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Autore: I_m a cool baka girl    27/01/2014    3 recensioni
Death The Kid è un nuovo studente del 3°anno alla Shibusen, è distaccato e silenzioso e per questo ha un gran fascino sulle ragazze.
Allo stesso tempo, di notte, è un assassino specializzato nei Kishin e per svolgere il suo lavoro usa due pistole ed è noto con il nome di Death Angel anche per la sua abilità nell'usare delle ali meccanizzate.
Nessuno è a conoscenza della sua doppia identità anche perché lui la nasconde molto bene.
È alla ricerca del padre che non ha mai conosciuto e di cui non sa che pochi dettagli che erano scritti nel diario di sua madre, morta quando aveva solo tre anni, perché vorrebbe sapere il motivo dell'abbandono.
La coppia principale è Kid x Liz
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Death the Kid, Kishin Ashura, Liz Thompson, Sommo Shinigami, Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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CAPITOLO 4: SPIEGAZIONI E CATTIVE NOTIZIE.
Kid si allontanarono di qualche passo, sotto gli occhi curiosi degli altri, e Black*Star abbassò la testa. “È un po' difficile da spiegare...” farfugliò mentre si guadava intorno imbarazzato.
“Un Dio non ha paura di dare spiegazioni.” disse sicuro Kid “Quindi se sei veramente colui che trascenderà Dio, devi avere il coraggio di darmi delle spiegazioni. E ti ricordo che sei sparito per otto anni, facendoti credere morto.” disse nascondendo malamente il risentimento che provava.
Black*Star risollevò lo sguardo, lo prese per il polso facendogli cadere le cuffie ed il cellulare, lo condusse nella stanza in cui si trovava prima ed iniziò a raccontargli tutto sin nei minimi particolari e durante il racconto Kid non poté fare a meno di sentirsi in colpa.
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“Tenetelo fermo e legatelo con le cinghie al lettino!!!!” urlò uno degli tanti scienziati che ogni giorno facevano esperimenti e testavano farmaci e velini su di lui e Kid.
L'avevano preso di forza nel bel mezzo della notte, tappandogli la bocca per evitare di svegliare anche il suo amico, e l'avevano portato in un posto pieno di lampade al neon che aveva appese alle pareti varie forbici, siringhe, bisturi ed altri oggetti di tortura che evitò di identificare.
Era al limite delle forze a causa della stanchezza e della fame, quindi riuscirono ad immobilizzarlo facilmente.
Il pazzoide in camice bianco prese una delle tante siringhe appese, con l'ago di 10cm, e la riempì di un liquido nero misto a uno trasparente; prese anche un bisturi ed iniziò ad incidergli una zona al centro del petto, andando sempre più in profondità, infischiandosene delle sue urla.
Sul suo viso si andava dipingendo un sorriso inquietante, che appariva solo sul volto di chi godeva alla vista del sangue, del dolore, della disperazione degli altri.
Continuò a scavare nella carne per molto, troppo tempo.
E poi infilò per intero l'ago.
10 cm di ferro nemmeno sterilizzato, gli perforò quello che gli rimaneva della carne e gli forò anche il cuore.
Il liquido venne inserito nella sua circolazione, tra spasmi e convulsioni, ma alla fine il suo battito cardiaco sentì che si stava affievolendo.
'Non posso morire, prima devo uscire da qui con Kid.' fece in tempo a pensare, prima che il cuore si fermasse definitivamente.
O almeno era quello che credeva: di fatto si ritrovò vivo vicino ad un cassonetto della spazzatura e tutto ciò che vide prima di dare la schiena al laboratorio, furono una decina di pazzi con il camice insanguinato fuggire all'esterno urlando “Mostro!! Quel bambino è un mostro!!” e si mise a camminare lontano da quel posto macabro.
Riuscì a sopravvivere anche perché la ferita era completamente sparita quando si era svegliato.
In quegli anni si limitò a girovagare da un orfanotrofio all'altro fino a che, circa un anno prima, non incontrò Tsubaki che lo accolse in casa sua.
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“Non ti è andata male, nonostante tutto...” commentò Kid.
