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Autore: JoJo    27/01/2014    3 recensioni
[Storia vagamente ispirata al telefilm Gilmore Girls/Una Mamma per amica - Destiel]
Castiel si strinse nelle spalle “Niente è solo…Il figlio di John Winchester.”
“Quale, il gigante che sembra un alce?” domandò quindi l’altro, guardandosi intorno alla ricerca del compagno di scuola di suo fratello.
Il minore dei Novak scosse la testa “No, il maggiore. Dean.”
Gabriel si fermò di botto e, con una mano ben salda sul braccio del fratello, lo costrinse a fare altrettanto “Che ha fatto?”
“Niente.- sospirò pesantemente Castiel- Ma mi odia.”
Gabriel fece roteare gli occhi “Nessuno ti odia, Cassie.”
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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5. Il sogno di Gabriel

 
Il giorno dopo alla festa di compleanno di Castiel, Heaven era già tornata alla sua quotidiana tranquillità e quello successivo, il lunedì, la monotonia era ritornata a farla da padrone.
Come tutti i lunedì, quindi, alla Heaven High School il tempo che mancava all’inizio delle lezioni veniva sfruttato da tutti gli studenti per recuperare i propri libri dagli armadietti e condividere nel frattempo i racconti di ciò che avevano fatto nel weekend.
Lisa Breaden, capo delle cheerleader, stava chiacchierando circondata da un gruppo delle sue chiassose amiche, ma si voltò lo stesso quando Castiel le passò accanto per raggiungere il proprio armadietto “Buongiorno, Castiel. Ho sentito che la tua festa di compleanno è stata un successo.”
Il ragazzo ricambiò il sorriso che gli era stato rivolto “Abbastanza. È stato un peccato che tu non sia riuscita a venire.”
La cheerleader si scostò dal volto una liscia ciocca di capelli corvini “Nessuno può sfuggire a mia nonna quando è in città.”
Castiel le rivolse un sorriso di commiato, prima di camminare via velocemente sotto lo sguardo divertito del suo gruppo di amiche.
A Castiel Lisa stava simpatica. Era educata, generosa e comprensiva, totalmente l’opposto del cliché di solito riservato alle ragazze con il suo status sociale. Le persone che frequentava, tuttavia, vi rientravano in pieno e lui, con la sua personalità riservata e l’incredibile sensibilità, si era da sempre sentito a disagio in loro presenza.
“Buongiorno Clarence.”
Meg Masters se ne stava appoggiata al suo armadietto, sul volto un sorriso obliquo e negli occhi la solita luce maliziosa.
Se qualcuno, quando era alle medie, gli avesse raccontato che Meg sarebbe diventata la sua migliore amica, Castiel lo avrebbe di sicuro fatto ricoverare in un ospedale psichiatrico. All’epoca la ragazza era la sua maggiore tormentatrice e, in quel periodo delicato sia emotivamente che a livello fisico, era stata in grado di rendere la vita del giovane Novak quasi impossibile. Tuttavia, quando era stata lei ad essere in difficoltà, maltrattata da Alastair, uno studente delle superiori di cui lei era, incomprensibilmente, follemente innamorata, Castiel era stato l’unico a prendere le sue difese, guadagnandosi un occhio nero ed un labbro spaccato. Fortunatamente, dopo quel disastroso incidente, i genitori di quel bullo avevano deciso di trasferirsi, e di conseguenza alla scuola di Heaven non si erano più presentati problemi del genere. Meg, tuttavia, non si era dimenticata di ciò che era stato fatto per lei. L’avvicinamento a Castiel fu lento ma inesorabile, come quello di un gatto randagio che inizia ad accettare il cibo che gli viene offerto e che alla fine si ritrova a passare tutto il suo tempo ad oziare sul divano del proprio benefattore. Con le sue battute al vetriolo, un’indole tendenzialmente egoista e la sorprendente abilità nel prendere decisioni pericolose, Meg Master non aveva niente a che fare, caratterialmente, con Castiel Novak. Eppure, da qualche anno, i due erano diventati amici inseparabili, tanto quanto il ragazzo lo era con Inias e Samandriel.
“Salve, Meg.- la salutò il ragazzo, invitandola con un gesto della mano a scostarsi di modo da poter recuperare i propri libri dall’armadietto- Non sei venuta alla mia festa.”
Meg gli rivolse un sorriso da squalo “Fortunatamente. Tuo fratello mi odia, lo sai.”
“Gabriel non ti odia.” ribatté meccanicamente Castiel.
“Crede solo che io sia un demone malvagio deciso a trascinarti sulla strada della perdizione.” aggiunse quindi la mora, rigirandosi fra le dita una ciocca di capelli ondulati.
L’altro si ritrovò a far roteare gli occhi al sentire il tono melodrammatico dell’amica “Meg…”
“E’ la verità.” gli ricordò di nuovo Meg, con una scrollata di spalle. In effetti, Gabriel non era l’unico, in città, a considerarla una compagnia sbagliata per il giovane Castiel. Non che il giudizio altrui potesse fare qualcosa per separarli, però: il giovane Novak, nonostante l’indole docile, sapeva diventare più testardo di un mulo quando qualcosa gli interessava davvero. E la sua amicizia con Meg, senza dubbio, ricadeva proprio in quella categoria di cose.
Castiel rivolse all’amica un sorriso tirato “Non avrebbe fatto storie, era la mia festa e lui sa che siamo amici.”
