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Autore: Mary P_Stark    27/01/2014    5 recensioni
Spring Hamilton è proprietaria di un grazioso negozio di fiori, il Four Seasons, nella contea di Silver Spring, a Washington D.C.. Come i gemelli Winter, Summer e Autumn, padroneggia i poteri di un Elemento, ed il suo è la Terra. Ogni creatura che vive e prospera risponde al suo richiamo, ma nessun potere ancestrale potrà aiutarla a non rimanere abbagliata da Max Parker, A.D. della ditta di costruzioni Parker Inc. Pur se i loro interessi sembrano essere diametralmente opposti, paiono attrarsi come due calamite. Ma riuscirà Spring a passare sopra alla sua paura di ammettere con lui chi è realmente? Potrà dirgli che lei è la Guardiana della Terra? 2° RACCONTO DELLA SERIE "POWER OF THE FOUR" - (riferimenti alla storia presenti anche nel racconto precedente)
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Power of the Four'
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1.

 

 

Non aveva la più pallida idea di come fosse successo ma, il non conoscere i motivi che l'avevano portato nella trappola del fratello, non cambiava la situazione.

Chris lo aveva inguaiato per l'ennesima volta e lui, per l'ennesima volta, si era ritrovato con un problema da risolvere tra capo e collo.

Solo che questa volta non aveva a che fare con dati, cifre o grafici aziendali – tutte cose che lui divorava come i toast a colazione – ma piuttosto con qualcosa di incomprensibile.

Di terrificante.

Di qualcosa che mai, nella vita, si sarebbe immaginato di dover affrontare.

Fiori.

Quel fuori di testa del fratello minore aveva deciso che lui, l'A.D. della Parker Inc., avrebbe dovuto occuparsi dell'allestimento del suo matrimonio con quella sciroccata della sua fidanzata.

Come se lui avesse tutto il tempo di questo mondo.

Come se il portare avanti l'azienda di famiglia, specializzata nella costruzione di ville di lusso, ristrutturazioni di immobili d'alto pregio e complessi aziendali, non gli portasse via abbastanza tempo.

Ma no, Chris aveva pensato – da quando in qua aveva un cervello funzionante? – che lui sarebbe stata la persona più adatta, vista la sua incredibile capacità di organizzare qualsiasi cosa nel migliore dei modi.

Peccato che lui si intendesse di malte, di coperture, di coibentazioni, ma niente affatto di piante e fiori, cose per lui ai limiti dell'incomprensibile.

Aveva sempre lasciato che all'aspetto paesaggistico si occupasse sua madre, grande appassionata di giardinaggio e vero pollice verde dell'azienda.

Perciò, doveva ancora capire come Chris fosse riuscito nell'impresa di incastrarlo in quel guaio colossale.

L'unica cosa che aveva potuto fare, una volta ritrovatosi per le mani le brochure che suo fratello, in maniera così zelante, gli aveva lasciato, era stato darsi da fare con il poco tempo libero che gli restava.

Già, perché lui aveva pensato bene che si sarebbe sposato a luglio.

Chi è tanto bacato da sposarsi in luglio, con un caldo infernale, metà della gente già in ferie chissà dove? Suo fratello e la sua pazza fidanzata, ovviamente.

E, ovviamente, avevano deciso di dirglielo ad aprile, come se organizzare tutto in pochi mesi fosse facile.

Ah ah.

Sarebbe morto dal ridere, se fosse capitato ad un altro.

Ma no, era capitata a lui quella patata bollente, a Maximilian T. Parker, il fratello maggiore più scemo della terra.

E ora si ritrovava lì, dinanzi alla porta della fiorista, a fissare confuso la scritta a caratteri eleganti che declamava il nome del negozio: Four Seasons.

Quattro stagioni.

Neanche fosse stata una pizzeria.

Beh, tant'era.

Sua madre si era sperticata in lodi entusiastiche, quando lui le aveva chiesto lumi circa il miglior fiorista della zona nord di Washington, D.C.

Max, ben consapevole di quanto fosse avara la madre, quanto a complimenti, aveva preso per buone le sue parole.

Le vetrine, in effetti, erano piacevoli alla vista.

