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Autore: Pandora86    28/01/2014    6 recensioni
Mito raggiunge Hanamichi in clinica durante la riabilitazione con l'assoluta convinzione che sarà un'estate come un'altra.
Una persona che però non aveva mai considerato farà crollare le sue convinzioni riuscendo a sconvolgere i lati più intimi del suo essere.
Come si comporterà Mito quando si troverà ad affrontare sentimenti che non aveva mai preso in considerazione?
Continuazione de "Il tuo vero volto" incentrata però su Mito.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi con il nuovo capitolo.
Ringrazio chi ha recensito quello precedente e chi continua a inserire la storia tra le preferite, ricordate e seguite!
Ovviamente, grazie anche a tutti i lettori silenziosi.
Ci vediamo a fine capitolo per le note.
Buona lettura.
 
 
Capitolo 23.
 

Resta con me, stanotte!

Yohei continuava a fissare il volto di Sendoh, che lo guardava carico d’aspettativa.

Deglutì ancora, prima di parlare.

“Per fare cosa?” domandò, complimentandosi con se stesso per non aver balbettato.

Forse, solo un poco d’incertezza era trapelata dalla sua domanda ma poteva andare
peggio, visto che continuava a sentire le labbra di Sendoh che gli sfioravano il dorso della mano.

Poteva andare peggio, dato che il respiro del giocatore continuava a solleticare la sua pelle.

“Nulla che non voglia anche tu!” rispose Sendoh con un sussurro, allontanando la mano dalle sue labbra ma continuando ad accarezzarne il dorso con il pollice.

Buttati!

Le parole del suo migliore amico continuavano a ronzargli in testa.

Annuì lentamente con il capo, e sentì la presa dell’altro sulla sua mano farsi più stretta.

“Solo una cosa!” disse Sendoh spezzando quel silenzio così imbarazzante per Mito, ma anche carico d’aspettativa da parte di entrambi.

“Cosa?” domandò Yohei incuriosito.

“Perché tua madre non lavora più?” chiese, ponendo una domanda che gli era venuta in mente da quando Sakuragi gli aveva raccontato la storia di Mito.

Oramai, Yohei era cresciuto e Sendoh trovava strano che la donna non avesse ripreso la sua carriera così brillante.

“In realtà disegna ancora” gli spiegò Yohei.

“Ma tu intendi perché non si occupa più di fumetti a serie, giusto?” domandò con un sorriso sghembo.

Sendoh annuì.

“Beh” sospirò Yohei.

“Lei aspetta me!” rispose lentamente.

Sendoh aggrottò lo sguardo.

“Una volta” cominciò a spiegare Yohei, “mi disse che le idee per le sue storie non erano frutto di lunghe meditazioni; le venivano e basta. Poi, a un certo punto, quando sono nato io per l’esattezza, tutte le idee prendevano un’unica direzione”.

“Te!” venne in suo soccorso Sendoh e Yohei annuì con il capo.

“Ora, invece, dice che aspetta me, per ritornare sul campo!” aggiunse con un sospiro.

“Vuole che tu disegni le tue storie” capì Sendoh e Yohei annuì nuovamente, chinando il capo.

“Una carriera così brillante…” disse Yohei malinconicamente.

“Non hai nessuna colpa!” lo interruppe Sendoh deciso.

“Ah, no?” domandò Mito sarcastico, provando a interrompere il contatto fra le loro mani.

Sendoh non glielo permise e continuò a parlare.

“No, perché se non avesse voluto tenerti, non l’avrebbe fatto” affermò con semplicità, stringendogli più forte la mano.

“Ma, nella vita, a volte, ci sono priorità diverse da una carriera folgorante” continuò in un sussurro.

“E tu questo lo sai per certo, vero?” rispose Yohei ironicamente.

“Non hai mai accettato di disegnare le sue storie perché ti sembrerebbe di svilire quella che un tempo è stata una grande autrice, vero?” domandò ancora Sendoh con occhi penetranti.

“Ma forse è tempo che tu capisca che lei potrebbe tornare alla ribalta alla grande se tu accettassi la sua proposta, non credi?” continuò, non dando modo all’altro di rispondere.

Yohei chiuse gli occhi, massaggiandoseli stancamente.

“Come fai a essere così sicuro di quello che dici?” domandò perplesso. “Non mi sembrava che i manga fossero il tuo campo!” chiese, con una punta d’ironia.

