Uno sparo. Un altro ancora. Una raffica. Urla diverse che si sovrappongono rimbombandomi in testa. Stringo ancora più forte il bambino tre le mie braccia. Gli copro le orecchie e affondo il viso nei suoi capelli azzurri.
- Tra poco sarà tutto finito, tranquillo. - sussurro, cercando di isolarlo dagli orrori del mondo.
Ci sono tanti altri bambini in questa cantina dove gli adulti ci hanno nascosto per proteggerci dalle sparatorie, tutti così innocenti e piccoli. E' giusto che occhi e menti così pure e giovani assistano a tutto ciò?
Molti piangono. Vorrei consolarli tutti, dire che certamente i loro genitori lì fuori sono salvi, nascosti da qualche altra parte, ma sono responsabile del piccolo dagli occhi ambrati che cingo con le gambe, ho promesso di non lasciarlo mai per nessun motivo al mondo.
- Mamma e papà torneranno a prenderci quando usciremo di qui? - mi chiede. Una lacrima solitaria mi solca il viso sporco e io subito la soffoco nei miei capelli polverosi arrestando la sua discesa.
- Non preoccuparti, staranno bene. - so che non è la risposta che ci si aspetterebbe, ma non posso mentirgli.
Ho promesso loro che mi sarei occupata del loro figlio di appena cinque anni, come se fossi una madre o una sorella.
L'inferno infuria sulle nostre teste: passi, mitragliatrici inarrestabili, grida violente degli israeliani sovrapposte a quelle terrorizzate e agonizzanti del nostro popolo decimato.
Perché dobbiamo subire ciò? Cosa abbiamo fatto di sbagliato? Ci siamo limitati a vivere dove abbiamo sempre fatto, credendo in ciò in cui abbiamo sempre creduto.
Anche il piccolo giapponese tra le mie braccia ci sta rimettendo. I suoi genitori sono venuti qui per sostenere la causa di noi arabi, mi hanno trovata sola e abbandonata all'età di soli dieci anni, che la donna aveva appena scoperto di non essere la sola ad abitare il suo corpo.
Sono vissuta con loro per cinque anni, vedendo crescere questo bambino negli orrori della guerra, ma sempre cercando di isolarlo da tutto ciò che ci circonda. Cercavamo una scusa per spiegargli il perché degli uomini che tornavano a casa con le ossa rotte, delle donne traumatizzate che hanno paura di ogni uomo sconosciuto si avvicini loro neanche fosse il demonio in persona, delle case rase al suolo, della gente che spariva per non tornare... ma non esistono al mondo scuse che tengano, e ci limitiamo a tacere alle sue più che lecite domande.
Promisi che l'avrei riportato a casa, in Giappone, una volta raggiunta la maggiore età.
- Solo tre anni, Masaki, altri tre anni e potremo andarcene di qui.
- E dove andremo, Aalia ?
- A casa tua, finalmente.
Angolino delle autrici:
Konnichiwa minna, permetteteci di presentarci... Infesteremo EFP con le nostre fanfiction! Uniremo gli Inazumiani sotto il fandom di Inazuma Eleven! Denunceremo i mali del romanticismo e delle serie TV per ragazzine in calore!(?) Estenderemo la nostra pazzia fino alle stelle! Io sono Marina! E io Seth! The best sister inazuma, pronte a scrivere alla lentezza di un cercopiteco ubriaco senza gambe!(?) Arrenditi subito o cerca pure di combattere la nostra insanità mentale!
Alloooora... tralasciando gli scleri di Seth... ^^'''
EFP è lieto di presentarvi (
So, ci scusiamo infinitamente se 'sta cosa è un obrobrio, ma l'ha scritta Seth (
Detto ciò, non mi pare ci sia altro da dire, ragion per cui ci defiliamo all'istante! ^^
Kisses!!! ;3
~Seth e Marina