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Autore: Magica Emy    27/01/2014    1 recensioni
Già, il mio Cri Cri adorato odia i cambiamenti, lo hanno sempre spaventato un po’, e poi…si, devo ammetterlo, adoro quella sua aria da cucciolo smarrito mentre si aggira per casa chiedendosi cosa abbia fatto di male per meritarsi tutto questo…il solito esagerato. Ma che posso farci? È fatto così, ed è anche per questo che sono pazza di lui...
Seguito di "Une nouvelle vie"
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Re Magi zuccone, non Re pagi! Saranno almeno trenta volte che te lo ripeto, possibile che tu sia così ottuso da non riuscire a mettertelo in quella testa vuota? Cavolo, questa recita sarà un disastro totale e ci farai fare una pessima figura, me lo sento!

Esclama Grace con una smorfia infastidita, mentre distesa sul divano lancia un’occhiataccia al fratellino che continua a fissarla con aria confusa e smarrita, facendomi sorridere divertito.

- Uffa – ribatte, palesemente scocciato da quell’ennesimo rimprovero – non ti ripeterò mai più la mia parte, ecco!

- Hai solo quattro stupidissime battute, e dopo tutti questi mesi non sei riuscito a impararne mezza! Che cosa dovrei fare, stringerti la mano e complimentarmi per il tuo grado di idiozia?

- Grace – la riprendo, mentre poco più in là verso il latte nelle tazze che ho preparato – adesso basta però, ok? Smettila di urlargli addosso in questo modo, se gli metti ansia non imparerà mai niente.

Scuote la testa con decisione, sbuffando e guardandomi con aria severa.

- Non imparerà niente comunque – dice – perché è un caso disperato. È questa la verità, perciò non guardarmi così perché sai che ho ragione!

Sospiro profondamente un paio di volte, sforzandomi di non perdere la calma e cercando invece di concentrarmi su quello che sto facendo. So che sarebbe inutile mettersi a discutere con lei in questo momento perché, in un modo o nell’altro, sono sicuro che riuscirebbe sempre a spuntarla. E poi non mi va di stancarla inutilmente, è ancora molto debole e tende ad affaticarsi facilmente, anche se cerca con tutte le sue forze di nasconderlo a me e sua madre, per evitare di farci preoccupare ancora. È terribilmente cocciuta e per niente al mondo mostrerebbe le sue debolezze, e in questo credo che mi somigli molto. Mi perdo ancora una volta a osservare il suo adorabile visetto paffuto che solo da qualche giorno sembra aver ripreso un po’ di colore, anche se questo non serve a rassicurarmi del tutto sul suo stato di salute. Lo so bene che ci vorrà del tempo prima che torni a essere quella di sempre, è solo che…vorrei già vederla correre e saltare per la spiaggia come era solita fare. Vorrei semplicemente vederla tornare a vivere, ecco tutto. La voce improvvisa di Johanna mi riporta bruscamente alla realtà, costringendomi a voltarmi verso di lei che sta scendendo velocemente le scale mentre finisce di abbottonarsi la camicetta, imprecando sottovoce e lanciandomi un’occhiataccia che, già da sola, vale più di qualunque parola.

- Accidenti a te, Christian – esordisce, palesemente infastidita – si può sapere perché non mi hai svegliata? Ho un appuntamento con un cliente importantissimo alle nove in punto e Laly passerà la mattinata fuori, ciò significa che devo aprire io l’ufficio oggi, e devo farlo – guarda distrattamente l’orologio, sobbalzando non appena si accorge di che ore sono – oh no, tra meno di dieci minuti! E devo ancora accompagnare Logan al’asilo!

- Mi dispiace di non averti svegliata – ribatto sulla difensiva – dormivi così bene! Su non agitarti in questo modo, non voglio che fai le cose di corsa, e se vuoi posso portare io il bambino a scuola.

Scuote la testa con decisione, arrivandomi alle spalle per sfiorarmi la guancia con un bacio frettoloso prima di esclamare: - Non se ne parla neanche, non voglio che Grace rimanga da sola nemmeno per un secondo!

- Mamma, non ho più due anni!