“Me lo ricorderò per la prossima volta.- promise la ragazza, anche se sapevano tutti e due avrebbe continuato ad evitare con caparbietà il fratello maggiore del suo migliore amico- Anche se non credo di essermi persa niente di che, probabilmente avrai passato tutta la serata a scambiarti smancerie con quello spaventapasseri del tuo ragazzo.”
“Preferirei che non ti riferissi a Balthazar in quel modo.” sbuffò Castiel, sporgendosi per chiudere la porta metallica del proprio armadietto con una spinta.
“Preferisci sbruffone pieno di sé?” propose la ragazza con un sorriso divertito sulle labbra truccate di cremisi.
“Meg!”
“Sono solo le otto di mattina, Meg, non tormentare Castiel.” la rimproverò una voce gioviale alle loro spalle.
I due si voltarono trovandosi così, come ogni mattina, faccia a faccia con Inias e Samandriel.
La ragazza fece roteare gli occhi, rivolgendosi al più giovane dei due “E da quando tu sei diventato il suo paladino, Scricciolo?”
“Ti ricordo che ho solo un anno in meno di tutti voi.” sbuffò Samandriel che, a causa della sua aria innocente e ancora un po’ infantile, riceveva spesso un trattamento del genere.
Meg rise “E’ vero, ma il tuo volto è il più adorabile.”
“Mi fa piacere notare che perlomeno il principe azzurro ha deciso di optare per un regalo meno impersonale di quelli che ti fa di solito.” continuò quindi a parlare la giovane, additando il braccialetto che faceva bella mostra di sé al polso del suo migliore amico.
“I regali che mi fa Balthazar non sono impersonali!- protestò immediatamente Castiel, sfiorando con delicatezza il ciondolo a forma di ali- Sa che mi piacciono le cose semplici, tutto qui. Comunque questo non è il suo regalo. Me lo ha dato Dean Winchester.”
“Dean Winchester, uh?- ripeté interessata Meg, passandosi una mano sotto il mento- Ho sentito dire che ha conosciuto Ronda Hurley.
“Bene.- sospirò Castiel, sollevato che la discussione avesse preso una nuova direzione- Sono contento che faccia nuove amicizie, dato che è in città da poco è meglio che conosca il maggior numero di persone possibile per ambientarsi meglio.”
La ragazza scosse la testa, prima di avvicinarsi a lui e sussurrare “Intendevo  in senso biblico.”
“Oh.” esalò l’altro, gli occhi blu spalancati.
“E pare che lei lo abbia convinto a provare le sue mutandine rosa.- aggiunse Meg sghignazzando, sotto lo sguardo confuso di Inias e Samandriel- Questo Dean mi sembra un tipetto interessante, alla fine.”
“Non puoi provarci con lui, Meg.- le ricordò Castiel, scandalizzato- Sta con Ronda.”
“Oh, Clarence.- scosse la testa la giovane, mettendogli un braccio intorno alle spalle- Loro non stanno insieme. Sono stati insieme, certo, ma è stata una cosa di una notte. Ronda non cerca una relazione stabile, te lo garantisco.”
Castiel aggrottò la fronte, voltandosi per cercare chiarificazioni nei volti degli altri suoi due migliori amici “Davvero? Povero Dean, deve esserci rimasto male.”
“Sei così puro ed innocente.- rise di nuovo Meg- Sei come un unicorno.”
“Perché?- domandò mentre anche Inias e Samandriel si erano ritrovati a sghignazzare- Non capisco.”
“Nemmeno Dean era alla ricerca del grande amore, te lo posso garantire.” spiegò quindi la ragazza con un sorriso malizioso sulle labbra.
“Non puoi saperlo.” ribatté Castiel, cocciuto nel difendere il suo nuovo amico.
Meg scosse la testa “Clarence sei adorabile.”
“Non ci pensare, Castiel.- lo rincuorò Inias posandogli una mano sulla spalla- Meg vuole solo stuzzicarti.”
Il giovane Novak fece roteare gli occhi “Me ne domando il perché.”
“Perché è più divertente rispetto a prendere in giro Cucciolo e Brontolo, qui.” spiegò immediatamente la ragazza con tono divertito.
Inias alzò un sopracciglio “Io sarei Brontolo?”
“Beh, di certo non sei Eolo e nemmeno Mammolo.” ribatté Meg incrociando le braccia al petto.
“Sei esilarante, Meg.” ribatté il ragazzo, facendo roteare gli occhi platealmente.
Samandriel scosse la testa, ormai abituato a quei battibecchi “Piuttosto, avete saputo la novità?”
“Cosa?” domandò immediatamente la giovane, sempre interessata ai pettegolezzi della città.
“Gli Stark vendono la loro pasticceria.” annunciò quindi il più giovane dei quattro amici.
Castiel aggrottò la fronte, stupito “Che cosa?”
“Ho sentito dire che Maggie ha scoperto che Don l’ha tradita.” spiegò quindi Samandriel, riportando ciò che aveva sentito dire dai propri genitori
“Ma non è possibile.- protestò di nuovo il minore dei Novak- Quei due sono una coppia da…beh, da sempre!”
“Lo so!- ribatté Samandriel- A quanto pare quando Don è stato fuori città per lavoro lui e una sua collega si sono divertiti un po’.”
Meg spalancò gli occhi “No!”
Il giovane annuì “Sì. E quando Maggie lo ha scoperto…Beh, conoscete tutti Maggie.”
