5.
Il sogno di Gabriel
Il
giorno dopo alla festa di compleanno di Castiel, Heaven era
già tornata alla
sua quotidiana tranquillità e quello successivo, il
lunedì, la monotonia era
ritornata a farla da padrone.
Come
tutti i lunedì, quindi, alla Heaven High School il tempo che
mancava all’inizio
delle lezioni veniva sfruttato da tutti gli studenti per recuperare i
propri
libri dagli armadietti e condividere nel frattempo i racconti di
ciò che
avevano fatto nel weekend.
Lisa
Breaden, capo delle cheerleader, stava chiacchierando circondata da un
gruppo
delle sue chiassose amiche, ma si voltò lo stesso quando
Castiel le passò
accanto per raggiungere il proprio armadietto “Buongiorno,
Castiel. Ho sentito
che la tua festa di compleanno è stata un
successo.”
Il
ragazzo ricambiò il sorriso che gli era stato rivolto
“Abbastanza. È stato un
peccato che tu non sia riuscita a venire.”
La
cheerleader si scostò dal volto una liscia ciocca di capelli
corvini “Nessuno
può sfuggire a mia nonna quando è in
città.”
Castiel
le rivolse un sorriso di commiato, prima di camminare via velocemente
sotto lo
sguardo divertito del suo gruppo di amiche.
A
Castiel Lisa stava simpatica. Era educata, generosa e comprensiva,
totalmente
l’opposto del cliché di solito riservato alle
ragazze con il suo status
sociale. Le persone che frequentava, tuttavia, vi rientravano in pieno
e lui,
con la sua personalità riservata e l’incredibile
sensibilità, si era da sempre
sentito a disagio in loro presenza.
“Buongiorno
Clarence.”
Meg
Masters se ne stava appoggiata al suo armadietto, sul volto un sorriso
obliquo
e negli occhi la solita luce maliziosa.
Se
qualcuno, quando era alle medie, gli avesse raccontato che Meg sarebbe
diventata la sua migliore amica, Castiel lo avrebbe di sicuro fatto
ricoverare
in un ospedale psichiatrico. All’epoca la ragazza era la sua
maggiore
tormentatrice e, in quel periodo delicato sia emotivamente che a
livello
fisico, era stata in grado di rendere la vita del giovane Novak quasi
impossibile. Tuttavia, quando era stata lei ad essere in
difficoltà,
maltrattata da Alastair, uno studente delle superiori di cui lei era,
incomprensibilmente, follemente innamorata, Castiel era stato
l’unico a
prendere le sue difese, guadagnandosi un occhio nero ed un labbro
spaccato.
Fortunatamente, dopo quel disastroso incidente, i genitori di quel
bullo avevano
deciso di trasferirsi, e di conseguenza alla scuola di Heaven non si
erano più
presentati problemi del genere. Meg, tuttavia, non si era dimenticata
di ciò
che era stato fatto per lei. L’avvicinamento a Castiel fu
lento ma inesorabile,
come quello di un gatto randagio che inizia ad accettare il cibo che
gli viene
offerto e che alla fine si ritrova a passare tutto il suo tempo ad
oziare sul
divano del proprio benefattore. Con le sue battute al vetriolo,
un’indole
tendenzialmente egoista e la sorprendente abilità nel
prendere decisioni
pericolose, Meg Master non aveva niente a che fare, caratterialmente,
con
Castiel Novak. Eppure, da qualche anno, i due erano diventati amici
inseparabili, tanto quanto il ragazzo lo era con Inias e Samandriel.
“Salve,
Meg.- la salutò il ragazzo, invitandola con un gesto della
mano a scostarsi di
modo da poter recuperare i propri libri dall’armadietto- Non
sei venuta alla
mia festa.”
Meg gli
rivolse un sorriso da squalo “Fortunatamente. Tuo fratello mi
odia, lo sai.”
“Gabriel
non ti odia.” ribatté meccanicamente Castiel.
“Crede
solo che io sia un demone malvagio deciso a trascinarti sulla strada
della
perdizione.” aggiunse quindi la mora, rigirandosi fra le dita
una ciocca di
capelli ondulati.
L’altro
si ritrovò a far roteare gli occhi al sentire il tono
melodrammatico dell’amica
“Meg…”
“E’ la
verità.” gli ricordò di nuovo Meg, con
una scrollata di spalle. In effetti,
Gabriel non era l’unico, in città, a considerarla
una compagnia sbagliata per
il giovane Castiel. Non che il giudizio altrui potesse fare qualcosa
per
separarli, però: il giovane Novak, nonostante
l’indole docile, sapeva diventare
più testardo di un mulo quando qualcosa gli interessava
davvero. E la sua
amicizia con Meg, senza dubbio, ricadeva proprio in quella categoria di
cose.
Castiel
rivolse all’amica un sorriso tirato “Non avrebbe
fatto storie, era la mia festa
e lui sa che siamo amici.”
“Me lo
ricorderò per la prossima volta.- promise la ragazza, anche
se sapevano tutti e
due avrebbe continuato ad evitare con caparbietà il fratello
maggiore del suo
migliore amico- Anche se non credo di essermi persa niente di che,
probabilmente avrai passato tutta la serata a scambiarti smancerie con
quello
spaventapasseri del tuo ragazzo.”
“Preferirei
che non ti riferissi a Balthazar in quel modo.”
sbuffò Castiel, sporgendosi per
chiudere la porta metallica del proprio armadietto con una spinta.
“Preferisci
sbruffone pieno di sé?” propose la ragazza con un
sorriso divertito sulle
labbra truccate di cremisi.
“Meg!”
