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Autore: Atomic Chiken    27/01/2014    1 recensioni
Un gatto.
Già, un semplice gatto.
" Non le manca Jeb? ". Aveva messo da parte i ferri per cucire e mi aveva guardata sorridendo
" Jeb non è morto tesoro, è sempre qui, con me ".
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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" Sono a casa " dissi mentre aprivo la porta. La casa era silenziosa e per fortuna illuminata. Richiusi la porta alle spalle . Non c'era traccia di mia madre. Controllai in cucina, nel soggiorno, nella sua camera da letto. Dappertutto.
Tranne nella mia stanza. C'era Jeb, lì. Era l'ultima cosa che volevo vedere in quel momento. Facendomi forza feci il primo passo verso la camera in fondo al lungo corridoio. Quando fui abbastanza vicina udii qualcosa. Aspettando il peggio, trovai mia madre intenta a riempire un piattino di croccantini. Trattenni controvoglia le lacrime vedendo i preparativi che aveva fatto per Jeb. Si voltò sorpresa nel vedermi " Finalmente ti sei fatta viva! " disse sorridendo come mai aveva fatto prima. Prese lo zaino dalle mie spalle e andò a metterlo nell'armadio
" Ho preso tutto il necessario " m'informò mentre chiudeva l'anta " Lettiera, ciotola per l'acqua, il cibo, la sabbia, e anche un piccolo topolino con cui potrà giocare. Vedrai come sarà contento il tuo amico! ".
Devi ucciderlo
" Gli ho anche fatto il lettino con il tuo vecchio passeggino, e sembra proprio che abbia gradito il regalino ". Jeb dormiva profondamente nel passeggino sistemato accanto al mio letto. Gli andai incontro e lasciai che la pelle delle mani fosse solleticata dal suo pelo, gli diedi una grattatina tra le orecchie. Conclusi con un bacio sulla testa.
Devi ucc...
Vaffanculo.
" Grazie mamma "
" E di cosa? Non pensare più al mio comportamento brusco che ho avuto nei tuoi confronti Nicole. Da quando tuo padre se n'è andato...Vedere vuoto il letto accanto al mio...Ah, ho pensato che per te dovesse essere molto peggio. Quando hai parlato del gatto mi è sembrata un'ottima occasione per vederti sorridere di nuovo..Vedrai, io, te e Jeb. Solo noi tre e una nuova vita, una vita migliore di questa ".
Mentre parlava rividi il viso della Wickson gemere sotto le smorfie di dolore, rividi il suo volto contratto dalle grida e l'ultimo respiro esalato.
L'hai uccisa
E ora devi ucciderlo
" Una nuova vita.." ripetei
" E per cominciare in bellezza farò le lasagne! ". Feci un sorriso forzato e la guardai uscire dalla camera.
Mi sedetti sul letto e scacciai il volto tra le mani. Le lacrime cominciarono ad uscire ancor prima che potessi cominciare a piangere. Avevo ucciso Anne, una persona. Ero diventata un'assassina. E ora dovevo fare lo stesso con Jeb. In quel momento di disperazione maledii la Wickson per avermi convinto a fare ciò che avevo fatto.
Iooowwww
Alzai lo sguardo. Jeb si era raddrizzato nel passeggino e mi fissava.
Occhi gialli. Niente occhi azzurri.
" Non andremo mai daccordo eh? " borbottai ingoiando involontariamente delle goccie. " Allora vattene! Tornatene dalla tua bambina, tornatene in quel cazzo di gattile! ".
Continuò a fissarmi imbambolato facendomi sentire stupida. Non sarei riuscita ad ucciderlo. Almeno non quel giorno.
Domani. Domani sarebbe stato perfetto. Con la mamma al lavoro avrei avuto tutto il tempo per simulare una morte casuale..Magari gli avrei fatto mangiare qualche sostanza pericolosa, oppure l'avrei portato nel bosco e...Scacciai quei pensieri orrendi. Non oggi. Domani.