“Già. Sono stupito che quella donna sia ancora tutta intera.” mormorò Inias passandosi una mano sotto il mento.
Samandriel lo ignorò, decidendo di continuare a raccontare la propria storia “Don l’ha implorata di perdonarlo, e anche se all’inizio lei non ne voleva sapere ha deciso che non vuole buttare al vento tutti gli anni che hanno passato insieme.”
“E perché hanno venduto la pasticceria?” chiese quindi Meg.
“Idea di Maggie.- ribatté l’altro con una scrollata di spalle- Ha trovato una specie di campo per coppie con problemi di relazione e ha iscritto lei e il marito per un anno. Hanno tenuto la casa, quindi suppongo che intendono tornare in città se tutto andrà bene, ma ha deciso che sarebbe stato meglio per loro vendere il negozio.”
Castiel storse la bocca, meditabondo “Immagino che Crowley si sia buttato a pesce su questo nuovo affare.”
“Una nuova casella per la sua personale versione di Monopoly?- li interruppe la sua migliore amica- Ci puoi giurare.”
“Mi domando chi comprerà il negozio.” disse quindi Inias, mentre in cuor suo diceva addio per sempre alla perfetta red velvet che da sempre i suoi genitori compravano alla pasticceria Stark ogni domenica.
“Anche io.- ribatté Meg con un sospiro- Spero che resti una pasticceria, anche se dubito che qualcuno riuscirà a fare quei meravigliosi cioccolatini a forma di moneta che faceva Maggie.”
Gli occhi chiari di Samandriel si illuminarono “Oh, quelli erano deliziosi!”
I quattro amici sarebbero volentieri andati avanti a chiacchierare fra loro per ore, ma proprio in quel momento la campanella suonò, ricordando a tutti loro che li aspettava una lunga giornata di lezioni. Recuperano i propri libri e si diedero appuntamento per la pausa pranzo alla mensa della scuola, prima di salutarsi velocemente e scappare di corsa ognuno alla proprie aule.
 

 

Tutti hanno un sogno.
Zachariah Adler, per esempio, desiderava ardentemente che ad Heaven regnasse la pace. O, più precisamente, quella che lui considerava tale, ovvero il perfetto rispetto dalle rigide regole di coabitazione da lui stesso imposte e, soprattutto, che gli fosse riconosciuto il rispetto che riteneva di meritare.
Chuck Shurley, invece, si immaginava spesso a firmare autografi comodamente seduto dietro un tavolo in una qualche grande libreria di New York, mentre nel negozio e all’esterno di esso si formava una fila di fan ansiosi di incontrare il proprio scrittore preferito.
Becky Rosen adorava fantasticare su come il protagonista della sua serie fantasy preferita potesse essere in realtà vero e come, una volta incontrato, si potesse prendere una cotta per lei.
Come tutti, quindi, anche Gabriel Novak aveva un sogno.
Il giovane lo coltivava da quando era un bambino e, ogni domenica mattina, sua madre si legava un grembiule intorno alla vita ed iniziava a mescolare farina, zucchero e uova. Per Gabriel osservarla era quasi un’esperienza mistica. Lui, solitamente un bambino talmente vivace da trovare del tutto impossibile starsene fermo per più di cinque minuti, si arrampicava su uno degli alti sgabelli addossati al bancone della cucina ed osservava la donna creare quasi dal nulla delle torte sofficissime, biscotti dal profumo divino e cupcake dalla glassa coloratissima. Quando fu grande abbastanza da poter dare una mano senza combinare troppi disastri, il piccolo Gabriel iniziò a mescolare impasti mentre ascoltava attentamente ed assorbiva con interesse qualsiasi consiglio sua madre fosse in grado di dargli fino a che, un bel giorno, i suoi dolci diventarono talmente buoni che perfino suo padre non riusciva a smettere di fargli complimenti.
Dopo la nascita di Castiel, e la conseguente morte della figura più importante nella sua vita, tutto ovviamente cambiò. Ma non l’amore di Gabriel per la pasticceria.
Sfornare dolci deliziosi, per il giovane, diventava il metodo migliore per onorare la memoria di sua madre e quindi, quando si trovò a pensare al proprio futuro, non poteva fare a meno che sognare di diventare un pasticcere talmente bravo da attirare al proprio negozio clienti da ogni parte degli Stati Uniti.
La vita, purtroppo, tende a intromettersi senza pietà fra una persona e i propri sogni, e così fu anche per Gabriel. Con un bambino di meno di tre anni a carico e la necessità di trovare una stabilità per la loro nuova e minuscola famiglia, al giovane Novak risultò facile accantonare il proprio sogno e rinchiuderlo in un cassetto.
Ciò non voleva dire, però, che lui non tornasse a sbirciarci di tanto in tanto.
Quindi, non era per niente strano che Gabriel Novak si fosse accorto immediatamente del cartello ‘vendesi’ appeso alla vetrina di quella che era stata, fino a pochi giorni prima, la pasticceria di Maggie Stark. Stava tornando a casa dal proprio turno alla Roadhouse, deciso ad allungare la strada per passare dal centro in modo da passare dai Winchester per uno dei loro deliziosi e iperzuccherati caffè al caramello quando, il suo sguardo venne catturato dalle vetrine vuote della pasticceria e dal grosso cartello rosso che ne annunciava la vendita.
