1.
Non aveva la più
pallida idea di come fosse successo ma, il non conoscere i motivi che l'avevano
portato nella trappola del fratello, non cambiava la situazione.
Chris lo aveva
inguaiato per l'ennesima volta e lui, per l'ennesima volta, si era ritrovato
con un problema da risolvere tra capo e collo.
Solo che questa volta
non aveva a che fare con dati, cifre o grafici aziendali – tutte cose che lui
divorava come i toast a colazione – ma piuttosto con qualcosa di
incomprensibile.
Di terrificante.
Di qualcosa che mai,
nella vita, si sarebbe immaginato di dover affrontare.
Fiori.
Quel fuori di testa
del fratello minore aveva deciso che lui, l'A.D. della Parker Inc.,
avrebbe dovuto occuparsi dell'allestimento del suo matrimonio con quella
sciroccata della sua fidanzata.
Come se lui
avesse tutto il tempo di questo mondo.
Come se il portare
avanti l'azienda di famiglia, specializzata nella costruzione di ville di lusso,
ristrutturazioni di immobili d'alto pregio e complessi aziendali, non gli
portasse via abbastanza tempo.
Ma no, Chris aveva
pensato – da quando in qua aveva un cervello funzionante? – che lui sarebbe
stata la persona più adatta, vista la sua incredibile capacità di organizzare
qualsiasi cosa nel migliore dei modi.
Peccato che lui si
intendesse di malte, di coperture, di coibentazioni, ma niente affatto di
piante e fiori, cose per lui ai limiti dell'incomprensibile.
Aveva sempre lasciato
che all'aspetto paesaggistico si occupasse sua madre, grande appassionata di
giardinaggio e vero pollice verde dell'azienda.
Perciò, doveva ancora
capire come Chris fosse riuscito nell'impresa di incastrarlo in quel guaio
colossale.
L'unica cosa che aveva
potuto fare, una volta ritrovatosi per le mani le brochure che suo fratello, in
maniera così zelante, gli aveva lasciato, era stato darsi da fare con il poco
tempo libero che gli restava.
Già, perché lui aveva
pensato bene che si sarebbe sposato a luglio.
Chi è tanto bacato da
sposarsi in luglio, con un caldo infernale, metà della gente già in ferie
chissà dove? Suo fratello e la sua pazza fidanzata, ovviamente.
E, ovviamente, avevano
deciso di dirglielo ad aprile, come se organizzare tutto in pochi mesi fosse
facile.
Ah ah.
Sarebbe morto dal
ridere, se fosse capitato ad un altro.
Ma no, era capitata a
lui quella patata bollente, a Maximilian T. Parker, il fratello maggiore più
scemo della terra.
E ora si ritrovava lì,
dinanzi alla porta della fiorista, a fissare confuso la scritta a caratteri
eleganti che declamava il nome del negozio: Four Seasons.
Quattro stagioni.
Neanche fosse stata
una pizzeria.
Beh, tant'era.
Sua madre si era
sperticata in lodi entusiastiche, quando lui le aveva chiesto lumi circa il
miglior fiorista della zona nord di Washington, D.C.
Max, ben consapevole
di quanto fosse avara la madre, quanto a complimenti, aveva preso per buone le
sue parole.
Le vetrine, in
effetti, erano piacevoli alla vista.
Enormi vasi panciuti
contenevano belle azalee in fiore mentre, sul pavimento, un'assortita serie di
vasetti multicolori di ogni genere e forma creavano un fantasioso zig-zag che
tanto ricordava il volo frenetico di un'ape.
Ape in versione peluche
che, panciuta e divertente, era appesa a uno dei pilastri di supporto, dove una
fantasia di fiori sapientemente dipinta dava l'idea di un prato primaverile e
profumato.
Già sul punto di
aprire la porta a vetri dell'entrata, il suo smartphone strillò nel suo orecchio
tramite l’auricolare bluetooth e, dopo aver accettato la chiamata con un
sospiro, iniziò a parlare con il suo miglior capocantiere.
Willard, in quel
momento, aveva a che fare con le pazzie di una cliente incontentabile quanto
piena di soldi.
Sospinta la porta con
una certa violenza – chissà perché, aveva immaginato che fosse ben più pesante,
o male oliata – Max si rese conto troppo tardi che la sua entrata in scena era
stata, per così dire, troppo veemente.
