Fanfic su artisti musicali > Blue
Segui la storia  |       
Autore: Rie_James    27/01/2014    1 recensioni
Beh, niente, è una storia per lo più inventata, ma con l'aggiunta di qualche evento reale. Nemmeno io so la trama precisa. Vi posso dire semplicemente che è la storia d'amore tra Duncan James ed una sua fan. Spero vi piaccia ^^
Leggete e recensite, mi raccomando!
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Duncan James, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Premetto che questo capitolo è un po’ più lungo del solito ed è più un capitolo di passaggio che altro …
Ma questa volta i commenti li metto  alla fine, per cuiiiiiii…. CI SI VEDE DI SOTTO, BABE!
 
9. I Won’t Go Home Without You.
 
Ancora mano nella mano, Duncan e Gabriella tornarono dagli altri. Gab era al settimo cielo: ancora non riusciva a crederci di essere mano nella mano con il suo idolo, Duncan James, e di avere la possibilità  di potersi girare verso di lui e baciarlo su quelle labbra rosee e carnose.
Camminava,  e mentre camminava non poteva fare a meno di guardare le loro mani intrecciate ed il suo profilo così perfetto: tra loro c’era una chimica speciale e mai come allora lei aveva voglia di riempirlo di baci; aveva sempre sognato ed immaginato come potesse essere baciarlo, anche se ormai aveva perso le speranze. Adesso che poteva farlo, doveva trattenersi e fare uso del suo più forte autocontrollo per poter evitare di saltargli al collo e riprendere a baciarlo con passione come stavano facendo poco prima.
Duncan pure, dal canto suo,  non riusciva neppure lui a capire cosa provava: Gab gli piaceva moltissimo, sia caratterialmente, che fisicamente, ma nemmeno lui sapeva esattamente perché o cosa gli piacesse in particolare. Sapeva solo che  lei l’aveva stregato e non voleva che il giorno dopo partisse.  Sapeva che si era imbattuto in un qualcosa di difficile realizzazione, sapeva che quello che Gab aveva detto prima che si baciassero era vero, che le fan avrebbero assalito lui e i giornalisti lei, che avrebbero rischiato di passare pochissimo tempo assieme a causa del suo continuo viaggiare … Era una situazione troppo complicata, così complicata che quasi ci ripensò su: non sapeva se ce l’avrebbe fatta a reggere la cosa. Pensò che forse era meglio chiudere la cosa lì, sul nascere. Poi ebbe l’istinto di guardarsi la mano sinistra, intrecciata con la mano di Gab che al confronto con la sua sembrava piccolissima. Guardò come lei stringeva forte la presa, quasi a volersi assicurare che non fosse solo un sogno dei suoi e un sorriso gli si allargò sul volto, facendo comparire quelle due fossette sulle guance che tanto piacevano a Gab e a tutte le altre fan. Dopo guardò Gab con la coda dell’occhio, squadrandola in ogni minimo dettaglio: il collo, il mento, il viso tondeggiante, le labbra sottili, il nasino piccolo e tondo leggermente all’insù, le guance leggermente arrossite, il sorriso che non le era scomparso dal viso da quando si erano baciati … Poi la guardò negli occhi e si sentì quasi perso: gli occhi di lei non erano così originali come potevano essere quelli di Duncan, eppure lui non riusciva a resistergli tanto erano dolci; quel marrone talmente scuro che quasi non c’era distinzione tra iride e pupilla, grandissimi e con una forma leggermente allungata (ancora più del solito grazie al make-up strategicamente preparato da Julie).  Gab era una che sapeva nascondere le proprie emozioni, ma chi sapeva guardarla negli occhi, riusciva a capire quando era effettivamente felice: Dunk riusciva a percepire quanto in quel momento lo fosse ma quanto al contempo fosse spaventata, quanto avesse paura.
Paura. Paura di cosa? Di perderlo? Di sentire una risposta negativa da parte di Julie? Di svegliarsi da quello che poteva tranquillamente essere uno dei suoi soliti sogni? Di soffrire come era successo con i precedenti ragazzi? Di essere delusa da lui come lo era stata precedentemente da suo padre?
Duncan si voltò completamente verso di lei, lasciandosi scappare una risatina nel notare che lei si era incantata a fissarlo.
- Scusa … - si scusò lei frettolosamente, paonazza per l’imbarazzo – Ero sovrappensiero – ridacchiò
- E a cosa pensavi? …. Se posso chiederlo, eh.