Quasi senza volerlo, il giovane si ritrovò fermo a fissare il numero di telefono da chiamare se si fosse stati interessati all’acquisto. Stava proprio per estrarre dalla tasca dei propri pantaloni il cellulare per salvare quel contatto quando, alle proprie spalle, una voce divertita lo fece sobbalzare.
“Gabriel Novak.”
Fergus Crowley lo fissava come una madre che scopre il proprio bambino con la mano nel vasetto di marmellata, sul volto un sorriso obliquo e, come al solito, il solito impeccabile completo di sartoria.
“Il re delle trattative.- ricambiò il saluto Gabriel, rivolgendogli a sua volta un ghigno- Interessato al negozio?”
Il sorriso sul volto di Crowley si allargò ancora di più, facendolo sembrare quasi un lupo famelico “No, perché dovrei essere interessato a qualcosa che è già mio?”
“Maggie l’ha venduto a te?” domandò incredulo il maggiore dei Novak.
L’uomo d’affari scrollò le spalle “Voleva che la vendita fosse una cosa veloce.”
“Capisco.” annuì piano il giovane, lo sguardo di nuovo rivolto verso le vetrine spoglie.
Crowley lo osservò per qualche secondo prima di alzare un sopracciglio “Deluso?”
“E perché dovrei?” ribatté Gabriel con tono fiero, il mento alzato in una posa di sfida.
“Ti conosco, Novak.- disse Crowley voltandosi a sua volta verso il negozio vuoto- Ogni volta che passi da questo negozio hai l’aria nostalgica di chi vuole con tutto il cuore qualcosa ma non sa come ottenerla. Solo che non stiamo parlando dei dolci.”
Il giovane non abbandonò la propria risolutezza “E anche se fosse?”
“Dico solo che, una pasticceria non rientra propriamente nel mio business.- spiegò quindi l’altro con aria pratica- Non mi dispiacerebbe rivenderla.”
Gabriel spalancò i grandi occhi nocciola “Oh.”
Crowly gli rivolse un altro sorriso incoraggiante “Allora, Novak, saresti interessato ad una chiacchierata informale nel mio ufficio?”

 

“Sono a casa!”
Gabriel Novak annunciò come ogni sera il proprio rientro con un urlo gioviale.
“Ho portato la pizza!- urlò di nuovo, mentre disponeva i due involucri roventi sul tavolo della cucina. Quando non ottenne nuovamente risposta si ritrovò a far roteare gli occhi, prima di andare a bussare con insistenza alla porta della camera di suo fratello- Se non vieni subito si fredderà, smettila di fare il secchione: i compiti per la prossima settimana li puoi fare come tutti i tuoi coetanei una volta arrivato in classe.”
Castiel aprì immediatamente la porta e quando si ritrovò faccia a faccia con Gabriel inclinò leggermente la testa di lato, sul volto un’espressione interrogativa “Perché si chiamerebbero compiti a casa, allora, se non devo farli a casa?”
“Il tuo problema è che prendi tutto troppo alla lettera.” ribatté immediatamente il maggiore dei Novak, lasciandosi cadere con poca grazia al proprio posto a tavola e iniziando ad esaminare la propria pizza.
L’altro si ritrovò a sorridere, mentre imitava i gesti compiuti dal fratello “E il tuo problema è che vuoi dare un’interpretazione personale a tutto.”
“Sta zitto e mangia la tua pizza, fratellino.” gli intimò bonariamente Gabriel, prima di addentarne la fetta che teneva fra le mani.
“Potevo cucinare io, sai.- gli ricordò Castiel- Qualcosa di un po’ più sano.”
Il maggiore dei due spalancò gli occhi, sul volto un’espressione quasi esterrefatta “Non essere sciocco, non c’è niente di più sano della pizza.”
“In realtà sono certo che ci sarebbero parecchi nutrizionisti pronti a giurare il contrario.” gli assicurò il ragazzo dagli occhi blu, prima di addentare un piccolo boccone del proprio pasto.
Gabriel scosse leggermente la testa “Io sento ancora il piccolo Castiel parlare, ma non può essere mio fratello, lui sta mangiando la sua pizza.”
Castiel ridacchiò fra sé e sé, ma obbedì all’implicito suggerimento senza dire altro. Riuscì a mangiare con gusto tre fette strabordanti di condimento prima di alzare di nuovo lo sguardo sul fratello maggiore e decidere di chiedergli ciò voleva domandargli da quando aveva fatto ritorno da scuola quel pomeriggio.
“Samandriel mi ha raccontato che Maggie Stark ha venduto la sua pasticceria.” disse, gli occhi blu puntati con interesse sul ragazzo seduto di fronte a sé.
Gabriel alzò un sopracciglio in sua direzione “Come puoi pensare che non lo sappia? In questa città niente rimane un segreto per più di mezza giornata, e ti ricordo che io lavoro alla Roadhouse, i pettegolezzi arrivano lì prima di tutto!”
“Quindi sai che ora la pasticceria è di nuovo in vendita.” continuò a parlare Castiel con tono interessato.
Il maggiore dei Novak annuì “Lo so. Ho incontrato Crowley quando sono uscito dal lavoro.”
“E?” incalzò l’altro, ormai quasi incapace di stare fermo sulla propria sedia per la curiosità.
“E lui mi ha detto che sarebbe disposto a vendermi la pasticceria.” capitolò il fratello maggiore, lo sguardo cocciutamente fisso sull’ultima fetta della propria pizza ormai abbandonata.