“Sono
solo le otto di mattina, Meg, non tormentare Castiel.” la
rimproverò una voce
gioviale alle loro spalle.
I due
si voltarono trovandosi così, come ogni mattina, faccia a
faccia con Inias e
Samandriel.
La
ragazza fece roteare gli occhi, rivolgendosi al più giovane
dei due “E da
quando tu sei diventato il suo paladino, Scricciolo?”
“Ti
ricordo che ho solo un anno in meno di tutti voi.”
sbuffò Samandriel che, a
causa della sua aria innocente e ancora un po’ infantile,
riceveva spesso un
trattamento del genere.
Meg
rise “E’ vero, ma il tuo volto è il
più adorabile.”
“Mi fa
piacere notare che perlomeno il principe azzurro ha deciso di optare
per un
regalo meno impersonale di quelli che ti fa di solito.”
continuò quindi a
parlare la giovane, additando il braccialetto che faceva bella mostra
di sé al
polso del suo migliore amico.
“I
regali che mi fa Balthazar non sono impersonali!- protestò
immediatamente
Castiel, sfiorando con delicatezza il ciondolo a forma di ali- Sa che
mi
piacciono le cose semplici, tutto qui. Comunque questo non è
il suo regalo. Me
lo ha dato Dean Winchester.”
“Dean
Winchester, uh?- ripeté interessata Meg, passandosi una mano
sotto il mento- Ho
sentito dire che ha conosciuto Ronda Hurley.
“Bene.-
sospirò Castiel, sollevato che la discussione avesse preso
una nuova direzione-
Sono contento che faccia nuove amicizie, dato che è in
città da poco è meglio
che conosca il maggior numero di persone possibile per ambientarsi
meglio.”
La
ragazza scosse la testa, prima di avvicinarsi a lui e sussurrare
“Intendevo in
senso biblico.”
“Oh.”
esalò l’altro, gli occhi blu spalancati.
“E pare
che lei lo abbia convinto a provare le sue mutandine rosa.- aggiunse
Meg
sghignazzando, sotto lo sguardo confuso di Inias e Samandriel- Questo
Dean mi
sembra un tipetto interessante, alla fine.”
“Non
puoi provarci con lui, Meg.- le ricordò Castiel,
scandalizzato- Sta con Ronda.”
“Oh,
Clarence.- scosse la testa la giovane, mettendogli un braccio intorno
alle
spalle- Loro non stanno insieme. Sono stati insieme, certo, ma
è stata una cosa
di una notte. Ronda non cerca una relazione stabile, te lo
garantisco.”
Castiel
aggrottò la fronte, voltandosi per cercare chiarificazioni
nei volti degli
altri suoi due migliori amici “Davvero? Povero Dean, deve
esserci rimasto
male.”
“Sei
così puro ed innocente.- rise di nuovo Meg- Sei come un
unicorno.”
“Perché?-
domandò mentre anche Inias e Samandriel si erano ritrovati a
sghignazzare- Non
capisco.”
“Nemmeno
Dean era alla ricerca del grande amore, te lo posso
garantire.” spiegò quindi
la ragazza con un sorriso malizioso sulle labbra.
“Non
puoi saperlo.” ribatté Castiel, cocciuto nel
difendere il suo nuovo amico.
Meg
scosse la testa “Clarence sei adorabile.”
“Non ci
pensare, Castiel.- lo rincuorò Inias posandogli una mano
sulla spalla- Meg vuole
solo stuzzicarti.”
Il
giovane Novak fece roteare gli occhi “Me ne domando il
perché.”
“Perché
è più divertente rispetto a prendere in giro
Cucciolo e Brontolo, qui.” spiegò
immediatamente la ragazza con tono divertito.
Inias
alzò un sopracciglio “Io sarei Brontolo?”
“Beh,
di certo non sei Eolo e nemmeno Mammolo.” ribatté
Meg incrociando le braccia al
petto.
“Sei
esilarante, Meg.” ribatté il ragazzo, facendo
roteare gli occhi platealmente.
Samandriel
scosse la testa, ormai abituato a quei battibecchi
“Piuttosto, avete saputo la
novità?”
“Cosa?”
domandò immediatamente la giovane, sempre interessata ai
pettegolezzi della
città.
“Gli
Stark vendono la loro pasticceria.” annunciò
quindi il più giovane dei quattro
amici.
Castiel
aggrottò la fronte, stupito “Che cosa?”
“Ho
sentito dire che Maggie ha scoperto che Don l’ha
tradita.” spiegò quindi
Samandriel, riportando ciò che aveva sentito dire dai propri
genitori
“Ma non
è possibile.- protestò di nuovo il minore dei
Novak- Quei due sono una coppia
da…beh, da sempre!”
“Lo
so!- ribatté Samandriel- A quanto pare quando Don
è stato fuori città per
lavoro lui e una sua collega si sono divertiti un
po’.”
Meg
spalancò gli occhi “No!”
Il
giovane annuì “Sì. E quando Maggie lo
ha scoperto…Beh, conoscete tutti Maggie.”
“Già.
Sono stupito che quella donna sia ancora tutta intera.”
mormorò Inias
passandosi una mano sotto il mento.
Samandriel
lo ignorò, decidendo di continuare a raccontare la propria
storia “Don l’ha
implorata di perdonarlo, e anche se all’inizio lei non ne
voleva sapere ha
deciso che non vuole buttare al vento tutti gli anni che hanno passato
insieme.”
“E
perché hanno venduto la pasticceria?” chiese
quindi Meg.
