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Autore: _wallflower13    27/01/2014    1 recensioni
Dal primo capitolo: "Non voleva dirle addio, a lui non piacevano i finali. Questo lei lo sapeva, l’ultima cosa che gli disse fu “A presto, sapientone”. E lui ci credeva, sapeva che l’avrebbe ritrovata prima o poi.
Avrebbe ritrovato Clara Oswin Oswald, la sua ragazza impossibile, e più presto di quanto immaginasse."
Spero di avervi incuriosito, è la mia prima storia in questa sezione, chiedo pietà.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clara Oswin Oswald, Doctor - 11
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stuck in my head there's a picture of you

 

 

 

 

 

 

 

Il Dottore se ne stava con la testa poggiata alla console. Era seduto su quel pavimento freddo con  gli occhi fissi sulla porta del Tardis da almeno tre ore, sperava che si aprisse, o che qualcuno bussasse. Rivedeva ancora gli occhi di Clara, e non poteva fare a meno di chiedersi se quella non fosse proprio la sua Clara, quella che era morta già tre volte, quella che lo aveva salvato sempre, quella di cui si era innamorato.

Sbuffò, cercava una soluzione ad un problema che neanche lui sapeva descrivere a se stesso, a volte si rendeva conto di avere la mente di un adolescente, in fatto di sentimenti. Si sentì uno stupido ripensando al fatto che ci era voluto un Cyberman per fargli ammettere che provava qualcosa per Clara, e proprio quando tutto sembrava andare bene, proprio quando aveva deciso di lasciarsi andare, l’aveva persa di nuovo. Cosa avrebbe fatto questa volta? Si alzò, scrutando il Tardis.

-Tu non mi aiuterai vero? Voglio dire..un consiglio..un aiuto?!- Disse alla macchina. La risposta fu il silenzio assoluto. Quel tipo di silenzio imbarazzante che non sai mai cosa dire o fare. Il Dottore annuì.

-Ho capito, dovrò cavarmela da solo.- continuò, affranto. Sospirò, per poi farsi coraggio e uscire fuori dalla cabina. Si rese conto che era passato molto tempo dal fatto che era già tardo pomeriggio e il sole aveva già lasciato il cielo da un pezzo. Aveva “parcheggiato” vicino casa di Clara, non era una zona molto abitata e nessuno fece caso al Tardis. Si guardò intorno e andò verso il giardinetto della casa, era curato, ma la cosa che lo colpì fu una piccola altalena con due seggiolini consumati che ondeggiavano con il vento. Si avvicinò, sfiorando il metallo con le dita come se servisse ad analizzarlo. Quell’altalena doveva avere molti anni, chissà quante ne aveva viste. Il Dottore venne distratto da un tuono in lontananza, delle nuvole scure e minacciose si stavano avvicinando. Sbirciò attraverso le finestre, le luci erano accese, Clara doveva per forza essere in casa. Premere quel tasto fu più difficile di quanto pensasse, il suono del campanello gli fece accelerare i battiti, così come quell’attesa straziante, che decise di sfruttare per aggiustarsi il farfallino. La porta si aprì all’improvviso. Ebbero entrambi un flashback, si videro di nuovo su quel tetto, ancorati l’uno all’altra. Clara richiuse la porta e si lasciò scivolare a terra.

-Cosa vuoi?- domandò poggiando la testa e la schiena alla porta. Il Dottore era ancora fuori con lo sguardo perso.

-Io..voglio solo parlare..- si chiese se era quella la cosa giusta da dire. 

-Perché continui a tornare? Cosa vuoi da me?- sbottò Clara, aveva il magone. Lui si sedette a terra e si poggiò alla porta. Erano divisi da un pezzo di legno e metallo, erano stati separati da molto di più un tempo, eppure quella sembrava una distanza molto più difficile da colmare. 

-Tu lo sai chi sono?- chiese lui, nella speranza che Clara ricordasse qualcosa delle sue vite precedenti. Lei sospirò, cacciando via qualche lacrima che minacciava di bagnarle la guancia.

-So..so che sei il Dottore, so che continuo a vederti nei miei sogni. Perché?- Riuscì a pronunciare quelle parole, ma non era sicura di voler sapere la risposta, se esisteva.

