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Autore: ILoveRainbows    26/01/2014    2 recensioni
Perdersi a Londra se non la conosci può essere spaventoso in un primo momento, ma cosa succederebbe se incontrassi una persona che ammiri, stimi: consideri persino il tuo eroe? Clara potrebbe scoprirlo e chissà...
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6
Tornai a casa tardi quella sera. Mia madre era rimasta alzata ad aspettarmi. L'avevo vista fare così spesso, almeno da quando mio padre era morto. Se ne stava sempre seduta sulla sua poltrona con le braccia sui braccioli e le mani strette a pugno cercando di trattenere la rabbia.
Tutto quello che aveva saputo di me in quel giorno si riduceva a un misero messaggio che avevo spedito poco dopo aver incontrato Morgan "Non vengo a pranzo". Ma non ero arrivata nemmeno a cena, non secondo i suoi orari per lo meno. Quando entrai era già appoggiata allo stipite del soggiorno, la cui porta era accanto a quella d'entrata. - Salve signorina - parlava a denti stretti e non era un buon segno. - Si può sapere dove sei stata? -
Buttai la borsa all'entrata e tolsi le scarpe. - Da Laura -
- Ho già chiamato Laura e mi ha detto che non ti ha più visto da quando vi siete salutate fuori da scuola e tu te ne sei andata via svogliatamente e ovviamente con le cuffie nelle orecchie - 
- Vedi, sono qui, sono viva, non sono ferita. Facciamola finita con sta storia. Tutte le volte ti comporti così. Come se avessi 15 anni e tu non avessi niente di meglio da fare la sera. Fatti una vita! Da quando papà è morto sei diventata una palla. -
- Bada a come parli con me, chiaro?! -
- Sisi, fai come vuoi! - Mi ero spinta troppo oltre. Prese la mia borsa e la buttò fuori di casa insieme alle mie scarpe.
- Visto che pensi di potertela cavare da sola... Fuori di qui! - Tenne la porta aperta e l'unica cosa che potei fare fu uscire. Molti lo avrebbero fatto a testa bassa, ma non mi avrebbe mai visto così. Le lanciai persino uno sguardo di disprezzo prima di uscire. Okay, forse ero una ragazza un po' problematica.
Una volta fuori mi misi le scarpe, sistemai la giacca, cercai le chiavi del motorino in borsa e iniziai a scendere le scale. Mandai un messaggio a Mika "Posso venire da te fra 10 minuti? Mia madre mi ha appena buttata fuori di casa"
La risposta arrivò poco dopo "Ti aspetto"
Uscii dal portone, presi il motorino e imboccai la stradina che portava al mio condominio.

MIKA
- Cosa le è successo?! -
- Un auto andava a luci spente ed è passata con il rosso. Lei non l'aveva sentita. La presa in pieno. -
- Oh my God. Oh my God. -  Iniziai a camminare avanti e indietro per il corridoio bianco e verdino. 
- Ha subito un trauma cerebrale alla zona parietale sinistra del cervello. - Non capivo cosa diceva. Non l'avrei capito se lo avesse detto in inglese, figuriamoci in italiano. - Ora è in sala operatoria. Con lei c'è il nostro migliore neurochirurgo Signor Penniman. Deve avere fiducia. -
- Quanto grave è? - 
Si morse il labbro inferiore e controllò la cartelletta che aveva davanti. Mi guardò dritto negli occhi e disse - Pensavamo peggio. - L'ospedale era smorto. Era come se chi ci entrava non aveva possibilità di uscire, se non in un sacco da morto. Era un'aria che aleggiava lì intorno, sembrava che la morte si aggirasse fra quei corridoi.
- Posso chiederle chi è lei per la vittima? -
- Si chiama Clara! - Mi ricomposi, ma l'infermiere non sembrava scandalizzato. - Sorry. Certo, sono, ehm... Un amico. -
- Okay. Conosce qualcuno della famiglia che potremmo contattare? -
Mi passai una mano fra i capelli. Mi accorsi che tremava. Tremavo tutto. Mi sedetti piegandomi su me stesso e mettendo la testa fra le braccia. Sapevo che mi aveva detto il nome di sua madre, ma non lo ricordavo!! Allora: suo padre si chiamava Jean, ma sua madre?! Pensa Mika, pensa. Scattai di nuovo in piedi come una molla.
