L’aveva
conosciuto nel modo più banale e antico di tutti: una festa.
Non una normale festa poi, ma un addio al celibato.
Lui
ed il barista si erano accordati prima dell’arrivo del
festeggiato: ogni cosa
ordinata da Sam Winchester quella sera andava raddoppiata, in fatto di
alcool.
Lui, invece,
si era ripromesso di non esagerare per una volta perché ehi, è
l’addio alle armi del
mio fratellino Sammy!, ma
le cose
cominciarono a precipitare dall’arrivo di Mr Trenchcoat.
Il
locale era un pub rinomato che Dean stesso aveva scelto, uno di quelli
con tanto
di privè e spogliarelliste di ogni sorta.
Non
sapeva quasi niente di quel tizio col trench.
Qualche
tempo prima suo fratello gli aveva comunicato del nuovo acquisto dello
studio
legale in cui stava facendo gavetta, un tipo che aveva preso il suo
posto nella
consegna di caffè e scartoffie di poco conto.
La
cosa che aveva attirato l’attenzione e la simpatia di Sam era
la stoicità del
tipo, che eseguiva tutti gli ordini senza mai lamentarsi, anzi si
proponeva
sempre per quelle incombenze che tutti rifuggivano come la peste. Era
abbastanza riservato ma non si sottraeva mai ad una parola durante la
pausa
pranzo ed aveva un modo tutto suo di capire le battute e
l’ironia dei colleghi.
Si
chiama Castiel, gli
aveva detto, ed indossa un trench
praticamente ogni giorno.
Dean
aveva annuito, un po’ incuriosito certo ma aveva subito
relegato l’informazione
in un angolo del suo cervello e lì era rimasta.
Fino
a quella sera.
Perciò
non fu affatto facile per lui ammettere di essere, come dire, attratto anche da individui maschili.
Ovviamente
non l’aveva detto a nessuno. Ci aveva provato un paio di
volte a dirlo a sé
stesso, le mani artigliate ai bordi del lavandino e i suoi due occhi
verdi che
lo guardavano di rimando di fronte allo specchio. Aveva ispirato ed
espirato un
paio di volte e poi mandandosi a ‘fanculo era uscito dal
bagno borbottando.
Aveva
baciato un uomo un mesetto prima della festa, per la prima volta.
Era
brillo, ma non dava più la colpa all’alcool
perché il suo fedele amico stretto
nei pantaloni era
decisamente sobrio e ugualmente allegro.
In
verità non l’aveva solo baciato: aveva azzardato
anche un tour nelle parti
basse e non era stato così traumatico. Non aveva avuto
nemmeno la tentazione di
sparargli quando l’altro aveva fatto lo stesso con lui.
Era
un bel passo avanti.
Perciò,
nonostante l’impossibilità cronica di ammetterlo a
qualsiasi essere pensante,
il maggiore dei Winchester era bisessuale.
Non
era effettivamente la cosa al centro dei suoi pensieri, visto che solo
il
weekend precedente alla suddetta festa aveva rimorchiato senza sforzo
alcuno
un’avvenente ragazza bionda con un seno così
generoso che difficilmente avrebbe
potuto essere confusa con un uomo.
I
suoi problemi si ripresentarono prepotentemente quella sera.
Non
ebbe alcun dubbio sull’identità
dell’uomo appena entrato nel privè, considerato
il vistoso trench beige che indossava nel modo più naturale
possibile anche con
il freddo pungente della serata.
Dean
aveva il secondo bicchiere di
tequila
liscia in mano quando Castiel si avvicinò a Sam e gli
strinse la mano con un
sorriso un po’ stralunato, tanto che Dean
considerò l’ipotesi che l’altro fosse
già reduce da un paio di bicchieri.
Continuò
a fissarlo spudoratamente e nemmeno ci faceva realmente caso, almeno
fin quando
Castiel si girò di scatto nella sua direzione e
ricambiò il suo sguardo senza alcun tipo d'imbarazzo.
Dean
sputacchiò fuori un po’ di tequila e si
passò il dorso della mano sulle labbra.
Quando
rialzò lo sguardo, Castiel era sparito.
Non
lo rivide fino all’entrata in scena delle due spogliarelliste
che aveva
affittato per quella serata.
- Oh
no Dean! - esclamò Sam, guardandolo attraverso gli occhi
annebbiati dai numerosi
cocktails.
