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Autore: RomeoEGiulietta    27/01/2014    1 recensioni
Rebecca Grande, figlia di uno dei più ricchi uomini d'affari del Sud Italia, si trova da sola, nel bel mezzo del nulla, senza i suoi genitori e senza mezzi per chiamare dei soccorsi.
All'improvviso vede un negozio.. un negozio un po' strano..
Cosa farà Rebecca? Seguirà il suo istinto e continuerà a camminare o ignorerà tutto ed entrerà nel negozio pronta a farsi stravolgere il futuro?
Leggete e lo scoprirete ;)
Dal testo:
Avevo voglia di voltarmi e scappare, e la mano leggera dietro la mia schiena sembrava quasi suggerirmelo, ma il mio cervello mi diceva che se ci provavo sarei stata ancora di più in pericolo, perciò rimasi immobile.
****
ora era qui, ero riuscita a trovata, anzi era stata lei a venire da me, ed ora potevo completare la mia vendetta. La fortuna mi sorrideva.
Leggete e ditemi cosa ne pensate :*
RomeoEGiulietta
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                   Capitolo 1

Mi ero persa.
Intorno a me non c’era nulla che potesse anche minimamente sembrare una casa abitata o anche un palazzo non abbandonato. Le mura erano tutte imbrattate da murales e, in molti punti, l’intonaco era caduto. Le vacanze erano iniziate nel peggiore dei modi e continuavano a peggiorare giorno dopo giorno. La famiglia Grande, una famiglia molto ricca del sud Italia, aveva deciso di trascorrere le vacanze natalizie in un paesino innevato del nord Italia, scelta di cui, io, Rebecca Grande, non ero stata interpellata. Nonostante la mia famiglia fosse nobile, e quindi molto ricca, non ero una ragazza viziata ma, purtroppo, ne avevo tutto l’aspetto (capelli lisci,biondi; occhi azzurro chiaro; gambe lunghe e magre e labbra carnose di un rosa così intenso da sembrare rosso) e anche il mio carattere non era da meno ( un po’ stronza con chi non conosco ma dolce con le persone che lo meritavano). In quel momento i miei genitori si trovavano in un ristorante romantico in città a festeggiare sereni il loro anniversario, ed io, che ero stata così stupida da uscire di casa senza una meta precisa, mi trovavo in una stradina buia ed isolata, con il cellulare completamente scarico.
Avevo ormai perso le speranze e stavo per andare nel panico quando, non molto lontano da me, vidi un negozietto con una grande insegna al neon che diceva: ‘’biblioteca di sangue’’.
D’accordo, il nome era un po’ strano, ma purtroppo era la mia unica possibilità.
Mi avvicinai all'entrata e girai la maniglia della porta. Per mia fortuna, si aprì. All'interno il negozio era tutto buio e polveroso. C’erano molti scaffali accanto alla porta e ai lati del negozio, ma erano tutti vuoti, c’era anche un bancone in fondo al negozio e dietro di esso era seduta una ragazza. Stava seduta su una sedia con le ginocchia contro il petto, i capelli, che al buio sembravano neri, legati in una coda alta e molte ciocche di capelli sfuggivano dall’elastico e gli occhi scuri che mi fissavano terrorizzata.


''Salve'' iniziai e la ragazza sobbalzò ''mi sono persa e speravo che lei..''


Prima che potessi finire la frase la ragazza balzò giù dalla sedia e si fiondò verso di coprendomi la bocca con una mano.


''Non fiatare'' sussurrò con voce tremante ''Non dovresti essere qui, non dovevi entrare''


I suoi occhi erano spalancati e colmi di lacrime.
La ragazza era minuta, superava di poco la mia spalla, perciò potei vedere bene i suoi cappelli castani sporchi di sudore e di polvere, le guance rigate da lacrime secche e gli angoli della sua bocca sporchi di una sostanza rossa.


''non dovevi entrare '' ripeté la ragazza con voce cantilenante ''Devi uscire di qui''


Mi spinse, non molto gentilmente, verso la porta ma io la bloccasi e liberai la mia bocca dalla sua mano.


''È per quello che sono qui.'' dissi ''mi sono persa e volevo sapere come tornare.. alla civiltà''


La ragazza si guardò alle spalle, verso qualcosa che io non vedevo, poi tornò a guardarmi e parlò così in fretta che feci fatica a capirla.


''Percorri tutta questa strada e arriverai ad un bivio, svolta a destra e ritornerai in una strada più luminosa. Trova qualcun altro e chiedigli come tornare in città, non so dirti altro. Ora va prima che..''


Una voce profonda alle sue spalle la interruppe. La ragazza sussultò e il suo sguardo si fece ancora più terrorizzato.


''Chi è arrivato, ma prisonnier?'' chiese la voce


''Nessuno, era solo un gatto'' disse la ragazza sbrigativa con voce colpevole.