Gli occhi di Castiel si illuminarono immediatamente di gioia “Gabe, è meraviglioso!”
Gabriel alzò lo sguardo sul ragazzo, sul volto un sorriso rassegnato “Cassie, io non comprerò quel negozio.”
“Cosa?- domandò Castiel, confuso- Perché?”
“Perché non ce lo possiamo permettere!- sbottò quindi l’altro, incapace di trattenere oltre la propria frustrazione- Non posso accendere un nuovo mutuo per aprire una stupida pasticceria!”
“Non è una stupida pasticceria, è il tuo sogno.” protestò immediatamente Castiel.
“Beh, il mio sogno dovrà aspettare.- sbuffò di nuovo Gabriel- Ho altro a cui pensare al momento.”
“Tipo cosa?”
Il giovane si alzò, iniziando a camminare con passo nervoso per la cucina “Castiel l’anno prossimo avrai finito la scuola e dovrai andare al college. E so che sei abbastanza bravo da poter ottenere una borsa di studio per qualsiasi università vorrai scegliere, ma una borsa di studio non copre tutte le spese della vita fuori casa. E se aprissi davvero la pasticceria ora, l’anno prossimo sarei ancora nella fase in cui i guadagni servirebbero solo a coprire le spese fatte.”
Castiel lo fissò con occhi spalancati per diversi secondi prima di parlare con tono sommesso “Non voglio che rinunci al tuo sogno per me.”
“Castiel, non abbiamo scelta.- gli ricordò l’altro, voltandosi verso di lui- La tua educazione è più importante.”
“Ma non è vero!- protestò con foga il diciassettenne, le mani strette a pugni- Anche tu sei importante, Gabe, non devi passare tutta la tua vita a prenderti cura di me, ho diciassette anni, sono grande abbastanza per farlo da solo!”
Gabriel fece roteare gli occhi “Sei un ragazzino, Castiel, non puoi pensare di pagarti il college da solo.”
“Beh, io nemmeno ci voglio andare al college il prossimo anno.” si ritrovò a dire il giovane, incrociando le braccia al petto.
Al sentire quelle parole il fratello maggiore si pietrificò sul posto. “Che cosa hai detto?”
Castiel prese un grosso respiro prima di iniziare a parlare animatamente “Gabriel, te ne avrei parlato al più presto, ma non avevo ancora avuto occasione. Io ho pensato che potrei prendermi un anno sabbatico prima di cominciare il college, magari trovarmi un lavoro e seguire qualche corso singolo sulla scrittura creativa e provare a fare solo quello. Sai, scrivere. Solo per un po’.”
Gabriel quasi non lo lasciò nemmeno finire di parlare “Non se ne parla neanche! Ti è dato di volte il cervello? Tu non rinuncerai al college, Castiel.”
“E non lo voglio fare.- gli assicurò il ragazzo, alzandosi e sventolando le mani di fronte a sé- Lo metterò solo in pausa per un po’.”
“No.- disse Gabriel con tono fermo- Tu andrai al college il prossimo anno. Fine della discussione.”
Castiel spalancò gli occhi, incredulo che il proprio fratello, di solito così aperto alle discussioni e con cui aveva sempre avuto un buon dialogo, non avesse nemmeno ascoltato quanto gli era staato detto “Cosa? Gabriel, tu non hai nemmeno preso in considerazione le mie ragioni e…”
Gli occhi ambrati di Gabriel quasi si fecero di ghiaccio mentre ripeteva, lentamente “Ho detto: fine della discussione.”
Castiel lo fissò per diversi secondi, incapace di parlare. Quando vide che l’altro non sembrava disposto ad aggiungere altro, si voltò e, senza nemmeno infilarsi la giacca, uscì di corsa dalla porta che dalla cucina dava sul retro della casa.

 

Castiel era scioccato.
Non gli capitava mai di litigare con Gabriel. Soprattutto, non gli capitava mai di litigare così pesantemente su argomenti così importanti senza che il fratello maggiore volesse nemmeno ascoltare quanto aveva da dire.
Con le braccia strette intorno alla propria felpa leggera, Castiel si era ritrovato a vagare senza meta per Heaven, cercando di cercare un po’ di pace e tranquillità in quella cittadina che tanto amava, ma senza successo.
Probabilmente, se avesse avuto con sé il suo cellulare, avrebbe chiamato Balthazar e gli avrebbe chiesto di accompagnarlo al laghetto appena fuori città, luogo che da sempre aveva il potere di calmarlo. Se solo i suoi genitori non fossero stati così rigidi, sarebbe potuto andare a casa sua e chiederglielo direttamente, ma visto l’orario e il fatto che si trattava di una serata infrasettimanale la questione era decisamente fuori discussione.
Stava contemplando se recarsi da solo ed a piedi al laghetto fosse una scelta saggia quando notò la luce ancora accesa da Mary’s e, che si destreggiava fra un tavolo e l’altro, intento a fare le pulizie prima della chiusura, Dean Winchester che sembrava muovere la testa a ritmo di musica.
Come attratto da una calamita invisibile, il giovane Novak si ritrovò a varcare le porte del locale, che annunciarono il suo arrivo con un allegro tintinnio.
