Salve! Eccomi
qui! Dopo molto tempo torno ad aggiornare con questa mia nuova
shot.
Per
“Ci rivediamo quando avrà vent’anni”, pubblicherò, credo, fine
settimana.
Spero vi piaccia!
Buona lettura!
Sogni
d’oro
In una
stanza di Malfoy Manor, c’è una culla. Uno uomo biondo è chino su di
essa. Un padre.
“Buona notte
piccolino.”
Draco Malfoy
guarda con occhi dolci il suo bambino, che sta succhiando con
avidità la copertina azzurra. Un figlio.
“Sogni d’oro
bimbo bello.”
Fuori il
cielo è limpido, uno spicchio di luna illumina il paesaggio. Le
stelle brillano nella notte. Si vedono tutte. Tutte sono
presenti.
Un vagito
dalla culla.
“Che c’è?
Vuoi vedere le stelle?”
Draco prende
tra le braccia il figlio e con lui si accosta ad una grande finestra
che dà sul parco della casa.
“La vedi
quella stella lì? Quella più luminosa? Ecco quella è la tua
mamma.”
Il piccolo
comincia a piangere.
“No, no, non
fare così. Non devi piangere; lei non vorrebbe. Neanche quando sei
triste e ti senti solo, perché tu in quei casi guarderai quella
stella e ti ricorderai che è la tua mamma e che sarà sempre con te.
E poi penserai a me, il tuo papà e a Annie, la tua
sorellina.”
Il pianto si
quieta e il padre lo risistema nel suo
giaciglio.
“Dormi bimbo
mio. Scaccia gli incubi.”
Una lieve
carezza su una guancia.
“Fai le
ninne e fai le nanne.”
Cullato
dalla voce del padre il piccolo si addormenta.
La porta si
apre ed una piccola bambina di tre anni entra di soppiatto. Si
accosta al padre e gli tira dolcemente una manica per richiamare la
sua attenzione.
“Papone…Scorpius
si è addormentato?”
“Si piccola
mia.”
“Allora
adesso vieni a raccontarmi la favola della buona
notte?”
Draco
sorrise annuendo, felice di occuparsi dei suoi
figli.
Glielo aveva
promesso alla sua Hermione in punto di morte, che non avrebbe fatto
sentire loro la mancanza di una madre. Una madre che non aveva fatto
in tempo a conoscere i suoi, i loro figli.
Quando anche
la piccola Annie crolla addormentata, Draco esce in
giardino.
Il vento
fresco gli scompiglia i capelli e gli arrossa le guance.
Cammina
allungo finché non arriva al loro albero preferito: il salice
piangente. Draco si mette seduto ai suoi piedi e guarda le stelle o
meglio guarda una stella. Hermione.
“Ciao
Mezzosangue. Com’è lassù? Hai visto Scorpius come cresce? Ora ha già
sette mesi, mi sembra ieri che sia nato. E Annie, mi chiede sempre
quando le insegnerò a leggere, ed ha solo tre anni! Ti somiglia
molto Hermione, non sai neanche quanto.”
Draco
abbassa lo sguardo. I ricordi che affiorano nella sua mente sono
dolorosi, molto dolorosi.
“Spesso mi
ritrovo a chiedermi se ce l’avrei fatta a superare la tua morte, se
non avessi avuto i nostri figli accanto. Ieri hanno condannato al
bacio del dissennatore quel bastardo che ti ha aggredita. Lo so, lo
so non dovrei provare rancore, ma il fatto è che non ci riesco! Non
è nella mia natura il perdono… almeno non per cose di questa
gravità. Quello ti ha strappato a me! Non era ancora giunta la tua
ora!”
Per la
rabbia sbatte un pugno per terra. Ma il vento inizia a soffiare,
portando con se la leggera voce delle anime dei cari, che sono liete
e colme di speranza come la fresca brezza
estiva.
“Non perdere
tempo a farti corrodere dal rancore…la vita è breve e va vissuta
bene…Ti prego occupati dei nostri figli”
Draco rialza
la testa al cielo.
“Già i
nostri figli. Il tuo ultimo regalo per me. Quel giorno ho pensato di
perdere sia te che Scorpius, poi quando la medimaga mi ha detto che
con le tue ultime forze eri riuscita a darlo alla luce, mi sono
commosso.”
Ancora la
brezza soffia.
“Lo so,
amore mio. Mi dispiace non averli potuto conoscere. Annie era così
piccola quando me ne sono andata, che probabilmente non si ricorderà
più tanto di me col passare del tempo.”
“Ma io le
parlerò di te. Lei dovrà sapere chi era sua
madre.”
“Grazie.”
L’attenzione
di Draco torna a focalizzarsi sulla sua amata
stella.
“Sei la
stella più bella, Hermione, la più brillante, la più lucente. Ti amo
Hermione. Ma ora vado anche io a fare l ninne e le nanne. Buona
notte amore mio.”
Sentendo
quelle parole la stella si illumina ancor di più e il vento torna a
soffiare, dicendo
“Sogni d’oro
anche a te, principe del mio cuore.”