Fissando a occhi
sgranati un bel paio di gambe bianco latte e due zoccoli dalla suola di gomma
che, inesorabilmente, volarono a terra, esalò sgomento: «Ehm... Will, ti posso
richiamare? Penso di aver appena investito una commessa.»
Willard scoppiò a
ridere all'altro capo del telefono e, comprensivo, disse: «Ti parlerò dopo
della decisione di Mrs Kerew di installare una vasca da bagno color rosa
shocking. A dopo, capo!»
Rosa? Shocking? In una stanza piastrellata coi
toni dell’avorio e dell’oro? Piuttosto si sarebbe impiccato per …
Scuotendo il capo per
lasciar perdere quel problema secondario, Max si affrettò a chiudersi la porta perfettamente oliata alle spalle.
Contrito quanto bastò
per non apparire noncurante, si inginocchiò accanto alla donna che aveva
investito con la sua irruenza - degna di un giocatore di football - e le domandò:
«Signorina, si sente bene? Sono profondamente spiacente, ma...»
Il fiato gli si mozzò
in gola quando la dolorante fanciulla, che si stava massaggiando il capo di
biondi capelli color grano maturo, levò uno sguardo d'acqua cristallina e
giornate d’estate sul suo viso.
Un attimo dopo,
incendiandosi in viso per l’imbarazzo e il divertimento, esclamò: «Oddio! E io
che pensavo fosse entrato un tornado!»
Max abbozzò un mezzo
sorriso di scuse e, allungandole una mano, la aiutò a rialzarsi prima di
fissare enormemente spiacente i vasi – o meglio, i cocci – sparpagliati a terra
dietro la bellezza bionda.
«Temo di aver fatto
gli stessi danni di un tornado» mormorò Max, tornando a fissare i suoi occhi verdi
sul volto della donna.
Non si era sbagliato.
Era bellissima.
L'incarnato eburneo
ben si intonava con i morbidi capelli biondi e lisci.
I chiarissimi occhi
azzurri, simili al cielo sereno di quel piacevole giorno d'aprile, erano
limpidi e freschi, quasi magici.
Non era mai stato un
uomo dedito a crogiolarsi di fronte alla bellezza del creato – tendeva ad
essere un po' distratto da mattoni e cemento, piuttosto che da alberi e fiori.
Di fronte a un simile
concentrato di perfezione, però, non poté che concedersi un lento sorriso di
compiacimento.
Inclinando il capo di
lato, vagamente confusa dall'espressione ebete dell'uomo che aveva innanzi,
Spring domandò con una certa ironia: «Ha preso un bel colpo anche lei, mi
pare...»
«Come? Oh, no!»
scoppiò a ridere, una bella risata calda, potente, e Spring sorrise.
Gli piacevano gli
uomini che non si vergognavano di ridere di se stessi.
«Ammetto di essere
stato preso in castagna. Lei sta bene?»
«Il fondoschiena è
ammaccato, ma sopravvivrà. I vasi sono morti e defunti, invece, ma ne ricaverò
delle tessere per fare il ripiano di un tavolino da giardino. Niente va
sprecato, se si sa come riutilizzarlo» si limitò a dire Spring, osservando con
ironia la distesa di cocci colorati e sparpagliati a terra.
Sinceramente sorpreso
da quell'uscita, Max le domandò: «Si occupa anche di bricolage?»
«Solo certe cose. Vede
quel tavolino lì fuori, in metallo? Il ripiano l'ho fatto io.» Dopo averglielo indicato,
lo prese a braccetto con disinvoltura e lo ricondusse all'aperto, aggiungendo:
«Non trova che la farfalla sia carina?»
«E' un pezzo davvero
ben eseguito» approvò Max, sfiorando con interesse il ripiano liscio e le
tessere colorate debitamente allineate. «Lo ha stuccato alla perfezione.
Complimenti.»
«Quando è piena
estate, è bello sedersi qui, all'ombra del tendone del negozio, a sorseggiare
the ghiacciato con le mie clienti abituali» gli spiegò lei, prima di
domandargli: «Ma sto divagando. Prima del nostro incontro-scontro, era entrato
nel negozio per quale motivo?»