Dean alzò la testa di scatto, rivolgendogli un grande sorriso mentre si sfilava dalle orecchie un paio di auricolari “Hey, Cas! Ti piace proprio passare di qui all’orario di chiusura, eh? Lo fai per farmi lavorare di più o…”
Le parole gli morirono in gola quando notò gli occhi dell’amico, di solito così brillanti e limpidi, oscurati da una luce cupa “Cas? Castiel, cosa c’è che non va?”
Il giovane scosse piano la testa, prima di farsi scivolare su una delle poche sedie che ancora non erano state ribaltate sopra i tavoli in vista delle pulizie serali “Niente. Potrei avere un tè caldo, per favore?”
Dean lo fissò, incapace di staccare gli occhi dalla sua figura rannicchiate e dalle sue mani rosse a causa della fredda aria della sera.
Sentendo quello sguardo intenso su di sé Castiel alzò velocemente lo sguardo, per poi abbassarlo altrettanto in fretta prima di mormorare “Io ho…litigato con Gabriel.”
“Oh.- fu tutto quello che riuscì a dire Dean, prima di domandare- Ne vuoi parlare?”
“Non lo so.” ammise quindi il ragazzo più giovane, iniziando a rigirarsi fra le mani una stringa del cappuccio della propria felpa.
Dean annuì comprensivo, prima di voltarsi per andare a scaldare l’acqua per il tè dietro al bancone “Ok, non c’è problema. Ti lascio pensare un po’, d’accordo?”
Per la prima volta quella sera lo sguardo cupo di Castiel si schiarì leggermente “Grazie, Dean.”
Quello che calò fra di loro non fu propriamente un silenzio imbarazzante. Tuttavia era palese che ci fosse qualcosa di anomalo nel modo in cui Castiel non osasse nemmeno alzare lo sguardo e di come, dal canto suo, Dean tenesse d’occhio l’amico come se fosse quasi una bomba pronta ad esplodere da un momento all’altro.
Il giovane meccanico riempì la tazza di acqua calda e lasciò in ammollò la bustina di tè per il tempo necessario prima di portarla al tavolo accompagnata da un po’ di latte, del miele e dello zucchero.
Castiel sussurrò dei ringraziamenti educati e lo osservò mentre si sedeva di fronte a lui, gli occhi verdi vigili e intensi più che mai.
Sorseggiò il suo tè con calma e, quando ebbe finito di berne almeno metà tazza decise di provare ad avviare una conversazione, troppo stranito dall’insistenza dello sguardo di Dean su di sé per poter rimanere ancora zitto “Ho sentito che il tuo appuntamento con Ronda Hurley è andato bene.”
Il ragazzo sobbalzò sul posto, preso alla sprovvista “Cosa? E tu come…”
“Dean, ora non sei più in Kansas.- gli ricordò Castiel con un sorriso- Qui ad Heaven avere una vita privata è quasi impossibile.”
Dean fece roteare gli occhi “Ok. Lo terrò a mente.”
“Ti ci abituerai.- gli assicurò il diciassettenne- La gente qui non è cattiva, ma tutti sanno tutto di tutti. È come funzionano le cose qui.”
Il giovane meccanico annuì distrattamente, lo sguardo fisso sulle dita affusolate di Castiel che sembravano non voler smettere di torturare il tovagliolo di carta che stringeva fra le mani. La tensione che il ragazzo dagli occhi blu stava cercando in ogni modo di tenere per sé diventava sempre più palpabile nella tavola calda, tanto che Dean stava cercando un modo gentile per poter chiedergli che cosa fosse successo. 
“Ho litigato con Gabriel.” ripeté Castiel, lo sguardo ancorato sulle proprie mani.
Dean si raddrizzò sulla propria sedia, come per mettere il proprio corpo sull’attenti e pronto ad ascoltare meglio la storia che gli sarebbe stata raccontata “Perché?”
“Gli ho detto che non voglio andare al college il prossimo anno e che deve smetterla a rinunciare a fare le sue scelte per me.”
“Oh.- esalò il meccanico- Quel tipo di litigata.”
Il suo tono sembrò attirare l’attenzione del suo interlocutore, tanto che questi puntò su di lui i suoi penetranti occhi blu “Tu ne sai qualcosa?”
Dean abbozzò un sorriso “Sono un fratello maggiore anche io, ricordi? E Sam può essere decisamente testardo quando si impunta su una cosa.”
“Quindi tu…- Castiel si interruppe a metà frase per deglutire- Tu credi che lui abbia ragione?”
“Non dico che Gabriel abbia ragione.- specificò quindi il maggiore dei Winchester- Solo che posso capire il suo punto di vista. Se Sam mi dicesse che non vuole andare al college impazzirei.”
“Ma il mio non è un capriccio.- protestò immediatamente il diciassettenne-  Ho dei progetti!”
Dean alzò un sopracciglio “Che tipo di progetti? Fare un anno sabbatico girando gli Stati Uniti in autostop? Oppure viaggiare in Europa con lo zaino in spalla?”
“No.- mormorò Castiel- Voglio trovarmi un lavoro e mettere da parte dei soldi per pagarmi gli studi e nel frattempo cercare di capire a quale facoltà voglio veramente iscrivermi. E magari provare a scrivere.”
“Scrivere?” ripeté l’altro, stupito.
Il minore dei Novak annuì, serio “Vorrei diventare uno scrittore.”
“Wow, Cas, tu non voli certo basso, eh?- disse Dean, scuotendo piano la testa- Sai quanta gente sogna quella carriera?”
Castiel inclinò leggermente la testa di lato “Non credi che potrei farcela?”
