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Autore: Yukotan    27/01/2014    1 recensioni
Nella tranquilla città di Hangzhou non può succedere nulla di incredibile... almeno così la pensa Jiashuai, giovane cameriere in un café disperso nel centro. La sua vita, per quanto calma, gli piace e lo soddisfa, anche se continua a sentire la mancanza di qualcosa. E' Jiaheng che gli darà quello che cerca, insieme a molto, molto di più: gli farà vivere momenti che vanno ben oltre alla sua immaginazione.
[Kray]
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Kris, Kris, Lay, Lay, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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世界 - Due mondi

 

I primi momenti furono di assoluta confusione, tra Jiashuai che faceva domande senza sosta e Jiaheng che tentava di zittirlo per dargli spiegazioni; il cameriere si calmò solo quando vide il sorriso divertito di Jongin, che scuoteva la testa con gli occhi che brillavano. «Io sono lo stesso Jongin che hai conosciuto, ma allo stesso momento non sono lui. Il problema è proprio questo» gli disse appena lo vide più calmo. Jiashuai iniziò a mordicchiarsi l’indice, fermato pochi secondi dopo dal suo cliente abituale, che gli scacciò via le dita dalla mano.

«Non capisco» ammise dispiaciuto; Jiaheng gli strinse la mano, guardando entrambi i giovani seduti con lui. «Quello che intendiamo è che questo Jongin che vedi non fa parte del mondo dove viviamo. Lui viene dal futuro, un futuro che però non ci appartiene completamente». Jiashuai deglutì, la schiena ritta e le mani strette nervosamente a quelle del più alto; sentì subito che c’era molto altro che non andava, in quella storia. «Purtroppo c’è molto altro. Sono successe molte cose, nel loro futuro…»  

Da come Jongin abbassò lo sguardo, Jiashuai intuì che il suo non era un futuro per niente roseo. «Sì, purtroppo… sono finito qui per errore, e nemmeno da solo. Non riuscirò a tornare indietro per un po’, ma non significa che sia un male» mormorò il giovane, mentre lanciava un’occhiata alla stradina di fronte al cafè. «C’è qualcuno… che vuole un potere particolare. Ho incontrato questa persona, e da quanto ho capito ha viaggiato per diverse realtà parallele alla mia per trovare chi sta cercando. E nella mia realtà non c’era più chi stava cercando».

Jiashuai prese un respiro profondo e si passò una mano fra i capelli, scompigliandoli. «Mi sembra qualcosa di piuttosto difficile da portare a termine. Ma c’è qualcosa che non mi stai dicendo, vero?» Jongin aprì la bocca, ma dopo aver lanciato un’occhiata a Jiaheng, la richiuse velocemente. «Il resto te lo dirò io, quando saremo soli. Con calma e davanti ad una cena calda, possibilmente» concluse lui, con il tono che lasciava chiaramente intendere che non aveva intenzione di proseguire lì con quel discorso.

Il cameriere si zittì, annuendo debolmente, e guardò Jongin alzarsi dal posto e rimettersi mascherina e cappello calato sul viso stanco. Qualcosa del suo viso gli ricordava l’aspetto di Jiaheng quando ancora non si parlavano: stanco, spossato, triste. Eppure, lanciandogli un’occhiata, si rese conto che il suo cliente aveva perso quei tratti che lo caratterizzavano e lo preoccupavano tanto. Nonostante avesse sempre quell’aria seria su di sé, ora Jiaheng era decisamente più rilassato, gli occhi più vivi e brillanti.

Non aveva idea di come non aveva potuto notare quel cambiamento radicale, ma forse incontrandolo così spesso non era riuscito a vedere quella… trasformazione così lenta. Alzandosi a sua volta, pensò che forse era anche grazie a lui che fosse cambiato in quel modo; la sola idea lo fece sorridere di soddisfazione, e nemmeno l’idea che in un altro futuro poteva essere successo qualcosa di orrendo gli fece passare l’improvvisa ondata di felicità.

Dopotutto, il suo futuro era in continuo cambiamento. Fino a pochi mesi prima pensava di poter passare la vita intera con Chunshuang, ora non era più così sicuro; voleva svegliarsi la mattina con quella mano più grande che accarezzava la sua, e con quella voce calda che aveva già imparato ad amare. Voleva chiudere con la sua ragazza nel modo più calmo possibile, voleva spiegarle con tranquillità cosa gli era successo, cosa aveva scoperto, cosa era cambiato in lui.

E lo avrebbe fatto. Ma non certo in quel momento e nemmeno il giorno dopo, non quando doveva ascoltare un’altra lunga spiegazione, un’altra struggente rivelazione.

***

Quando Minseok mise piede nel suo appartamento, trovò Luhan seduto sul divano intento a guardare la televisione, mentre sgranocchiava qualcosa che aveva ritrovato nella dispensa. «Bentornato!» esclamò contento, strofinandosi le mani e battendole fra di loro per togliersi le briciole; Minseok gli si avvicinò e gli schioccò un bacio sulla guancia, sedendosi accanto a lui. «Jongin è tornato cinque minuti fa, si sta facendo una doccia. Zitao è sveglio e sta leggendo, quindi nessuno verrà qui in salotto per un po’».