Si lamenta mia figlia, sporgendosi dal divano quanto basta per provare ad attirare la sua attenzione, ma con scarsi risultati.

- Anzi – continua infatti, rivolta a me – prova a convincerla a riposare almeno un po’ in mattinata, e…

Si interrompe bruscamente e i suoi lineamenti si contraggono in una smorfia disgustata mentre i suoi occhi sgranati si posano sui dolcetti che troneggiano sulla tavola, proprio accanto alla scatola dei cereali.

- Oddio – dice con un filo di voce – cosa ci fanno lì quei cosi? Toglili subito di mezzo, per favore!

La fisso, stranito.

- Pensavo ti piacessero i muffin al cioccolato!

Replico con un’alzata di spalle, e lei mi lancia un’occhiata indispettita.

- Bè – dice dopo qualche secondo – adesso mi danno la nausea, ok? Oh, sta succedendo di nuovo! Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima?

- Si può sapere di che stai parlando?

A questo punto ci capisco sempre meno.

- Dei muffin al cioccolato, ovvio – continua, alzando gli occhi al cielo e parlandomi improvvisamente come se fossi un perfetto imbecille – mi facevano questo effetto quando aspettavo Grace e adesso sta succedendo di nuovo, e questo può significare solo una cosa…ma si, è sicuramente una femmina!

A quelle parole Logan, che per tutto il tempo è rimasto imbronciato in un angolo, arrabbiato a morte con la sorella sembra d’un tratto rianimarsi e ci viene lentamente incontro, osservando me e sua madre con aria inorridita prima di borbottare: - Una femmina? Puah! Io odio le femmine, non le sopporto, vorrei che sparissero dalla faccia della terra!

Scoppiamo a ridere entrambi e io mi chino su di lui, facendogli una tenera carezza sulla testa.

- Credimi piccolo, tra qualche anno non la penserai più così!

- A me invece piacerebbe molto – si intromette Grace, facendo un timido sorriso nella nostra direzione – almeno avrei qualcuno con cui parlare. Qualcuno che mi somigli, insomma.

- Oh, tesoro mio – esclama Johanna, sciogliendosi all’istante e precipitandosi da lei per riempirla di baci – vedrai che sarà così. Ora però lo fai un piacere alla mamma? Riposati tanto, va bene?

Le da un ultimo bacio sulla guancia e mentre le guardo mi rendo conto che sarei molto felice anch’io se si trattasse di una bambina, ma che in fondo non mi importa, perché l’unica cosa che desidero è che mio figlio cresca sano e forte. E bello come il sole, se prende dal suo papà. Va bene, la smetto, tanto lo sappiamo tutti che che la bellezza qui appartiene solo alla mia splendida moglie, che adesso mi saluta con un bacio sulle labbra prima di uscire di casa in tutta fretta trascinandosi dietro Logan, dopo averlo ben coperto per resistere al gelo di quella mattina. Vorrei dirle di nuovo di smetterla di correre in questo modo e di prendere le cose con più calma possibile, di farlo almeno per il bambino che sta aspettando, ma so che anche con lei sarebbe inutile parlare. Già, sarebbe come cercare di fermare un fiume in piena. Non si può prendere l’acqua in mano, prima  o poi ti scivola via dalle dita e ti ritrovi al punto di partenza. È questo che ho imparato vivendo con lei, ed è questo ciò che, forse, ho sempre saputo.

- Ahi!

La voce di Grace mi distrae d’un tratto da quei pensieri e mentre mi precipito verso di lei, preoccupato, vedo il suo viso contrarsi in una piccola smorfia di dolore.

- Grace, che succede piccola? Stai bene?

Le chiedo chinandomi su di lei e scostandole i capelli dalla fronte, ma lei mi rassicura con un sorriso.

- Non è niente papà – risponde infatti – mi è solo caduto il libro e mi sono sporta per prenderlo, ma mi sono fatta male. Ora però sto bene, è già passato.

Sospiro, guardandola con aria di leggero rimprovero.

- Che cosa devo fare con te, me lo dici? Quante volte ti ho detto che se hai bisogno di qualcosa devi chiederla a me o a tua madre! Vuoi farmi morire di crepacuore, è questo che vuoi? Vuoi vedermi stramazzare al suolo per lo spavento prima ancora che tu abbia compiuto la maggiore età?