“Non è questo. Solo che non sarà una passeggiata.- gli ricordò quindi il giovane meccanico- Lo sai, vero?”
“A me non importa.- dichiarò quindi il ragazzo dagli occhi blu, stringendosi nelle spalle esili- È quello che voglio fare, ne sono sicuro.”
Dean sorrise nel sentire la determinazione nella sua voce “Hai le idee abbastanza chiare per uno studente delle superiori.”
Castiel abbozzò un sorriso “Mi piace pensarlo. Tu che cosa vuoi fare?”
“Che cosa intendi?” domandò l’altro, aggrottando la fronte.
Il più giovane dei due ragazzi fece roteare gli occhi “Non credo tu rimarrai ad aiutare tuo padre al locale per sempre.”
“Perché no?” borbottò quindi Dean, scrollando le spalle con noncuranza.
“Perché tu sei troppo brillante per poter fare solo questo.” spiegò semplicemente Castiel.
Dean si ritrovò ad arrossire a quel complimento “In effetti, lavorare con Bobby mi fa pensare che forse un giorno potrei aprire un’autofficina tutta mia.”
“Sono certo che ce la farai.- sorrise il minore dei Novak- Dopo che l’hai sistemata, mi sembra che Herbie sia più in forma che mai.”
“Grazie.”
Dean osservò per qualche secondo l’amico sorseggiare ciò che rimaneva del suo tè e, dopo essere rimasto in silenzio per un po’ di tempo, decise di porgli una domanda che gli girava per la testa da quando aveva capito che l’altro era venuto a cercare proprio lui per parlare di un suo problema personale “Castiel, perché sei venuto qui e non sei andato da uno dei tuoi amici? O dal tuo ragazzo?”
Castiel lo fissò coi suoi grandi occhi innocenti “Credevo che anche noi fossimo amici.”
“Sì, certo, solo che…- Dean si passò una mano dietro il collo- Sai, pensavo che per un problema del genere forse saresti potuto andare da qualcuno che ti conosce da più tempo.”
“Loro sarebbero stati di sicuro dalla mia parte. Io volevo sentire che cosa ne pensavi tu. Tu sei una persona schietta, Dean.” 
“Già, è un modo come un altro per descrivermi. Mio padre direbbe che manco totalmente di tatto e che non so quando tenere la bocca chiusa.”
Castiel si ritrovò a sghignazzare a sentire quella descrizione “Come si trova lui qui? So che ora che Sam sta imparando ad integrarsi si trova un po’ meglio, e tu…”
“Qui gli piace.- lo interruppe Dean- Credo che si senta più vicino a mia madre stando qui.”
Il minore dei Novak annuì piano “Sono contento per lui. È una brava persona.”
“Ma se gli avrai parlato sì e no cinque volte, e solo per ordinare il caffè?” ribatté con tono scettico il giovane meccanico.
Castiel non si fece scomporre da quella osservazione “Beh, io sono un ottimo giudicatore di caratteri.”
“Ah, sì?- disse Dean, mettendo i gomiti sul tavolino e sporgendosi di più verso di lui- E di me che mi dici?”
L’altro ragazzo socchiuse i grandi occhi blu, contemplando quella domanda “Non mi sembra giusto dirtelo.”
“Perché?”
Castiel gli rivolse un sorriso divertito “Credo che sarebbe più che dovuto per te passare almeno una settimana a scervellarti riguardo la mia opinione su di te.”
“Quindi non sei davvero l’angioletto che decantano gli abitanti di questa città!” esclamò Dean, puntandogli contro un dito.
Riuscirono a rimanere seri solo per un paio di secondi prima di scoppiare a ridere sonoramente e Dean si ritrovò a pensare che vedere Castiel così spensierato e felice e qualcosa a cui poteva decisamente abituarsi.
Alle loro spalle un trillo leggero li avvisò che era entrato un altro cliente, ma il giovane non era ancora pronto a farsi lasciare sfuggire dalle dita quel momento così si voltò, pronto a intimare a chiunque fosse di ritornare il giorno dopo, perché in quel momento la tavola calda era chiusa.
Invece si ritrovò faccia a faccia con Gabriel Novak.
Il nuovo arrivato non sembrò fare molto caso a lui, tuttavia, lo sguardo fisso sul fratello minore.
“Cassie.- mormorò- Ti va di parlare?”
Castiel sbatté le palpebre un paio di volte prima di rispondere “Ok.”
Trovandosi in mezzo in un momento tanto intimo, Dean si alzò di scatto, tossicchiando imbarazzato “Io, uhm…Vi lascio soli per un po’, ok?”
Non aspettò una risposta prima di sparire nel retrobottega, ma fece in tempo a vedere Gabriel sedersi nel posto che lui aveva appena lasciato vuoto.
Una volta lasciati soli, i due fratelli si ritrovarono in silenzio l’uno di fronte all’altro. Castiel teneva lo sguardo abbassato sulle proprie mani, aspettandosi da un momento all’altro una ramanzina sul suo comportamento infantile e su come fosse stato sciocco ad andarsene di corsa da casa senza nemmeno portare con sé la propria giacca e il cellulare.
Tuttavia, quando parlò il tono di Gabriel era sommesso “Mi dispiace per come è andata questa discussione.- Castiel aveva alzato gli occhi su di lui, incrociando così il suo sguardo limpido e sincero- Ma tu lo capisci, vero? Che io voglio solo il meglio per te.”