“Parli così solo perché non ti anno quasi trapassato da parte a parte con un bisturi per poi infilzarti con un ago di 10 cm il cuore...” disse sarcastico Black*Star.
“Mi è successo di peggio, Black*Star! Io sono stato lì dentro per molti altri anni!!” urlò Kid.
L'azzurro, anche se distratto, sentì l'ultimo commento dell'amico ma non osò chiedere niente: lui se ne era andato dal laboratorio, invece Kid c'era rimasto per molto tempo.
“Quando sei riuscito ad uscire dal laboratorio?”
“Sono rimasto lì dentro fino ai 13 anni. Ora però torniamo di là.”.
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Liz, Maka, Soul e Tsubaki stavano parlando tranquillamente quando Liz si alzò dicendo di andare in bagno. Mentre stava tornado dagli altri, sentì per caso una parte del racconto di Black*Star.
...Continuò a scavare nella carne per molto, troppo tempo.
E poi infilò per intero l'ago.
10 cm di ferro nemmeno sterilizzato, gli perforò quello che gli rimaneva della carne e gli forò anche il cuore.
Il liquido venne inserito nella sua circolazione, tra spasmi e convulsioni, ma alla fine il suo battito cardiaco sentì che si stava affievolendo.
'Non posso morire, prima devo uscire da qui con Kid.' fece in tempo a pensare, prima che il cuore si fermasse definitivamente.
O almeno era quello che credeva: di fatto si ritrovò vivo vicino ad un cassonetto della spazzatura e tutto ciò che vide prima di dare la schiena al laboratorio, furono una decina di pazzi con il camice insanguinato fuggire all'esterno urlando “Mostro!! Quel bambino è un mostro!!” e si mise a camminare lontano da quel posto macabro.
Liz non voleva ascoltare 'Non è possibile che gli sia successa una cosa così...Orribile.'.
Poi una voce conosciuta la risvegliò.
Parli così solo perché non ti anno quasi trapassato da parte a parte con un bisturi per poi infilzarti con un ago di 10 cm il cuore...” disse sarcastico Black*Star.
Mi è successo di peggio, Black*Star! Io sono stato lì dentro per molti altri anni!!” urlò Kid.
“Ma cosa vi è successo?” disse fra sé e sé prima di andare di là.
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Kid e Black*Star erano appena usciti dalla stanza in cui avevano parlato, però il primo si era accorto di un 'particolare' che lo fece preoccupare ma decise che ci avrebbe pensato dopo.
Una volta tornati, trovarono gli altri in un silenzio inquietante che li fissavano.
Kid, invece, buttò l'occhio all'orologio appeso e sbiancò.
“Scusate ma devo tornare a casa.” e così dicendo corse fuori dalla porta dimenticandosi le cuffie ed il cellulare, appoggiati sopra un tavolino.
Liz se ne accorse e li prese in mano, fissandoli come ipnotizzata.
“Kid...”afferrò le sue cose, mise quelle del ragazzo nella sua borsa e corse fuori dalla casa inseguendolo “LE CUFFIE ED IL CELLULARE!!!!”.
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Kid era ritornato da poco a casa sua e guardò di nuovo l'orologio. Segnava le 17:30.
“Bene, ora mando un messaggio a Stein per dirgli che tra mezz'ora sarò alla sede dell' Organizzazione e poi mi mangio un panino.” fece per prendere l'oggetto in questione ma non lo trovò in tasca, quindi si ricordò che l'aveva dimenticato a casa di Tsubaki.
“Accidenti...Dovrò fare senza...” ed iniziò a prepararsi uno zaino nel quale mise un cambio d'abiti, le chiavi di casa, due scatole in vetro nero foderate in raso argentato all'interno e chiuse da un gancio a forma di teschio ed una tessera nera.
Si fece un panino ed uscì di casa diretto ad un edificio apparentemente abbandonato nella periferia di Death City, non accorgendosi di essere seguito.
