Once upon a dream…
“I know you, I
walked with you once upon a
dream
I know you, the gleam in
your eyes is so
familiar a gleam
Yet
I
know it’s true that visions are seldom all they seem
But
if
I know you, I know what you’ll do
You’ll love me at
once, the way you did once
upon a dream”
I
passi erano sempre gli
stessi: lenti, decisi. Guardava sotto di sé con la stessa
curiosità di sempre,
gli umani si riposavano al sicuro nelle loro case, le città
si illuminavano e i
rumori del giorno cominciavano piano piano ad affievolirsi. Il manto
infinito
della giovane oscurava il cielo, lei camminava e portava le tenebre,
aveva
visto gli esseri umani crescere, morire, evolversi. Aveva ammirato
l’amore e
temuto la morte, aveva cercato di capire la paura e la gioia nonostante
fossero
ancora un mistero per lei, ma a volte notava che lo erano anche per gli
umani.
Il disprezzo lo aveva sempre provato, dai primordi della sua esistenza:
gli
esseri umani non erano ancora maturati, il pensiero era tra
l’animale e l’umano.
Lei portava le tenebre, ogni cosa diventava nera al suo passaggio, la
paura e
il terrore riempivano gli animi umani. Pregavano la luce di tornare
presto,
odiavano il buio, era come la morte per loro. La giovane viaggiatrice
del cielo
non lo faceva con cattiveria, era la sua natura. In uno dei tanti
viaggi fece
una scoperta incredibile: nel suo percorso era particolarmente triste,
disprezzata e odiata, si sentiva più sola di quanto
già non fosse. D’un tratto
sentì i suoi grandi occhi inumidirsi, di primo acchito si
spaventò, pensò che i
suoi occhi si stessero sciogliendo, ma goccia dopo goccia, lacrima dopo
lacrima
si sentì meglio, soprattutto quando si rese conto che le sue
lacrime erano
piccole gocce di luce. Lasciò scie di lacrime ad ogni suo
cammino, per
illuminare le tenebre che il suo mantello creava. Per secoli
illuminò, per
secoli pianse, ma ne valeva la pena; gli umani erano affascinati dalle
sue
gocce di luce che cominciarono a chiamare stelle. Anche in quel preciso
momento
stava piangendo, ma con gioia, forse era quello il termine corretto?
Stava
veramente provando gioia? Dopo così tanto tempo gli esseri
umani avevano
imparato ad apprezzarla, le avevano persino dato un nome.
Notte continuò il suo percorso, camminando sul cielo di quella sfera che tanto amava.
Spazio Autrice: Grazie per aver letto la mia storia! Per il racconto ho preso spunto da un sogno che ho fatto poco tempo fa, mi dispiace se non è risultato chiaro, spero di avervi trasmesso un po' della magia del mio sogno....
Spero vi sia piaciuta e spero di leggere vostri commenti (anche negativi naturalmente).
A presto
Angelica