-Vuoi davvero saperlo adesso, Clara?- disse lui piano. Lei scosse la testa come se il Dottore potesse vederla. Si alzò e aprì la porta. Lo guardò rannicchiato sul gradino, come un bambino che aspetta con ansia la sua mamma che torna a casa.

-Vattene, ti prego.- mormorò, e chiuse di nuovo la porta. Il Dottore si tirò su, sentiva di aver fallito. Andò a sedersi sull’altalena mentre la pioggia cominciava a bagnare l’erbetta del prato, insieme ai suoi vestiti. In un giorno felice si sarebbe dondolato come un bambino, ma in quel momento l’unica cosa che voleva era poter sprofondare nel terreno. Forse si era sbagliato, forse quella non era Clara, o forse aveva solo bisogno di tempo per capire. Quante domande senza risposta ruotavano ancora intorno a lei, pensava di averle risolte tutte quel giorno a Trenzalore, ma a quanto pare non era così. Una ragazza così piccola, così bella, così delicata, che sembrava più misteriosa di lui, un Signore del Tempo.

Stava per andare via, quando la porta si aprì ancora. Clara gli fece segno di seguirla, aveva gli occhi rossi, doveva aver pianto parecchio in quei pochi minuti, lui sorrise e corse dentro. La casa era piccola, ma era nel perfetto stile di Clara, stretta, un po’ come lei probabilmente. In silenzio, lo condusse in una piccola camera piena di vecchi scatoloni, ne prese uno e lo aprì.

-Voglio una risposta concreta a tutto questo.- disse, dandogli lo scatolo con freddezza. Lui lo poggiò su un tavolo e cominciò a sfogliare dei disegni. Non erano perfetti, ma non ci voleva molto a capire che ritratto in quelle foto era lui, con tutte le sue diverse facce. Sotto ogni disegno c’era una firma diversa di Clara, segno che li aveva fatti in età diverse.

-Cosa sono?- domandò lui, sfiorando con attenzione le immagini.

-Sogni, o meglio, rappresentazioni dei miei sogni. Li faccio da quando ne ho memoria. E in ogni sogno ci sei tu, con diversi volti, ma sono certa che siate tutti la stessa persona, anche se non so come sia possibile. In alcuni ci sono anche io. Spiegami cosa significa. Spiegami perché per colpa di tutto questo sono finita sotto le grinfie di uno strizzacervelli quando avevo dieci anni.- disse come per rimproverarlo. Lui prese fiato.

-È una storia lunga.- sussurrò. Gli occhi di Clara si illuminarono, finalmente la risposta alla domanda che si poneva da anni stava per arrivare. Si sedettero in salotto e il Dottore le raccontò ogni cosa, senza tralasciare nulla. Le raccontò di averla incontrata per tre volte, di come lei lo aveva salvato e di ciò che era lui. Fu più semplice di quanto pensasse, per il Dottore fu come liberarsi di un peso.

Alla fine della storia Clara rimase seduta sul divano fissando il tavolino di vetro. La sua vita era appena stata stravolta, non era una ragazza normale, lo sapeva, ma questo era troppo. Il Dottore la scrutò con attenzione, leggeva nella sua espressione che era scioccata e che non avrebbe retto altro per quella sera. Si alzò e andò verso di lei, Clara alzò gli occhi e lo guardò. Osservò quelle iridi di quel colore così bello, chiedendosi se fossero verdi o azzurre. Lui le sorrise e si chinò, baciandole la fronte.

-Dormici su, io ti aspetterò lì fuori, nella mia cabina.- mormorò.

-Cosa?- chiese lei come se l’avesse distratta da un ingorgo di pensieri.

-Ti aspetterò, e lo farò sempre. A domani ragazza impossibile.- disse sorridendo.

Uscì, lasciandola su quel divano con la testa in fiamme. Si addormentò senza neanche accorgersene, e fece il sogno più bello di sempre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Writer's corner.

Mentre rileggevo pensavo che l'ultima parte del secondo e di questo capitolo

sono un po' simili e/o ripetitive, questo perché per Clara i sogni sono abbastanza

importanti, e avranno (almeno per come ho pensato di far proseguire la storia adesso)

un ruolo un po' speciale.

Ringrazio tutti quelli che seguono/recensiscono ecc. Mi rendete davvero orgogliosa

di quello che scrivo e mi spingete a continuare.

Grazie davvero.

Hope u like it. c:

.g 

   
 
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