“Idea
di Maggie.- ribatté l’altro con una scrollata di
spalle- Ha trovato una specie
di campo per coppie con problemi di relazione e ha iscritto lei e il
marito per
un anno. Hanno tenuto la casa, quindi suppongo che intendono tornare in
città
se tutto andrà bene, ma ha deciso che sarebbe stato meglio
per loro vendere il
negozio.”
Castiel
storse la bocca, meditabondo “Immagino che Crowley si sia
buttato a pesce su
questo nuovo affare.”
“Una
nuova casella per la sua personale versione di Monopoly?- li interruppe
la sua
migliore amica- Ci puoi giurare.”
“Mi
domando chi comprerà il negozio.” disse quindi
Inias, mentre in cuor suo diceva
addio per sempre alla perfetta red velvet che da sempre i suoi genitori
compravano alla pasticceria Stark ogni domenica.
“Anche
io.- ribatté Meg con un sospiro- Spero che resti una
pasticceria, anche se
dubito che qualcuno riuscirà a fare quei meravigliosi
cioccolatini a forma di
moneta che faceva Maggie.”
Gli
occhi chiari di Samandriel si illuminarono “Oh, quelli erano
deliziosi!”
I
quattro amici sarebbero volentieri andati avanti a chiacchierare fra
loro per
ore, ma proprio in quel momento la campanella suonò,
ricordando a tutti loro
che li aspettava una lunga giornata di lezioni. Recuperano i propri
libri e si
diedero appuntamento per la pausa pranzo alla mensa della scuola, prima
di
salutarsi velocemente e scappare di corsa ognuno alla proprie aule.
Tutti
hanno un sogno.
Zachariah
Adler, per esempio, desiderava ardentemente che ad Heaven regnasse la
pace. O,
più precisamente, quella che lui considerava tale, ovvero il
perfetto rispetto
dalle rigide regole di coabitazione da lui stesso imposte e,
soprattutto, che
gli fosse riconosciuto il rispetto che riteneva di meritare.
Chuck
Shurley, invece, si immaginava spesso a firmare autografi comodamente
seduto
dietro un tavolo in una qualche grande libreria di New York, mentre nel
negozio
e all’esterno di esso si formava una fila di fan ansiosi di
incontrare il
proprio scrittore preferito.
Becky
Rosen adorava fantasticare su come il protagonista della sua serie
fantasy
preferita potesse essere in realtà vero e come, una volta
incontrato, si
potesse prendere una cotta per lei.
Come
tutti, quindi, anche Gabriel Novak aveva un sogno.
Il
giovane lo coltivava da quando era un bambino e, ogni domenica mattina,
sua
madre si legava un grembiule intorno alla vita ed iniziava a mescolare
farina,
zucchero e uova. Per Gabriel osservarla era quasi
un’esperienza mistica. Lui,
solitamente un bambino talmente vivace da trovare del tutto impossibile
starsene fermo per più di cinque minuti, si arrampicava su
uno degli alti
sgabelli addossati al bancone della cucina ed osservava la donna creare
quasi
dal nulla delle torte sofficissime, biscotti dal profumo divino e
cupcake dalla
glassa coloratissima. Quando fu grande abbastanza da poter dare una
mano senza
combinare troppi disastri, il piccolo Gabriel iniziò a
mescolare impasti mentre
ascoltava attentamente ed assorbiva con interesse qualsiasi consiglio
sua madre
fosse in grado di dargli fino a che, un bel giorno, i suoi dolci
diventarono
talmente buoni che perfino suo padre non riusciva a smettere di fargli
complimenti.
Dopo la
nascita di Castiel, e la conseguente morte della figura più
importante nella
sua vita, tutto ovviamente cambiò. Ma non l’amore
di Gabriel per la
pasticceria.
Sfornare
dolci deliziosi, per il giovane, diventava il metodo migliore per
onorare la
memoria di sua madre e quindi, quando si trovò a pensare al
proprio futuro, non
poteva fare a meno che sognare di diventare un pasticcere talmente
bravo da
attirare al proprio negozio clienti da ogni parte degli Stati Uniti.
La vita,
purtroppo, tende a intromettersi senza pietà fra una persona
e i propri sogni,
e così fu anche per Gabriel. Con un bambino di meno di tre
anni a carico e la
necessità di trovare una stabilità per la loro
nuova e minuscola famiglia, al
giovane Novak risultò facile accantonare il proprio sogno e
rinchiuderlo in un
cassetto.
Ciò non
voleva dire, però, che lui non tornasse a sbirciarci di
tanto in tanto.
Quindi,
non era per niente strano che Gabriel Novak si fosse accorto
immediatamente del
cartello ‘vendesi’ appeso alla vetrina di quella
che era stata, fino a pochi
giorni prima, la pasticceria di Maggie Stark. Stava tornando a casa dal
proprio
turno alla Roadhouse, deciso ad allungare la strada per passare dal
centro in
modo da passare dai Winchester per uno dei loro deliziosi e
iperzuccherati
caffè al caramello quando, il suo sguardo venne catturato
dalle vetrine vuote
della pasticceria e dal grosso cartello rosso che ne annunciava la
vendita.
Quasi
senza volerlo, il giovane si ritrovò fermo a fissare il
numero di telefono da
chiamare se si fosse stati interessati all’acquisto. Stava
proprio per estrarre
dalla tasca dei propri pantaloni il cellulare per salvare quel contatto
quando,
alle proprie spalle, una voce divertita lo fece sobbalzare.
“Gabriel
Novak.”
Fergus
Crowley lo fissava come una madre che scopre il proprio bambino con la
mano nel
vasetto di marmellata, sul volto un sorriso obliquo e, come al solito,
il
solito impeccabile completo di sartoria.