“Infatti!” confermò sicuro Sendoh.

“Il mio campo è la strategia migliore per battere l’avversario” gli confermò.

“E questo, comporta, da parte mia, un’analisi oggettiva della situazione” concluse con un sorriso.

“Analisi che tu sei troppo coinvolto per pronunciare” aggiunse in un sussurro andando ad accarezzare la guancia dell’altro.

“Come so che adesso devi metabolizzare le mie parole, per capire che corrispondono al vero!” continuando a sfiorare la guancia di Mito.

“Quante cose che sai!” ribatté l’altro con un sorriso.

“Rimarresti sorpreso!” gli confermò Sendoh, ricambiando il sorriso e portando la sua mano dietro la nuca dell’altro.

“Come so che adesso non devi pensare!” disse ancora a voce bassissima mentre avvicinando le sue labbra a quelle dell’altro.

“Ah, no?” gli domandò Yohei con le labbra piegate in un sorriso sghembo.

Sendoh non si fece ingannare da quella voce ferma e quel tono così ironico.

Yohei era maledettamente a disagio, per quanto lo nascondesse bene.

“No!” gli confermò il numero sette portando le sue labbra sulla guancia dell’altro.

“E cosa dovrei fare?” domandò Mito in un sussurro.

Sendoh poté chiaramente vedere il pomo d’Adamo dell’altro abbassarsi mentre deglutiva.

“Rilassarti!” gli rispose baciando lievemente la guancia dell’altro, mentre con il pollice accarezzava il dorso della mano; le stesse mani che erano state intrecciate per tutto quel tempo e che Sendoh non aveva nessuna intenzione di lasciare andare.

Sfiorò la guancia di Mito con piccoli baci, fino ad arrivare agli angoli della bocca.

Niente di troppo affrettato, niente di troppo impetuoso.

E non lo faceva solo per l’altro; Sendoh, infatti, non voleva rovinare quel momento che aveva a lungo bramato.

Arrivò alle labbra di Mito sfiorandole in un casto bacio prima di dedicarsi al labbro inferiore.

Quella bocca così perfetta e sensuale, che era capace di lanciare frasi al vetriolo ma anche di aprirsi in sorrisi sinceri.

Sendoh mordicchiò il labbro inferiore dell’altro, continuando ad accarezzare la mano che aveva intrecciato alla sua.

Con l’altra invece, fu lieto di dedicarsi alla nuca, giocherellando con i capelli e accarezzando quel collo scultoreo.

Osservò che Yohei aveva socchiuso gli occhi, tutt’altro che rilassato.

Era evidente quanto si stesse controllando.

Ma Sendoh aveva un modo tutto suo di farlo rilassare.

Con la bocca ritornò alla guancia, fino ad arrivare all’orecchio dell’altro.

“Posso fermarmi quando vuoi!” gli sussurrò prima di mordicchiare il lobo.

“Ed io posso suonartele di santa ragione quando più mi aggrada!” gli rispose a tono Mito lasciando trapelare solo un pizzico di incertezza.

Sendoh ridacchiò, notando il controllo eccezionale che aveva Mito sulla sua voce nonostante quelle particolari attenzioni gli stessero piacendo parecchio.

Perché Sendoh di questo era sicuro.

Sicuramente, Yohei stava cercando di analizzare alla velocità della luce tutte le sensazioni che stava provando.

Sensazioni che però doveva gradire, altrimenti non gli avrebbe mai permesso di continuare.

Ridacchiò ancora, promettendo a se stesso che, a breve, da quelle labbra sarebbero usciti solo gemiti.

Promise a se stesso che presto, volente o nolente, Mito avrebbe dovuto dire addio al suo famigerato sangue freddo, per lasciarsi andare solo al piacere.

Si dedicò con cura al lobo dell’altro, prima di sfiorare con la lingua la porzione di pelle sotto l’orecchio.

E stavolta fu impossibile per Mito trattenere un gemito e Sendoh se ne accorse.
Impercettibile e molto silenzioso.

Fu per questo che Sendoh sorrise, portando la sua mano dalla nuca al collo dell’altro e andando ad accarezzare con il pollice il pomo d’Adamo.

Poteva sentire, con le dita, quanto i muscoli dell’altro fossero tesi nel gesto di trattenersi.

