospiro.
“Sì, a volte immagino di esserlo.
Sono strana, troppo sulla difensiva, non parlo e a volte sono terribilmente esasperante per questo lato del mio carattere. Forse è meglio che…”
Lui mi appoggia un dito sulle labbra.
“Non dire più nulla. A me non importa dei tuoi difetti, non sono fastidiosi, anzi li amo e li avrebbe amati anche lui o lei.”
Lo guardo negli occhi, sono innegabilmente sinceri e a me scappa un altro sorriso.
Sono fortunata che non mi ritenga responsabile di quello che è successo, anche se ne avrebbe tutte le ragioni, e mi ami.
Questa è una cosa da cui ripartire, un punto saldo della mia vita: Jack mi ama.
“È giugno, ti piacerebbe fare un giro alla spiaggia e magari farci anche un bel bagno.”
Io annuisco, prendo il vassoio della colazione, lo porto dabbasso e lo metto nel lavandino, Jack intanto è sceso in salotto,  pronto.
Io salgo a mettermi il costume e un copricostume verde, preparo una borsa veloce e scendo, lo trovo che guarda la tv.
Decido che può guardarla ancora un po’ e preparo anche un pranzo al sacco fatto di panini e bibite.
“Jack, sono pronta. Possiamo andare.”
Lui spegne la tv e si volta sorridendo verso di me.
“Eccomi. Uh, ma hai preparato anche il pranzo!”
“Ho visto che stavi guardando la tv e ho deciso di approfittare di quel momento per fare qualche panino.”
Lui mi passa un braccio attorno a una spalla.
“Bene, allora possiamo andare. Non manca nulla.”
Sì, lui c’è, io ci sono e c’è anche il cibo.
Non manca proprio nulla.
 