Ridacchiando, Max la
seguì all'interno del negozio stando ben attento a non combinare altri disastri.
Osservando la distesa
di piante rigogliose e di fiori recisi contenuti in eleganti vasi trasparenti,
le spiegò succintamente il suo problema.
«Sono stato incastrato
in un matrimonio.»
Sinceramente sorpresa,
Spring sgranò leggermente gli occhi ed esalò spiacente: «Oh... deve rimediare a
una scappatella finita male?»
Max rise al suo commento
candido e, scuotendo il capo, esalò: «Buon Dio, no! Sto ben attento a certe
cose!»
«Meglio per lei.
Quindi, perché è rimasto incastrato?» si informò allora Spring, trovando quel
tizio davvero divertente.
Era abbigliato come un
direttore di banca.
Un bel gessato nero e
blu lo incorniciava alla perfezione, e una cravatta Regimental a striature
dell'azzurro, grigio e nero ne cingeva il forte collo.
Ai piedi, un paio di
Prada dalla punta leggermente squadrata, alla moda e lustre come penny nuovi di
zecca, completavano l’opera.
Eppure la sua risata
non si addiceva a quel quadro di composta eleganza.
Le sembrava che quell'abito
smorzasse l'uomo che sembrava essere in realtà, e si chiese che motivi potesse
avere Mister Tornado per nascondersi dietro a una simile maschera di sobrietà.
Naturalmente, non
glielo chiese perché non erano affari suoi, ma la cosa la incuriosì ugualmente.
«Per dirla tutta, mio
fratello minore si sposa e, visto che è un emerito pazzo, ha pensato bene di
lasciare tutta l'organizzazione del matrimonio a me» le spiegò meglio lui,
scrollando le ampie spalle.
«Io trovo che suo
fratello le abbia dimostrato senza ombra di dubbio quanto si fida di lei, e
quanto affetto provi nei suoi confronti» replicò Spring, sorridendo
spontaneamente.
Le piaceva sempre
quando avvertiva affetto e amore e, nonostante le parole ironiche dell’uomo,
aveva percepito subito quanto bene volesse al fratello.
«Dovrebbe sentirsi
onorato, non offeso.»
«Anche quanto, non ho
molto tempo da dedicare a questa cosa, quindi, se volesse darmi una mano a
scegliere qualcosa che vada bene, farei già l'ordine per poi passare al punto
successivo» disse in fretta Max, controllando un messaggio appena arrivato sul
suo smartphone.
L'iPhone5 trillò una
seconda volta e Max, sempre più accigliato, mugugnò: «Mi scusi un secondo.»
Digitato un numero
veloce, Max attese che gli rispondessero.
Mentre il suo piede tamburellava
sul pavimento lindo, Spring non poté che appoggiarsi ad uno dei ripiani, per poi
fissarlo curiosa.
Era alto, prestante,
con un fisico che, con un abbigliamento diverso, avrebbe abbinato a uno
sportivo o un lavoratore manuale.
L'abbronzatura
sembrava naturale, e i capelli castani erano schiariti dal sole alle estremità.
Piccole rughe si
estendevano attorno agli occhi e alla bocca, segno di una propensione al riso
davvero marcata e le mani, grandi e forti, avevano dita lunghe, da pianista.
Chissà se suonava
qualche strumento?
E tu perché non ti fai
gli affari tuoi, Spry?, pensò poi tra sé la donna, ghignando divertita.
«Mrs Kerew, buon
pomeriggio! Sì, Willard mi ha chiamato, ma pensavo fossimo già d'accordo per il
color panna, o al più per un nocciola chiaro. Il rosa shocking... oh, rosa
scuro, mi perdoni...non le sembra un po' stonato, in un ambiente del genere?»
mormorò affabile Max, scuotendo al tempo stesso la testa con aria scoraggiata.
Un frivolo
chiacchiericcio femminile giunse fino alle orecchie di Spring e la donna,
nell'udire mozziconi di frasi senza alcun senso, iniziò a comprendere il perché
dell'apparente esasperazione del suo cliente.
Anche lei avrebbe
perso la pazienza con quella petulante ochetta!
«Sì, capisco benissimo
che ora ha pensato di dare una nota di colore al bagno, ma quel genere
di colore si intonerebbe di più nella toilette per gli ospiti, che è color
corallo. Perché non propendiamo per un bel color oro? E' caldo, si intona
maggiormente... ed è regale. Degno di lei, Mrs Kerew... Amanda.»