Dico, accorgendomi di aver alzato la voce più di quanto fosse necessario mentre lei abbassa lo sguardo, improvvisamente triste.

- Mi dispiace papà, ti chiedo scusa. Non l’ho fatto apposta, non volevo spaventarti.

Sussurra e capisco che è quasi sul punto di piangere così la stringo a me, cercando di consolarla. Dio, sembra così sensibile da un po’ di tempo, non so mai come comportarmi con lei. Forse però sono stato io a sbagliare stavolta, in fondo ha già sofferto abbastanza e non si merita certo un simile trattamento da parte mia, specie dopo che si è beccata una pallottola al mio posto e solo perché voleva proteggermi.

- Non essere triste tesoro mio, sai che non sopporto di vederti piangere…non è successo niente, ok? E poi se c’è qualcuno che deve chiedere scusa quello sono proprio io, stai passando tutto questo per colpa mia e…

- Ma zio Roy non ti avrebbe mai fatto del male, vero? Lui non è così. Non è cattivo, giusto?

Annuisco lentamente nella sua direzione, trovandomi perfettamente d’accordo con quell’affermazione.

- Allora perché la mamma ce l’ha tanto con lui? Perché non gli parla più?

Continua, avida di risposte e io le accarezzo i capelli, sospirando a lungo e con forza prima di riprendere a parlare.

- La mamma è soltanto arrabbiata Grace, ed è comprensibile. Tu e Logan siete le persone più importanti della sua vita e non sopporta che qualcuno vi faccia del male, anche se sappiamo bene che è stato un incidente. Ma lei si preoccupa lo stesso e anch’io, e non potrebbe essere altrimenti visto che sei la mia principessa.

Sorride e si sporge per abbracciarmi, poi sembra pensarci un po’ su e alla fine dice: - Ma quando la bambina nascerà dovrò dividermi il titolo con lei, vero?

Rido.

- Non sappiamo ancora se sarà una femmina, ma comunque vadano le cose non devi preoccuparti di niente, né essere gelosa.

- Questo significa che continuerò a essere la tua principessa?

Mi chiede speranzosa.

- Certo piccola mia, e lo sarai per sempre.

Le sussurro, posandole un bacio sulla fronte. L’aiuto poi a sedersi a tavola per fare colazione e alla fine, non so come, riesco anche a convincerla ad andare a riposare un po’, così non oppone resistenza quando la prendo in braccio per portarla in camera sua, ma ho appena finito di rimboccarle le coperte che il suono del campanello mi fa sussultare, costringendomi a precipitarmi di sotto per andare ad aprire. Quella mattina è tutto un via vai di persone che vengono a trovare Grace e tra gli amici a un certo punto si presenta anche Charles, che si affretta a entrare con un pacchetto tra le mani che immagino sia un regalo per mia figlia e quasi timoroso di incrociare il mio sguardo mentre mi stringe la mano, dicendomi quanto sia felice che io sia finalmente tornato a casa e che stia bene. Non riesco tuttavia a nascondere un leggero fastidio quando mi chiede di Johanna e mi parla inaspettatamente dei suoi sentimenti per lei, cogliendomi totalmente alla sprovvista. Insomma, ho sempre sospettato che in realtà avesse delle mire verso mia moglie e lo dimostra il fatto che l’abbia baciata approfittando di un suo momento di debolezza, ma non avrei mai pensato che mi avrebbe confessato tutto con estrema naturalezza, scusandosi più volte per aver tentato di entrare nella sua vita sperando così di portarmela via.

- Johanna è stata molto chiara con me – prosegue, e solo allora riesce finalmente ad alzare lo sguardo – e io ho capito di non avere alcuna speranza con lei perché ama te, ti ama veramente tanto Christian e so che il vostro matrimonio adesso è più solido che mai. Non c’è posto per me nella sua vita se non come amico, perciò…ti prego di permettermi di esserlo. Per entrambi, e anche per i bambini.