Si fermò davanti ad un garage, estrasse la tessera e la passò sotto un lettore ottico “Accesso consentito: Death The Kid-Death Angel. Postazione assegnata n°8.” disse una voce robotica mentre la porta scorrevole del garage si apriva, permettendogli di entrare.
Arrivò a delle scale interne che portavano verso il basso, conducendolo a dei corridoi nei quali camminavano altre persone vestite con abiti neri ed altre con dei camici da mezza coscia bianchi.
Le ragazze appena lo vedevano passare diventavano isteriche, due cuoricini palpitanti prendevano il posto dei loro occhi e lanciavano piccoli urletti mentre i ragazzi lo guardavano atoni, salutandolo o ignorandolo.
La tecnologia che si poteva vedere era molto avanzata e solo in pochi sapevano usare correttamente tutti i macchinari.
Kid dopo circa una ventina di minuti si ritrovò davanti ad una porta in acciaio con un '8' scritto in grande e, come prima, passò la tessera sotto un altro lettore ottico.
Percorse un ennesimo corridoio, meno illuminato dei precedenti, ed entrò in una stanza a lui riservata, dove c'erano i vestiti che indossava quando 'diventava' Death Angel:
una maglia a maniche corte abbastanza larga tenuta un po' dentro ai pantaloni, dei pantaloni in pelle neri con la scritta 'Death Angel' in argento sul davanti lungo la gamba destra con le due parole staccate da un teschio, due cinture bianche borchiate incrociate davanti con una fibbia unica a forma di teschio, scarpe in cuoio nere, guanti in pelle a mezza dita bianchi e un mantello nero lungo fino alle caviglie chiuso da un fermaglio sempre a forma di teschio.
Proprio in mezzo alle scapole, sia sulla maglietta che sul mantello, c'erano due fori verticali.
Kid uscì dalla stanza, sotto gli occhi della persona che nascosta nell'ombra l'aveva seguito, e si concentrò facendo spuntare un cerchio luminoso nero-violaceo con degli strani simboli scritti sotto ai suoi piedi di cui nessuno sapeva il significato, a parte lui ovviamente.
E un paio di ali dalle piume argentate gli crebbero in mezzo alle scapole, passando attraverso i buchi della maglietta e del mantello, dispiegandosi pronte a volare.
Trattenne una smorfia di dolore e si avviò verso la bacheca delle missioni e ne scelse una.
Intanto la persona, visto ciò che aveva voluto vedere, ripercorse a ritroso i corridoi dell'Hakai Kishin per poi uscire indisturbata.
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Poco dopo essere uscita dalla casa di Tsubaki per rincorrere Kid, alla ragazza venne in mente di non sapere l’indirizzo di quest’ultimo. Si guardò un po’ in giro, constatando che il ragazzo si era defilato, e decise di ritornare a casa propria intenzionata a farsi una doccia.
L’appartamento in cui viveva era costituito da una cucina, un salotto, un bagno, uno sgabuzzino e da una camera da letto, la sua.
Riusciva a stento a pagare l’affitto con il lavoro da cameriera che faceva in un bar frequentato perlopiù da imprenditori importanti e da uomini d’ufficio, sempre in giacca e cravatta, e dai loro figli snob e presuntuosi.
Il problema era stato il cambio di gestore, che non la vedeva di buon occhio e che l’aveva licenziata in tronco senza preavviso.
Quindi ora, nei pomeriggi, si trovava perennemente in giro per negozi e bar vari alla ricerca di un impiego senza troppo successo.
Arrivò davanti al palazzo e salì le scale fino al terzo piano arrivando fino alla porta di casa sua, la n° 11, e sbiancò iniziando a tremare.
“Un avviso di sfratto per domani…” e si accasciò a terra, le gambe che tremavano, sapendo che la sua vita era precipitata in un baratro da cui sarebbe stato difficile uscire.
 



Angolino autrice
Sono un pò in ritardo ma almeno sono soddisfatta del capitolo.
Gliene farò passare di tutti i colori a questi poveri ragazzi XD



Spoiler prossimo capitolo
La storia la farò ripartire da poco meno di un mese più avanti, incentrandolo su Liz e Black*Star
  
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