Enormi vasi panciuti contenevano belle azalee in fiore mentre, sul pavimento, un'assortita serie di vasetti multicolori di ogni genere e forma creavano un fantasioso zig-zag che tanto ricordava il volo frenetico di un'ape.

Ape in versione peluche che, panciuta e divertente, era appesa a uno dei pilastri di supporto, dove una fantasia di fiori sapientemente dipinta dava l'idea di un prato primaverile e profumato.

Già sul punto di aprire la porta a vetri dell'entrata, il suo smartphone strillò nel suo orecchio tramite l’auricolare bluetooth e, dopo aver accettato la chiamata con un sospiro, iniziò a parlare con il suo miglior capocantiere.

Willard, in quel momento, aveva a che fare con le pazzie di una cliente incontentabile quanto piena di soldi.

Sospinta la porta con una certa violenza – chissà perché, aveva immaginato che fosse ben più pesante, o male oliata – Max si rese conto troppo tardi che la sua entrata in scena era stata, per così dire, troppo veemente.

Fissando a occhi sgranati un bel paio di gambe bianco latte e due zoccoli dalla suola di gomma che, inesorabilmente, volarono a terra, esalò sgomento: «Ehm... Will, ti posso richiamare? Penso di aver appena investito una commessa.»

Willard scoppiò a ridere all'altro capo del telefono e, comprensivo, disse: «Ti parlerò dopo della decisione di Mrs Kerew di installare una vasca da bagno color rosa shocking. A dopo, capo!»

Rosa? Shocking? In una stanza piastrellata coi toni dell’avorio e dell’oro? Piuttosto si sarebbe impiccato per …

Scuotendo il capo per lasciar perdere quel problema secondario, Max si affrettò a chiudersi la porta perfettamente oliata alle spalle.

Contrito quanto bastò per non apparire noncurante, si inginocchiò accanto alla donna che aveva investito con la sua irruenza - degna di un giocatore di football - e le domandò: «Signorina, si sente bene? Sono profondamente spiacente, ma...»

Il fiato gli si mozzò in gola quando la dolorante fanciulla, che si stava massaggiando il capo di biondi capelli color grano maturo, levò uno sguardo d'acqua cristallina e giornate d’estate sul suo viso.

Un attimo dopo, incendiandosi in viso per l’imbarazzo e il divertimento, esclamò: «Oddio! E io che pensavo fosse entrato un tornado!»

Max abbozzò un mezzo sorriso di scuse e, allungandole una mano, la aiutò a rialzarsi prima di fissare enormemente spiacente i vasi – o meglio, i cocci – sparpagliati a terra dietro la bellezza bionda.

«Temo di aver fatto gli stessi danni di un tornado» mormorò Max, tornando a fissare i suoi occhi verdi sul volto della donna.

Non si era sbagliato. Era bellissima.

L'incarnato eburneo ben si intonava con i morbidi capelli biondi e lisci.

I chiarissimi occhi azzurri, simili al cielo sereno di quel piacevole giorno d'aprile, erano limpidi e freschi, quasi magici.

Non era mai stato un uomo dedito a crogiolarsi di fronte alla bellezza del creato – tendeva ad essere un po' distratto da mattoni e cemento, piuttosto che da alberi e fiori.

Di fronte a un simile concentrato di perfezione, però, non poté che concedersi un lento sorriso di compiacimento.

Inclinando il capo di lato, vagamente confusa dall'espressione ebete dell'uomo che aveva innanzi, Spring domandò con una certa ironia: «Ha preso un bel colpo anche lei, mi pare...»

«Come? Oh, no!» scoppiò a ridere, una bella risata calda, potente, e Spring sorrise.

Gli piacevano gli uomini che non si vergognavano di ridere di se stessi.

«Ammetto di essere stato preso in castagna. Lei sta bene?»

«Il fondoschiena è ammaccato, ma sopravvivrà. I vasi sono morti e defunti, invece, ma ne ricaverò delle tessere per fare il ripiano di un tavolino da giardino. Niente va sprecato, se si sa come riutilizzarlo» si limitò a dire Spring, osservando con ironia la distesa di cocci colorati e sparpagliati a terra.

Sinceramente sorpreso da quell'uscita, Max le domandò: «Si occupa anche di bricolage?»