“Il re
delle trattative.- ricambiò il saluto Gabriel, rivolgendogli
a sua volta un
ghigno- Interessato al negozio?”
Il
sorriso sul volto di Crowley si allargò ancora di
più, facendolo sembrare quasi
un lupo famelico “No, perché dovrei essere
interessato a qualcosa che è già
mio?”
“Maggie
l’ha venduto a te?” domandò incredulo il
maggiore dei Novak.
L’uomo
d’affari scrollò le spalle “Voleva che
la vendita fosse una cosa veloce.”
“Capisco.”
annuì piano il giovane, lo sguardo di nuovo rivolto verso le
vetrine spoglie.
Crowley
lo osservò per qualche secondo prima di alzare un
sopracciglio “Deluso?”
“E
perché dovrei?” ribatté Gabriel con
tono fiero, il mento alzato in una posa di
sfida.
“Ti
conosco, Novak.- disse Crowley voltandosi a sua volta verso il negozio
vuoto-
Ogni volta che passi da questo negozio hai l’aria nostalgica
di chi vuole con
tutto il cuore qualcosa ma non sa come ottenerla. Solo che non stiamo
parlando
dei dolci.”
Il
giovane non abbandonò la propria risolutezza “E
anche se fosse?”
“Dico
solo che, una pasticceria non rientra propriamente nel mio business.-
spiegò
quindi l’altro con aria pratica- Non mi dispiacerebbe
rivenderla.”
Gabriel
spalancò i grandi occhi nocciola “Oh.”
Crowly
gli rivolse un altro sorriso incoraggiante “Allora, Novak,
saresti interessato
ad una chiacchierata informale nel mio ufficio?”
“Sono a
casa!”
Gabriel
Novak annunciò come ogni sera il proprio rientro con un urlo
gioviale.
“Ho
portato la pizza!- urlò di nuovo, mentre disponeva i due
involucri roventi sul
tavolo della cucina. Quando non ottenne nuovamente risposta si
ritrovò a far
roteare gli occhi, prima di andare a bussare con insistenza alla porta
della
camera di suo fratello- Se non vieni subito si fredderà,
smettila di fare il
secchione: i compiti per la prossima settimana li puoi fare come tutti
i tuoi
coetanei una volta arrivato in classe.”
Castiel
aprì immediatamente la porta e quando si ritrovò
faccia a faccia con Gabriel
inclinò leggermente la testa di lato, sul volto
un’espressione interrogativa
“Perché si chiamerebbero compiti a casa, allora,
se non devo farli a casa?”
“Il tuo
problema è che prendi tutto troppo alla lettera.”
ribatté immediatamente il
maggiore dei Novak, lasciandosi cadere con poca grazia al proprio posto
a
tavola e iniziando ad esaminare la propria pizza.
L’altro
si ritrovò a sorridere, mentre imitava i gesti compiuti dal
fratello “E il tuo
problema è che vuoi dare un’interpretazione
personale a tutto.”
“Sta
zitto e mangia la tua pizza, fratellino.” gli
intimò bonariamente Gabriel,
prima di addentarne la fetta che teneva fra le mani.
“Potevo
cucinare io, sai.- gli ricordò Castiel- Qualcosa di un
po’ più sano.”
Il
maggiore dei due spalancò gli occhi, sul volto
un’espressione quasi
esterrefatta “Non essere sciocco, non
c’è niente di più sano della
pizza.”
“In
realtà sono certo che ci sarebbero parecchi nutrizionisti
pronti a giurare il
contrario.” gli assicurò il ragazzo dagli occhi
blu, prima di addentare un
piccolo boccone del proprio pasto.
Gabriel
scosse leggermente la testa “Io sento ancora il piccolo
Castiel parlare, ma non
può essere mio fratello, lui sta mangiando la sua
pizza.”
Castiel
ridacchiò fra sé e sé, ma
obbedì all’implicito suggerimento senza dire
altro.
Riuscì a mangiare con gusto tre fette strabordanti di
condimento prima di
alzare di nuovo lo sguardo sul fratello maggiore e decidere di
chiedergli ciò
voleva domandargli da quando aveva fatto ritorno da scuola quel
pomeriggio.
“Samandriel
mi ha raccontato che Maggie Stark ha venduto la sua
pasticceria.” disse, gli
occhi blu puntati con interesse sul ragazzo seduto di fronte a
sé.
Gabriel
alzò un sopracciglio in sua direzione “Come puoi
pensare che non lo sappia? In
questa città niente rimane un segreto per più di
mezza giornata, e ti ricordo
che io lavoro alla Roadhouse, i pettegolezzi arrivano lì
prima di tutto!”
“Quindi
sai che ora la pasticceria è di nuovo in vendita.”
continuò a parlare Castiel
con tono interessato.
Il
maggiore dei Novak annuì “Lo so. Ho incontrato
Crowley quando sono uscito dal
lavoro.”
“E?”
incalzò l’altro, ormai quasi incapace di stare
fermo sulla propria sedia per la
curiosità.
“E lui
mi ha detto che sarebbe disposto a vendermi la pasticceria.”
capitolò il
fratello maggiore, lo sguardo cocciutamente fisso sull’ultima
fetta della
propria pizza ormai abbandonata.
Gli
occhi di Castiel si illuminarono immediatamente di gioia
“Gabe, è
meraviglioso!”
Gabriel
alzò lo sguardo sul ragazzo, sul volto un sorriso rassegnato
“Cassie, io non
comprerò quel negozio.”
“Cosa?-
domandò Castiel, confuso- Perché?”