Continuò con la lingua a torturare, in carezze sempre più audaci, quella stessa porzione di pelle.

Sentì Yohei deglutire sempre più spesso e questo lo incitò a continuare.

Si mosse più giù, nell’incavo del suo collo, oramai certo della sensibilità dell’altro in quei punti.

Lo baciò e lo mordicchiò senza sosta, beandosi del sapore di quella pelle.

Non aveva intenzione di affrettare le cose.

Fosse stato per lui, si sarebbe dedicato per ore al collo di Mito.

Poco a poco, lo spinse delicatamente sul pavimento, continuando a baciargli il collo ma non sovrastandolo con il suo corpo.

Si dedicò con dovizia alla zona sotto il mento, fino a raggiungere nuovamente le labbra dell’altro.

Poteva sentire chiaramente il cuore dell’altro battere all’impazzata, nonostante il suo corpo non lasciasse trapelare nulla.

Trovò quelle labbra socchiuse e decide di approfondire il contatto in un bacio che di casto non aveva nulla.

Sentì Yohei rispondere al bacio e capì chiaramente che non sarebbe riuscito a staccarsi da quel corpo neanche se avesse voluto.

La sua eccitazione si era, oramai, risvegliata da tempo.

Interruppe il bacio, per mancanza d’ossigeno e fu lesto a tornare sul collo di Mito.

Stavolta, i gemiti non furono così silenziosi.

Anche se era ancora evidente quanto l’altro cercasse di controllarsi.

Con la mano libera, l’altra continuava a essere intrecciata a quella di Mito, si addentrò sulla pancia dell’altro.

Gli addominali di Yohei erano contratti e Sendoh, al pensiero che solo un piccolo strato di stoffa separava la sua mano da quella pelle, non riuscì a trattenersi.

Infilò la mano sotto la maglia dell’altro, sentendo i muscoli di Yohei contrarsi ancora di più ma non per trattenersi stavolta.

Quel contatto gli stava piacendo; il gemito uscito dalle sue labbra lo confermava.

Con la bocca continuò a torturare il suo collo mentre, con la mano, accarezzava gli addominali scolpiti.

Troppa stoffa tra loro, considerò Sendoh con disappunto.

“Sai, vorrei che la togliessi. La maglia, intendo!” disse il giocatore all’orecchio dell’altro.

“Dovrai convincermi che ci sia un buon motivo” gli sussurrò Yohei.

Sendoh ridacchiò ancora.

Mito non finiva mai di sorprenderlo.

Fu per questo che si avventò con le labbra sulla pancia dell’altro, baciando ogni porzione di pelle che man mano veniva scoperta.

Arrivò ai suoi capezzoli, decidendo di torturarli con dovizia e, stavolta, per Yohei fu impossibile trattenere ancora i gemiti.

Gemiti che rischiarono di far perdere a Sendoh la poca lucidità che gli era rimasta.

Voleva sentirlo, sempre più.

Fu per questo che si mise a sedere allontanandosi dall’altro e sfilando con decisione la maglia che indossava.

Vide che Yohei osservarlo attento, con le labbra socchiuse e il respiro accelerato.

Rimase sorpreso quando l’altro si mise a sedere, scrutandolo con sguardo indecifrabile.

Credé, per un momento, che volesse alzarsi per andare via.

D’altro canto, lo sguardo di Yohei rimaneva serio e impenetrabile; era perciò difficile capire che intenzioni avesse.

Soprattutto, visto lo stato mentale e fisico in cui si trovava il giocatore.

Rimase perciò sorpreso quando vide Yohei togliersi lentamente la maglia e guardarlo con un sogghigno.

“Beh” disse Mito di fronte alla faccia perplessa del giocatore.

“Non dovevi convincermi che c’erano dei buoni motivi?” domandò sghembo e Sendoh sorrise di rimando.

Mito sarebbe stato sempre una sorpresa, per lui.

Fu perciò con decisione che si avventò su quella pelle, coinvolgendo l’altro in un bacio nient’altro che innocente.

Le mani vagavano ovunque; sulla sua schiena, sulla sua pancia e su tutta la pelle disponibile.

Sentì l’altro gemere e Sendoh pensò che ne voleva di più.

Solo quel pensiero e null’altro.

Senza alcuna lucidità, andò a slacciare i bottoni del jeans di Mito.

