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Autore: saitou catcher    28/01/2014    1 recensioni
Enjolras si sta preparando per un importantissimo esame universitario, che si terrà di lì a sette giorni. In questo momento di estremo stress, per il giovane capo degli amici dell'ABC, i momenti di romanticismo tra lui e il suo compagno Javert vengono ridotti al minimo... o almeno così si potrebbe pensare...
Dedicata a Makochan, un piccolo sbrocco sulla Enjavert che spero vi piacerà. Mi raccomando, recensite!
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Enjolras
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L'Ispettore Javert sfilò il termometro da sotto il braccio di Enjolras, e poi lo scosse, lanciandogli un'occhiata. -Trentotto e mezzo- annunciò.

-Cosa?- Enjolras alzò il viso, pallido e stravolto, dal cuscino.-Non è possibile.

-Non lo dico io, Enjolras, lo dice il termometro.

-Non è possibile- ripeté il biondo, puntellandosi sul gomito- Ricontrolla.

-L'ho già fatto. Tre volte. Con tre termometri diversi- Javert stava cominciando a mostrara segni d'impazienza, ora. -Enjolras, rassegnati. Sei malato. Per oggi dovrai stare chiuso in casa, e probabilmente non potrai uscire neppure domani.

-Merda- gemette Enjolras, abbandonandosi con una smorfia di dolore sul cuscino. -Non è possibile, Javert, non posso avere una sfiga così assurda. Cosa faccio, se la febbre si protrae fino al giorno dell'esame?

-Non fai l'esame- Javert lo disse come se fosse la soluzione più semplice del mondo.

Enjolras gli lanciò uno sguardo di fuoco. -Stai scherzando, spero.

-Per niente. E che non ti passi nemmeno per l'anticamera del cervello di combinare bravate come quella d'imbottirti d'antiobiotici pur di poter arrivare all'università dopodomani. Se fra due giorni sarai ancora malato, Enjolras, ti terrò in casa, dovessi legarti alla testiera del letto.

Enjolras aprì la bocca per replicare, ma qualcosa, nello sguardo di Javert, lo convinse a non rispondere. Si lasciò cadere sul divano con un sospiro abbattuto, stringendo il cuscino in un abbraccio. -Merda- ripeté contro il cuscino. -Dev'essere sicuramente colpa di Bossuet. L'altro giorno, al Café, l'ho urtato per sbaglio. E ho pure rotto lo specchio del bagno.

Javert alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa con uno sbuffo di condiscendenza, mentre si alzava per indossare il giacchetto. -Ci vediamo questo pomeriggio- lo salutò, mentre superava la soglia di casa per recarsi al lavoro, lasciandosi dietro un Enjolras più avvilito e abbattuto che mai.

 

Alle sei e mezza di quello stesso pomeriggio, la pioggia si abbatteva con violenza sulle strade di Parigi con scrosci violenti e rabbiosi, che rendevano praticamente impossibile vedere alcunché. Javert, di ritorno dal lavoro, guidava nella pioggia con estrema attenzione, il corpo sporto in avanti e gli occhi socchiusi per poter individuare eventuali ostacoli attraverso la fitta cortina d'acqua.

Fu proprio in quel momento che una forma umana si materializzò improvvisamente al centro dell'acquazzone, a praticamente due centimetri dal suo parabrezza. Javert lanciò un'imprecazione, e premette con violenza il freno, fermandosi con un brusco stridio a pochi millimetri di distanza dall'incauto passante.

-Dannato imbecille!- imprecò Javert, abbassando il finestrino- Che diavolo gli salta in mente di arrivare così in mezzo alla strada...

-È proprio vero che il mondo è piccolo!- a pochi secondi di distanza dalla sua voce, il viso di Grantaire comparve improvvisamente al centro del finestrino. Javert lo fissò per qualche istante, incapace di articolare parola. -Grantaire- mormorò infine.

-Devo ammettere, Ispettore, che farsi investire da voi avrebbe avuto un tocco di sottile ironia- continuò Grantaire, come se non gli avesse fatto alcun effetto l'idea di essere scampato per pochi secondi alla morte.

-Avrei potuto investirti- a giudicare dal tono con cui lo disse, l'idea non sarebbe dispiaciuta a Javert.

-Ma non l'avete fatto- ribattè Grantaire in tono allegro. -Sentite, io vengo proprio adesso dal Café Musain, e mi sono appena bagnato come un pulcino; non è che potreste darmi un passaggio fino a casa?

Javert rimase a valutare la questione per diversi istanti, valutando con una smorfia di dolore l'idea di vedere Grantaire portare l'acqua nella sua macchina. -Sali- si arrese infine.

Sul viso di Grantaire si aprì in un sorriso radioso, mentre faceva rapidamente il giro della macchina, entrandovi poi sotto gli occhi assassini di Javert.