“Perché
non ce lo possiamo permettere!- sbottò quindi
l’altro, incapace di trattenere
oltre la propria frustrazione- Non posso accendere un nuovo mutuo per
aprire
una stupida pasticceria!”
“Non è
una stupida pasticceria, è il tuo sogno.”
protestò immediatamente Castiel.
“Beh,
il mio sogno dovrà aspettare.- sbuffò di nuovo
Gabriel- Ho altro a cui pensare
al momento.”
“Tipo
cosa?”
Il
giovane si alzò, iniziando a camminare con passo nervoso per
la cucina “Castiel
l’anno prossimo avrai finito la scuola e dovrai andare al
college. E so che sei
abbastanza bravo da poter ottenere una borsa di studio per qualsiasi
università
vorrai scegliere, ma una borsa di studio non copre tutte le spese della
vita
fuori casa. E se aprissi davvero la pasticceria ora, l’anno
prossimo sarei
ancora nella fase in cui i guadagni servirebbero solo a coprire le
spese
fatte.”
Castiel
lo fissò con occhi spalancati per diversi secondi prima di
parlare con tono
sommesso “Non voglio che rinunci al tuo sogno per
me.”
“Castiel,
non abbiamo scelta.- gli ricordò l’altro,
voltandosi verso di lui- La tua
educazione è più importante.”
“Ma non
è vero!- protestò con foga il diciassettenne, le
mani strette a pugni- Anche tu
sei importante, Gabe, non devi passare tutta la tua vita a prenderti
cura di
me, ho diciassette anni, sono grande abbastanza per farlo da
solo!”
Gabriel
fece roteare gli occhi “Sei un ragazzino, Castiel, non puoi
pensare di pagarti
il college da solo.”
“Beh,
io nemmeno ci voglio andare al college il prossimo anno.” si
ritrovò a dire il
giovane, incrociando le braccia al petto.
Al
sentire quelle parole il fratello maggiore si pietrificò sul
posto. “Che cosa
hai detto?”
Castiel
prese un grosso respiro prima di iniziare a parlare animatamente
“Gabriel, te
ne avrei parlato al più presto, ma non avevo ancora avuto
occasione. Io ho
pensato che potrei prendermi un anno sabbatico prima di cominciare il
college,
magari trovarmi un lavoro e seguire qualche corso singolo sulla
scrittura
creativa e provare a fare solo quello. Sai, scrivere. Solo per un
po’.”
Gabriel
quasi non lo lasciò nemmeno finire di parlare “Non
se ne parla neanche! Ti è
dato di volte il cervello? Tu non rinuncerai al college,
Castiel.”
“E non
lo voglio fare.- gli assicurò il ragazzo, alzandosi e
sventolando le mani di
fronte a sé- Lo metterò solo in pausa per un
po’.”
“No.-
disse Gabriel con tono fermo- Tu andrai al college il prossimo anno.
Fine della
discussione.”
Castiel
spalancò gli occhi, incredulo che il proprio fratello, di
solito così aperto
alle discussioni e con cui aveva sempre avuto un buon dialogo, non
avesse
nemmeno ascoltato quanto gli era staato detto “Cosa? Gabriel,
tu non hai
nemmeno preso in considerazione le mie ragioni e…”
Gli
occhi ambrati di Gabriel quasi si fecero di ghiaccio mentre ripeteva,
lentamente “Ho detto: fine della discussione.”
Castiel
lo fissò per diversi secondi, incapace di parlare. Quando
vide che l’altro non
sembrava disposto ad aggiungere altro, si voltò e, senza
nemmeno infilarsi la
giacca, uscì di corsa dalla porta che dalla cucina dava sul
retro della casa.
Castiel
era scioccato.
Non gli
capitava mai di litigare con Gabriel. Soprattutto, non gli capitava mai
di
litigare così pesantemente su argomenti così
importanti senza che il fratello
maggiore volesse nemmeno ascoltare quanto aveva da dire.
Con le
braccia strette intorno alla propria felpa leggera, Castiel si era
ritrovato a
vagare senza meta per Heaven, cercando di cercare un po’ di
pace e tranquillità
in quella cittadina che tanto amava, ma senza successo.
Probabilmente,
se avesse avuto con sé il suo cellulare, avrebbe chiamato
Balthazar e gli
avrebbe chiesto di accompagnarlo al laghetto appena fuori
città, luogo che da
sempre aveva il potere di calmarlo. Se solo i suoi genitori non fossero
stati
così rigidi, sarebbe potuto andare a casa sua e
chiederglielo direttamente, ma
visto l’orario e il fatto che si trattava di una serata
infrasettimanale la
questione era decisamente fuori discussione.
Stava
contemplando se recarsi da solo ed a piedi al laghetto fosse una scelta
saggia
quando notò la luce ancora accesa da Mary’s e, che
si destreggiava fra un tavolo
e l’altro, intento a fare le pulizie prima della chiusura,
Dean Winchester che
sembrava muovere la testa a ritmo di musica.
Come
attratto da una calamita invisibile, il giovane Novak si
ritrovò a varcare le
porte del locale, che annunciarono il suo arrivo con un allegro
tintinnio.
Dean
alzò la testa di scatto, rivolgendogli un grande sorriso
mentre si sfilava
dalle orecchie un paio di auricolari “Hey, Cas! Ti piace
proprio passare di qui
all’orario di chiusura, eh? Lo fai per farmi lavorare di
più o…”
Le
parole gli morirono in gola quando notò gli occhi
dell’amico, di solito così
brillanti e limpidi, oscurati da una luce cupa “Cas? Castiel,
cosa c’è che non
va?”