Annuisco lentamente, facendogli un breve sorriso prima di attirarlo a me per colpirlo sullo stomaco, cercando però di misurare la mia forza per non fargli troppo male, cogliendolo così di sorpresa mentre lo sento imprecare e piegarsi leggermente per il dolore.

- Sei un bravo ragazzo Charles, e so che i bambini ti sono molto affezionati perciò sarai sempre il benvenuto in questa casa, ma se provi ancora una volta ad avvicinarti a mia moglie più del dovuto te ne farò pentire amaramente. Ci siamo capiti, vero?

- C…Certo, sicuro!

Esclama, guardandomi da quel momento con una sorta di timore reverenziale quando lo accompagno alla porta, ringraziandolo per essere venuto a far visita a Grace e soprattutto per essere stato sincero con me, su tutto quanto.

Passo il resto della mattina ad aiutare mia figlia a fare i compiti, così non rimane indietro con le lezioni, ed è quasi l’ora di pranzo quando il campanello suona di nuovo. Ho un lieve sussulto quando aprendo la porta mi trovo davanti Roy, che fermo sulla soglia e palesemente a disagio mi guarda con aria colpevole e sembra quasi supplicarmi di lasciarlo entrare, e io…mi accorgo di non riuscire proprio a dirgli di no. Non riesco ad avercela con lui per quello che è successo, e c’è qualcosa nei suoi occhi che mi ricorda l’orribile periodo che mi sono appena lasciato alle spalle, e che sembra mettermi faccia a faccia con me stesso. L’oscuro me stesso. Quello che, forse, non sarò mai in grado di conoscere e comprendere abbastanza. Gli faccio cenno di seguirmi in salotto dove si accomoda dopo un breve momento di esitazione, finalmente pronto a incrociare il mio sguardo che, nonostante tutto, conserva ancora un debole velo di rimprovero nei suoi confronti.

- Grazie per avermi permesso di entrare.

Dice timidamente, e io scuoto lentamente la testa.

- Non è me che devi ringraziare – rispondo con voce grave – ma la generosità di tua nipote, che pur di non farti passare dei guai non ha esitato un istante a inventarsi una storia assurda per giustificare quello che è successo, prendendosi così la colpa di tutto. Quella bambina meravigliosa ci ha dato una grande lezione con il suo comportamento, e credo che tutti noi dovremmo prendere esempio da lei.

Lo vedo annuire più volte, e so che sta pensando la stessa cosa.

- Grace ha fatto questo per me? Io…io ho bisogno di vederla.

Sussurra, visibilmente commosso da quella rivelazione.

- È di sopra, e sono sicuro che ne sarà felicissima.

Rispondo. Prima di salire da lei mi parla di Johanna e del fatto che questa mattina presto abbia approfittato dell’assenza di Laly per recarsi in ufficio e provare così a riavvicinarsi a lei, che a quanto pare quando lo ha visto gli ha urlato contro talmente tanto da costringerlo a tornare sui suoi passi e a quel punto mi sfugge un piccolo sorriso, anche se il momento non è proprio il più adatto. E già, il caratteraccio di mia moglie ha colpito ancora!

- Johanna è testarda e orgogliosa – gli spiego, anche se immagino che lui lo sappia già meglio di me – e quando prende una decisione è difficile farle cambiare idea. Ma tu non devi arrenderti con lei perché so che, anche se adesso è arrabbiata con te, nel profondo del suo cuore non ha mai smesso di volerti bene.

Nel primo pomeriggio Johanna torna dal lavoro per darmi il cambio con Grace, ma non mi fa parola di ciò che è successo con suo fratello e anch’io decido di non chiederle niente. Non voglio forzarla in alcun modo, sarà lei a decidere quando affrontare l’argomento e probabilmente adesso non è pronta per farlo. Immerso in quei pensieri mi accorgo che è quasi ora di cena e che quindi farei meglio a chiudere in fretta lo studio per tornare dalla mia famiglia ma, non appena varco la soglia di casa, una bellissima sorpresa mi lascia completamente a bocca aperta.

- Non posso crederci…Sophie, sei proprio tu?

Esclamo felice, correndole incontro per abbracciarla…

 

 

 

 

 

   
 
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