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Autore: disaster_    27/01/2014    0 recensioni
Debora, la solita ragazza semplice, ha diciassette anni e una vita monotona che si limita ad osservare. Ha bisogno di qualcuno che le stravolga la vita. Lei, seppur con un carattere forte, è timida ed ha bisogno di qualcuno che le infonda coraggio affinché possa prendere una decisione sulle sue scelte.
E' ambiziosa, ha molti progetti, ma è impacciata e goffa. I capelli scuri e gli occhi blu.
Incontrerà qualcuno di cui non crede di aver bisogno, ma che si ritroverà ad amare.
Sarà un amore passionale, drammatico, triste, felice, complicato, incomprensibile, ma sarà amore.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"DEBORAAAA!"
Sentii mia madre urlare dal piano di sotto. Guardai l’orologio sul comodino vicino al mio letto. Mi allarmai, quando vidi che erano le 8.05, ed ero in letale ritardo. Saltai fuori dal letto con una faccia da zombie e mi diressi verso il bagno, cercando per quanto mi fosse possibile di velocizzare il passo.
Misi la faccia interamente sotto alla corrente del rubinetto del lavandino, tentando di risvegliarmi, ma fu quasi tutto inutile: stavo ancora praticamente dormendo in piedi.
Andai di corsa in cucina, presi al volo un pancake caldo, diedi una spalmata di crema al cioccolato sopra, che non feci in tempo a cospargere per bene, e lo infilai direttamente in bocca, cercando di farcelo entrare tutto in una botta sola. Tentativo fallito. Presi dei semplici jeans stretti con dei piccoli ricami a fiori sulle tasche anteriori, m’infilai una canottiera bianca con sopra una giacca leggera col cappuccio e uscii di casa con il pancake ancora caldo tra i denti, mentre cercavo frettolosamente di finirlo. Percorsi a piedi, come tutte le mattine, la strada non troppo lunga che distanziava la mia casa dalla scuola che frequentavo.
Entrai a scuola correndo e dovetti subirmi il rimprovero del professore di matematica.
“Oggi abbiamo il compito, te n’eri dimenticata signorina?” mi disse con aria insoddisfatta.
“Nono,” tentai io “è solo che..”
Non trovai in tempo una buona scusa per il ritardo che mi disse con tono severo “Siediti al tuo posto e fa’ silenzio, che i tuoi compagni hanno già cominciato il compito”.
Ricevetti così anch’io la scheda di verifica del famigerato compito, e non appena gli diedi uno sguardo, mi accorsi di essere alquanto spacciata. C’erano un misto di formule, figure, radici, che mi stavano solo oltremodo confondendo.
Dunque, prime due ore passate nella più totale crisi possibile. Quando finalmente arrivò l’intervallo, mi diressi al solito posto in cui mi incontravo con Niall, il mio migliore amico. Lo abbracciai non appena lo scorsi tra la folla, gli raccontai di quella tremenda mattinata, e lui come al solito rise del mio essere impacciata. Lo salutai rapidamente e mi andai a chiudere in bagno, sperando di non essere interrogata in storia. L’intervallo terminò e io non avevo neanche finito di mangiare. Mi diressi in classe, dove già alla cattedra sedeva col suo fare severo, la prof di storia. Prese il registro e chiamò proprio me.
“Debora sei preparata?”
“Io.. veramente..”
“Sì o no? Senza farmi perdere tempo, su, che oggi non è proprio giornata”
“Sì sì, cioè abbastanza..”
“Dai prova almeno, vieni”
Andai alla cattedra in piedi, ferma, tremolante.
Me ne tornai poco dopo a posto con un bel 4 e mezzo. Dirlo a mia madre, sarebbe stata la ciliegina sulla torta.
Tornai a casa distrutta.
“Mi ha chiamata la tua professoressa” disse mia madre senza neanche salutarmi.
“Oh ehm.. Come mai?”
“Lo sai il perché” fece un sospiro, poi continuò “vedi di recuperare”
“Sì, certo..” conclusi io con un fil di voce.
Mi buttai sul letto, e dovetti essermi addormentata pesantemente, poiché mi risvegliai solo la mattina dopo. Tornai a scuola con la stessa voglia del giorno precedente, senza neanche essermi truccata per la fretta di arrivare in tempo.
Incontrai Arianna per il corridoio della scuola durante l’intervallo. Lei era una delle mie amiche più strette, così la salutai con un abbraccio caloroso.
“Ehi Deb mi accompagni a prendere qualcosa da mangiare?” Annuii sorridendo e ci avviammo.
Appena girai stretto l’angolo del corridoio andai dritta a sbattere contro una sagoma robusta. Chiusi gli occhi strizzandoli e dissi goffamente un “oh”. Mi allontanai di colpo, aprii gli occhi e mi trovai davanti un ragazzo alto, con dei ricci castani e degli occhi verdi. Indossava una maglietta bianca a maniche corte, abbastanza aderente da mettere in risalto il suo fisico tonico, e dei jeans semplici con l’uscita della scritta della marca dei suoi boxer.
“Scusa, non ti avevo visto, scusa ancora io non..” tentai di non balbettare, cosa che mi riuscì impossibile dato che ero rossa dall’imbarazzo. Non rispose.
“Come ti chiami?” chiese lui.
“D-debora.”
“Io sono Harry” rispose con voce roca.
  
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