Il
giovane scosse piano la testa, prima di farsi scivolare su una delle
poche
sedie che ancora non erano state ribaltate sopra i tavoli in vista
delle
pulizie serali “Niente. Potrei avere un tè caldo,
per favore?”
Dean lo
fissò, incapace di staccare gli occhi dalla sua figura
rannicchiate e dalle sue
mani rosse a causa della fredda aria della sera.
Sentendo
quello sguardo intenso su di sé Castiel alzò
velocemente lo sguardo, per poi
abbassarlo altrettanto in fretta prima di mormorare “Io
ho…litigato con
Gabriel.”
“Oh.-
fu tutto quello che riuscì a dire Dean, prima di domandare-
Ne vuoi parlare?”
“Non lo
so.” ammise quindi il ragazzo più giovane,
iniziando a rigirarsi fra le mani
una stringa del cappuccio della propria felpa.
Dean
annuì comprensivo, prima di voltarsi per andare a scaldare
l’acqua per il tè
dietro al bancone “Ok, non c’è problema.
Ti lascio pensare un po’, d’accordo?”
Per la
prima volta quella sera lo sguardo cupo di Castiel si
schiarì leggermente
“Grazie, Dean.”
Quello
che calò fra di loro non fu propriamente un silenzio
imbarazzante. Tuttavia era
palese che ci fosse qualcosa di anomalo nel modo in cui Castiel non
osasse
nemmeno alzare lo sguardo e di come, dal canto suo, Dean tenesse
d’occhio
l’amico come se fosse quasi una bomba pronta ad esplodere da
un momento
all’altro.
Il
giovane meccanico riempì la tazza di acqua calda e
lasciò in ammollò la bustina
di tè per il tempo necessario prima di portarla al tavolo
accompagnata da un
po’ di latte, del miele e dello zucchero.
Castiel
sussurrò dei ringraziamenti educati e lo osservò
mentre si sedeva di fronte a
lui, gli occhi verdi vigili e intensi più che mai.
Sorseggiò
il suo tè con calma e, quando ebbe finito di berne almeno
metà tazza decise di
provare ad avviare una conversazione, troppo stranito
dall’insistenza dello
sguardo di Dean su di sé per poter rimanere ancora zitto
“Ho sentito che il tuo
appuntamento con Ronda Hurley è andato bene.”
Il
ragazzo sobbalzò sul posto, preso alla sprovvista
“Cosa? E tu come…”
“Dean,
ora non sei più in Kansas.- gli ricordò Castiel
con un sorriso- Qui ad Heaven
avere una vita privata è quasi impossibile.”
Dean
fece roteare gli occhi “Ok. Lo terrò a
mente.”
“Ti ci
abituerai.- gli assicurò il diciassettenne- La gente qui non
è cattiva, ma
tutti sanno tutto di tutti. È come funzionano le cose
qui.”
Il
giovane meccanico annuì distrattamente, lo sguardo fisso
sulle dita affusolate
di Castiel che sembravano non voler smettere di torturare il tovagliolo
di
carta che stringeva fra le mani. La tensione che il ragazzo dagli occhi
blu
stava cercando in ogni modo di tenere per sé diventava
sempre più palpabile nella
tavola calda, tanto che Dean stava cercando un modo gentile per poter
chiedergli che cosa fosse successo.
“Ho
litigato con Gabriel.” ripeté Castiel, lo sguardo
ancorato sulle proprie mani.
Dean si
raddrizzò sulla propria sedia, come per mettere il proprio
corpo sull’attenti e
pronto ad ascoltare meglio la storia che gli sarebbe stata raccontata
“Perché?”
“Gli ho
detto che non voglio andare al college il prossimo anno e che deve
smetterla a
rinunciare a fare le sue scelte per me.”
“Oh.-
esalò il meccanico- Quel tipo di litigata.”
Il suo
tono sembrò attirare l’attenzione del suo
interlocutore, tanto che questi puntò
su di lui i suoi penetranti occhi blu “Tu ne sai
qualcosa?”
Dean
abbozzò un sorriso “Sono un fratello maggiore
anche io, ricordi? E Sam può
essere decisamente testardo quando si impunta su una cosa.”
“Quindi
tu…- Castiel si interruppe a metà frase per
deglutire- Tu credi che lui abbia
ragione?”
“Non
dico che Gabriel abbia ragione.- specificò quindi il
maggiore dei Winchester-
Solo che posso capire il suo punto di vista. Se Sam mi dicesse che non
vuole
andare al college impazzirei.”
“Ma il
mio non è un capriccio.- protestò immediatamente
il diciassettenne- Ho
dei progetti!”
Dean
alzò un sopracciglio “Che tipo di progetti? Fare
un anno sabbatico girando gli
Stati Uniti in autostop? Oppure viaggiare in Europa con lo zaino in
spalla?”
“No.-
mormorò Castiel- Voglio trovarmi un lavoro e mettere da
parte dei soldi per
pagarmi gli studi e nel frattempo cercare di capire a quale
facoltà voglio
veramente iscrivermi. E magari provare a scrivere.”
“Scrivere?”
ripeté l’altro, stupito.
Il
minore dei Novak annuì, serio “Vorrei diventare
uno scrittore.”
“Wow,
Cas, tu non voli certo basso, eh?- disse Dean, scuotendo piano la
testa- Sai
quanta gente sogna quella carriera?”
Castiel
inclinò leggermente la testa di lato “Non credi
che potrei farcela?”
“Non è
questo. Solo che non sarà una passeggiata.- gli
ricordò quindi il giovane
meccanico- Lo sai, vero?”