- A tante cose … - rise imbarazzata
- Del tipo? – disse lui piazzandosi davanti a lei per bloccarla e prendendole entrambe le mani
- Del tipo non ti interessa! – rise lei
- Ah, quindi pensavi a me, eh? – disse lui in quello che sembrava un ghigno soddisfatto
- E se pure fosse?!
- Voglio sapere cosa pensavi di me
- Se è per questo anche tu mi stavi fissando da tre ore!! Anche tu pensavi a qualcosa su di me?!
Lui si avvicinò a lei, sussurrandole all’orecchio con quel tono sexy che avrebbe potuto sciogliere chiunque:
- E se pure fosse …?
- Se tu mi dici a che pensavi su di me, poi io ti dico a che pensavo io!!
- Ma io te l’ho chiesto per primo! Non vale!
- L’accordo è questo, prendere o lasciare!! – disse lei soddisfatta mentre lui sospirava rassegnato.
- Eh va bene … - disse fissandola negli occhi – Pensavo allo strano effetto che mi fai. Mi piaci Gab, e anche tanto. Non credo di aver mai avuto una tale chimica con nessuno prima d’ora. Ti ho conosciuta solo ieri, eppure non riesco a non essere felice quando stiamo insieme. Mi sento così … Così a mio agio quando sto con te: non ho paura di essere me stesso. Pensavo al fatto che, a giudicare dal sorriso che hai stampato  in faccia da circa quarantacinque minuti  (se non di più), probabilmente anche tu provi lo stesso. Pensavo che mi piacciono i tuoi capelli, il tuo viso, la tua bocca … Ma soprattutto, pensavo che odio i tuoi occhi. Li odio perché mi fanno sentire perso: sono talmente scuri che mi sembra di sprofondarvici  ogni volta che ti guardo. E non è una brutta sensazione, anzi, tutt’altro. È solo che mi sembra di perdere il controllo di me stesso quando sto con te, perché, come ti ho detto, non ho paura di essere me stesso fino in fondo. E da un lato è un bene, ma dall’altro … Beh, questa magari te la dico quando ti fai più grande, bimba – disse sarcastico con un sorrisino che voleva alludere a qualcosa.
Gab aveva gli occhi sgranati e la bocca spalancata: non poteva credere di aver sentito quelle parole, ancor di meno credeva di averle sentite da Duncan.
- Non ti sto picchiando solo perché le prime cose che hai detto mi hanno bloccato le gambe e non credo di sentire più la sensibilità delle ginocchia. E questo è perché sono io a sconvolgere te.
Duncan rise di gusto e la baciò poggiandole una mano sulla guancia, per poi staccarsi lentamente e facendo schioccare rumorosamente le labbra sorridendo.
- Adesso però tocca a te, piccolina. A che pensavi?
- Scordati che te lo dico!
- Hey!! Avevamo un accordo!!
- L’accordo era che se tu me l’avessi detto per primo, io te l’avrei detto. Non ho specificato QUANDO te l’avrei detto! – disse soddisfatta di se stessa e dell’inganno che gli aveva teso
- Ah sì?!
- Sì!!
Duncan fece per prenderla, ma lei cominciò a correre sulla sabbia, lasciando che lui la rincorresse. Correvano cercando di evitare tutti gli ostacoli, girando in tondo, percorrendo quasi tutta la spiaggia, mentre Gab rimpiangeva  di non essersi iscritta ad atletica quando era piccola, notando che Duncan l’aveva quasi raggiunta.
Dunk la raggiunse, la prese in vita frenando la corsa (e rischiando di far perdere l’equilibrio ad entrambi), l’afferrò e la sollevò da terra:
- Finché non mi dici a che pensavi, giuro che non ti mollo!
- Dunk, mettimi giù!!!
- Ah-ha! Non se ne parla!! Dimmi a che pensavi, e ti metto giù.
- Ma non dovevamo andare da mia sorella?!
- Abbiamo ancora tempo. Allora, a che pensavi?
- Visto che ci sono cose che una “bimba” come me non può sapere, ti dico che pensavo a cose che non si addicono ad un vecchiaccio come te!!
- Ah sarei un vecchiaccio, eh?!
- Vecchiaccio montato e palestrato!!
- Uuuuuh, colpo basso! E a cosa pensavi riguardo questo vecchiaccio montato e palestrato? Sentiamo!
- Informazione riservata, sorry!
Duncan la prese e se la caricò a mo’ di sacco di patate sulla spalla.