Oh, adesso passava
all'adulazione.
E come ci riusciva
bene!
Con una voce così
profonda e calda, avrebbe potuto guadagnare milioni di dollari, alla radio, … o
in una hotline.
Al solo pensiero,
Spring non poté esimersi dal ridacchiare e Max, vagamente stupito, si volse
verso di lei con aria confusa.
Lei si scusò con un
vago cenno della mano mentre Max, trionfante, esalò: «Ah, lo sapevo che avremmo
trovato la soluzione migliore per lei, Amanda. E oro sia. Con qualche fregio...
o addirittura con le sue iniziali incise sul fondo, che ne dice? Andata. Chiamo
Willard e lo informo. A presto, Amanda. Non mancherò di passare, domani.»
In fretta, Max inviò
un messaggino a Will con le ultime novità dopodiché, con un sospiro, si volse
nuovamente verso Spring.
«Capisce perché voglio
qualcosa di semplice e veloce?»
«Ho idea che il suo
lavoro la stressi molto.»
Guardandosi intorno,
Spring gli domandò: «Mi dica... com'è suo fratello? E la sua fidanzata?»
«Due sciroccati che
intendono sposarsi a luglio. Anche i pazzi dovrebbero sapere che Washington, a
luglio, è un forno. So solo questo. Il resto devo ancora metterlo in piedi,
così ho pensato di partire dai fiori.»
Come se fosse una cosa
importante, aggiunse: «Mia madre stravede per i suoi lavori, a proposito.»
Illuminandosi subito
in viso, Spring gli domandò: «Posso sapere il suo nome?»
«Wendy Gordon Parker,
della...» iniziò col dire lui, subito interrotto dal sorriso estatico di lei.
«Oh, sì. Centrotavola
per una conferenza, e piante da interno per due uffici. Ricordo benissimo
Wendy. Una donna adorabile! Mi ha ordinato delle impatiens per il giardino di casa sua giusto tre giorni fa.»
Spring batté le mani
eccitata e aggiunse: «Quando le portai il ficus benjamin per l'ufficio
di suo marito, quasi svenne per la gioia. E quella sala conferenze! Era enorme,
ma ...»
Interrompendosi e
scoppiando a ridere di fronte all'aria vagamente allucinata dell'uomo, mormorò
contrita: «Mi esalto come una bambina, quando parlo dei miei lavori, mi
perdoni. Quindi, lei è Maximilian, giusto? Ora capisco il perché del completo.»
«Non mi dica che mia
madre le ha parlato di me!» esalò sconvolto Max, impallidendo leggermente.
Sapeva fin troppo
bene com'era sua madre, quando attaccava la musica dei suoi adorati
figlioli.
«Mi ha soltanto detto
che ha due figli; Max, che è l'A.D. della loro azienda, e Chris, che si occupa
del sito internet della ditta, e di tutto ciò che riguarda l’hardware
dell’azienda.»
Poi, con aria
maliziosa, aggiunse: «E ha aggiunto che lei è single, ha
trentacinque anni ed è appassionato di pesca, mentre suo fratello ha da poco
trovato un’adorabile ragazza e preferisce gli sport invernali.»
«Oh, santo cielo!»
esclamò scioccato Max, passandosi una mano tra i folti e lisci capelli castani
tagliati alla perfezione.
«Non si preoccupi,…
sono abbastanza brava a non saltare addosso ai maschi single» ridacchiò Spring,
decidendo di venirgli incontro per annullare parte del suo disagio. «Ne deduco
che la sua futura cognata ami a sua volta gli sport invernali, giusto?»
«Non andrebbe
d'accordo con Chris, se così non fosse. Vivrebbero in uno chalet ad Aspen, se
potessero appena» mugugnò lui, disgustato.
«Quindi, sono persone
amanti della natura, del freddo e della montagna. E si sposano a luglio?»
«Gliel'ho detto. Sono
sciroccati» ghignò Max, ammiccando.
Spring ridacchiò.
Quella parola gli
piaceva davvero molto, specie se abbinata al fratello minore e alla futura
cognata.
Nonostante tutto,
aveva lo stesso suono di ‘cuccioli’,
alle sue orecchie.