Per i successivi cinque minuti, l'Ispettore guidò in silenzio, totalmente concentrato sulla strada, mentre accanto a lui Grantaire era impegnato a contattare gli altri Amici dell'ABC sul loro gruppo di Whta'sApp.

-Che è successo ad Apollo?- domandò poi. -Oggi non lo si è visto.

-È malato- rispose Javert.

-Ah- Grantaire rimase un attimo in silenzio, quindi alzò su l'Ispettore due occhi timidi, un accendo di sorriso che gli saliva sulle labbra.- Sentite... non è che posso salire un secondo per salutarlo? Così, giusto per informarmi su come sta.

Javert gli lanciò un lungo sguardo penetrante, e Grantaire non avrebbe saputo dire che cosa ci fosse di preciso in quell'occhiata. Rimasero a guardarsi per qualche istante, finché l'Ispettore non annuì bruscamente, invertendo la marcia.

 

La porta dell'appartamento si aprì, e Grantaire e Javert fecero il loro ingresso, scrollandosi l'acqua dai vestiti e agitando gli ombrelli per eliminare l'acqua in eccesso. L'Ispettore si tolse il giacchetto e lo pose sopra il termosifone, per poi avviarsi verso il soggiorno:- Enjolras?- chiamò.

-Sono qui- rispose la voce dell'altro dal soggiorno. Enjolras era sdraiato sul divano, con un paio di coperte tirate fin sopra al mento, e un libro di testo tenuto contro le ginocchia piegate, la mano armata di evidenziatore che scorreva implacabile sulle pagine, tracciando linee fluorescenti per sottolineare le frasi più importanti. Ai piedi del divano, era appoggiata una tazza di tisana fumante.

-Ciao, Javert...- incominciò, ma nel momento in cui, alzando la testa, i suoi occhi si posarono sulla figura di Grantaire, che in quel momento seguiva l'Ispettore, la voce gli morì in gola.

-Che cosa ci fa lui qui?- domandò, con gli occhi ridotti a due fessure.

-Non c'è bisogno di ringraziarmi per essere venuto a sincerarmi delle tue condizioni, Apollo- replicò acido Grantaire- Non è niente.

-L'ho incrociato mentre tornavo a casa, e ho accettato di dargli un passaggio- rispose Javert, rivolto verso Enjolras.

-Mi ha quasi investito- continuò Grantaire in tono allegro.

-Quasi?- ripeté Enjolras, con un chiara nota di delusione nella voce. Prima che Grantaire potesse accenare qualsiasi risposta, il biondo si era già rivolto a Javert, chiedendogli:- Mi fai un té, per favore?

Javert si chinò per prendere la tazza di tisana dal pavimento, e lo sguardo gli cadde su un foglio fitto di numeri e scritte posato accanto alla gamba di Enjolras.

-Che cosa sarebbe questo?- domandò, raccogliendolo.

-Ah, quello- Enjolras gli prese il foglio di mano e prese a scorrerlo con gli occhi. -Vedi, all'inizio di questo mese, ho stabilito un metodo di studio per distribuire meglio il lavoro:mi sono calcolato il totale del numero del numero di pagine di tutti i libri di testo, e poi l'ho diviso per il numero di giorni che precedono l'esame; oggi, per esempio, secondo questa tabella, devo studiare...- i suoi occhi corsero al foglio- circa cinquantuno pagine.

A quella spiegazione, esposta con un tono di voce assolutamente serio e convinto, Javert e Grantaire si scambiarono uno sguardo eloquente.

-E voi riuscite a sopportarlo?- sussurrò Grantaire, stupefatto.

-L'ho mai detto?- replicò l'Ispettore, superandolo per dirigersi in cucina. Nel passargli accanto, la sua mano sfiorò in un movimento distratto i riccioli biondi di Enjolras.-Lo vuoi anche il tu il té, Grantaire?- domandò quest'ultimo.

-Oh, sì, grazie- rispose il ragazzo. -Lo prendete anche voi, Ispettore?

-Nemmeno per sogno- rispose quello dalla cucina.- Con l'acqua calda ci si fa il bagno, non la si beve.

Quando l'Ispettore fu sparito in cucina, Grantaire lanciò una lunga occhiata penetrante a Enjolras: gli occhi del giovane che avevano seguito l'Ispettore finché non si era sottratto alla loro vista, adesso erano pieni di insicurezza e di preoccupazione.

-Allora, Apollo- declamò Grantaire, sedendosi sul divano accanto a lui- Come va la vita?

-Bene, a parte quest'influenza del cavolo- borbottò Enjolras,intento di nuovo a sottolineare.

Grantaire lo fissò con attenzione, e dopo un po' buttò lì con tono noncurante:- Perché non mi dici cosa ti turba?

-Cosa stai dicendo?- Enjolras alzò la testa di scatto, un sopracciglio elegantemente inarcato- Io non ho nessun problema.