- Dovere
Sammy -, si limitò a rispondergli facendo scoppiare un
applauso e numerosi
fischi nella sua direzione.
Si
sistemò meglio sul divano per non perdersi nemmeno un
secondo di quel teatrino,
quando sentì il posto accanto al suo abbassarsi sotto il
peso di un’altra
persona.
L’altra
persona era Mr Trenchcoat che però non aveva affatto il
trench addosso ed
adesso mostrava un completo classico blu scuro, camicia
bianca e cravatta azzurra lasciata lenta*.
- Ciao
Dean - esordì il nuovo arrivato senza guardarlo. –
Spettacolo interessante -,
aggiunse poi riferito alla ballerina che ondeggiava vestita da
cameriera
attorno ad un Sam imbarazzatissimo.
- Ci
conosciamo? - gli domandò allora Dean, osservandolo di
sottecchi.
-
No, - rispose semplicemente lui guardandolo finalmente negli occhi.
– Ma so che
sei il fratello di Sam, e visto che ne ha uno solo ho supposto che
fossi Dean -.
Quest
ultimo lo guardò inarcando le sopracciglia sorpreso, ma poi
alzò le spalle.-
Non fa una piega-.
- Un
altro giro? - gli domandò ancora Castiel, ammiccando al
bicchiere vuoto che
l’altro teneva in mano.
E
fu l’inizio.
Non
successe niente di eclatante in verità, solo che cazzo quel Castiel lo reggeva bene
l’alcool e il barista invece
conosceva bene Dean e gli stava rifilando cicchetti di tequila e rum
uno dietro
l’altro senza battere ciglio.
-
E quindi non potevo non prendere due cazzo di spogliarelliste per lui,
capisci?
– stava spiegando ad un Castiel che sembrava realmente
interessato a tutte le stronzate che uscivano fuori dalla
sua bocca.
Il
locale era pienissimo e la musica assordante, per questo Dean
giustificò la
minacciosa vicinanza dei loro volti, seduti sugli sgabelli del bancone.
A
pochi metri da loro ormai Sam si era lasciato andare e ballava con le
spogliarelliste ed il resto degli invitati.
Dean
lo indicò.- Guardalo, finalmente si diverte un po’
l’avvocato! -
- Non
ti vuoi unire? - gli chiese Castiel, scrutandolo per un attimo con la
fronte
aggrottata.
Il
maggiore dei Winchester ci pensò su un attimo, per poi
tracannare l’ennesimo
shot. – Sto meglio qui, Cass- biascicò, per poi
rendersi conto del modo in cui
l’aveva chiamato.
- Ehm… -
Castiel
a quel punto sorrise. Gli sorrise proprio in faccia, a pochi fottuti
centimetri
dalla faccia e Dean avrebbe voluto avere la stessa sicurezza che aveva
nell’abbordare le ragazze in quel momento perché,
cascasse il mondo, non
sembrava che Cass gli stesse
mandando
segnali negativi. E poi quanti altri uomini sorridevano in quel modo
così innocente e... paralizzante?
- Cass
va bene. Ha un suono particolare - annuì lui.
- Come mai questo nome? -
- Famiglia molto religiosa. E' un nome dell'angelo del
giovedì-, gli spiegò brevemente. Di certo aveva
ripetuto quella spiegazione così tante volte nella vita da
averla imparata a memoria come una poesia.
Dean ridacchiò, beccandosi una lieve occhiata contrariata. -
No no, non rido per il nome -, si affrettò a precisare- rido
solo perché oggi effettivamente è
giovedì-.
Castiel
sorrise lievemente, continuando a guardarlo in quel modo talmente
profondo che alla fine fu Dean a distogliere gli occhi.
Dopo qualche minuto sentì l'altro ordinare un'altra
tequila.
- Amico
tu si che lo reggi l’alcool. Non ero più abituato
a bere così tanto -, ammise il
Winchester, reggendosi la testa.
- Vuoi
prendere un po’ d’aria? -
Riaprì
gli occhi di scatto.
Oh, hai cominciato un brutto gioco tu.
Senza
rispondergli cominciò a camminare verso l’uscita
secondaria, seguito a ruota da
Castiel.
Una
volta giunti fuori, una sferzata di aria fredda gli colpì il
volto.
Un
gruppo di ragazzi, distanti da loro, si stava passando quella che aveva
tutta
l’aria di essere erba e ridevano apertamente. Erano andati
peggio di loro.
Peggio
di lui.