Avvertiva amore,
affetto, propensione alla protezione.
Il suo corpo emanava
questo genere di calore, non poteva sbagliarsi.
«Direi che, per loro,
opterei per tonalità fredde, e molto, molto verde. Ma per il bouquet della
sposa, oserei con qualcosa di molto colorato, che rispecchi il carattere... sciroccato?»
Nel dirlo, ammiccò a
Max, che ridacchiò.
«Cos'aveva in mente?»
si informò lui.
«Gigli e orchidee
bianche e rosa per i centrotavola e le decorazioni della chiesa... no, del
gazebo all'aperto. Direi che ce li vedo meglio. Una bella villa con gazebo nel
giardino. Sì, è adatta.»
Annuì, prima di notare
l'espressione estasiata di Max.
«Che succede?»
«Quanto vuole per
farmi da wedding planner? Non mi va
di cercarne una, dopo averla sentita parlare» le propose lui, neanche troppo
scherzosamente.
Spring sgranò gli
occhi, stupita, prima di scoppiare a ridere di gusto ed esalare: «Deve essere
davvero disperato, se si butta tra le braccia di una perfetta sconosciuta per
risolvere questo problema.»
«Ammetto che tra le
sue braccia mi ci butterei volentieri...» e nel dirlo, ammiccò. «... ma ho
capito subito che, da solo, non combinerò un accidente di niente. Se si tratta di
fare un progetto per una casa, ben venga, lo vedo sorgere nella mia testa come
una costruzione di lego che prende
forma, ma per tutto il resto sono una frana. Mi aiuti, la prego!»
Spring ci pensò su un
attimo, vagliando i pro e i contro di quell'offerta.
Avrebbe dovuto
abbandonare il negozio nelle mani di Justine che, per quanto brava, non era
alla sua altezza ma, d'altra parte, le sembrava ingiusto abbandonare Max a quel
matrimonio che non aveva la più pallida idea di come gestire.
E avrebbe salvato la
coppia di sposini da un disastroso guazzabuglio di idee buttate lì per la
troppa fretta, questo era sicuro.
In fondo, quanto tempo
le avrebbe preso? Non tanto.
E dopotutto, Max era
il figlio di Wendy, che lei ormai conosceva da diverso tempo, perciò non avrebbe
aiutato un perfetto sconosciuto.
Annuendo tra sé,
Spring afferrò il cellulare che portava nella tasca anteriore del grembiule
verde, che indossava sopra gli abiti e, chiamata la sua commessa, le disse:
«Tra una decina di minuti scappo. Ti occupi tu del negozio, oggi pomeriggio?»
«Arrivo subito, Spry.
Non temere, terrò il fortino al sicuro e lo difenderò a costo della vita»
ridacchiò la donna.
Sua coetanea, Justine
era un'afroamericana dal cipiglio battagliero e il carattere solare e Spring si
era subito trovata, con lei, pur se le riusciva difficile abbandonare il suo
negozio, anche a una collega brava come sapeva essere la sua collaboratrice.
Ma sapeva che le sue
piante sarebbero state bene, anche senza lei tra i piedi ogni minuto.
Chiusa la chiamata
dopo averla salutata, Spring si tolse il grembiule per appenderlo a una
rastrelliera dopodiché, scusatasi un momento con Max, si recò nel retrobottega
per sistemarsi un po' e prendere il soprabito leggero di cotone.
Toltasi gli zoccoli
che usava in negozio, inforcò i leggeri sandali allacciandoli alle caviglie,
dopodiché si mise su una spalla la sua borsetta della Piquadro e tornò da Max.
«Bene, possiamo
andare.»
«Andare dove?»
gracchiò lui, più che mai sorpreso.
«Ad organizzare il suo
… pardon, il matrimonio di suo fratello» gli sorrise lei, sospingendolo verso
la porta.
Vagamente sgomento
dalla rapidità con cui la donna aveva accettato la sua richiesta, Max si sentì
in dovere di dirle: «Non vorrei apparirle ingrato... non so il suo nome, mi
scusi.»
«Spring. Spring
Hamilton. Tanto piacere.»