“A me
non importa.- dichiarò quindi il ragazzo dagli occhi blu,
stringendosi nelle
spalle esili- È quello che voglio fare, ne sono
sicuro.”
Dean
sorrise nel sentire la determinazione nella sua voce “Hai le
idee abbastanza
chiare per uno studente delle superiori.”
Castiel
abbozzò un sorriso “Mi piace pensarlo. Tu che cosa
vuoi fare?”
“Che
cosa intendi?” domandò l’altro,
aggrottando la fronte.
Il più
giovane dei due ragazzi fece roteare gli occhi “Non credo tu
rimarrai ad
aiutare tuo padre al locale per sempre.”
“Perché
no?” borbottò quindi Dean, scrollando le spalle
con noncuranza.
“Perché
tu sei troppo brillante per poter fare solo questo.”
spiegò semplicemente
Castiel.
Dean si
ritrovò ad arrossire a quel complimento “In
effetti, lavorare con Bobby mi fa
pensare che forse un giorno potrei aprire un’autofficina
tutta mia.”
“Sono
certo che ce la farai.- sorrise il minore dei Novak- Dopo che
l’hai sistemata,
mi sembra che Herbie sia più in forma che mai.”
“Grazie.”
Dean
osservò per qualche secondo l’amico sorseggiare
ciò che rimaneva del suo tè e,
dopo essere rimasto in silenzio per un po’ di tempo, decise
di porgli una
domanda che gli girava per la testa da quando aveva capito che
l’altro era
venuto a cercare proprio lui per parlare di un suo problema personale
“Castiel,
perché sei venuto qui e non sei andato da uno dei tuoi
amici? O dal tuo
ragazzo?”
Castiel
lo fissò coi suoi grandi occhi innocenti “Credevo
che anche noi fossimo amici.”
“Sì,
certo, solo che…- Dean si passò una mano dietro
il collo- Sai, pensavo che per
un problema del genere forse saresti potuto andare da qualcuno che ti
conosce
da più tempo.”
“Loro
sarebbero stati di sicuro dalla mia parte. Io volevo sentire che cosa
ne
pensavi tu. Tu sei una persona schietta, Dean.”
“Già, è
un modo come un altro per descrivermi. Mio padre direbbe che manco
totalmente di
tatto e che non so quando tenere la bocca chiusa.”
Castiel
si ritrovò a sghignazzare a sentire quella descrizione
“Come si trova lui qui?
So che ora che Sam sta imparando ad integrarsi si trova un
po’ meglio, e tu…”
“Qui
gli piace.- lo interruppe Dean- Credo che si senta più
vicino a mia madre
stando qui.”
Il
minore dei Novak annuì piano “Sono contento per
lui. È una brava persona.”
“Ma se
gli avrai parlato sì e no cinque volte, e solo per ordinare
il caffè?” ribatté
con tono scettico il giovane meccanico.
Castiel
non si fece scomporre da quella osservazione “Beh, io sono un
ottimo
giudicatore di caratteri.”
“Ah,
sì?- disse Dean, mettendo i gomiti sul tavolino e
sporgendosi di più verso di
lui- E di me che mi dici?”
L’altro
ragazzo socchiuse i grandi occhi blu, contemplando quella domanda
“Non mi
sembra giusto dirtelo.”
“Perché?”
Castiel
gli rivolse un sorriso divertito “Credo che sarebbe
più che dovuto per te
passare almeno una settimana a scervellarti riguardo la mia opinione su
di te.”
“Quindi
non sei davvero l’angioletto che decantano gli abitanti di
questa città!”
esclamò Dean, puntandogli contro un dito.
Riuscirono
a rimanere seri solo per un paio di secondi prima di scoppiare a ridere
sonoramente e Dean si ritrovò a pensare che vedere Castiel
così spensierato e
felice e qualcosa a cui poteva decisamente abituarsi.
Alle
loro spalle un trillo leggero li avvisò che era entrato un
altro cliente, ma il
giovane non era ancora pronto a farsi lasciare sfuggire dalle dita quel
momento
così si voltò, pronto a intimare a chiunque fosse
di ritornare il giorno dopo,
perché in quel momento la tavola calda era chiusa.
Invece
si ritrovò faccia a faccia con Gabriel Novak.
Il
nuovo arrivato non sembrò fare molto caso a lui, tuttavia,
lo sguardo fisso sul
fratello minore.
“Cassie.-
mormorò- Ti va di parlare?”
Castiel
sbatté le palpebre un paio di volte prima di rispondere
“Ok.”
Trovandosi
in mezzo in un momento tanto intimo, Dean si alzò di scatto,
tossicchiando
imbarazzato “Io, uhm…Vi lascio soli per un
po’, ok?”
Non
aspettò una risposta prima di sparire nel retrobottega, ma
fece in tempo a
vedere Gabriel sedersi nel posto che lui aveva appena lasciato vuoto.
Una
volta lasciati soli, i due fratelli si ritrovarono in silenzio
l’uno di fronte
all’altro. Castiel teneva lo sguardo abbassato sulle proprie
mani, aspettandosi
da un momento all’altro una ramanzina sul suo comportamento
infantile e su come
fosse stato sciocco ad andarsene di corsa da casa senza nemmeno portare
con sé
la propria giacca e il cellulare.
Tuttavia,
quando parlò il tono di Gabriel era sommesso “Mi
dispiace per come è andata
questa discussione.- Castiel aveva alzato gli occhi su di lui,
incrociando così
il suo sguardo limpido e sincero- Ma tu lo capisci, vero? Che io voglio
solo il
meglio per te.”
Il
fratello minore si ritrovò ad annuire piano “Lo
so, Gabriel.”