«Solo certe cose. Vede quel tavolino lì fuori, in metallo? Il ripiano l'ho fatto io.» Dopo averglielo indicato, lo prese a braccetto con disinvoltura e lo ricondusse all'aperto, aggiungendo: «Non trova che la farfalla sia carina?»

«E' un pezzo davvero ben eseguito» approvò Max, sfiorando con interesse il ripiano liscio e le tessere colorate debitamente allineate. «Lo ha stuccato alla perfezione. Complimenti.»

«Quando è piena estate, è bello sedersi qui, all'ombra del tendone del negozio, a sorseggiare the ghiacciato con le mie clienti abituali» gli spiegò lei, prima di domandargli: «Ma sto divagando. Prima del nostro incontro-scontro, era entrato nel negozio per quale motivo?»

Ridacchiando, Max la seguì all'interno del negozio stando ben attento a non combinare altri disastri.

Osservando la distesa di piante rigogliose e di fiori recisi contenuti in eleganti vasi trasparenti, le spiegò succintamente il suo problema.

«Sono stato incastrato in un matrimonio.»

Sinceramente sorpresa, Spring sgranò leggermente gli occhi ed esalò spiacente: «Oh... deve rimediare a una scappatella finita male?»

Max rise al suo commento candido e, scuotendo il capo, esalò: «Buon Dio, no! Sto ben attento a certe cose!»

«Meglio per lei. Quindi, perché è rimasto incastrato?» si informò allora Spring, trovando quel tizio davvero divertente.

Era abbigliato come un direttore di banca.

Un bel gessato nero e blu lo incorniciava alla perfezione, e una cravatta Regimental a striature dell'azzurro, grigio e nero ne cingeva il forte collo.

Ai piedi, un paio di Prada dalla punta leggermente squadrata, alla moda e lustre come penny nuovi di zecca, completavano l’opera.

Eppure la sua risata non si addiceva a quel quadro di composta eleganza.

Le sembrava che quell'abito smorzasse l'uomo che sembrava essere in realtà, e si chiese che motivi potesse avere Mister Tornado per nascondersi dietro a una simile maschera di sobrietà.

Naturalmente, non glielo chiese perché non erano affari suoi, ma la cosa la incuriosì ugualmente.

«Per dirla tutta, mio fratello minore si sposa e, visto che è un emerito pazzo, ha pensato bene di lasciare tutta l'organizzazione del matrimonio a me» le spiegò meglio lui, scrollando le ampie spalle.

«Io trovo che suo fratello le abbia dimostrato senza ombra di dubbio quanto si fida di lei, e quanto affetto provi nei suoi confronti» replicò Spring, sorridendo spontaneamente.

Le piaceva sempre quando avvertiva affetto e amore e, nonostante le parole ironiche dell’uomo, aveva percepito subito quanto bene volesse al fratello.

«Dovrebbe sentirsi onorato, non offeso.»

«Anche quanto, non ho molto tempo da dedicare a questa cosa, quindi, se volesse darmi una mano a scegliere qualcosa che vada bene, farei già l'ordine per poi passare al punto successivo» disse in fretta Max, controllando un messaggio appena arrivato sul suo smartphone.

L'iPhone5 trillò una seconda volta e Max, sempre più accigliato, mugugnò: «Mi scusi un secondo.»

Digitato un numero veloce, Max attese che gli rispondessero.

Mentre il suo piede tamburellava sul pavimento lindo, Spring non poté che  appoggiarsi ad uno dei ripiani, per poi fissarlo curiosa.

Era alto, prestante, con un fisico che, con un abbigliamento diverso, avrebbe abbinato a uno sportivo o un lavoratore manuale.

L'abbronzatura sembrava naturale, e i capelli castani erano schiariti dal sole alle estremità.

Piccole rughe si estendevano attorno agli occhi e alla bocca, segno di una propensione al riso davvero marcata e le mani, grandi e forti, avevano dita lunghe, da pianista.

Chissà se suonava qualche strumento?

E tu perché non ti fai gli affari tuoi, Spry?, pensò poi tra sé la donna, ghignando divertita.

«Mrs Kerew, buon pomeriggio! Sì, Willard mi ha chiamato, ma pensavo fossimo già d'accordo per il color panna, o al più per un nocciola chiaro. Il rosa shocking... oh, rosa scuro, mi perdoni...non le sembra un po' stonato, in un ambiente del genere?» mormorò affabile Max, scuotendo al tempo stesso la testa con aria scoraggiata.