Poi, intuendo dal suo
sguardo divertito cosa non le avrebbe mai domandato, aggiunse: «E sì, lo so che
è un nome strano, ma non più di tanto se pensa che ho altri due fratelli e una
sorella gemelli che si chiamano Winter, Autumn e Summer.»
«Oh... beh... questa
poi! Originali davvero. Comunque, non per apparirle scortese, ma si fida a
salire in macchina con un perfetto sconosciuto? Non le sembra un po' incauto?»
le fece notare Max, dopo aver archiviato l'informazione sui tre gemelli.
Chissà se erano tutti
come lei?
«Diciamo che mi fido
del figlio di Wendy. E so difendermi, qualora la mia idea su di lei sia del
tutto sbagliata» si limitò a dire Spring, scrollando le spalle nell'avvicinarsi
ad una elegante berlina grigio metallizzata.
Vagamente scettico,
Max replicò con tono vagamente saccente: «Con tutto il rispetto, ma non credo
che riuscirebbe a farmi qualcosa. E' troppo esile per creare dei veri problemi
a un omone come me.»
«Intende farmi del
male, Max?» gli domandò a quel punto lei, sorridendo serafica.
«Per nulla. Ma volevo
assicurarmi che non fosse una sua abitudine salire sulle auto degli
sconosciuti.»
Si bloccò, pensandoci
bene, e ammise: «Detta così, suona davvero offensiva.»
Spring scosse le
spalle e si accomodò sul sedile del passeggero, di morbida pelle beige a ricami
bianchi e, scrutando il cruscotto di radica e il simbolo scintillante della
Mercedes nel centro del volante, sentenziò: «Voglio salvare il matrimonio di
suo fratello dalle sue mani inesperte, tutto qui. Ma se mi riterrò in pericolo,
non esiterò a chiamare i rinforzi e, nel frattempo, le dimostrerò quanto
si sbaglia su di me.»
«Mi reputo avvisato»
sorrise Max, mettendo in moto l'auto, che scivolò via nel traffico con un
ronzio soffuso.
ЖЖЖ
«... e così l'ho
portato da Winifred, al Chevy Chase Club. Lì, il parco è bellissimo, c'è uno
stupendo giardino di fronte al club, dove si può organizzare il rinfresco, una
sala interna in caso, dio non voglia, piova, e si possono fare delle foto
incredibili nei boschetti che circondano il campo dal golf.»
Spring sgranocchiò una
patatina fritta con aria soddisfatta, ma sobbalzò sgomenta non appena si
ritrovò a fissare la faccia ombrosa di suo fratello Winter.
Scuro di capelli come
lei era bionda, avevano entrambi la carnagione eburnea e priva di difetti.
Gli occhi di Win,
però, erano di un grigio ghiaccio che, in quel momento, la stavano tagliuzzando
a fettine sottili.
«Che ho fatto?» si
lagnò Spring, mettendo il broncio come una bambina.
«A cosa serve dire e
ridire a Mal di non salire in auto con gli sconosciuti, se poi sua zia fa proprio
quello che gli ho detto di non fare?» brontolò lui, strizzando l'occhio al
figlio, che ridacchiò.
«Non era uno
sconosciuto! Beh... non del tutto» mugugnò lei ben sapendo che, in parte, suo
fratello aveva ragione a rabberciarla.
Si era comportata in
modo avventato.
Per l’ennesima volta.
«Dalla tua, va che
conosci sua madre e la stimi, però non è detto che i figli rispecchino i
genitori» si ammorbidì Winter, sospirando lievemente nello scuotere il capo per
l’esasperazione.
Kim corse in soccorso
dell'amica e, sedutale al fianco sul divano, replicò: «Win, però va detto che
Spring può difendersi alla grande, all'occorrenza. Inoltre, se si è fidata,
vuol dire che ha visto qualcosa di buono in lui.»
«Se avesse il dono di
Mal potrei capire, ma lei governa la Terra, non lo Spirito. Anche se è vero
che, nei contatti ravvicinati, qualcosa ne capisci anche tu» ammise a
malincuore Winter, sorridendo alla sorella per smorzare il rimbrotto.
«Lo rivedrai, zia?» le
domandò il nipote.
«Domani viene a vedere
una campionatura di vasi per la cerimonia al Club. Ho un nuovo catalogo che
penso vada benissimo per lo scopo» assentì lei, ammiccando.