La vecchia apre l'anta dell'armadietto e tira fuori una piccola fialetta contenente liquido verdastro. Esita un attimo, poi lo porta nella camera da letto, dove l'attende la ragazza con un fazzolettino. Sta piangendo, il pavimento è bagnato peggio di quando ti pisci nelle mutande. L'anziana la circonda con le braccia e dice frasi di consolazione. La ragazza annuisce e le porge il fazzoletto, il quale viene imbevuto delicatamente con il liquido. Si distende sul letto e dice alla ragazza di avvicinarsi. Le fa indossare dei guanti e guidandole la mano appoggia il fazzolettino sul proprio volto. Per un attimo non accade nulla, poi, in una piccola frazione di secondi, la pelle comincia a bruciare. Non riesce a trattenere le urla, grida dolorante mentre il rosa del viso diventa un nero putrido. Gli occhi sono in fiamme, i bulvi sono sul punto di saltarle fuori dalle orbite. Li copre con le mani evitando per un pelo il peggio. L'inferno dura per un tempo che pare interminabile a tutte e due. L'anziana smette di urlare con la stessa velocità con la quale aveva iniziato, e si lascia abbracciare dall'oscurità eterna. Che Dio ti benedica, sono i suoi ultimi pensieri. Che Dio ti benedica, Nicole.






Mi svegliai di soprassalto con il respiro affannato. Tastai il comodino trovando il bicchiere d'acqua. La gola secca prese vita in un batter d'occhio. Mi alzai e accesi la luce. Jeb mi degnò di un solo sguardo, tornando a sprofondare nel suo riposino nel passeggino. Erano le otto di Sabato mattina e mi aspettava una lunga straziante giornata. Mi vestii in fretta e furia e mi liberai correndo in bagno. Quando uscii trovai mia madre in soggiorno a bere caffè e leggere un giornaletto rinsecchito.
" Come siamo mattinieri " esordì appena mi vide. L'espressione gioiosa mutò in un fare sospetto quando notò i vestiti. " Vai da qualche parte? " domandò.
" Devo restituire un libro in biblioteca " fu la mia risposta. Non era una bugia, dovevo veramente andare in biblioteca. Ma la meta era un' altra.
" Tornerò per pranzo, promesso ".
Lei annuì ancora indecisa " Non vuoi che ti accompagni? "
" No, no, credimi, prendo l'autobus e in quattro e quattr'otto sono di nuovo qui. Ci vediamo dopo " conclusi in fretta.





La biblioteca non era ne grande ne piccolina. L'entrata dava su un salone abbastanza spazioso munito di un grande tavolo e le rispettive sedie. Il resto dello spazio era occupato da scaffali pieni di libri e la reception. Ringraziando il cielo di aver trovato Jusie al bancone, le andai incontro. Era una donnona grossa ma dall'aspetto fine. Mi salutò con un sorriso smagliante. Risposi cercando di nascondere la preoccupazione.
" Una bella giornata come questa non si vedeva dai tempi della guerra mondiale " disse da dietro il bancone. Annuii senza sentirla e andai subito al punto " Emm.."
" Spara " mi spronò
" Avrei bisogno di un passaggio "
" E perché no? Dove devi andare? "
" E' un negozio qui vicino.." restai sul vago
" Uhmm, daccordo, ci vediamo tra cinque minuti davanti alla mia macchina, è parcheggiata sul retro. Il tempo di fare cambio con Sue e arrivo ". Dopo aver detto un grazie pieno di gratidudine uscii ad aspettarla.


" Allora, dove andiamo? " mi chiese una volta a bordo del suo pickup.
" South Pown ".

Sulla strada cominciò l'interrogatorio.
" Mamma era al lavoro eh? "
" Sì..Torna stasera..Grazie mille per il passaggio Jus "
" Ma figurati. E dimmi, perché vuoi andare così lontano alle dieci di Sabato mattina? "
" Be..E'..Un regalo per un'amica..Per il compleanno di domani ".
" Un compleanno! E non mi hanno invitata! " scherzò. Tirai un sospiro di sollievo.
" L'hai sentita la novità? "
" E? " borbottai distratta
" Una vecchietta dei tuoi paraggi è schiattata, la notizia è passata per i telegiornali. Non hai sentito? ".
Il cuore cominciò a battere velocemente. La figlia non doveva mica arrivare il giorno seguente?
" ...Cole? Ehi, ci sei? "
" Non ne sapevo niente. Ieri sono andata a letto presto, ho passato una settimana di scuola stressante ".
E se mi avessero scoperto?
" La prima diagnosi è quella di suicidio. Perché una novantenne dovrebbe ammazzarsi quando deve morire di lì a poco? Che mondo di merda ".
No, non rischiavo niente. Anne non l'avrebbe permesso. Però..Chi aveva dato l'allarme?