Le mani di Mito sulla sua schiena lo stavano letteralmente mandando a fuoco.

Il contatto fra la loro pelle lo faceva ansimare sempre più e lo stesso effetto stava facendo all’altro.

Portò la sua mano sulla virilità dell’altro e la sorpresa di Mito fu evidente.

Il gemito che uscì non era controllato.

“Kami!” lo sentì sussurrare Sendoh mentre continuava a tormentargli il collo con le labbra.

Fu quello che lo spinse a continuare.

Sentì la mano di Mito accarezzargli il fianco sotto la tuta e, ancora una volta, perse la testa.

Si abbassò i pantaloni e, dopo aver fatto lo stesso con Yohei, con un gesto deciso ribaltò le posizioni portando l’altro cavalcioni su di sé.

Con una mano stringeva spasmodicamente il fondoschiena marmoreo dell’altro.

Con l’altra gli circondava la nuca impedendo alle loro bocche di separarsi.

In quel momento, pensava solo al corpo di Mito che si muoveva su di lui e che gemeva nella sua bocca.

Pensava solo al corpo di Mito che aderiva al suo, facendo incontrare le loro virilità.

Pensava solo alla sua mano glutei dell’altro, che invitava Mito a muoversi sempre più velocemente e che lo teneva stretto a sé impedendo ai loro bacini di separarsi.

Le loro erezioni continuavano a toccarsi sempre più freneticamente.

E arrivarono entrambi, in quel modo, gemendo uno nella bocca dell’altro.

Passarono alcuni secondi interminabili, dove Sendoh sentì lentamente il cuore provare a tornare a un battito più normale.

Rimasero abbracciati per diversi minuti, dove Sendoh continuava ad accarezzare la schiena dell’altro con la mano mentre con il braccio gli cingeva la vita, per tenerlo legato a se.

Il primo a riprendersi, ovviamente, fu Mito.

“Temo di dover usare il tuo bagno” disse alzandosi e recuperando la sua maglia.

Sendoh annuì in silenzio, ancora troppo sconvolto dalle sensazioni provate per riuscire a dire qualcosa di coerente.

Guardò l’altro dirigersi in bagno e si sedette stancamente sul letto.

Tutta la passione provata pochi istanti prima era scomparsa frantumandosi in mille pezzi.

Il dubbio aveva cominciato a fare capolino nella sua testa.

Tutto era andato come non aveva previsto.

Non che non desiderasse l’altro, solo non voleva che le cose andassero in quel modo.

Sentì il rumore dell’acqua, chiedendosi come sarebbero andate le cose ora.

Dannazione! Imprecò fra sé.

E dire che avrebbe voluto continuare a vezzeggiare l’altro a lungo, torturandolo con baci e carezze.

Invece, a un certo punto, non aveva capito più nulla perdendo il controllo.

Forse, era stato quando Yohei si era tolto la maglia, con uno sguardo e con delle movenze che niente avevano di casto.

Forse, era stato quando le loro pelli si erano scontrate.

Comunque, almeno un minimo di lucidità era riuscito a mantenerla.

Era stato quando, sentendo di essere arrivato al limite, aveva portato l’altro sopra di sé.

In quel momento, fra i tanti pensieri sconnessi, aveva pensato che era la cosa migliore.

In quel momento, aveva desiderato fare l’altro suo e, prima di fare qualcosa di
veramente sciocco, aveva invertito le posizioni, decidendo di far culminare i piaceri di entrambi in quel modo.

Eppure, aveva sentito chiaramente Yohei sussultare quando aveva toccato il suo membro.

Però, troppo preso dal piacere e accecato dai gemiti mal trattenuti dell’altro, non si era curato di nulla se non di andare avanti.

E dire che sapeva quanto l’altro detestasse essere toccato.

Lui avrebbe voluto coccolarlo a lungo e magari farlo arrivare dopo ore e di certo non in quel modo frettoloso, sul pavimento e ancora entrambi mezzi vestiti.

Lui avrebbe voluto bearsi del suo corpo, osservandolo nella sua intera nudità e vezzeggiarlo a lungo.

Invece, la passione era esplosa.

Si chiese cosa ne pensasse Yohei a riguardo.

Di certo non lo aveva costretto a fare nulla, questo era poco ma sicuro.

Ma avrebbe voluto dare più tempo all’altro per abituarsi al suo tocco, non che le cose si concludessero in quel modo.