«Potrei provare a …
sbirciare per te» le propose Malcolm, tutto allegro.
«Mal, no» lo riprese
immediatamente Winter, irremovibile ma gentile.
«Ma papà!» esclamò
Mal, sbuffando sonoramente.
Kim ridacchiò di
fronte alla sua espressione contrariata ma l’uomo non si fece abbindolare dal
figlio.
Scuotendo il capo,
replicò: «Non possiamo sapere cosa si aggira nella mente di quell'uomo e, per
quanto egli possa essere buono e innocuo, non voglio che ti esponi a questo
modo. Non sei ancora stato Iniziato, e i tuoi poteri sono più che grezzi.
Potresti anche danneggiare quel tizio, se tu non prestassi attenzione a quel
che fai.»
Aggrottando la fronte,
Mal mugugnò indispettito: «Non farei casino!»
Sfiorando la spalla
del bambino, Kim attirò la sua attenzione e gli disse: «Winter vuole dire che
non sei ancora esperto e che, anche senza volere, potresti fargli male. E tu
non vuoi, vero?»
«NO!» esalò il
bambino, scuotendo furiosamente il capo.
Spring allora asserì
tranquilla: «Me la posso cavare, Mal, ma grazie per il pensiero. Come ha detto
tuo padre, se sto abbastanza vicino ad una persona, posso percepirne le
reazioni emotive e capire se sono benevole o meno.»
«Domani, ad ogni modo,
verrò al negozio e darò un'occhiata a
questo tizio» sentenziò a quel punto Winter, mettendo fine alla
discussione.
Spring sorrise e,
chinandosi verso Kim, sussurrò: «Non è adorabile, quando fa il Capofamiglia?»
«Molto» annuì
divertita Kim, strizzando l'occhio al fidanzato, che ghignò.
Sì, Winter era
adorabile quando si ergeva a paladino delle sue donne.
ЖЖЖ
Le mani scivolarono
leziose, lente, sulla pelle calda di Kim che, ansimando sotto il tocco
dell'amante, si inarcò verso di lui per ricevere il suo bacio.
L'aria era fresca e
profumata di gelsomino, che cresceva sotto le finestre della stanza di Winter,
lasciate socchiuse per far penetrare i profumi inebrianti della notte.
La luna alta in cielo
disegnava ombre lunghe nella stanza mentre i due amanti, avvinghiati tra loro
nell'abbraccio rovente dell'amore, davano sollievo alla loro sete.
Baci famelici si intervallavano
a lunghe, sinuose carezze sui corpi umidi e, quando infine lui prese pieno
possesso del suo corpo, Kim non poté che piegare all'indietro il capo e
lasciarsi andare ad un sospiro di pura estasi.
Danzarono assieme
sotto la luce della luna, muovendosi all'unisono nell'antica danza sensuale
della fertilità, mentre il canto sommesso di un uccello notturno spezzava il
silenzio della notte quieta.
Il centro della città,
con il suo clamore e le sue luci era lontano e lì, nella contea di Silver
Spring, la calma regnava sovrana, in quella notte stellata.
Nulla pareva
infastidire i due amanti che, dimenandosi tra le lenzuola aggrovigliate attorno
alle loro gambe, si lasciarono andare ad un comune rantolo di piacere prima di
giacere stremati ma soddisfatti sul letto sfatto.
Ansando per la
stanchezza, ma ben lieto del torpore che percorreva le sue membra, Winter si
scostò dal corpo morbido e longilineo di Kim per non gravarle addosso e, nello
sfiorare il suo ventre piatto con la punta di un dito, esalò: «Pensavo di
morire, ad un certo punto. Cinque anni di astinenza sessuale sono davvero
tanti.»
«Mi sembra che tu ti
ricordi ancora bene come si fa» ridacchiò lei, volgendosi su un fianco per
guardarlo in viso.
Appariva rilassato,
felice, in pace con il mondo e i suoi occhi chiari sembravano quasi argentati,
alla luce diafana della luna.
Non una ruga di
apprensione, non un'incertezza, solo gioia. E un'immensa soddisfazione.
Kim sorrise lieta,
trovando tutto ciò sul suo volto, nel suo limpido sguardo e Winter, carezzandole
con il dorso della mano l'incavo del collo, mormorò: «Ti scoccia se ammetto che
vorrei concedermi il bis?»