Un gatto? Le sembravo forse un gatto? Feci per parlare ma la voce mi precedette:


 ''Non mentirmi, ma prisonnier. Sento l’odore di un altro umano.'' fece una piccola pausa e quando riprese mi si gelò il sangue. ''portala da me, la accoglierò come devo.''


A quelle parole la ragazza si afflosciò e un fece un passo di lato per farmi strada.


''Come desidera, padrone'' rispose.


Mi mise una mano dietro la schiena e iniziò a spingermi verso la parete dietro il bancone.
I miei occhi si erano ormai abituati al buio, perciò riuscii a vedere meglio il negozio. Sugli scaffali erano sparsi pochi libri tutti impolverati e coperti da ragnatele, il bancone era un semplice tavolo di plastica sul quale riuscivo a vedere molti graffi, come per contare i giorni ed erano davvero molti. Dietro il bancone c’era una parete completamente nera, come le altre pareti, e al centro c’era una porta chiusa. Era lì che ci stavamo dirigendo, verso la porta, e, più avanzavamo più sentivo il mio stomaco contorcersi e una gran paura crescermi dentro.
 Avevo voglia di voltarmi e scappare, e la mano leggera dietro la mia schiena sembrava quasi suggerirmelo, ma il mio cervello mi diceva che se ci provavo sarei stata ancora di più in pericolo, perciò rimasi immobile. Quando raggiungemmo la parete riuscii a vedere meglio la porta e vidi che era rossa, come il sangue. La ragazza allungò una mano tremante, come le mie, e spalancò la porta, poi mi fece fare un passo avanti. All’interno era tutto buio ma, appena entrai nella camera, una luce fortissima illuminò la camera accecando i miei occhi ormai abituatisi al buio. Quando riuscii di nuovo a vedere bene il mio cuore iniziò a battere velocissimo per la paura.
Dove mi trovavo?
Le pareti intorno a me erano bianche e in molti punti erano sporche di macchie dello stesso colore della porta. Molte erano a forma di mano insanguinata e vedendole sentii un moto di paura.
Stavo per voltarmi e scappare quando la mano della ragazza sulla mia schiena divenne più ferma e, quando la guardai, nei suoi occhi lessi un misto di dispiacere e di tormento.
Mi girai di nuovo verso la camera e, in fondo, vidi una poltrona voltata verso un camino, il cui fuoco era blu scuro, e dal quale comparve di nuovo quella voce.


''Grazie, ma prisonnier. Ora puoi andare''


La ragazza staccò la mano dalla mia schiena, fece un mezzo inchino e uscì dalla camera chiudendosi la porta alle spalle. Ci fu un momento di silenzio poi la voce parlò di nuovo.


''Allontanati dalla porta e siediti accanto a me.''


Fu un ordine e, senza che io li comandassi, i miei piedi iniziarono ad avanzare verso una poltrona vuota, accanto alla prima, che non avevo notato prima. Quando mi sedetti voltai la testa verso l’altra poltrona e finalmente vidi il volto della persona che parlava, e rimasi senza fiato.
Era un ragazzo, poco più grande di me. Aveva i capelli così biondi che sembravano bianchi e gli occhi erano di un grigio così intenso da mettere i brividi. I lineamenti del volto erano decisi e spigolosi, le labbra erano rosee e carnose e la pelle era pallida come un lenzuolo.
Il tutto rendeva quel ragazzo bellissimo.
Per un secondo parve sorpreso e mi esaminò con i suoi occhi di ghiaccio poi, lentamente, sulle sue labbra comparve un sorriso soddisfatto e vittorioso.


''Non mi aspettavo una ragazza così.. bella'' disse allargando il sorriso ''forse non sarà una giornata del tutto noiosa. ''


Ignorai il commento e iniziai a parlare a raffica:


''Sono qui in vacanza, con la mia famiglia. Oggi loro sono andati a festeggiare il loro anniversario in un ristorante ed io, dato che mi annoiavo, sono uscita come una stupida a vagare per le strade e.. mi sono persa. Ho visto questo negozietto, mentre camminavo, e speravo potessi dirmi come tornare in città..''
Mentre parlavo il ragazzo si era alzato ed ora era poggiato sul bracciolo della poltrona con il volto a pochi centimetri dal mio.


''Non dovresti girovagare da sola'' disse con un sorrisetto quando mi schiacciai contro lo schienale della poltrona per stare il più possibile lontana da lui. ''potrebbe succederti qualcosa di brutto..'' 
Poggio una mano sulla mia coscia e la mia gola divenne improvvisamente secca. Deglutii a fatica e, quando lui lo sentì, allargò il suo sorriso.


''Come ti chiami?'' chiese con uno sguardo famelico e spaventoso mentre la sua mano mi accarezzava la coscia.