- Sei
un tipo strano, Cass - disse Dean, dopo un po’ di silenzio.
La
strada sembrava oscillare davanti a lui pericolosamente, ma stava
facendo di
tutto per non darlo a vedere. L’unico problema era la lingua
che, oltre ad
essere impastata, non voleva star ferma. Un po’ come sempre,
insomma.
- Grazie -
rispose, poggiato al muro con le mani dietro la schiena.
Chissà
se a lui girava, la
testa.
Stava
per rispondergli che non era esattamente un complimento, ma poi ci
ripensò. E
non perché la sua
lingua aveva
improvvisamente deciso di collaborare ma perché, in effetti,
aveva formulato la
frase proprio come un complimento.
Era
strano perché non si sentiva a disagio, anche se entrambi
non sapevano quasi
niente l’uno dell’altro. Il solo imbarazzo derivava
dal fatto che Dean era
attratto da quel tipo con gli occhi più azzurri che mai e
dall’aspetto
misteriosamente strano.
- Io
torno dentro Dean, devo salutare Sam- annunciò Castiel e
Dean si mosse così
velocemente che non si accorse della sua mano che correva ad
afferrargli il
polso.
Entrambi
abbassarono gli occhi su quel gesto, poi sentì nuovamente lo
sguardo di Castiel che cercava il suo e si affrettò a
ritirarla.- Vai già via?-
L’altro
annuì. – Domani devo svegliarmi presto. Apro io lo
studio-, spiegò Castiel e il
Winchester si limitò a vederlo sparire di nuovo
all’interno.
Rimase
ad aspettarlo e non si stupì di vederlo uscire poco dopo con
indosso il suo benedetto trench.- Dovresti tornare dentro, Sam
è… beh, non sembra molto
Sam in questo momento-, concluse ridacchiando.
Dean
stese le labbra in su. Aveva pensato a tante scuse per poterlo
rivedere, ma in
quel momento nessuna si decideva ad uscire fuori.
- Beh…-
cominciò, ma fu bloccato sul nascere
dall’avvicinarsi di Castiel al suo viso.
Si
fermò a pochi centimetri, continuando a fissarlo in
silenzio. Il fiato caldo
gli solleticava i peli della barba di tre giorni e istintivamente si
umettò le
labbra.
Solo
allora Castiel si avvicinò fino a posare le labbra carnose
sulle sue.
Dean
ispirò così forte che i suoi polmoni quasi
chiesero pietà. Stava per sollevare le mani ed afferrarlo
per il bavero del trench ma così come si era
avvicinato, Castiel si allontanò.
Lo
vide pescare un foglietto spiegazzato dalla sua tasca ed infilarla
nella sua
con calma.
Dopo
di che, lasciandolo completamente inebetito come poche volte nella sua
vita, lo
salutò.
- Ciao
Dean-, e con le mani in tasca si allontanò dal locale senza
voltarsi, con il passo calmo ma deciso.
In
un angolo della sua mente, l’angolo più Winchester
di tutti, l’avrebbe rincorso
fino e baciato fino a fargli sanguinare quelle fottute labbra.
Ma
la tequila era fin troppo vicina al suo esofago e la comparsa di un Sam
sorretto da due amici lo fecero completamente desistere.
Mentre
con una mano reggeva la testa di suo fratello che continuava a
rimettere dietro
i cassonetti, con l’altra sfilò il foglietto dalla
tasca.
Un
numero di telefono.
Ecco
cos’aveva alla fine dei giochi: un numero di telefono e la
serata più assurda
della sua vita.
Ed io nel tuo mi sono
disperatamente perso.
SPAZIO
AUTRICE
Conf
conf... dunque.
Perché
questa cosa? Complice un freddo pomeriggio, una tazza di the nero e una
nostalgia del Destiel così forte da doverla sfogare in
qualche modo.
E' nata come oneshot, titolo ispirato da "il solito sesso" di
Gazzè e dal telefono che suona a vuoto ed invece,
ovviamente, sarà una mini ma
mini long. Penso
circa tre capitoli.
Uhm,
credo d’aver fatto un casino con l’IC –
cosa che io venero. Ma questa volta penso d’aver toppato alla
grande. Spero non in un modo così catastrofico, ma
sarete voi a dirmelo.
Tenterò
di aggiornare entro venerdì, salvo scleri da sessione
invernale.
Che
altro dire, alla prossima!
Sabrina