Il fratello minore si ritrovò ad annuire piano “Lo so, Gabriel.”
“Tu sei un ragazzo così brillante, Cassie.- continuò così a parlare l’altro- Non puoi rinunciare al college.”
Castiel si morse leggermente l’interno della guancia “Tu non ci sei mai andato e sei una persona di successo lo stesso.”
“Io, di successo?- Gabriel sbuffò una risata, scuotendo la testa incredulo- Certo, come no. Con lavoro da dipendente in pub, una casa ordinata solo perché il mio fratellino fa le pulizie al posto mio e l’incapacità di avere una relazione stabile nonostante abbia più di trent’anni.”
“Se Ellen ti sentisse dire che ti definisci solo un suo dipendente ti picchierebbe, lo sai?” lo rimbeccò il fratello, alzando un sopracciglio. 
Il maggiore dei Novak scoppiò a ridere “Certo. Ma solo perché quella donna è spaventosa.”
“Tu sei una persona di successo, Gabe.- ripeté quindi Castiel, quando il fratello tornò a guardarlo con occhi concentrati- Altrimenti, come saresti riuscito a crescermi come hai fatto contando solo sulle tue forze?”
Gabriel lo osservò per qualche secondo, sulle labbra un sorriso insolitamente dolce e nello sguardo tanto affetto “Sai una cosa? A volte le persone che mi dicono che sei un dolce angioletto mi fanno ridere, poi dici cose come questa e mi viene il dubbio che forse sia vero.”
Il giovane si sporse in avanti, mettendo una mano in testa al diciassettenne e iniziando a scompigliargli i capelli divertito.
“Gabe!- strillò l’altro contrariato- Gabriel smettila immediatamente, ti prego.”
Gabriel rise, ritraendosi “D’accordo, d’accordo. Ma, Castiel, io non voglio che tu non vada al college solo perché nemmeno io ci sono andato.”
“E io non voglio non andarci per quel motivo.- ribatté Castiel determinato- Voglio prendere del tempo per riflettere e per scrivere. Non voglio passare quattro anno sui libri a studiare letteratura per poi scoprire che non era davvero quello che volevo fare. Voglio avere del tempo per prendere la giusta decisione, trovarmi un lavoro e mettere da parte abbastanza per riuscire a pagarmi gli studi da solo.”
“Non devi farlo.” gli ricordò Gabriel, serio.
“Lo so.- gli assicurò quindi Castiel, sperando che il fratello potesse intuire dalla luce nel suo sguardo la propria risolutezza- Ma voglio. Gabe, non posso vivere sotto la tua ala per tutta la vita.”
Il maggiore dei due fratelli rifletté per qualche secondo su quanto gli era appena stato detto “Non lo stai dicendo solo perché vuoi che io compra quel negozio per aprire la pasticceria, vero?”
Il diciassettenne scosse la testa “No. Te lo sto dicendo perché è quello che penso. E penso anche che dovresti aprire la pasticceria perché è quello che vuoi, perché te lo meriti, e perché sarà di sicuro un successo.”
Gabriel appoggiò i gomiti sul tavolo ed iniziò a massaggiarsi le tempie. Voleva che Castiel andasse al college, più di ogni altra cosa. Suo fratello era brillante, con una memoria formidabile e una dedizione allo studio quasi sconcertante per la sua età, quindi era ovvio che lui desiderasse per lui il meglio, anche se avesse dovuto fare dei sacrifici per garantirgli il tipo di istruzione che meritava. Era anche vero, tuttavia, che lui gli aveva da sempre insegnato a fare le proprie scelte e a battersi per le proprie idee. Che razza di fratello sarebbe stato, quindi, se avesse ignorato completamente la propria opinione obbligandolo a fare una cosa che non desiderava fare?
E poi, ovviamente, c’era la pasticceria.
Dio, anche quella era una tentazione a cui era difficile resistere. Soprattutto quando la persona più importante nella sua vita sembrava volerlo spingere in quella direzione a tutti i costi.
Gabriel alzò lo sguardo e si ritrovò ad incrociare due grandi e limpide orbite blu.
Scosse piano la testa e lasciò che un sorriso gli si allargasse sulle labbra.
“E va bene.- capitolò, ben curandosi di dare un tono teatrale alle proprie parole- Pare proprio che i Novak apriranno una pasticceria!”

 

*****

Salve a tutti! Come vi avevo già anticipato questo capitolo si è fatto aspettare e, devo a malincuore annunciarvi, che anche il prossimo subirà un iter simile. Sono una donna ormai formata al 50% da occhiaie e per l’altro 50% da stress, abbiate pietà. Se tutto va come deve andare, però, dovrei ritrovare un certo equilibrio psicofisico da marzo e, di conseguenza, aggiornare con una parvenza di regolarità.
Ah, sappiate che ho letto tutte le deliziose (oddio, sembro una zia pazza quando dico ‘deliziose’) recensioni che mi avete scritto: ho risposto ad alcune, ma ad altre no…Mi dispiace un sacco, prometto che mi metterò a rispondere appena avrò qualche minuto (ok, diversi minuti…) liberi. Sappiate però, che mi ha fatto tanto piacere leggere quanto mi avete scritto. J
Ringrazio anche tutti quelli che hanno messo la storia fra preferite/seguite/da ricordare. J
Detto ciò, ancora grazie mille a tutti voi, vi adoro cari lettori. Davvero!
Un bacio, JoJo

   
 
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