Un frivolo chiacchiericcio femminile giunse fino alle orecchie di Spring e la donna, nell'udire mozziconi di frasi senza alcun senso, iniziò a comprendere il perché dell'apparente esasperazione del suo cliente.

Anche lei avrebbe perso la pazienza con quella petulante ochetta!

«Sì, capisco benissimo che ora ha pensato di dare una nota di colore al bagno, ma quel genere di colore si intonerebbe di più nella toilette per gli ospiti, che è color corallo. Perché non propendiamo per un bel color oro? E' caldo, si intona maggiormente... ed è regale. Degno di lei, Mrs Kerew... Amanda

Oh, adesso passava all'adulazione.

E come ci riusciva bene!

Con una voce così profonda e calda, avrebbe potuto guadagnare milioni di dollari, alla radio, … o in una hotline.

Al solo pensiero, Spring non poté esimersi dal ridacchiare e Max, vagamente stupito, si volse verso di lei con aria confusa.

Lei si scusò con un vago cenno della mano mentre Max, trionfante, esalò: «Ah, lo sapevo che avremmo trovato la soluzione migliore per lei, Amanda. E oro sia. Con qualche fregio... o addirittura con le sue iniziali incise sul fondo, che ne dice? Andata. Chiamo Willard e lo informo. A presto, Amanda. Non mancherò di passare, domani.»

In fretta, Max inviò un messaggino a Will con le ultime novità dopodiché, con un sospiro, si volse nuovamente verso Spring.

«Capisce perché voglio qualcosa di semplice e veloce?»

«Ho idea che il suo lavoro la stressi molto.»

Guardandosi intorno, Spring gli domandò: «Mi dica... com'è suo fratello? E la sua fidanzata?»

«Due sciroccati che intendono sposarsi a luglio. Anche i pazzi dovrebbero sapere che Washington, a luglio, è un forno. So solo questo. Il resto devo ancora metterlo in piedi, così ho pensato di partire dai fiori.»

Come se fosse una cosa importante, aggiunse: «Mia madre stravede per i suoi lavori, a proposito.»

Illuminandosi subito in viso, Spring gli domandò: «Posso sapere il suo nome?»

«Wendy Gordon Parker, della...» iniziò col dire lui, subito interrotto dal sorriso estatico di lei.

«Oh, sì. Centrotavola per una conferenza, e piante da interno per due uffici. Ricordo benissimo Wendy. Una donna adorabile! Mi ha ordinato delle impatiens per il giardino di casa sua giusto tre giorni fa.»

Spring batté le mani eccitata e aggiunse: «Quando le portai il ficus benjamin per l'ufficio di suo marito, quasi svenne per la gioia. E quella sala conferenze! Era enorme, ma ...»

Interrompendosi e scoppiando a ridere di fronte all'aria vagamente allucinata dell'uomo, mormorò contrita: «Mi esalto come una bambina, quando parlo dei miei lavori, mi perdoni. Quindi, lei è Maximilian, giusto? Ora capisco il perché del completo.»

«Non mi dica che mia madre le ha parlato di me!» esalò sconvolto Max, impallidendo leggermente.

Sapeva fin troppo bene com'era sua madre, quando attaccava la musica dei suoi adorati figlioli.

«Mi ha soltanto detto che ha due figli; Max, che è l'A.D. della loro azienda, e Chris, che si occupa del sito internet della ditta, e di tutto ciò che riguarda l’hardware dell’azienda.»

Poi, con aria maliziosa, aggiunse: «E ha aggiunto che lei è single, ha trentacinque anni ed è appassionato di pesca, mentre suo fratello ha da poco trovato un’adorabile ragazza e preferisce gli sport invernali.»

«Oh, santo cielo!» esclamò scioccato Max, passandosi una mano tra i folti e lisci capelli castani tagliati alla perfezione.

«Non si preoccupi,… sono abbastanza brava a non saltare addosso ai maschi single» ridacchiò Spring, decidendo di venirgli incontro per annullare parte del suo disagio. «Ne deduco che la sua futura cognata ami a sua volta gli sport invernali, giusto?»