- Bene, andiamo da tua sorella, così vediamo se lei sa interpretare i tuoi pensieri. O preferisci dirmelo tu? – sogghignò lui
- BASTARDO!! Fammi scendere!!
- Te l’ho detto, lo farò non appena tu mi dirai a cosa pensavi.
- E va bene, te lo dico, ma mettimi giù!! – si arrese.
Duncan la fece scendere, tenendola sempre stretta (un po’ per impedirle di scappare di nuovo, un po’ per piacere personale).
- Ebbene?
- Ebbene pensavo a guardarti.  So a memoria ogni singolo dettaglio del tuo corpo, eppure non mi stanco mai di fissarlo. La tua mascella squadrata, la barbetta incolta col pizzetto, i capelli pettinati all’insù,  il naso che a te non piace e che io trovo perfetto, le tue labbra gigantesche e morbidissime … E anche io penso di odiare i tuoi occhi. Ma il mio odio parte da cinque anni fa, quando li ho visti per la prima volta: sono turchesi, come l’acqua del mare, ma  se li guardi con attenzione puoi vedere anche tracce di verde, di marrone, di grigio … Sono di un colore unico ed indefinito. Poi guardavo il tuo sorriso e, detto in tutta sincerità, per un momento ho creduto di sciogliermi … E adesso sto pensando che sono davvero pazza a dirti queste cose, soprattutto se tu mi conosci da solo un giorno. Ma io ti conosco da cinque anni e ho sempre sentito il bisogno di dirtele, di lasciarle uscire fuori, di dirle a qualcuno all’infuori di mia sorella o delle mie amiche. E sto pensando non è affatto giusto che tu mi faccia perdere il controllo di me stessa in questa maniera: io non dovrei assolutamente dirti queste cose, eppure non posso fare a meno di farlo. Mi risulta spontaneo. E prima come anche adesso, sto pensando che voglio baciarti, baciarti fino allo sfinimento. Perché ho paura di svegliarmi anche stavolta, di riaprire gli occhi. Ho paura che non possa durare così tanto come spero.
Duncan era sbalordito: nessuno gli aveva mai parlato così prima d’allora. La guardò ancora qualche secondo, poi si fiondò a baciarla, chiudendo forte gli occhi mentre lei gli allacciava le braccia al collo.
Erano spaventati, ma quella confessione che si erano fatti li aveva convinti che avrebbero fatto bene a provarci, che non sarebbe andata a finire male.
Si baciarono con passione e poi, una volta staccati, ritornarono  mano nella mano verso gli altri.
***
Intanto gli altri avevano acceso un piccolo falò, visto che Julie aveva lamentato di sentire freddo. Lee si era ovviamente seduto accanto a lei e aveva continuato a fare lo stupido, come al solito, nonostante le innumerevoli occhiatacce che Simon ed Antony gli avevano lanciato per pregarlo di smettere.
- Lee, dovrei parlarti … - disse Julie all’improvviso alzandosi dalla sabbia
- Ok – rispose lui alzandosi – Dimmi pure.
Lei lo trascinò un po’ più lontano dal fuoco: non che avesse qualcosa da nascondere, semplicemente non le andava di parlare di queste cose davanti ai ragazzi; era una cosa che riguardava solo loro due.
- Lee … Posso farti una domanda?
- Vuoi chiedermi se mi piaci? – disse lui ridacchiando lasciando lei di stucco
- Ehm … In realtà sì. Volevo chiederti proprio questo
- Sì, mi piaci.
- Ecco, per questo volevo dirti che … Non fraintendere, non è colpa tua, anche tu mi piaci … Ma i- …
- Tranquilla, ho parlato con Gab prima – la interruppe lui sorridendo – Mi ha detto che hai un ragazzo e che sei molto innamorata di lui. È proprio fortunato, se posso dirlo. Un po’ lo invidio: non se ne trovano di ragazze come te o tua sorella in giro, sai? In ogni caso, ci ho parlato e mi ha detto di lasciar stare e siccome ha aggiunto di voler bene a tutti e tre, ho deciso di ascoltarla. Se ti sono sembrato invadente o fastidioso, mi scuso … Ma sono fatto così, sono abbastanza estroverso. Volevo solo fare amicizia e conoscerti meglio … Sempre come amica, s’intende, eh! – disse ridacchiando
- Oh … Ok, allora va bene! – sorrise lei – Amici? – disse porgendogli la mano
Lui guardò la mano di lei stupito e pensò “Cacchio, è così che saluta gli amici lei?” , poi tese anche lui la mano stringendo quella di Julie un po’ riluttante.