Lei ridacchiò,
sentendosi potente e, nel carezzare il fianco nudo dell'uomo, scosse il capo
replicando: «Mi offenderei, se dicessi il contrario.»
«Bene» mormorò roco
lui, scivolando verso il basso per tracciare una scia di baci infuocati sulle
sue cosce.
Kim ansimò, percependo
senza sforzo il desiderio montare in lei.
Mentre Winter risaliva
lentamente con bocca e mani fino a trovare il fulcro della sua femminilità, la
donna si perse nel piacere e chiuse gli occhi per meglio assaporare le ondate
di calore che la stavano facendo andare a fuoco.
Sussurrò il suo nome
più volte, lo cercò con le mani, frenetica, fino ad attirarlo sopra di sé per divorargli
la bocca in un bacio senza scampo, mentre i loro corpi tornavano ad unirsi
frenetici, come il mondo non avesse più tempo, e loro con lui.
Si amarono più volte,
quella notte, rinsaldando un legame che il tempo e gli eventi avevano tentato
di spezzare.
Avevano atteso a lungo
prima di conoscersi intimamente, poiché sia Winter che Kimberly avevano
desiderato non bruciare le tappe, visto tutto ciò che avevano perso in quegli
anni.
L'attesa, a quel
punto, era valsa. Per entrambi.
Con il fare dell'alba,
insonnolita ma lieta che quel giorno non ci fosse lavoro, Kim si accoccolò
contro il fianco di Winter e mormorò: «Direi che aspettare un po' è servito.
Che dici?»
«Dico che non
immaginavo questo tuo lato così focoso. Penso di aver perso dieci chili,
stanotte» ridacchiò soddisfatto Winter, avvolgendole le spalle con un braccio.
Kim batté una mano sul
ventre piatto e muscoloso di Win, replicando: «Non vedo scalfitture di alcun
genere sul tuo corpo statuario. Secondo me non li hai persi.»
«Quel che so è che niente
è mai stato così piacevole, e bello,
come lo stare con te stanotte. Forse, solo la nascita di Mal.»
Lo disse con tono
pensoso, vagamente sonnacchioso, e Kim sorrise.
«Sei carino a
pensarlo.»
«Onesto» ribatté lui,
fissandola sorridente. «Sei stata brava con lui, ieri sera.»
«Grazie. Mi sento un
po' strana, nel ruolo di mamma, così ogni tanto chiamo la mia per alcune
dritte, ma alla fine mi dice cose che già pensavo, quindi penso di non
cavarmela poi malaccio» gli spiegò lei, carezzando distrattamente il suo torace
muscoloso.
«I tuoi genitori sono
brave persone... non potevano che crescere una donna meravigliosa. E con Mal,
sei adorabile. Si vede che vi volete bene, e questo mi rende felice.»
Le baciò il naso,
grato, e sorrise maggiormente.
«Anche Erin è
soddisfatta. E' contenta di vederci assieme, e di vedere che c'è sintonia.»
Poi, come se fosse importante sottolinearlo, aggiunse: «Le ho portato delle
carson, …sulla tomba, intendo. Mi ha detto che si è commossa, vedendole.»
«Ti amo anche per
questo, Kimmy. Non ti lasci sconvolgere da tutta questa situazione paradossale,
e questo mi rende sereno come mai avrei sognato di essere. Sei unica» mormorò
Winter, avvolgendola con entrambe le braccia per stringerla a sé.
Rabbrividì nel
baciarle delicatamente la spalla e Kim, rispondendo all'abbraccio, si limitò a dire:
«Te l'ho detto. Amo tutto di te, stranezze comprese.»
Win annuì silenzioso e
Kimberly lo cullò nel suo abbraccio, lasciando che le ultime paure dell'uomo
che amava scivolassero via con la notte appena passato, desiderando con tutto
il cuore che non tornassero più ad assillarlo.
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N.d.A: ed eccoci qui, con la piccolina del gruppo, per così dire. Una nuova avventura e nuovi personaggi, per la Famiglia Hamilton, che avrà a che fare non solo con il suo passato, ma anche con un futuro davvero imprevisto. Buona lettura.
Giusto per essere d'aiuto, vi posto le immagini delle fate dei vari elementi, e la new entry per eccellenza... Max!