«Non andrebbe d'accordo con Chris, se così non fosse. Vivrebbero in uno chalet ad Aspen, se potessero appena» mugugnò lui, disgustato.

«Quindi, sono persone amanti della natura, del freddo e della montagna. E si sposano a luglio?»

«Gliel'ho detto. Sono sciroccati» ghignò Max, ammiccando.

Spring ridacchiò.

Quella parola gli piaceva davvero molto, specie se abbinata al fratello minore e alla futura cognata.

Nonostante tutto, aveva lo stesso suono di ‘cuccioli’, alle sue orecchie.

Avvertiva amore, affetto, propensione alla protezione.

Il suo corpo emanava questo genere di calore, non poteva sbagliarsi.

«Direi che, per loro, opterei per tonalità fredde, e molto, molto verde. Ma per il bouquet della sposa, oserei con qualcosa di molto colorato, che rispecchi il carattere... sciroccato?»

Nel dirlo, ammiccò a Max, che ridacchiò.

«Cos'aveva in mente?» si informò lui.

«Gigli e orchidee bianche e rosa per i centrotavola e le decorazioni della chiesa... no, del gazebo all'aperto. Direi che ce li vedo meglio. Una bella villa con gazebo nel giardino. Sì, è adatta.»

Annuì, prima di notare l'espressione estasiata di Max.

«Che succede?»

«Quanto vuole per farmi da wedding planner? Non mi va di cercarne una, dopo averla sentita parlare» le propose lui, neanche troppo scherzosamente.

Spring sgranò gli occhi, stupita, prima di scoppiare a ridere di gusto ed esalare: «Deve essere davvero disperato, se si butta tra le braccia di una perfetta sconosciuta per risolvere questo problema.»

«Ammetto che tra le sue braccia mi ci butterei volentieri...» e nel dirlo, ammiccò. «... ma ho capito subito che, da solo, non combinerò un accidente di niente. Se si tratta di fare un progetto per una casa, ben venga, lo vedo sorgere nella mia testa come una costruzione di lego che prende forma, ma per tutto il resto sono una frana. Mi aiuti, la prego!»

Spring ci pensò su un attimo, vagliando i pro e i contro di quell'offerta.

Avrebbe dovuto abbandonare il negozio nelle mani di Justine che, per quanto brava, non era alla sua altezza ma, d'altra parte, le sembrava ingiusto abbandonare Max a quel matrimonio che non aveva la più pallida idea di come gestire.

E avrebbe salvato la coppia di sposini da un disastroso guazzabuglio di idee buttate lì per la troppa fretta, questo era sicuro.

In fondo, quanto tempo le avrebbe preso? Non tanto.

E dopotutto, Max era il figlio di Wendy, che lei ormai conosceva da diverso tempo, perciò non avrebbe aiutato un perfetto sconosciuto.

Annuendo tra sé, Spring afferrò il cellulare che portava nella tasca anteriore del grembiule verde, che indossava sopra gli abiti e, chiamata la sua commessa, le disse: «Tra una decina di minuti scappo. Ti occupi tu del negozio, oggi pomeriggio?»

«Arrivo subito, Spry. Non temere, terrò il fortino al sicuro e lo difenderò a costo della vita» ridacchiò la donna.

Sua coetanea, Justine era un'afroamericana dal cipiglio battagliero e il carattere solare e Spring si era subito trovata, con lei, pur se le riusciva difficile abbandonare il suo negozio, anche a una collega brava come sapeva essere la sua collaboratrice.

Ma sapeva che le sue piante sarebbero state bene, anche senza lei tra i piedi ogni minuto.

Chiusa la chiamata dopo averla salutata, Spring si tolse il grembiule per appenderlo a una rastrelliera dopodiché, scusatasi un momento con Max, si recò nel retrobottega per sistemarsi un po' e prendere il soprabito leggero di cotone.

Toltasi gli zoccoli che usava in negozio, inforcò i leggeri sandali allacciandoli alle caviglie, dopodiché si mise su una spalla la sua borsetta della Piquadro e tornò da Max.

«Bene, possiamo andare.»

«Andare dove?» gracchiò lui, più che mai sorpreso.

«Ad organizzare il suo … pardon, il matrimonio di suo fratello» gli sorrise lei, sospingendolo verso la porta.