Il picnic sulla spiaggia si rivela un’esperienza piacevole.
Non c’è molta gente e c’è un delizioso venticello che ci rinfresca e increspa il nostro ombrellone e l’oceano.
I panini sono buoni, Jack è rilassato, ma non significa nulla: lui è sempre rilassato.
Non so mai cosa gli passi per la testa, a volte è impenetrabile e l’unica persona che lo sa è Alex e questo mi frustra parecchio perché vorrei non stressarlo.
Ma come faccio a non farlo se lui non mi dice perché lo è?
Forse sono stata insopportabile negli ultimi tempi, ma avevo le mie ragione e lui sembra averlo capito, eppure sono inquieta.
C’è qualcosa nella sua calma che mi preoccupa profondamente.
“Vado a farmi un bagno, tu?”
Io guardo la mia mano e decido che posso permettermelo, ormai sono brava a rifare la fasciatura.
“Arrivo. Jack, tutto bene?”
“Sì, perché?”
“No, niente. È solo una sensazione.
Andiamo!”
Entriamo in acqua e lui sparisce subito al largo, senza fare il cretino, lasciandomi da sola vicino alla spiaggia, ma circondata da una distesa d’acqua azzurra.
Non so perché inizio ad avere freddo ed esco dall’acqua e me ne torno all’ombrellone in lacrime.
Non è che a causa del mio dolore l’ho perso e non me ne sono nemmeno accorta?
Piango per circa una decina di minuti, poi mi asciugo le lacrime e ricompongo la mia faccia in un’espressione normale per non creare problemi.
Un quarto d’ora dopo esce dall’acqua e si sdraia sul salviettone senza dire una parola, sembra felice, ma – ho detto – potrebbe essere una maschera.
Devo parlare con Alex, anche se questo mi fa sentire la più scadente delle ragazze.
Finiamo la nostra giornata al mare verso le cinque, non è stata granché. A dispetto delle premesse sembravamo due estranei che non sapevano di che parlare.
Dio, non togliermi anche lui, ti prego!
Arrivati a casa lui sparisce a farsi una doccia, quando torna mi trova sul divano.
“Jack, faccio un salto da Holly, va bene?”
Lui annuisce.
“Divertiti.”
“Ok, ciao.”
“Ciao.”
Esco da casa mia spaventatissima.
Percorro i pochi metri che separano dalla casa di Alex e suono il campanello.
Esce direttamente Alex.
“Ciao, se vuoi parlare con Holly non c’è.”
“No, a dire la verità ho bisogno di parlare con te.”
“Va bene, entra.”
Entro e mi siedo sul divano.
“Vuoi qualcosa?”
“Qualsiasi cosa di forte andrà bene, ne ho bisogno.”
Lui mi guarda incredulo.
“Pensavo che non ti piacesse l’alcool.”
“In generale no, ma certe volte ne ho bisogno per sciogliermi.”
Lui annuisce comprensivo e poco dopo mi porge un bicchierino di whisky che butto giù tutto d’un fiato.
“Ecco, ora penso di potercela fare.”
Mormoro.
“Wendy, cosa c’è?”
Mi chiede preoccupato Alex.
“Jack, dimmi cosa ha Jack.”
Lui mi guarda sorpreso.
“Oh, non guardami con quella faccia!
Lo so che ha qualcosa, solo che non vuole dirmelo, è sempre così freddo!
Apparentemente è rilassato, gli va bene tutto, ma in realtà non è così e so che tu sai cosa ha.
Tu lo conosci meglio e, anche se questo mi brucia un po’, sei l’unico che mi può aiutare.”
Lui mi guarda.
“Sei gelosa.”
“Un po’, ma non importa. Suppongo che per avere il pacchetto Jack Barakat bisogni accettare anche un pezzo del pacchetto Gaskath.
L’importante è che non si arrivi a dividere il letto.”
Lui annuisce.
“Allora, cosa ha Jack?”
I suoi occhi smettono di essere fissi nei miei e vagano per la stanza, non mi piace questo comportamento, è segno di una bugia di solito.
“Beh, anche lui ha passato un periodo duro.
“Lo so.”
“Forse è il suo modo per far passare il dolore.”
“Allontanandomi?”
Chiedo ferita.
“Non lo so, dovresti parlarne con lui.”
“Lui dice che va tutto bene.”
Alex tace.
“Alex, lo so che mi stai tenendo nascosto qualcosa. Ti prego, dimmela.”
Lui si alza in piedi e cammina per il salotto.
“Non posso, Wen. Semplicemente non posso, mi dispiace.
E se vuoi un consiglio, lascia perdere queste paranoie.”
Io sospiro affranta e anche un po’ arrabbiata.
“Lo sapevo che avresti coperto Jack, nonostante il bene che dici di volermi.
Arrivederci, Alex!”
Sibilo dura, poi me ne vado dalla villa, incurante del fatto che Alex mi stia urlando di fermarmi e di non reagire così. Non capisco come dovrei reagire.
Davvero non lo so!
Il mio ragazzo mi nasconde qualcosa esattamente nel momento in cui io sembro stare meglio e il suo migliore amico lo copre.
Non ho voglia di tornare a casa e non mi va di sentire altre scuse da parte di Alex così mi dirigo il parco del quartiere.
Stare da sola mi farà bene.
Mi siedo su una panchina e mi guardo attorno, ho fatto la scelta sbagliata: il parco è pieno di giovani mamme con prole a seguito, esattamente quello che sarei dovuta essere io.
Merda! Perché ogni volta che sono a due passi dalla felicità mi succede una catastrofe?
Perché?
Cos’ha Dio contro di me?
Mia madre, mio padre, mio fratello, la morte di Jim e il mio incidente mi sembrano una punizione sufficiente!
Mi raggomitolo sulla panchina in silenzio, isolandomi dal mondo e pensando che è troppo per me.
Sento che sto perdendo Jack e non so come fermarlo, lui mi scivola via dalle mani come acqua e non so a chi chiedere aiuto.
Mi sento sola esattamente come a Baltimora, mi sento la ragazzina fragile e allo sbaraglio di allora.
Tutto cambia per non far cambiare niente.
Che tristezza.
Inizia ad alzarsi un vento freddo, io guardo il cellulare: sono quasi le sette, meglio tornare a casa.

 

Il giorno dopo ci alziamo tutti e due presto.
Lui deve andare alle registrazioni e io vado in negozio per passare il tempo.
Lui sembra rincoglionito come al solito al mattino, ci salutiamo con il solito bacio, ma sento una certa indifferenza da parte sua.
È ufficiale: sono in paranoia.
Ma ne vado al negozio molto preoccupata, Holly lo nota subito.
“Che succede, Wen?”
“C’è che sono preoccupata per la mia storia con Jack, temo mi nasconda qualcosa.”
“Mannò, non penso.”
“Ieri sono stata da Alex, è stato molto evasivo su questo argomento.”
Holly tace e io vado nella parte vera e propria dello studio, dove Bryan sta preparando la macchinetta.
“Ciao, Wendy.”
“Ciao, Bryan.”
“Hai qualche problema?”
Io mi siedo su uno sgabello che di solito è destinato a chi accompagna la gente a farsi tatuare: genitori, amici, fidanzati/e, parenti.
“Sì, ne ho uno.
Il mio ragazzo ultimamente è diventato strano e il suo migliore amico non mi vuole dire perché.”
“Significa che sta facendo qualcosa di sbagliato.”
Al pensiero che Jack mi tradisca sento un crampo al cuore e mi accascio sulla sedia.
“Tutto bene?”
“Sì, solo un crampo, grazie.”
“Devi tenerci a questo ragazzo.”
“Molto. Forse tengo di più a lui che a me stessa in questo momento.”
Lui continua a pulire la macchinetta.
“Spero che si meriti questo amore.”
Io rimango in silenzio, l’idea che Jack mi stia tradendo sta germogliando dentro di me, tutto filerebbe: dalle sue stranezze, al silenzio colpevole di Alex, per non parlare della messicana che ha giurato di farmela pagare.
Ho un brivido e cerco di trattenere le lacrime.
Non può essere davvero così, mi rifiuto di crederlo, lui mi ama e me lo ha dimostrato molte volte.
Perché tradirmi?

