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Autore: ineedamikashug    28/01/2014    1 recensioni
Un grazie non basterebbe.
Adesso è famoso ma scommetto che si ricorda di me.
Abbiamo passato assieme gli anni più belli.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Grande, maestoso, quasi regale.
Mi sembrava di vivere in un sogno.
Era li, davanti a me, tutto per me.
Non so nemmeno come abbia fatto a portarlo qui.
Non avevo parole.
Un pianoforte, simile a quello di casa Penniman.
"Ma come hai fatto?".
"E' stata dura, il pianoforte quasi non passava per la porta di casa mia".
"E' il tuo?".
"Già".
"Non so che dire, davvero".
"Non mi devi dire nulla". Sorrise.
"E' davvero qui per me?".
"Certo, solo per te".
Ero incantata da quel pianoforte.
"Hey, tutto ok?".
"Grazie Michael". Lo abbracciai forte. "Ti voglio bene".
"Io di più, ora andiamo! Ti sta aspettando".
Mi prese la mano e mi aiutò a sedermi sullo sgabello.
Era così grande che ci si poteva sedere in tre.
Eravamo io, Michael e il pianoforte.
Sapevo che non avrei azzeccato una nota, ma ero felice di vedere quello che distraeva il mio migliore amico dalla vita normale.
"Iniziamo?". Era più emozionato di me.
"Spero di essere in grado".
"Posiziona le dita sulla tastiera". Dato che non le posizionai correttamente, mi aiutò lui.
"Ah, mi dispiace, sto già sbagliando".
"Non preoccuparti".
"Non mi fai leggere da qualche libro?".
"Non ti servirà".
"Io non sono così brava da permettermi di non avere uno spartito davanti".
"Io non ho mai avuto uno spartito davanti".
"Smettila di vantarti". Sorrisi. Lui non lo fece. "Dai ridi, era una battuta".
Si avvicinò ad una sedia e prese dalla borsa dei fogli: degli spartiti.
"Eccoti gli spartiti".
"Grazie, ora mi insegni? Ricordo solo le note".
"Non posso".
"Perchè?".
"Ti prego, insegnami tu le note".
"Ma sei impazzito?".
"Io..io non posso leggerle".
Si portò le mani ai capelli.
"Michael, tutto bene?".
"Sono stupido".
"Non lo sei, scherzi?".
Poi ricordai.
Quel giorno che lo spiai dalla finestra.
Non avevo uno spartito.
Era dislessico, non poteva.
Ma quanto ero stupida?
Come ho fatto a dimenticarmelo?
Yasmine forse me lo aveva detto.
"Strappa quei fogli".
"Cosa?".
"Non ci servono. Mi insegnerai meglio di loro".
Sorrise.
Ma come faceva? Come faceva? Sorrideva sempre.
Li strappò davvero.
"Impariamo a fare le scale?".
"Va bene".

Dopo un'ora piena di note, scale e diesis, dovetti tornare nella mia camera.
Susanne dormiva, era così dolce, e Camille si era addormentata su una sedia vicino.
Luke chissà dov'era.
Michael si distese nel letto con me e iniziammo a parlare.
"Grazie di oggi, non pensavo portassi un pianoforte in ospedale".
"Non devi ringraziarmi, l'ho fatto con piacere".
"Non sono brava vero?".
"No invece, oggi sei stata brava".
Mi vide triste improvvisamente.
"Hey, tutto bene?".
"Non viene nessun dottore, non vedo l'ora di fare il trapianto".
"Verrà".
"Ma c'è qualcuno che è disposto a curarmi in questo mondo?".
"Un dottore c'è".
"Chi? Come si chiama?".
"John".
"Dottor John? E di dov'è?".
"Bella domanda, non lo so nemmeno io".
"Dai, non prendermi in giro!".
"No, davvero, non lo so".
"Può aiutarmi?".
"Mi ha sempre aiutato, perchè non dovrebbe aiutare la mia migliore amica?".
"Me lo presenti?".
"E' invisibile".
"Mi stai confondendo".
"Quando sono a casa solo, tu non puoi esserci perchè sei qui. Lui c'è da quando sono piccolo".
"Capisco, è come un amico immaginario?".
"Oh, molto di più".
"Salutamelo appena puoi".
"Verrà a visitarti". Sorrise. "Ora devo andare Katy".
"Certo, va' pure".
"Ciao Emily".
"A presto John".
  
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