Vagamente sgomento dalla rapidità con cui la donna aveva accettato la sua richiesta, Max si sentì in dovere di dirle: «Non vorrei apparirle ingrato... non so il suo nome, mi scusi.»

«Spring. Spring Hamilton. Tanto piacere.»

Poi, intuendo dal suo sguardo divertito cosa non le avrebbe mai domandato, aggiunse: «E sì, lo so che è un nome strano, ma non più di tanto se pensa che ho altri due fratelli e una sorella gemelli che si chiamano Winter, Autumn e Summer.»

«Oh... beh... questa poi! Originali davvero. Comunque, non per apparirle scortese, ma si fida a salire in macchina con un perfetto sconosciuto? Non le sembra un po' incauto?» le fece notare Max, dopo aver archiviato l'informazione sui tre gemelli.

Chissà se erano tutti come lei?

«Diciamo che mi fido del figlio di Wendy. E so difendermi, qualora la mia idea su di lei sia del tutto sbagliata» si limitò a dire Spring, scrollando le spalle nell'avvicinarsi ad una elegante berlina grigio metallizzata.

Vagamente scettico, Max replicò con tono vagamente saccente: «Con tutto il rispetto, ma non credo che riuscirebbe a farmi qualcosa. E' troppo esile per creare dei veri problemi a un omone come me.»

«Intende farmi del male, Max?» gli domandò a quel punto lei, sorridendo serafica.

«Per nulla. Ma volevo assicurarmi che non fosse una sua abitudine salire sulle auto degli sconosciuti.»

Si bloccò, pensandoci bene, e ammise: «Detta così, suona davvero offensiva.»

Spring scosse le spalle e si accomodò sul sedile del passeggero, di morbida pelle beige a ricami bianchi e, scrutando il cruscotto di radica e il simbolo scintillante della Mercedes nel centro del volante, sentenziò: «Voglio salvare il matrimonio di suo fratello dalle sue mani inesperte, tutto qui. Ma se mi riterrò in pericolo, non esiterò a chiamare i rinforzi e, nel frattempo, le dimostrerò quanto si sbaglia su di me.»

«Mi reputo avvisato» sorrise Max, mettendo in moto l'auto, che scivolò via nel traffico con un ronzio soffuso.

ЖЖЖ

«... e così l'ho portato da Winifred, al Chevy Chase Club. Lì, il parco è bellissimo, c'è uno stupendo giardino di fronte al club, dove si può organizzare il rinfresco, una sala interna in caso, dio non voglia, piova, e si possono fare delle foto incredibili nei boschetti che circondano il campo dal golf.»

Spring sgranocchiò una patatina fritta con aria soddisfatta, ma sobbalzò sgomenta non appena si ritrovò a fissare la faccia ombrosa di suo fratello Winter.

Scuro di capelli come lei era bionda, avevano entrambi la carnagione eburnea e priva di difetti.

Gli occhi di Win, però, erano di un grigio ghiaccio che, in quel momento, la stavano tagliuzzando a fettine sottili.

«Che ho fatto?» si lagnò Spring, mettendo il broncio come una bambina.

«A cosa serve dire e ridire a Mal di non salire in auto con gli sconosciuti, se poi sua zia fa proprio quello che gli ho detto di non fare?» brontolò lui, strizzando l'occhio al figlio, che ridacchiò.

«Non era uno sconosciuto! Beh... non del tutto» mugugnò lei ben sapendo che, in parte, suo fratello aveva ragione a rabberciarla.

Si era comportata in modo avventato.

Per l’ennesima volta.

«Dalla tua, va che conosci sua madre e la stimi, però non è detto che i figli rispecchino i genitori» si ammorbidì Winter, sospirando lievemente nello scuotere il capo per l’esasperazione.

Kim corse in soccorso dell'amica e, sedutale al fianco sul divano, replicò: «Win, però va detto che Spring può difendersi alla grande, all'occorrenza. Inoltre, se si è fidata, vuol dire che ha visto qualcosa di buono in lui.»

«Se avesse il dono di Mal potrei capire, ma lei governa la Terra, non lo Spirito. Anche se è vero che, nei contatti ravvicinati, qualcosa ne capisci anche tu» ammise a malincuore Winter, sorridendo alla sorella per smorzare il rimbrotto.

«Lo rivedrai, zia?» le domandò il nipote.