- Amici – sentenziò infine.
Julie lo guardò, rise e lo abbracciò  per qualche secondo lasciandolo di stucco.
Tornarono a sedersi accanto al fuoco e a scherzare con Simon ed Antony, quando da lontano intravidero Dunk e Gab tornare mano nella mano.
- Aww, guarda come sono carini mano nella mano!! – rise Simon
 - Qualcosa mi dice che Dunkie ha fatto colpo! – ridacchiò Lee con lui
- Quello ha fatto colpo già cinque anni fa, tranquillo … - disse Julie con una finta aria annoiata che fece scoppiare tutti in una grossa risata – Facciamo una scommessa. Scommettiamo che adesso che arrivano, Gab molla Duncan, mi corre incontro, mi trascina via, mi abbraccia e mi fa le sue reazioni da oca isterica quale è?
I tre scoppiarono a ridere.
- Secondo voi le ha dato il regalo alla fine? – chiese Antony
- Regalo? – domandò curiosa Julie
- Dunk ha fatto un regalo a tua sorella … Le ha preso un ciondolo se non ricordo male – le spiegò Simon
- Cos’è, ha deciso di accasarsi con lei? – rise
- Gli piace molto, questo è certo.  Io lo conosco da tempo e varie volte l’ho visto così tanto trasportato, ma mai in così poco tempo!! Anche se lei ci conosce da cinque anni, noi l’abbiamo incontrata solo ieri – esclamò Lee stupito delle sue stesse parole.
Da lontano, i ragazzi videro Gab dire qualcosa a Dunk sorridendo; quest’ultimo annuì, le lasciò la mano e lei corse incontro alla sorella prendendole la mano per poi trascinarla un po’ più in là per parlare da sole. Gab abbracciò fortissimo Julie ed i ragazzi non potettero fare a meno di ridere guardando la scena e soprattutto percependo parte dei gridolini che lanciava Gab mentre spiegava alla maggiore cosa era successo poco prima. Poi Gab si fece più seria e le due sorelle cominciarono a discutere su qualcosa che i ragazzi non riuscirono a sentire.
***
 
Julie si alzò per prima. Cominciò a vestirsi, a mettere a posto le ultime cose in valigia poi diede un’occhiata veloce alla sorellina ancora dormiente: aveva le coperte tirate fin su all’altezza delle orecchie (nonostante quella notte avesse fatto abbastanza caldo) e stringeva fortissimo il cuscino a sé … Brutto segno. Quando faceva così, quasi sicuramente significava che durante la notte aveva pianto.
Julie guardò l’orologio: le dieci e trentaquattro. Era venuta l’ora di svegliarla; si sedette accanto a lei, le carezzò la spalla e poi le sussurrò piano scuotendola leggermente:
- Gab … Sono le dieci e mezza, è tardi. Dobbiamo scendere giù a fare colazione. Poi devi finire di preparare le tue cose …
- Ho sonno, lasciami in pace.
- Ma Gab, se non ti sbrighi non riusciremmo a fare colazione! Rischi di morire di fame in viaggio! Dai che il treno parte subito dopo pranzo …
- Se tu avessi accettato la proposta di Duncan, mi avresti trovata già in piedi, già a stomaco pieno e già pronta ad affrontare un viaggio. Ma al momento non ho fame, ho sonno e non ho proprio voglia di fare le valigie e andarmene.
Dicendo quelle ultime parole, si sentì chiaramente il groppo alla gola che Gab cercava di trattenere e di occultare; tanto Julie se ne sarebbe accorta comunque.
Vedere la sorellina così giù la distruggeva, ma Leonard non sarebbe potuto partire con loro per impegni lavorativi e Julie cominciava a sentire la sua mancanza. In più, Danielle non avrebbe mai fatto partire Gab da sola con dei perfetti sconosciuti.
- Io faccio il tifo per voi … Lo sai meglio di me che se avessi potuto, avrei fatto in modo di far partire anche solo voi due. E lo sai che Leonard non poteva venire con noi.
Gab si alzò di scatto dal letto  spostando bruscamente le coperte.
- Sì, ok, mi alzo!! Ma ti prego, lasciami stare in pace adesso, per piacere! – sbottò stringendo con la mano il ciondoletto a forma di G che (ovviamente) non aveva tolto da quando Duncan gliel’aveva fatto indossare.