''Rebecca'' risposi con voce tremante ''Rebecca Grande''


Quando sentì il mio cognome si irrigidì per un secondo poi, ancora sorridendo, sussurrò:''Lo sapevo''


''C- cosa sapevi?'' chiesi nel panico


''Che eri tu.'' rispose lui ''Speravo di incontrarti un giorno, e così è successo.''


''Ma cos..?''


Prima che riuscissi a terminare la frase lui si alzò di scatto e ribaltò la mia poltrona facendomi sbattere violentemente la testa contro il pavimento. Il colpo fu così forte che per alcuni secondi non riuscii a vedere nient’altro che buio intorno a me, e quei secondi bastarono a lui per tornare all’attacco. Quando mi ritornò la vista lo vidi chinarsi su di me con un sorriso soddisfatto. Prima che riuscissi a riprendere fiato, mi afferrò i fianchi e mi issò senza farmi toccare con i piedi il pavimento.


''Mi divertirò con te, mia cara'' disse mentre mi dibattevo. ''Mi divertirò molto.''


Piegò le braccia come per avvicinarmi a se ma poi le distese ed io mi ritrovai a volare verso la parete accanto alla porta. Questa volta sbattei la schiena e la testa contemporaneamente perciò rimasi senza fiato e la vista mi si annebbiò di nuovo. Scivolai lungo la parete e mi ritrovai distesa a terra. Alzai la testa per vedere dove fosse e, quando lo vidi venire di nuovo verso di me, lanciai un urlo. Lui non si fermò neanche un momento, si chinò verso di me e mi strinse il collo con una mano. Mi issò lentamente finché i miei piedi non toccarono più il pavimento e strinse forte la presa sul mio collo.
Tentai di graffiarlo ma, anche se le mie unghie lasciavano segni sulle sue mani, lui non mollava la presa. Non riuscivo a respirare.. i miei polmoni bruciavano e la gola, sotto la sua stretta, faceva male. All’improvviso iniziai a sentirmi stanca e le mie palpebre si socchiusero un po’. Stavo per morire, lo sapevo, e intanto lui sorrideva.
Ma cos’era successo?
Qualche ora prima stavo leggendo beata il mio romanzo dell’800 poi, all’improvviso, mi ero sentita sola ed avevo deciso di uscire ed ora.. mi ritrovavo in un negozio abbandonato con un maniaco, e stavo per morire.
Avevo quasi chiuso gli occhi, quando sentii un urlo di dolore e la presa sul mio collo scomparve. Ispirai avidamente l’aria ignorando il dolore ai polmoni.


''Apri gli occhi'' mi ordinò una voce familiare ''Forza!''


A fatica, obbedii alla voce e, d’avanti a me, trovai la ragazza minuta che mi aveva accolto all’entrata.


''Alzati subito!'' mi ordinò afferrandomi un braccio e iniziando a tirarmi ''Devi uscire prima che si risvegli''


Voltai un po’ la testa e vidi il maniaco di prima steso a terra con un pezzo di legno accanto alla testa. Nonostante le mie energie erano diminuite tantissimo, mi feci forza e mi alzai in piedi.


''Corri via'' disse la ragazza continuando a tirarmi verso la porta. ''Vattene. Arriva in fondo alla strada e gira a destra. Ti prego, salvati, almeno tu''


Non me lo feci ripetere due volte.
Farfugliai alcune parole per ringraziare la ragazza poi iniziai a correre. Superai la porta rossa e mi fiondai su quella di ingresso, uscendo nella notte buia ma stranamente sicura rispetto a quel negozio.
Mentre correvo lungo la strada, con le gambe che sembravano di piombo, sentii un urlo raccapricciante provenire dalle mie spalle, che poi si spense brutalmente.
Capii che la ragazza che mi aveva aiutata era morta e, in preda ad una crisi isterica, iniziai a correre più veloce e a piangere allo stesso tempo. Non ricordo per quanto tempo corsi, ricordo solo che quando raggiunsi una strada affollata, mi accasciai contro il muro ed iniziai a piangere, ignorando la gente che mi stava intorno.
 
 

Angolo Autrice*******

Salve! 
Sono sempre io, la rompi scatole xD
Vi piace questo primo capitolo?
L'ho scritto un annetto fa, ma non ne ero molto convinta. Ieri sono tornata a rileggermelo e l'ho modificato un po'.
Alla fine il risultato mi è piaciuto perciò ho deciso di chioedere il vostro parere.
Quindi... che ne pensate? Ahahahaha
Vedo che molti di voi visualizzano le mie storie (ora non so se le leggono tutte o se staccano a metà) però mi farebbe piacere ricevere qualche vostro commento :D 
Non che le visualizzazioni non mi bastino, anzi ne sono più che contenta, però si, ecco, mi piacerebbe ricevere qualche consiglio.. :D 
Vabbè, scusate il disturbo e decidete voi se farlo o no.
Buona vita! ahahahahah
Baci :*
  
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