Avrebbe voluto sentire i gemiti di Yohei più a lungo e non che l’altro si lasciasse andare sull’ondata dell’eccitazione momentanea.

Che poi, a conti fatti, non si era lasciato andare neanche più di tanto.

Era stato, infatti, lui a gemere in maniera rumorosa soprattutto nella parte finale.

Si chiese come sarebbe finita se non avesse invertito le posizioni e avesse assecondato il desiderio provato in quel momento; in pratica, prepararlo per essere dentro di lui.

Sarei finito all’ospedale! Valutò Sendoh poggiando la fronte sui gomiti.

In realtà non che lui volesse necessariamente possedere l’altro.

Lui voleva fare l’amore con Yohei.

Con i suoi precedenti partner era sempre stato la parte attiva, per questo aveva agito in quel modo.

Invece, con Yohei avrebbe voluto che le cose andassero lentamente, che l’altro gli facesse capire le sue intenzioni in merito.

Non avrebbe avuto problemi, con Yohei, a invertire le parti, Sendoh lo sapeva.

Solo, avrebbe voluto che le cose fossero andate più lentamente.

E di certo, qualsiasi fossero i ruoli, non voleva che la loro prima volta si consumasse su un pavimento, segno della passione momentanea e mal trattenuta.

Per fortuna, aveva rimediato in tempo.

A quel punto, non restava che aspettare che l’altro uscisse dal bagno e capire, o comunque provarci, quello che invece pensasse lui a riguardo.

Sempre se è disposto a parlarne! Pensò ancora Sendoh sconfortato.

Maledetti ormoni!

E lui che aveva immaginato di stare a letto, abbracciato a lungo a Mito e baciarlo di tanto in tanto, godendosi l’eventuale rossore sulle sue guancie.

Beh, oramai non aveva importanza.

Di una cosa era certo, però: avrebbe rimediato, qualunque cosa gli avesse riservato Yohei.

Perché non era più disposto a perderlo; non dopo aver provato tutte quelle sensazioni.

Una cosa gli venne in mente, lasciandolo basito.

Perché, in quei frangenti, nemmeno una volta, gli aveva detto che lo amava?

Eppure, dei suoi sentimenti Sendoh era certo.

E allora perché si erano limitati a frasi provocatorie e allusive?

Da un punto di vista esterno, sarebbe potuto sembrare solo che entrambi avessero messo a tacere gli ormoni in maniera piuttosto piacevole e proficua per entrambi.

Ma non è così! Si disse Sendoh stringendo il pugno.

Eppure, sull’onda delle sensazioni, non aveva detto all’altro neanche una volta quanto lo amasse.

“Hai finito il tuo monologo mentale?”.

La voce di Yohei lo riscosse dai suoi pensieri.

Non si era accorto che l’altro fosse uscito dal bagno e che ora lo osservava a braccia incrociate, appoggiato allo stipite della porta, con un’espressione alquanto perplessa in volto.

Ovviamente, era impossibile dire cosa pensasse.

Sicuramente, visto il sorriso sarcastico, lo stava osservando da un po’.

Sendoh lo guardò, fronteggiandolo.

Non si sarebbe tirato indietro a quel nuovo confronto.

E ne sarebbe uscito vincitore, dimostrando all’altro che quella era stata solo una parentesi, piacevole certo, ma comunque una parentesi.

Perché Sendoh non se ne faceva nulla del corpo di Mito se non poteva avere il suo cuore.

E l’avrebbe fatto capire anche all’altro; fosse stata l’ultima cosa che faceva.

O non si sarebbe chiamato Akira Sendoh.
 

Continua…
 
Note:
 

In questo capitolo abbiamo il primo momento di passione fra Sendoh e Mito.

Specifico però che l’introspezione successiva è solo quella di Sendoh che, non conoscendo ancora bene Mito, si fa prendere dai dubbi.

Perché comunque, anche se è una persona con un carattere deciso, rimane sempre un diciannovenne che si innamora per la prima volta, quindi ho provato a rendere al meglio i suoi pensieri.

Nel prossimo capitolo ci saranno i pensieri di Yohei.

Spero di aver fatto un buon lavoro.

Attendo, come sempre, i vostri commenti!

Nel frattempo, ringrazio chi è giunto fin qui.

A martedì prossimo.

Pandora86.
  
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