Julie fece per rispondere, poi si ammutolì: “ E’ meglio lasciarla stare per ora”,  pensò, “E’ solo un po’ nervosa; dopo capirà e si calmerà” continuò volendola giustificare.
***
Le due sorelle avevano finito da poco di pranzare mentre stavano attendendo il treno. O meglio, mentre JULIE attendeva il treno: Gab si guardava intorno nell’attesa di vedere Duncan.
Le aveva promesso che sarebbe passato almeno a salutarla prima di tornare a casa:
- Dove si sarà cacciato?! …
- Gab, tranquilla, verrà!
- Julie, il treno sarà qui a momenti e lui non c’è!! I- io … Io lo sapevo!! Lo sapevo che non avrei dovuto baciarlo, che ci sarei rimasta troppo male! Me lo sentivo che sarebbe andata a finire così! – disse quasi piangendo.
- Gab, lui ci tiene a te!
- Julie, guardami, per l’amor del cielo!! GUARDAMI!! Sono patetica!! Sono solo una stupida ragazzina che aveva sperato di poter instaurare una relazione a distanza con un cantante!! Una stupida ragazzina che, nonostante sappia che lui non verrà, sta fissando di continuo l’entrata di questa dannatissima stazione nella speranza che lui vi ci entri, dirigendosi di corsa verso di me ad abbracciarmi!! E sto sperando in tutto ciò sulla base di cosa?! Di un bacio?! Un bacio che forse per lui non significava nulla!! Un bacio che lui può avere da qualsiasi ragazza lui voglia in qualsiasi momento: può avere ragazze triliardi di volte meglio di me!! … Sono sempre più patetica – esclamò mentre gli occhi, che le pungevano dalla notte prima,  cominciarono a lacrimare.
Il treno numero ventinove zero otto è in partenza dal binario quattordici” disse una voce metallica dall’altoparlante.
- Il treno è arrivato Gab … - disse Julie stringendole forte la mano – Andiamo … Non pensarci. Sono sicura che ti spiegherà tutto tra un po’. Avrà di sicuro avuto una buona ragione per non essere qui ora.
Gab annuì, rimanendo zitta, ma sapeva che probabilmente a Duncan non avrebbe dato nemmeno l’opportunità di giustificarsi: dimenticarsi di lui quando la cosa era ancora fresca e con la scusa di avere un motivo ben preciso per poterlo fare, era più facile; non voleva farsi coinvolgere ulteriormente da quel ragazzo che non avrebbe mai realmente avuto.
Aspettarono ancora pochi minuti, poi salirono sul treno: anche se avevano ancora un po’ di tempo prima che il treno partisse, ma Gab non se la sentiva di aspettarlo un minuto di più. Sarebbero tornate a casa e poi, da lì, lei e sua madre insieme ad Alex sarebbero andate un paio di settimane in Italia, il loro paese d’origine. Julie le avrebbe raggiunte qualche giorno dopo insieme a Leonard.
Joseph e Danielle avevano origini italiane, ma i loro genitori si erano trasferiti in Inghilterra per ragioni lavorative; ogni tanto,  però, ci ritornavano e stavano un po’ di tempo con i vecchi amici ed i parenti rimasti lì.
Gab prese il suo amatissimo iPod, mise le cuffiette nelle orecchie e fece partire la prima canzone con la riproduzione casuale.
Canzone dei Blue. Passiamo avanti.” Pensò.
Canzone di Lee. La prossima.”.
Canzone di Duncan. AVANTI UN’ALTRA!”
Si decise a togliere di mezzo l’iPod e maledisse quel giorno in cui decise di mettere l’intera discografia dei Blue e qualche canzone di Duncan e Lee là sopra.
Meglio dormire un po’” pensò infine, accucciandosi sul sediolino del treno, usando il proprio giubbino a mo’ di coperta.
***
 
Erano in Italia già da qualche giorno ormai, ma Duncan non sembrava essersi fatto sentire. Se non fosse per i vari post su twitter (in cui era con altre ragazze a delle serate in discoteca di cui era la special guest) che aveva pubblicato in quei giorni, Gab avrebbe potuto tranquillamente pensare che fosse morto. Così, di tutta risposta, ogni tanto si divertiva anche lei a pubblicare foto con suoi vecchi amici d’infanzia o mentre era con Alex in giro per la città.
- Per quanto ancora deve continuare questa storia?! – chiese Alex
- Cosa? Quale storia?