Clara era in una sala operatoria che combatteva fra la vita e la morte e io ero qui e non potevo fare niente se non ricordarmi il nome di sua madre; eppure il mio cervello bacato non se lo ricordava. - Shit shit shit! Arianna! - Mi girai di scatto verso l'infermiere che si spaventò. - Il nome di sua madre è Arianna. Cercatelo nella rubrica del suo cellulare. -
L'infermiere lo tirò fuori dalla tasca e me lo porse. - Preferisce fare lei? -
Rifiutai gentilmente. - Faccia lei, la prego. - 
Annuì. Cercò un attimo il numero e poi si portò il cellulare all'orecchio. Sentivo il mio cuore battere molto velocemente e pompare sangue con molta forza. Biiip... Biiip... Anche da dove ero riuscivo a sentire gli squilli. Ma più passavano, più la speranza che la madre di Clara rispondesse svaniva. Avevamo quasi rinunciato quando una voce flebile e mezza addormentata rispose - Si? Chi è? Ma lo sa che ore sono?! -
- Signora Gauthier, si tratta di sua figlia -
- Ah. Hahaha... Cosa le è successo? L'avete arrestata per disturbo della quiete pubblica?! Nel caso ditele che verrò a prenderla domattina. -
Speravo fosse il sonno a parlare. Non poteva parlare così di sua figlia, di Clara... In quel momento fui tentato da prenderle il telefono e urlarle una serie di insulti.
- No signora, veramente è stata investita. -
- Ah, bene. -
Cosa?!?! Era sua figlia! Non riuscii a trattenermi e presi il telefono dalle mani dell'infermiere di forza - Senta. Sua figlia è stata investita dopo che LEI l'ha cacciata di casa perché è tornata tardi. Era triste, dispiaciuta ed arrabbiata e la stanno operando d'emergenza perché l'hanno colpita al cranio. E ora sta combattendo fra la vita e la morte. Quindi ora lei viene qui e sta accanto a sua figlia. -
- Come vuole lei signore dalla voce sconosciuta. Hahahaha. - Poi buttò giù il telefono.
Non sapevo se era ubriaca o una stronza. Tutti nella sala mi guardarono male. Avevo urlato un poco. - Sorry - bisbigliai, prima di accasciarmi su una delle sedie lì accanto.
Quando sua madre arrivò quasi non me ne accorsi. Stavo canticchiando "I See You" nella mia testa. Non so perché mi fosse venuta quella, ma il ritmo era piacevole. Solo quando si sedette di fronte a me guardandosi intorno mi accorsi di lei.
Era una donna di circa quarantacinque anni. Capelli castani e occhi quasi neri. Il naso non era per niente quello della figlia, infatti era lungo e adunco. Aveva un'aria molto stizzita, non voleva essere lì. Era come se fosse stata qui per andare a trovare la cugina della vicina di casa alle tre di notte invece che per sua figlia.
Presi il mio coraggio in mano e mi alzai andando verso di lei. - Salve signora Gauthier. -
- Mi chiami con il mio cognome. Rossella. - Mi guardò di sbieco.
- Scusi. Signora Rossella. Sono stato chiamato qui per sua figlia. - Se prima mi guardava male ora aveva stampato in faccia uno sguardo assolutamente arcigno e io non sapevo cosa dire. - Mi hanno chiamato qua prima di lei perché l'ultimo trasferimento dati dal suo cellulare era stato verso il mio.
- E tu saresti? -
Bel rispetto. Io mi sforzavo di darle del lei e lei non mi riteneva mi riteneva talmente indegno di rispetto da darmi del tu. Pazienza. - Io sono un amico di sua figlia. -
Strinse gli occhi, come per vederci meglio. - Così è da te che è stata questo pomeriggio e questa sera? -
Ouch! - Sì, abbiamo suonato un po'. Sono un musicista e ci siamo conosciuti per caso. La aiuto con alcuni passaggi con il pianoforte. - Okay, scusa pessima. Perché non avevo pensato a una scusa prima di quel momento?!
- Conosciuti per caso dici? E non mi hai ancora detto il tuo nome. -
- Michael...