-Andiamo, Apollo- ribatté Grantaire- Dopo un po' di tempo ho imparato a conoscerti, e so capire quando sei semplicemente in preda allo stress pre-esame. C'è qualcosa che ti turba, e non riguarda l'università. Credo piuttosto di non sbagliare, se dico che si tratta del tuo Ispettore. Ho indovinato?

Non ebbe bisogno di una risposta: lo sguardo sbalordito di Enjolras era più che sufficiente.

-Perché non mi racconti tutto, Apollo?- riprese Grantaire con tono amichevole. -Magari posso aiutarti.

Enjolras rimase per qualche attimo in silenzio, mordicchiandosi nervosamente l'unghia del pollice. Alla fine, quando parlò, la sua voce era stranamente rotta:- È troppo, Grantaire.

-Credo di non seguirti- rispose gentilmente Grantaire. -Cosa è troppo?

-Tutto. Tutto quello che lui fa per me- la voce di Enjolras tremava, adesso, e nei suoi occhi c'era una scintilla colpevole.- Lui fa di tutto, per mettermi a mio agio, e io non mi rendo nemeno conto di quanto sia disponibile. Oh, di solito lo nasconde bene: è irritante, permaloso, irascibile, ipergiustizialista, di vedute ristrette, rigido e noioso...

-Ehi, si vede che è vero amore- commentò ironicamente Grantaire.

-Ma in questo periodo sta facendo per me più di quanto non abbia mai fatto nessun altro- continuò Enjolras, ignorandolo- È dall'inizio del mese che io sono intrattabile, Grantaire: sono in preda allo stress più totale, non mi si può venire vicino, sono nervoso e isterico...

-Ce n'eravamo accorti- ribatté Grantaire.

Gli occhi di Enjolras si ridussero a due fessure. -Un'altra interruzione di queste, Grantaire, e mi dimenticherò che nell'altra stanza c'è l'Ispettore di polizia- sibilò.

-Ok, ok- Grantaire alzò le mani. -Continua pure. Tu sei intrattabile, e lui...?

-Mi sopporta. Mi subisce. Mi costringe a staccare la spina quando ne ho davvero bisogno. Davvero, Grantaire, io gli sto rendendo la vita impossibile, e lui non me l'ha mai fatto pesare. E vorrei ringraziarlo, davvero, ma il mio maledett orgoglio me lo impedisce. E in ogni caso, ho l'impressione che non riuscrirò mai a ringraziarlo veramente fino

a che questa storia dell'esame non sarà finita.

Finì di parlare con un profondo sospiro, gli occhi che d'un tratto si facevano distanti. Grantaire rimase a fissarlo con intenzione, ben consapevole che non c'era niente che lui potesse dire.

-Il té è pronto- annunciò in quel momento Javert, entrando nel soggiorno con due tazze fumanti in mano.

-Cosa?- Grantaire alzò la testa. -Ah, no, Ispettore, io non lo prendo. Tutto sommato, credo sia ora di tornare a casa.

Javert non disse nulla.Si limitò a poggiare le tazze sul pavimento, accanto al divano, e seguì Grantaire fino alla soglia di casa.

-Tu saresti un ottimo poliziotto, sai?- disse mentre gli apriva la porta.

Grantaire si fermò di scatto, guardandolo con gli occhi in fuori. -Io? Uno sbirro?- ribatté.

-Hai paura di prenderti qualche malattia?- rispose ironicamente l'Ispettore.

Gli chiuse la porta alle spalle, quindi si avviò verso il soggiorno e lì rimase, osservando in silenzio Enjolras che studiava, completamente immerso nel suo silenzio.

Lo osservò in silenzio, seguendo con gli occhi la fronte aggrottata, le labbra serrate, gli occhi pieni di concentrazione, nascosti da un ciuffo di capelli biondi, e sentì un sorriso nascergli sulle labbra. Perché il ragazzo che aveva davanti era l'essere umano più irascibile, ansioso e insopportabile che lui avesse mai avuto la sfortuna di conoscere... e il più adorabile.

 

Ed eccomi di nuovo tra voi, signore e signori! Vi sono mancata? Spero bene di sì, sennò rovina e sciagura su tutti voialtri XD.

Allora, questo capitolo mi piace e non mi piace, nel senso che adoro l'inizio, ma che il finale mi suona altamente improbabile, sbrigativo e diabetico, ma purtroppo non so sinceramente come fare di meglio.

E se trovate che il metodo di studio di Enjolras sia improbabile e maniacale... io ho davvero CONOSCIUTO una persona che fa' così.

E adesso vi saluto, nella speranza di pubblicare al più presto quelli che saranno gli ultimi, ahinoi, due capitoli della raccolta.

Un bacio a tutti,

Saitou

 

 

 

  
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