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Autore: xlouishugs    28/01/2014    1 recensioni
Il silenzio regnava nella biblioteca, la signora Jeckins, la bibliotecaria, girava per i corridoi pieni zeppi di libri scrutando attentamente ogni singolo studente che si recava lì dentro in modo che nessuno parlasse.
«Louis passami quel libro» bisbiglia impercepilmente ma che tra quel silenzio si sentì bene tanto che la Jeckins mi rivolse un'occhiataccia.
Louis in risposta mi guardò incerto, perso nel suo mondo, passandomi lentamente quel noiosissimo libro di storia contemporanea non guardandomi in volto.
«Grazie» mormorai, forse a voce troppo alta per la signora Jeckins che si precipitò verso di me invitandomi sgarbatamente a lasciare la sua biblioteca, mi liquidò con un "qui si viene per studiare, non per disturbare gli altri".
Lo vidi raggiungermi con quel suo passo disinvolto sforzando un sorriso evitando ancora una volta di guardarmi negli occhi.
«Che succede?» mormorai dolcemente alzandogli il volto, gli sorrisi come a incoraggiarlo a parlare.
«Io ti ho tradito Sophie» sentì come una fitta al cuore, il mio sorriso svanì, presi le chiavi della mia auto e me ne andai.
Nessuna lacrima, nessun urlo, nessun pianto, niente.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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True Love
ONE SHOT

Il silenzio regnava nella biblioteca, la signora Jeckins, la bibliotecaria, girava per i corridoi pieni zeppi di libri scutando attentamente ogni singolo studente che si recava lì dentro in modo che nessuno parlasse.
La signora Jeckins era da quarant'anni a questa parte la bibliotecaria della scuola, si dice che dopo essere uscita da questa nostra stessa scuola abbia provato a studiare psicologia riuscendo a laurearsi con fatica, poco dopo le morì il marito e pare sia diventata pazza tanto da ritrovarsi a supplicare il preside della nostra scuola per quel lavoro da bibliotecaria.
«Louis passami quel libro» bisbiglia impercepilmente ma che tra quel silenzio si sentì bene tanto che la Jeckins mi rivolse un'occhiataccia.
Louis in risposta mi guardò incerto, perso nel suo mondo, passandomi lentamente quel noiosissimo libro di storia contemporanea non guardandomi in volto.
«Grazie» mormorai, forse a voce troppo alta per la signora Jeckins che si precipitò verso di me invitandomi sgarbatamente a lasciare la sua biblioteca, mi liquidò con un "qui si viene per studiare, non per disturbare gli altri".
Louis in tutto questo non aveva proferito parola, io e Louis eravamo fin da bambini stati insieme, io come lui ero stata rimandata sia a secondo che al quarto anno ed ora a 21 anni non vedevo l'ora di finire quell'ultimo anno, ma la mia voglia di studiare era sotto i piedi. Mancava solo una settimana e finalmente avrei passato le vacanze natalizie nell'ozio totale.
Lo vidi raggiungermi con quel suo passo disinvolto sforzando un sorriso evitando ancora una volta di guardarmi negli occhi.
«Ehi amore» mormorai baciandolo sulle labbra, vidi non ricambiava così lo guardai in volto, teneva lo sguardo in basso.
«Che succede?» mormorai dolcemente alzandogli il volto, gli sorrisi come a incoraggiarlo a parlare.
«Io ti ho tradito Sophie» sentì come una fitta al cuore, il mio sorriso svanì, presi le chiavi della mia auto e me ne andai.
Nessuna lacrima, nessun urlo, nessun pianto, niente.
Gettai le chiavi da qualche parte della casa mi appoggiai alla parete e scivolai lentamente fino a toccare il pavimento e rimasi lì a fissare il vuoto per un tempo indeterminato.
Non feci niente nemmeno aprire la porta quando Louis tentava inutilmente di convincermi ad aprire, o quando mia madre saputo l'accaduto dalla madre di Louis provò a chiamarmi numerose volte al telefono.
Venuta sera, guardando dalla piccola finestra della cucina mi alzai lentamente e andai a letto, non chiusi occhi un secondi e rimasi lì fissando il soffitto a pensare.