- Nome inglese?! Odio i genitori di un paese che danno ai loro figli un nome in un'altra lingua! -
Non si era minimamente accorta del mio accento inglese e del mio italiano claudicante?! Era messa molto male. - Stava dicendo? -
- Ci siamo conosciuti un giorno fuori da scuola. Sono cugino di terzo grado di una sua compagna. - Okay, se quella di prima come scusa era pessima questa era veramente una cazzata!
- Ah... Beh, io non ti conosco. Quindi puoi tornartene a casa. Io qui non ti voglio. Basto io per mia figlia. - Non mi mossi di mezzo centimetro. Ero livido di rabbia e la voglia di tirare un pugno in faccia a quella tipa era tanto. - Su! Sciò! Aria! Vada a casa! -
Mi girai e per un attimo con la coda dell'occhio la vidi sorridere al pensiero che me ne stavo andando. Invece io mi sedetti sulla sedia di prima. Non me ne sarei andato! Non con Clara là dentro con solo quella pazza e qualche medico.
Il tempo passava e di Clara quasi nessuna notizia. Ogni tanto usciva l'infermiere di prima per dire che stavano ancora operando, ma che per ora era stabile. Il fatto che ci mettessero così tanto mi preoccupava un poco, anche se poteva significare che stavano cercando di fare un buon lavoro. Dall'altra parte invece Arianna se ne stava stravaccata su due sedie a leggere un giornale di gossip come se fosse la cosa più interessante del mondo. Quando arrivava l'infermiere annuiva appena alle notizie e poi gli sbadigliava in faccia. Così che veniva da me a parlare.
A un certo punto arrivò per l'ennesima volta. Questa volta però sorrideva. Mi alzai in piedi appena lo vidi. Leggevo nei suoi occhi che c'erano buone notizia. - È uscita dalla sala operatoria. Il Dottor Pastore dice che la situazione è stabile e che si rimetterà presto anche perché non sono stati danneggiati lobi della memoria, movimento o altre cose. Le servirà solo riposo. Comunque si saprà di più non appena si sveglia. Se volete seguirmi, la potete vedere. -
La mare di lei si alzò, si stiracchiò e poi andò verso l'infermiere. Appena vide che stavo andando anch'io con loro si girò - No, tu rimani qui. - disse rivolgendosi a me e poi girandosi verso l'infermiere - Non lo voglio vicino a mia figlia. - Detto questo si avviò impettita verso le stanze. L'infermiere, guardandomi, scosse la testa sconsolato e s'apprestò a seguirla.

CLARA
Aprii gli occhi, ma li dovetti richiudere perché la luce mi faceva male. - Allora?! Che cosa hai fatto?! Ti rendi conto che stavo dormendo o no?! -
- Silenzio per favore - La testa mi esplodeva e ci mancava solo qualcuno che urlasse.
I medici, non so come, riuscirono a farla stare zitta. Aprendo gli occhi vidi solo lei. - Dov'è Michael? -  Chiesi flebilmente. Sapevo che c'era, me lo sentivo.
- Non lo puoi rivedere mai più. Non mi piace. È strano! Non lo puoi frequentare. -
- Dov'è Michael? - Ero moribonda eppure tutto quello a cui potevo pensare era lui. - Dov'è Michael? -
- Piantala. Non lo vedrai. -
- Dov'è Michael? -
A quel punto mi tirò uno schiaffo in faccia e i medici dovettero portarla via di peso. - Dov'è Michael? -
- Sono qui amore. Sono qui. - Aprii gli occhi per un attimo e lo vidi accanto a me. - Non me ne vado da nessuna parte. - il suo volto angelico mi sorrideva.
- Ti amo. - Gli dissi, prima di cadere addormentata.

NOTA SCRITTRICE: hei! Ciao a tutti. Colpo di scena. Clara ha un incidente. E compare la madre. Che ne pensate di lei? Spero si sia capito che ho messo il racconto dal punto di vista di Mika ad un certo punto perché non sapevo come fare. Spero non stacchi troppo. Fatemi sapere che ne pensate recensendo.
Baci, ILoveRainbows
P.S. Perdonatemi eventuali (saranno mooolti) errori di grammatica o battitura o altro. È tardi e non ho voglia di correggere :\ lo farò in seguito.
  
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