I am a sorcerer, I have magic.
Il clangore della
battaglia era ormai lontano, rimpiazzato dal crepitio di un fuoco e dal flebile
rumore di qualcuno che lo ravvivava, unico segno di vita in quella silenziosa
oscurità.
Questo era tutto ciò
che il re di Camelot riusciva a percepire, mentre cercava di raccogliere le
forze necessarie per rimettersi in piedi. Dopo tutto quel che aveva patito
desiderava solo riabbracciare la sua amata Gwen e rivedere Merlin, la persona a
lui più vicina eppure adesso così lontana …
Per questo motivo
rimase sbalordito nel vedere il suo servitore quando riaprì gli occhi: sapeva
che non lo avrebbe mai abbandonato in un momento del genere, da quando si erano
conosciuti erano diventati inseparabili.
Tanto grande era la
gioia che provava nel vederlo, che per un attimo non avvertì più quella fitta
lancinante al fianco che non smetteva mai di dolergli; non avrebbe voluto
nessun altro lì con lui, nessun cavaliere gli era tanto caro, neppure la regina
avrebbe potuto infondergli la stessa voglia di vivere che quegli occhi azzurri
sapevano dargli con un semplice sguardo.
Cercò di rialzarsi,
ma il suo corpo non riuscì ad eseguire quel banale ordine; così dovette sedersi
nuovamente, aggrappandosi a quell’esile spalla che più volte aveva mostrato la
forza sufficiente per sorreggerlo.
Merlin cominciò a
rassicurarlo come al solito, a dirgli che adesso era lì con lui e che non aveva
più motivo di preoccuparsi; nell’ascoltarlo, non poté fare a meno di sorridere,
grato ancora una volta della vicinanza del moro e della sua capacità di
donargli serenità con poche parole.
Tutto sembrava
perfetto ed il biondo si sentiva ancora una volta debitore verso il destino per
averli fatti conoscere: peccato che il fato torna sempre per riscuotere ed il
re capì che stava per arrivare il suo turno quando vide il suo amico tremare
sotto la sua stretta salda.
Quei due splendidi
zaffiri che tante volte lo avevano disarmato cominciarono a riempirsi di calde
lacrime e quella visione fu per Arthur come una coltellata al cuore: non poteva
sopportare di vederlo soffrire, piuttosto avrebbe preferito subire le torture
più atroci.
Non ebbe neanche il
tempo di formulare una frase per strappargli una risata, che Merlin cominciò a
vaneggiare circa una profezia che non era riuscita a portare a compimento: cosa
diavolo stava dicendo? Si era forse bevuto il cervello?
Il suo delirio
continuò, sosteneva di aver sconfitto i Sassoni e di averlo tratto in salvo, il
che lasciò il biondo completamente spiazzato; aveva chiaramente visto l’anziano
stregone usare i suoi incantesimi per abbattere i nemici, come poteva essere
stato quello smilzo servitore, incapace persino di brandire una spada?
No, era impossibile!
Doveva essersi bevuto il cervello, forse era sconvolto a causa della sua
ferita: ma allora perché sentiva che la paura stava insinuandosi nei suoi
pensieri? E perché il moro non smetteva di piangere?
La mente del re era
fiaccata dal dolore e da tutto il sangue versato in quella cruenta battaglia,
eppure non si diede per vinto e cercò un modo per calmare il suo amico: gli disse
che era stato Dragoon a fare quelle cose e che lo aveva visto coi suoi stessi
occhi, scandendo ogni parola per far sì che recepisse il messaggio.
Vedendogli scuotere
la testa, la confusione nella testa di Arthur si amplificò. Non riusciva a
cogliere il senso di quell’ostinazione ed il panico che lesse nello sguardo di
Merlin si riversò nella sua anima, fino a travolgerlo con due flebili e
spauriti affermazioni.
“I
am a sorcerer, I have magic!”
Il biondo non
riusciva a credere alle sue orecchie, non poteva dire sul serio: credeva di
conoscerlo come le sue tasche, non era possibile che gli fosse sfuggita una
cosa simile!
Tentò di ribattere
con fermezza, cercando di mascherare il terrore che lo paralizzava; gli disse
che non era possibile, che proprio lui lo avrebbe saputo!
Sperava con ogni
fibra del suo essere che il discorso si chiudesse lì, che il suo amico gli
dicesse che stava scherzando; per tutta risposta, egli si volse verso la brace
e fece librare per pochi istanti un drago di fuoco.
No, no, no, no, no!
NO! Doveva trattarsi di uno spaventoso incubo, non poteva essere vero:
desiderava svegliarsi all’istante nel suo letto e ritrovarsi con Merlin a
prendersi in giro ed a scherzare come ai vecchi tempi.
Ma più i secondi
passavano, più comprese che non stava dormendo; quella non era una bugia, era davvero un mago, il che voleva dire
che fino a quel momento non aveva fatto altro che mentirgli, che non si era mai
fidato di lui, che tutta la loro amicizia si reggeva su una menzogna!
Non poteva stargli
vicino un istante di più, non riusciva a tollerare nemmeno la sua vista, così gli
ordinò di lasciarlo da solo. Sapeva che il moro si sentiva frustrato, percepiva
chiaramente il suo stato d’animo come fosse il suo, ma stavolta non gli importava.
Lo aveva ferito più
profondamente di quanto non avesse fatto Mordred sul campo di battaglia: lo
aveva ucciso prima ancora che avesse esalato l’ultimo respiro.
La delusione e l’angoscia
per quella rivelazione lo stavano logorando e si augurò di trovare un po’ di
conforto in quella notte spettrale, ma la sua non era altro che una speranza
vana …
Spazio
di Chloe:
Aloha
a tutti! Se siete arrivati a leggere fino a qui senza esservi tagliati le vene,
COMPLIMENTIIII!!! Spero che vi sia piaciuta almeno un pochino, in caso
contrario prendetevela con Morfeo: è tutta colpa sua e del sogno che mi ha ispirato!
ù.ù
Anywaaaaaay,
non so se scriverò il seguito, perché ho paura di rovinare tutto (sempre che
non l’abbia già fatto con questa one shot …), perciò mi rivolgo a voi: dovrei
realizzare la seconda parte o no?
Se
sarete tanto clementi da recensire questa storia, vi prego di dirmi cosa ne
pensate: sono nelle vostre mani, attendo i vostri giudizi! *.*