Era passata una settimana in cui evitai qualsiasi contatto con il mondo esterno anche se ormai il cibo scarseggiava, era venuto il momento di andare a far spesa.
Mi alzai lentamente, non badai molto a come ero vestita e nonostante fossi in tuta, di diverse taglie più grandi, la sua tuta, andai al supermercato.
Presi tutti il necessario per sfamare un esercito, giusto per un mese intero barricata in casa insomma, feci per prendere i miei biscotti preferiti quando qualcuno in contemporanea con me li afferrò.
«Giù le mani» borbottai voltandomi verso la persona in questione.
Louis mi guardava quasi divertito non perdendo mai quel suo sorriso.
«Se vuoi potremmo dividerceli e magari io potrei spiegarti» annuì quasi impercepibilmente andando alla cassa.
Pagai velocemente e aspettando il ragazzo andammo a casa mia.
«Avanti parla» sbottai afferrando un biscotto mangiandolo.
Sospirò pesantemente.
«Sai quanto Kendall Jonson sia ostinata?» io annuì intuendo la ragazza fosse quella con cui lui mi aveva cornificata «Io e te stiamo insieme da anni ormai e io ero stufo della solita vita monotona sai che a volte si ha bisogno di cambiamenti, io non nego di esserci andato a letto eppure quando ero lì a farle urlare il mio nome io pensavo a te e a quanto avrei voluto ci fossi tu al suo posto, alla fine ho pure urlato il tuo nome» mormorò imbarazzandosi leggermente alla fine della frase.
«Sai quando sono tornata a casa non ho nemmeno pianto» lui parve rimanerci quasi male così mi affrettai a continuare «Non che non ci tenga a te, sono rimasta a fissare il muro per ore credo, non ho fatto niente per tutta questa settimana e sai di cosa mi sono resa conto?» mi osservò incuriosito e con un velo di tristezza come se sapesse già che l'avrei cacciato di casa dopo poco.
«Che mi sei mancato come l'aria» mormorai abbracciandolo scoppiando a piangere scossa dai singhiozzi.
«Sfogati piccola Sophie, io sarò sempre qui» mi lasciai cullare tra le sue braccia chiudendo lentamente gli occhi.

Appena mi svegliai sorrisi a Milù il gattino della mia vicina che ogni volta che poteva si introfulava nel mio giardino e che puntualmente ogni sera Louis faceva entrare in casa intenerito da quella piccola palla di pelo dolcissima.
«Giorno Sophie» mormorò dolcemente Louis sullo stipide della porta non smettendo di sorridere, come se avesse una paralisi facciale.
«Giorno stronzo» borbottai alzandomi lentamente.
«Cosa ho fatto?» mi guardava leggermente sbalordito muovendo nervosamente le mani e come sempre cercava di guardarmi in volto, solo lui era in grado di capire il mio stato d'animo attraverso i miei occhi.
«Mi sono svegliata da sola e tu non c'eri a letto» borbottai un pò infastidita baciandolo dolcemente.
«Me ne ricorderò la prossima volta, da scrivere sul telefono» estrasse il telefono dalla tasca posteriori dei pantaloni e fece finta di scrivere mentre io mi liberai in una risata scendendo le scale seguita poi da lui.
«Sai che tempo fa ti ho promesso che saremmo sempre stati insieme?» Louis era piuttosto imprevedibile, pensai il peggio, ovvero "vuole lasciarmi", per fortuna il suo enorme sorriso mandò a puttane tutti i pensieri negativi.
«Mi trasferisco a Los Angeles» il mio sorriso si spense completamente, la mia vista si offuscò leggermente e pregai Dio che fosse uno scherzo.
«Con te ovviamente» mi guardava esistante come se avesse dubbi sul fatto che gli dicessi di si.
«Con te scalerei i monti più alti, andrei nei posti più sperduti e nei casi più estremi sarei disposta morire con te o per te» vidi una lacrima di commozione scendergli per la guancia, mi prese in braccio e mi fece volteggiare parecchie volte per poi baciarmi ancora e ancora.
«Lo sai che ti amo tanto tanto?»
«Me lo dici ogni due ore minimo quindi credo proprio di si»
«Non mi stancherò mai di dirlo»

 

 
  
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