«Domani viene a vedere una campionatura di vasi per la cerimonia al Club. Ho un nuovo catalogo che penso vada benissimo per lo scopo» assentì lei, ammiccando.

«Potrei provare a … sbirciare per te» le propose Malcolm, tutto allegro.

«Mal, no» lo riprese immediatamente Winter, irremovibile ma gentile.

«Ma papà!» esclamò Mal, sbuffando sonoramente.

Kim ridacchiò di fronte alla sua espressione contrariata ma l’uomo non si fece abbindolare dal figlio.

Scuotendo il capo, replicò: «Non possiamo sapere cosa si aggira nella mente di quell'uomo e, per quanto egli possa essere buono e innocuo, non voglio che ti esponi a questo modo. Non sei ancora stato Iniziato, e i tuoi poteri sono più che grezzi. Potresti anche danneggiare quel tizio, se tu non prestassi attenzione a quel che fai.»

Aggrottando la fronte, Mal mugugnò indispettito: «Non farei casino!»

Sfiorando la spalla del bambino, Kim attirò la sua attenzione e gli disse: «Winter vuole dire che non sei ancora esperto e che, anche senza volere, potresti fargli male. E tu non vuoi, vero?»

«NO!» esalò il bambino, scuotendo furiosamente il capo.

Spring allora asserì tranquilla: «Me la posso cavare, Mal, ma grazie per il pensiero. Come ha detto tuo padre, se sto abbastanza vicino ad una persona, posso percepirne le reazioni emotive e capire se sono benevole o meno.»

«Domani, ad ogni modo, verrò al negozio e darò un'occhiata a  questo tizio» sentenziò a quel punto Winter, mettendo fine alla discussione.

Spring sorrise e, chinandosi verso Kim, sussurrò: «Non è adorabile, quando fa il Capofamiglia?»

«Molto» annuì divertita Kim, strizzando l'occhio al fidanzato, che ghignò.

Sì, Winter era adorabile quando si ergeva a paladino delle sue donne.

ЖЖЖ

Le mani scivolarono leziose, lente, sulla pelle calda di Kim che, ansimando sotto il tocco dell'amante, si inarcò verso di lui per ricevere il suo bacio.

L'aria era fresca e profumata di gelsomino, che cresceva sotto le finestre della stanza di Winter, lasciate socchiuse per far penetrare i profumi inebrianti della notte.

La luna alta in cielo disegnava ombre lunghe nella stanza mentre i due amanti, avvinghiati tra loro nell'abbraccio rovente dell'amore, davano sollievo alla loro sete.

Baci famelici si intervallavano a lunghe, sinuose carezze sui corpi umidi e, quando infine lui prese pieno possesso del suo corpo, Kim non poté che piegare all'indietro il capo e lasciarsi andare ad un sospiro di pura estasi.

Danzarono assieme sotto la luce della luna, muovendosi all'unisono nell'antica danza sensuale della fertilità, mentre il canto sommesso di un uccello notturno spezzava il silenzio della notte quieta.

Il centro della città, con il suo clamore e le sue luci era lontano e lì, nella contea di Silver Spring, la calma regnava sovrana, in quella notte stellata.

Nulla pareva infastidire i due amanti che, dimenandosi tra le lenzuola aggrovigliate attorno alle loro gambe, si lasciarono andare ad un comune rantolo di piacere prima di giacere stremati ma soddisfatti sul letto sfatto.

Ansando per la stanchezza, ma ben lieto del torpore che percorreva le sue membra, Winter si scostò dal corpo morbido e longilineo di Kim per non gravarle addosso e, nello sfiorare il suo ventre piatto con la punta di un dito, esalò: «Pensavo di morire, ad un certo punto. Cinque anni di astinenza sessuale sono davvero tanti.»

«Mi sembra che tu ti ricordi ancora bene come si fa» ridacchiò lei, volgendosi su un fianco per guardarlo in viso.

Appariva rilassato, felice, in pace con il mondo e i suoi occhi chiari sembravano quasi argentati, alla luce diafana della luna.

Non una ruga di apprensione, non un'incertezza, solo gioia. E un'immensa soddisfazione.

Kim sorrise lieta, trovando tutto ciò sul suo volto, nel suo limpido sguardo e Winter, carezzandole con il dorso della mano l'incavo del collo, mormorò: «Ti scoccia se ammetto che vorrei concedermi il bis?»