{“Beh, anche lui ha passato un periodo duro.
“Lo so.”
“Forse è il suo modo per far passare il dolore.”}

Jack non può essere così stupido, non può. Eppure – chissà perché –  una parte di me la trova una spiegazione sensata, come se in fondo sapessi che con lui non avrebbe potuto durare.
Mi impongo faticosamente di mantenere la calma, non è detto che sia così, non ho alcuna prova, solo un sospetto. Lo condannerò definitivamente a essere uno stronzo il giorno in cui lo vedrò scopare con un’altra nel nostro letto, solo allora.
“Wendy?”
La voce di Bryan mi richiama alla realtà.
“Scusami, forse ho detto delle cose inappropriate.”
Io scuoto la testa.
“No, hai solo detto la tua opinione, va bene così.
Sta arrivando il primo cliente, smetti di pensare ai miei problemi.”
Lui annuisce poco convinto.
Il primo cliente è un uomo che ho già tatuato, si ferma cinque minuti a chiedermi come sto e a dirmi che gli dispiace per quello che mi è successo.
Io annuisco e gli dico che presto tornerò in pista, mi manca il mio lavoro ed è la sacrosanta verità.
Assisto a tutti gli appuntamenti di Bryan e cerco di distrarre i clienti con qualche cavolata quando mi accorgo che lui tocca punti dolorosi del loro corpo.
A mezzogiorno mangio con Holly e Bryan.
“Stai meglio adesso?”
“No, ma almeno non ci penso. So che qualcosa succederà, me lo sento nelle ossa.”
Lei scuote la testa.
“Stai diventando paranoica, cosa vuoi che succeda?”
Un tradimento, ma mi trattengo dal dirlo ad alta voce perché ho davvero paura che sia così.
Jack è entrato troppo profondamente nella mia vita, cosa farei senza di lui?
Non lo so e non sono ansiosa di scoprirlo.
Holly ci porta in una pizzeria e nemmeno la mia pizza preferita – la margherita – riesce a tirarmi su in qualche modo.
La sensazione della catastrofe imminente incombe su di me come un macigno.
Alle cinque decido di uscire prima dal negozio, non hanno bisogno di me e io voglio provare a cucinare qualcosa di buono per quando il mio ragazzo tornerà dalle registrazioni.
Mi fermo a prendere le ultime cose al supermercato e poi finalmente mi dirigo verso casa, sono stanca ma quasi felice.
Parcheggio la mia macchina, porto la spesa in cucina e  mi accorgo – con un brivido – che al piano di sopra ci sono strani rumori.
Rumori troppo simili a quelli che fa Jack quando fa sesso.
Salgo le scale lentamente, come un automa, e pregando Dio che  si stia solo vedendo un porno o qualcosa del genere.
Apro la porta della nostra camera e il mio cuore si frantuma in mille pezzi.
Jack non sta guardando un porno, si sta scopando quella messicana che mi ha minacciato di riprenderselo.
Lo guardo mentre se la gode, ansima e tocca un corpo che non è il mio a occhi chiusi.
Dovrei scappare, urlare, picchiarlo, fare qualcosa, ma sono pietrificata a guardare questa scena oscena.
Il mio ragazzo apre gli occhi solo quando viene e mi vede, il suo volto si pietrifica e la messicana scoppia in una risata cattiva, io trovo finalmente il coraggio di voltarmi e correre via.
Non mi fermo nemmeno alle urla di Jack che urla che può spiegarmi tutto, che mi ama e altre stronzate.
Esco dalla villa e mi fiondo dentro la villa di Alex approfittando del fatto che il cancello è aperto, busso come una forsennata alla sua porta, finché non viene ad aprirmi.
Davanti alla mia faccia sconvolta decide di lasciar perdere qualsiasi commento e allarga le braccia, in un invito implicito ad abbracciarlo.
Ed è quello che faccio mi butto tra le sue braccia piangendo.
“Per favore, chiudi la porta e non fare entrare Jack.”
“Perché?”
Io tiro su con il naso.
“Jack mi tradisce.”
Mormoro con voce rotta, lui annuisce comprensivo e chiude la porta, non la riapre nemmeno quando Jack la tempesta di pugni.
Pensa solo a consolarmi e gliene sono grata, è davvero un bravo amico.
La mia favola invece è andata a puttane.
Le favole per quelle come me non esistono.

Angolo di Layla

Ringrazio My Chemical Green Romance, _redsky_, Mon, Iloveyoug e RadhaAttack per le recensioni.

   
 
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