- Invece di mandarvi frecciatine a vicenda, se gli vuoi parlare, perché diamine non lo chiami?!
- Ma di chi diamine stai parlando?! – le rispose Gab facendo finta di nulla
- Non fare la finta tonta!! Sapresti di chi parlo anche se tu non l’avessi mai incontrato, perché è COSTANTEMENTE nella tua testa. Sono la tua migliore amica, non dimenticartelo.
- Oh, ti prego Alex, smettila! Tanto non mi convincerai a chiamarlo! Non ne ho la minima intenzione!! Lui continua anche ad aggiungere i miei tweet tra i preferiti come a dire “hey, guarda che so cosa stai facendo” … E nonostante lo sappia, pare che il fatto che stia con altri ragazzi non gli interessi minimamente. Quindi perché dovrei interessarmene io?! Non lo dovevo baciare quella sera, punto e basta. Adesso per piacere muoviamoci. Federica ci sta aspettando.
Alex si arrese e poi entrambe si diressero verso casa di Gab, dove Federica le aspettava.
Federica era una vecchia amica di Gab, conosciuta quell’anno che aveva deciso di frequentare il liceo in Italia. Si erano riviste in occasione del compleanno di Federica, giusto due giorni dopo quello di Gab.

- Hey Fefy! Come stai?- disse Gab sorridendole
- Se non mi avessi chiamato in quel modo, probabilmente  starei bene!!! – rise Federica
- Ciao Fe’ – la salutò Alex sorridendo
- Ciao Alex! Beh allora? Che mi raccontate? … Come stai tu, Gab?
- Me la cavo. Niente di nuovo. Lui continua a visualizzare i miei post ed io continuo ad imprecargli contro. Ma mi è passata un po’, giuro! Ho addirittura smesso di guardare il cellulare in attesa di qualche chiamata!  - ridacchiò un po’ amareggiata.
- Io le ho detto che dovrebbe chiamarlo, ma lo sai quanto è cocciuta! Non mi vuole ascolta-… -Alex fu interrotta dal campanello della porta.
- Aspetti qualcun altro? – chiese Federica guardando Gab mentre aggrottava le sopracciglia.
- N-no … Dev’essere mia madre che si è dimenticata le chiavi, mi sa. – rispose lei alzandosi dal divano – Vado a vedere chi è.
Si diresse verso la porta e guardò dallo spioncino, ma non vide nessuno. Pensò che fosse sua madre che raccoglieva da terra le buste della spesa, così aprì.
- Cos’è, hai dimenticato le chia-… - si interruppe.
Aveva le gambe che le tremavano, ma inchiodate al pavimento. La bocca leggermente aperta per lo stupore e gli occhi spalancati. Non riusciva a credere di averceli davanti: si aspettava potesse essere chiunque, ma non LORO DUE. Non voleva vederli, non voleva assolutamente vederli. Stava finalmente riuscendo ad andare avanti, a passi piccoli, ma ci stava riuscendo. Vedere loro non l’avrebbe affatto aiutata.
Non riusciva a muovere un muscolo o a dire una parola. Il suo cuore saltò un battito quando i loro sguardi si incrociarono.
- C-Ciao … Gab. – disse Duncan in modo quasi sussurrato, con Lee dietro di lui evidentemente in imbarazzo.
Cosa diamine voleva ancora?!
 
Bien, eccoci qua!
Non mi uccidete vi prego!! >.< Sono troppo giovane per morireeee!! Come vi ho detto, questo è un capitolo di passaggio, ma presto ne succederanno delle belle … Come avete notato, si è aggiunto un nuovo personaggio alla combriccola!  Che ne pensate di tutta questa storia? Perché Duncan si è comportato in questa maniera? Siete d’accordo sul fatto di non richiamarlo come ha fatto Gab? Fatemi sapere!
Grazie a chi legge, a chi segue, a chi aggiunge a preferiti, ma soprattutto a chi recensisce!!
Grazie alla persona al quale è ispirato il personaggio di Federica, che se non mi fa copiare a tutti i compiti di fisica e non mi aiuta nelle interrogazioni di scienze, la faccio morire prima nella realtà, e poi nella ff molto dolorosamente! D:
Vi prego, recensiteeee ç___ç Voglio sapere che ne pensate!

PS
il titolo è preso dalla canzone dei Maroon 5 “ ed è questa
QUESTA
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
A presto!
Xoxo
Rie ♥ ☺
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Blue / Vai alla pagina dell'autore: Rie_James