Tenten avanzava ansiosa tra i cadaveri, cercando di controllare il terrore che la attanagliava sempre più stretta, fino a toglierle il fiato e impedirle i movimenti.

Era esausta, ma percorreva rapida il campo di battaglia, febbrilmente, sotto un cielo di un biancore indefinito che la opprimeva rendendo ancora più desolata la sua profonda, disperata sensazione di solitudine. Lo doveva trovare, ovunque fosse, doveva rivederlo, averlo di nuovo vicino, o l’isolamento l’avrebbe annientata.

Camminava alla svelta, agitata, e non si accorse di averlo trovato finché il suo cuore non glielo segnalò sputando sangue.

Gli corse di fianco, colta da un iniziale sollievo, sollievo che fu stroncato, che diventò presto orrore, disperazione, mentre il suo cuore rallentava di colpo e il sangue defluiva dal viso. Non c’era più nulla da fare, nulla da dire.

Il corpo algido di Neji, ormai freddo e rigido, era completamente coperto di polvere e sangue, i vestiti strappati, i capelli sciolti e mezzo tagliati che rilucevano debolmente nella luce fioca.

Tenten gli ripulì il viso come meglio poté, fino a poter osservare la sua espressione, le sue labbra, i suoi grandi, splendidi occhi ormai opachi e vuoti.

Non pianse.

Non gridò.

Non si disperò.

Rimase lì, come intontita, senza riuscire nemmeno a pensare.

Guardava quel volto che aveva amato per tanti anni senza mai rivelarlo, senza mai ammetterlo del tutto nemmeno a se stessa, lo guardava e non vedeva altro.

Non un futuro, una speranza.

Nessuna vita.

Sentì i passi che le si avvicinavano di soppiatto, ma non si mosse. Sentì il sibilare gentile delle lame, ma non fece altro che riparare il volto di Neji con la mano, stupita che la sua carnagione non stonasse come aveva creduto, su quella di lui. Non voleva che fosse deturpato da uno shuriken tirato male.

Gli schiocchi secchi delle lame che penetravano nella sua schiena le ricordò di tutti i suoi allenamenti, di tutte le volte che Neji aveva respinto le sue armi, di tutte le volte che in combattimento aveva difeso l’angolo morto nella difesa del compagno…si sentiva strana, ancora presente e lucida, ma non del tutto cosciente del dolore, delle ferite. Come se il suo corpo non fosse in grado di percepire altro che il cadavere di Neji, pesto e devastantemente bello.

Si piegò sul ragazzo sotto di lei e appoggiò la testa sul suo petto, sdraiandosi sul terreno di fianco a lui. Vedeva il suo collo bianco striato di sangue scuro, la mascella rigida, la pelle diafana più che mai simile a marmo.

“Fai pure” sussurrò all’ombra che le si era avvicinata.

-Io sto bene qui.-

Il colpo sulla nuca le fece affondare il volto nel petto di Neji e stringere spasmodicamente le mani sui vestiti bianchi del ragazzo. Prima di lasciarsi andare, Tenten registrò che malgrado il sangue e lo sporco sapevano ancora di lui. Poi chiuse gli occhi.

Era finita.