Lei ridacchiò, sentendosi potente e, nel carezzare il fianco nudo dell'uomo, scosse il capo replicando: «Mi offenderei, se dicessi il contrario.»

«Bene» mormorò roco lui, scivolando verso il basso per tracciare una scia di baci infuocati sulle sue cosce.

Kim ansimò, percependo senza sforzo il desiderio montare in lei.

Mentre Winter risaliva lentamente con bocca e mani fino a trovare il fulcro della sua femminilità, la donna si perse nel piacere e chiuse gli occhi per meglio assaporare le ondate di calore che la stavano facendo andare a fuoco.

Sussurrò il suo nome più volte, lo cercò con le mani, frenetica, fino ad attirarlo sopra di sé per divorargli la bocca in un bacio senza scampo, mentre i loro corpi tornavano ad unirsi frenetici, come il mondo non avesse più tempo, e loro con lui.

Si amarono più volte, quella notte, rinsaldando un legame che il tempo e gli eventi avevano tentato di spezzare.

Avevano atteso a lungo prima di conoscersi intimamente, poiché sia Winter che Kimberly avevano desiderato non bruciare le tappe, visto tutto ciò che avevano perso in quegli anni.

L'attesa, a quel punto, era valsa. Per entrambi.

Con il fare dell'alba, insonnolita ma lieta che quel giorno non ci fosse lavoro, Kim si accoccolò contro il fianco di Winter e mormorò: «Direi che aspettare un po' è servito. Che dici?»

«Dico che non immaginavo questo tuo lato così focoso. Penso di aver perso dieci chili, stanotte» ridacchiò soddisfatto Winter, avvolgendole le spalle con un braccio.

Kim batté una mano sul ventre piatto e muscoloso di Win, replicando: «Non vedo scalfitture di alcun genere sul tuo corpo statuario. Secondo me non li hai persi.»

«Quel che so è che niente è mai stato così piacevole,  e bello, come lo stare con te stanotte. Forse, solo la nascita di Mal.»

Lo disse con tono pensoso, vagamente sonnacchioso, e Kim sorrise.

«Sei carino a pensarlo.»

«Onesto» ribatté lui, fissandola sorridente. «Sei stata brava con lui, ieri sera.»

«Grazie. Mi sento un po' strana, nel ruolo di mamma, così ogni tanto chiamo la mia per alcune dritte, ma alla fine mi dice cose che già pensavo, quindi penso di non cavarmela poi malaccio» gli spiegò lei, carezzando distrattamente il suo torace muscoloso.

«I tuoi genitori sono brave persone... non potevano che crescere una donna meravigliosa. E con Mal, sei adorabile. Si vede che vi volete bene, e questo mi rende felice.»

Le baciò il naso, grato, e sorrise maggiormente.

«Anche Erin è soddisfatta. E' contenta di vederci assieme, e di vedere che c'è sintonia.» Poi, come se fosse importante sottolinearlo, aggiunse: «Le ho portato delle carson, …sulla tomba, intendo. Mi ha detto che si è commossa, vedendole.»

«Ti amo anche per questo, Kimmy. Non ti lasci sconvolgere da tutta questa situazione paradossale, e questo mi rende sereno come mai avrei sognato di essere. Sei unica» mormorò Winter, avvolgendola con entrambe le braccia per stringerla a sé.

Rabbrividì nel baciarle delicatamente la spalla e Kim, rispondendo all'abbraccio, si limitò a dire: «Te l'ho detto. Amo tutto di te, stranezze comprese.»

Win annuì silenzioso e Kimberly lo cullò nel suo abbraccio, lasciando che le ultime paure dell'uomo che amava scivolassero via con la notte appena passato, desiderando con tutto il cuore che non tornassero più ad assillarlo.





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N.d.A: ed eccoci qui, con la piccolina del gruppo, per così dire. Una nuova avventura e nuovi personaggi, per la Famiglia Hamilton, che avrà a che fare non solo con il suo passato, ma anche con un futuro davvero imprevisto. Buona lettura.
Giusto per essere d'aiuto, vi posto le immagini delle fate dei vari elementi, e la new entry per eccellenza... Max!

  
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