Sapeva benissimo che cosa voleva dire Luhan, e nonostante ciò si divertiva sempre a farselo spiegare. «E allora?» domandò con un piccolo sorriso; l’altro gli passò un braccio attorno alla vita e lo attirò a sé, facendolo sussultare. «E allora, ciò significa che posso coccolarti un po’ senza venire interrotto». Quelle parole furono seguite da tanti, piccoli baci, che fecero ridere Minseok. Tra un bacio e l’altro, che fosse uno sulle labbra o uno sul naso, crollarono distesi sul divano, ancora abbracciati e con un sorriso felice tra le labbra.

Luhan era sempre stato premuroso, con lui, e non si scordava mai di farlo sentire come la persona più bella del mondo; lo aveva sorpreso più di una volta, e Minseok sapeva di aver fatto bene ad aver lasciato la Corea. Quando aveva conosciuto Luhan si trovava un club piuttosto nascosto ma molto frequentato; era andato lì sperando di conoscere qualcuno di gentile e amichevole, e lo aveva trovato che beveva da solo, seduto in un angolino. Aveva sentito subito che era come lui, quindi gli si era messo accanto e avevano iniziato subito a chiacchierare.

Tre ore più tardi erano seduti sullo stesso divano dove stavano in quel momento, a ridacchiare e scambiarsi timidi baci; Luhan aveva bevuto, ma nessuno dei due era ubriaco ed entrambi decisero di non fare niente per quella notte. Ripensandoci, fu una scelta piuttosto sciocca; la mattina dopo si svegliarono uno accanto all’altro, e dopo essersi guardati a lungo finirono per avvinghiare insieme i loro corpi. E mentre pranzavano, Minseok non si sentiva sazio, no.

Mangiava e lo fissava e si rendeva conto che non cercava solo il sesso da Luhan, ma molto di più: voleva i suoi sorrisi più sinceri, le sue braccia stringerlo quando più ne aveva bisogno, desiderava essere il centro di mille e più suoi pensieri. E quando lui gli prese la mano, si rese conto che Luhan era la ragione per cui si era sempre sentito così attratto dalla Cina e aveva deciso di vivere lì ad Hangzhou; capì ogni storia sdolcinata su amanti che correvano per il mondo alla ricerca della persona che li avrebbe completati, e da quel momento si disse che avrebbe fatto di tutto per farlo felice.

Ma non poteva essere tranquillo senza dirgli la verità e quindi passò il resto della giornata parlandogli di quanto entrambi fossero diversi da ciò che altri definivano “normale”. Luhan non voleva crederci, inizialmente, ma cambiò subito idea quando Minseok gli dimostrò che non stava dicendo sciocchezze, ghiacciandogli l’acqua nel bicchiere. «Però tu non sei per niente freddo» aveva osservato il giovane, ancora incredulo. «Ma ti credo. Questo spiegherebbe il mio strano bisogno di stare con uno sconosciuto».

La loro relazione, quindi, avanzò piuttosto lentamente. Luhan riusciva con difficoltà a stare lontano dall’altro, ma come spesso diceva, voleva provare comunque il bello di fare le cose con calma; lo sapeva già, Minseok non aveva intenzione di lasciarlo, e più passava il tempo e conosceva le sue abilità, e più sentiva che era lo stesso anche per lui.

Però poi era arrivato Jongin, con Zitao sulle spalle.

Luhan si era allenato: una volta capito di cosa fosse capace di fare aveva anche scoperto di non poter più ignorare quella parte di se stesso; aveva iniziando spostando piccoli oggetti, aveva finito per avere molto di più della semplice telecinesi. E appena visti quei due, sotto la pioggia, con i vestiti stracciati e con il viso scavato da stanchezza e lacrime, sapeva che c’era qualcosa di storto; forse anche per quello li accolse subito a casa sua – o meglio, sua e di Minseok.

La loro spiegazione confermò ogni suo dubbio. «Stanno cercando qualcuno, qualcuno che ha nel sangue un antico potere, diverso da tutti quelli che già esistono. Questa persona… ha nel sangue la forza che ha generato la luce dentro ognuno di noi» gli aveva spiegato Jongin, tremando sotto una calda coperta. «Siamo scappati per un colpo di fortuna, non sappiamo nemmeno noi come abbiamo fatto. Zitao, lui… controlla il flusso del tempo, io quello dello spazio. E forse, uniti…»

Minseok ci ripensava spesso. Due persone non arrivano da un altro futuro così, dal nulla, e quindi si aspettava diversi problemi; sperava che a Luhan non accadesse nulla di male, gli bastava solo quello. Per quello avrebbe voluto tenerlo il più lontano possibile da Jiaheng, perché sentiva che c’era qualcosa di strano in lui, che non prometteva nulla di buono. Nonostante ciò, non aveva nemmeno il coraggio di avvertire Jiashuai riguardo quel suo presentimento.