" Vuoi che ti aspetto qui? "
" Bè..Se vuoi "
" Ai suoi ordini capitano! " disse scherzosa Jusie. Chiusi la portiera dell'auto e m'incamminai verso l'edificio decadente. Non era cambiato niente dall'ultima volta. Stesso odore nauseabondo, stesse strade rovinate e piene di immondizia. Scorsi Chu con la donnina contro la quale avevo sbattuto un paio di giorni prima. Appena mi notò il suo volto sbiancò e liberandosi della donna si inoltrò nel suo ufficio. Corsi a passi pesanti verso di lui ma la porta mi venne sbattuta in faccia " Siamo chiusi! " disse l'uomo dall'altra parte.
" Non devo comprare niente! Le chiedo solo due minuti per favore, apra la porta ". Forzai la maniglia senza risultati
" Non dobbiamo parlare di niente " continuò imperturbabile l'altro " Se ne vada "
" Apra la porta! Due minuti, nulla di più ".
" Ho detto di no! ".
Stavo per supplicarlo un'ultima volta quando un'ombra apparve accanto alla mia. " Non l'ha sentito? " disse la donnina con marcato accento orientale " Se ne vada da qui o chiamo la polizia! "
" La prego, è una questione importante signor Chu, apra questa porta, la scongiuro! Due minuti soltanto, du.."
La donna mi prese per il braccio e tirò indietro facendomi cadere rovinosamente. Sperai di essere fuori dal campo visivo di Jusie.
" Ora vai via! " urlò sputacchiando ovunque. La porta alle sue spalle si aprì e Chu fece la sua comparsa. Rimasero a borbottare nella loro lingua. La donnina si allontanò lanciandomi uno sguardo rabbioso, Chu mi aiutò a rimettermi in piedi " Chiedo scusa da parte sua, delle volte sa essere una vera..Come dite voi? Rompiscatole ".
" La prego, devo parlarle, è importantissimo mi creda ". Chu entrò nell'ufficio facendomi cenno di seguirlo. " Speravo con tutto il cuore di non rivederti più " disse una volta che la porta fu chiusa ". Rimanemmo in piedi a guardarci. Fu Chu a rompere il silenzio " Sei qui per il gatto.."
" Sì ".
" Cosa..Cosa vuoi sapere? "
"  Je..Il gatto ha avuto un'altra padrona prima di me, una bambina..Sa dirmi qualcosa a riguardo? ".
L'aspetto dell'uomo divenne radicalmente più cupo. Grattandosi la testa mi mostrò la sedia
" Ho qualcosa negli archivi " disse ma poi parve ripensarci
" Ho qualcosa anche nella mia testa. Non è una storia per bambini. Come dite voi? Uomo avvisato, mezzo salvato ".





Ariel prese il topolino e girò il minuscolo tastino per accenderlo. Il giocattolo cominciò a muoversi per la stanza, ma Jeb rimase fermo a guardare lei. Quel gatto la rendeva stranamente nervosa. Fin dal primo giorno le era parso diverso, e da quando era arrivato Nicole aveva cominciato a comportarsi in modo strano.
" Non sono brava a farmi amici " gli parlò amorevolmente " Ma spero proprio di diventarti amica ". Qualcunò suonò alla porta. Gli diede una delicata carezza e andò ad aprire. Si sarebbe aspettata chiunque ma non degli uomini in divisa.
" Sì? " domandò con un'improvvisa nota di paura.
" E' qui che abita Nicole Redman? ". Ariel annuì con ulteriore tremore alle gambe. Cosa volevano dalla sua bambina? Era morta? L'avevano uccisa?
" Sua figlia è stata uccisa da un maniaco, l'ha violentata e poi ha mangiato i suoi resti ".
" Una signora è deceduta, ieri, e sulla scena abbiamo trovato le impronte di sua figlia. Dobbiamo fare alcune domande "
" Non è in casa...Si può sapere cosa volete da lei?! "
" Gliel'ho detto signora, le sue impronte sono sulla scena. Sono le uniche impronte effettivamente. E' la principale indiziata e per questo vorremmo porle delle domande di procedura. "
" Non è in casa "
" Dove possiamo trovarla? ".
Fu ad un passo dal mentire
" E' andata in biblioteca ".
L'uomo stava per andarsene quando Ariel lo fermò " Aspetti! Voglio venire anche io ". Senza aspettare una risposta dal poliziotto la donna chiuse la porta e lo spronò a muoversi. Avrebbe dimostrato a quegli incompetenti che sua figlia non aveva fatto niente.
Eppure Nicole le era sembrata così distante, così diversa.
Aveva detto di andare in biblioteca ed erano già passate due ore.
Il suo istinto di mamma le disse di non preoccuparsi, ma quell'altro istinto si era già messo in moto. Se lo sentiva.
Stava per accadere qualcosa di brutto.
  
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