“Tu sei
un ragazzo così brillante, Cassie.- continuò
così a parlare l’altro- Non puoi
rinunciare al college.”
Castiel
si morse leggermente l’interno della guancia “Tu
non ci sei mai andato e sei
una persona di successo lo stesso.”
“Io, di
successo?- Gabriel sbuffò una risata, scuotendo la testa
incredulo- Certo, come
no. Con lavoro da dipendente in pub, una casa ordinata solo
perché il mio
fratellino fa le pulizie al posto mio e
l’incapacità di avere una relazione
stabile nonostante abbia più di
trent’anni.”
“Se
Ellen ti sentisse dire che ti definisci solo un suo dipendente ti
picchierebbe,
lo sai?” lo rimbeccò il fratello, alzando un
sopracciglio.
Il maggiore dei Novak scoppiò a ridere “Certo. Ma
solo perché quella donna è
spaventosa.”
“Tu sei
una persona di successo, Gabe.- ripeté quindi Castiel,
quando il fratello tornò
a guardarlo con occhi concentrati- Altrimenti, come saresti riuscito a
crescermi come hai fatto contando solo sulle tue forze?”
Gabriel
lo osservò per qualche secondo, sulle labbra un sorriso
insolitamente dolce e
nello sguardo tanto affetto “Sai una cosa? A volte le persone
che mi dicono che
sei un dolce angioletto mi fanno ridere, poi dici cose come questa e mi
viene
il dubbio che forse sia vero.”
Il
giovane si sporse in avanti, mettendo una mano in testa al
diciassettenne e
iniziando a scompigliargli i capelli divertito.
“Gabe!-
strillò l’altro contrariato- Gabriel smettila
immediatamente, ti prego.”
Gabriel
rise, ritraendosi “D’accordo, d’accordo.
Ma, Castiel, io non voglio che tu non
vada al college solo perché nemmeno io ci sono
andato.”
“E io
non voglio non andarci per quel motivo.- ribatté Castiel
determinato- Voglio
prendere del tempo per riflettere e per scrivere. Non voglio passare
quattro
anno sui libri a studiare letteratura per poi scoprire che non era
davvero
quello che volevo fare. Voglio avere del tempo per prendere la giusta
decisione, trovarmi un lavoro e mettere da parte abbastanza per
riuscire a
pagarmi gli studi da solo.”
“Non
devi farlo.” gli ricordò Gabriel, serio.
“Lo so.-
gli assicurò quindi Castiel, sperando che il fratello
potesse intuire dalla
luce nel suo sguardo la propria risolutezza- Ma voglio. Gabe, non posso
vivere
sotto la tua ala per tutta la vita.”
Il
maggiore dei due fratelli rifletté per qualche secondo su
quanto gli era appena
stato detto “Non lo stai dicendo solo perché vuoi
che io compra quel negozio
per aprire la pasticceria, vero?”
Il
diciassettenne scosse la testa “No. Te lo sto dicendo
perché è quello che
penso. E penso anche che dovresti aprire la pasticceria
perché è quello che
vuoi, perché te lo meriti, e perché
sarà di sicuro un successo.”
Gabriel
appoggiò i gomiti sul tavolo ed iniziò a
massaggiarsi le tempie. Voleva che
Castiel andasse al college, più di ogni altra cosa. Suo
fratello era brillante,
con una memoria formidabile e una dedizione allo studio quasi
sconcertante per
la sua età, quindi era ovvio che lui desiderasse per lui il
meglio, anche se
avesse dovuto fare dei sacrifici per garantirgli il tipo di istruzione
che
meritava. Era anche vero, tuttavia, che lui gli aveva da sempre
insegnato a
fare le proprie scelte e a battersi per le proprie idee. Che razza di
fratello
sarebbe stato, quindi, se avesse ignorato completamente la propria
opinione
obbligandolo a fare una cosa che non desiderava fare?
E poi,
ovviamente, c’era la pasticceria.
Dio,
anche quella era una tentazione a cui era difficile resistere.
Soprattutto quando
la persona più importante nella sua vita sembrava volerlo
spingere in quella
direzione a tutti i costi.
Gabriel
alzò lo sguardo e si ritrovò ad incrociare due
grandi e limpide orbite blu.
Scosse
piano la testa e lasciò che un sorriso gli si allargasse
sulle labbra.
“E va
bene.- capitolò, ben curandosi di dare un tono teatrale alle
proprie parole-
Pare proprio che i Novak apriranno una pasticceria!”
*****
Salve a
tutti! Come vi avevo già anticipato questo capitolo si
è fatto aspettare e,
devo a malincuore annunciarvi, che anche il prossimo subirà
un iter simile.
Sono una donna ormai formata al 50% da occhiaie e per l’altro
50% da stress,
abbiate pietà. Se tutto va come deve andare,
però, dovrei ritrovare un certo
equilibrio psicofisico da marzo e, di conseguenza, aggiornare con una
parvenza
di regolarità.
Ah,
sappiate che ho letto tutte le deliziose (oddio, sembro una zia pazza
quando
dico ‘deliziose’) recensioni che mi avete scritto:
ho risposto ad alcune, ma ad
altre no…Mi dispiace un sacco, prometto che mi
metterò a rispondere appena avrò
qualche minuto (ok, diversi minuti…) liberi. Sappiate
però, che mi ha fatto
tanto piacere leggere quanto mi avete scritto. J
Ringrazio
anche tutti quelli che hanno messo la storia fra preferite/seguite/da
ricordare. J
Detto
ciò, ancora grazie mille a tutti voi, vi adoro cari lettori.
Davvero!
Un
bacio, JoJo