Non sarebbe servito a nulla, era ormai comunque troppo tardi per tenerli lontani uno dall’altro. «Minseok? Che ti prende?» Lui scosse la testa e fece un piccolo sorriso: si era perso in lunghi pensieri e non si era accorto dello sguardo preoccupato di Luhan. «Scusa. Ultimamente succede davvero di tutto… non vorrei che qualcosa potesse farti davvero male».

L’altro scosse la testa e gli strinse le mani, sorridendogli dolcemente. «Dai Minseok, chiunque sia questa persona così ricercata, non siamo certo noi due! E quindi non ci succederà mai niente…» gli mormorò per poi lasciargli un bacio leggero sulle labbra. Lui mugugnò e nascose il viso tra il collo e la spalla del suo ragazzo, assaporando il più possibile quell’abbraccio così caldo. Poteva venire rassicurato tutti i giorni, ma spesso la notte si addormentava tardi, perseguitato da pensieri più neri del buio che lo avvolgeva.

«Andiamocene via. Andiamo… non so, in America. Stiamo lì, e p-poi… qui mi sento un po’ soffocare» borbottò chiudendo gli occhi. Luhan sospirò, passandogli una mano sotto la felpa per stringergli ed accarezzargli la pelle. «Ma io non so bene l’inglese, e nemmeno tu. Cosa vuoi fare in America, eh? Ci basterebbe andare a Taiwan per sentirci più accettati».

«Beh, a Taiwan scrivono in modo troppo difficile! E comunque non era solo per quello che volevo andarmene da qui…» spiegò con un filo di voce. Iniziò a giocare nervosamente con la maglia di Luhan, che si voltò il più possibile verso di lui. «Vuoi andare in America… per poterti sposare con me?» Minseok non rispose, limitandosi a cercare di coprire il più possibile il suo viso; l’altro riuscì comunque ad intravedere le guance rosse e sentiva bene il battito del cuore, accanto al suo.

Rise contento e gli schioccò un altro rumoroso bacio sul collo, per poi girarsi completamente con il corpo e schiacciarlo sul divano. «Ci sposeremo. Oppure no, posso anche solo metterti un anello sul dito per dire a tutti che il tuo cuore e la tua anima sono già legati a qualcun altro!» esclamò, alzandosi sulle sue braccia. Minseok gli tirò un pugno leggero, e rise a sua volta. «Sì, non ha davvero importanza, io lo so che staremo insieme. Però ora Jiashuai ha bisogno di noi… così come Jongin e Zitao» ragionò Luhan una volta più calmo.

«La cosa più importante è stare al sicuro e trovare sia questa fantomatica persona con il sangue del nostro antenato originale… e anche il pazzoide con le manie di potere. Non so come faremo, ma ho come l’impressione di sapere chi abbia questa forza tanto ricercata. E lo sai anche tu, vero?» Voleva annuire, dirgli che sì, ora che ne aveva avuto la conferma era certo di chi si trattasse. E la cosa non gli piaceva affatto, no, perché conoscere una cosa del genere voleva solo dire che erano in arrivo guai più grossi del previsto.

Si strinse di più a Luhan e strizzò gli occhi. Se lo avevano capito loro, allora lo aveva capito anche quel qualcuno da cui erano scappati Jongin e Zitao. Ora dovevano solo aspettare.

 

 


Note:
A Taiwan la lingua ufficiale è il mandarino, è vero... ma si scrive diversamente! Quando arrivò Mao Zedong in Cina, decise di riformare il sistema di scrittura cinese e semplificare molti ideogrammi per facilitare l'alfabetizzazione dei suoi cittadini.
Taiwan e Hong Kong, insieme ad altre regioni, non parteciparono a questa riforma, perché indipendenti dalla Cina. Quindi si scrive ancora in cinese classico.
Come se non bastasse, si ritiene che Taiwan sia uno dei paesi asiatici dove le coppie omosessuali siano più accettate; comunque lì queste coppie non possono ancora sposarsi, nonostante si sia sollevato il problema. Taiwan, essendo indipendente dalla Cina, è più "occidentalizzata" e c'è comunque la possibilità che rimanga così per sempre. E' troppo diversa dalla Cina stessa.

Finalmente ho finito la sessione di esami e ho trovato tempo per postare! *O*
Questo capitolo è più dedicato alla Xiuhan, anche se ho dovuto inserire qualche informazione su Jongin per non lasciarvi con la confusione in testa.
Il mistero si infittisce... oppure no? Lo sapete anche voi chi è questa persona che tutti cercano?

Io penso proprio di sì <3

Alla prossima, lasciatemi un commento o un qualcosa ;^;

P.S.: sì, alla fine ho deciso che parteciperò al gruppo EXO. Mi dovreste vedere al Cartoomics in veste di D.O, conciata con la divisa di Growl @-@

   
 
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