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Autore: Rery    28/01/2014    1 recensioni
E’ inverno ed è notte fonda. L’aria è gelida. Sto camminando per le vie periferiche di Mullingar alla ricerca di una persona. Sono passate ore dall’ultima volta che l’ho sentito, ora da quando la paura di perderlo mi logora dentro.
***
-Che cosa strana. – disse all’improvviso.
-Che cosa? – gli sorrisi.
-Ti conosco da poco più di mezz’ora, ma è come se fossi una mia vecchia amica. – disse.
-Che vuoi dire che assomiglio ad una tua vecchia amica? – chiesi non capendo. Rise.
-No, no. Nel senso che è come se ti conoscessi da tempo. Sto bene con te. – disse abbassando il tono della voce verso l’ultima frase.
-Davvero? – chiesi.
-Davvero. – mi sorrise.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“I did it to forget.”

 
 
E’ inverno ed è notte fonda. L’aria è gelida. Sto camminando per le vie periferiche di Mullingar alla ricerca di una persona. Sono passate ore dall’ultima volta che l’ho sentito, ora da quando la paura di perderlo mi logora dentro.
 
***

Oggi Niall mi porta fuori a cena. Non sto più nella pelle. Stamattina mi ha scritto un messaggio dove diceva che mi avrebbe portato fuori per festeggiare. Sapevo il perché di questa decisione. Quello era l’ultimo giorno di riabilitazione, finalmente era riuscito ad uscire da quel baratro chiamato droga. Ricordo ancora il giorno in cui lo incontrai per la prima volta.
 
Mi trovavo in un vicolo buio nella periferia di Mullingar. Stavo da quelle parti perché ero andata a trovare una mia vecchia amica. Mi fermai un momento perché dovevo prendere le chiavi della macchina dalla borsa. Ad un certo punto sentii dei lamenti che provenivano dal fondo del vicolo. In un primo momento pensai che era tutto frutto della mia fantasia, ma capii che non era così quando vidi un ragazzo seduto a terra con una manica della maglia tirata su fino a metà braccio. Mi avvicinai subito e arrivata quasi vicino al ragazzo notai una siringa a terra è un rivolo di sangue scendergli dal braccio. Il ragazzo non si muoveva più. Ero nel panico più totale. Mi abbassai subito alla sua altezza, gli presi il viso fra le mani e lo scuotevo sperando in una sua reazione, ma nulla. Per un momento il ragazzo aprì gli occhi e mi guardò, poi li richiuse. Quella veloce occhiata mi fece capire molte cose. Lui stava gridando aiuto, ma nessuno lo sentiva. Lui aveva bisogno di aiuto.
Ora posso sembrare pazza, ma quel giorno non ci pensai due volte a caricarmi sulle spalle quel ragazzo e portarlo al più vicino ospedale. Sfortuna volle che nell’ospedale in cui capitai c’erano medici tutti un po’, come dire, schizzinosi? Forse il termine giusto in quell’occasione era “stronzi”. Alla vista di quel povero ragazzo mi dissero che dovevo riportarlo dove l’avevo trovato perchè era solo uno sporco drogato e loro non volevano avere niente a che fare con persone del genere.
Lì non ci vidi più.
Iniziai a sbraitare contro quei dottori, ma loro continuavano a non darmi retta. Decisero di curarlo solo quando inizia ad inventare gradi di parentela che avevo con persone di potere e avvocati famosi, cosa assolutamente non vera, ma in quel momento non mi interessava, volevo solo che quel ragazzo stesse bene.

Rimasi in quell’ospedale un’ora, forse due, oppure tre? Non ricordo. So solo che quello sguardo, quello che il giovane mi diede in quel vicolo, mi fece pensare.
Il dottore uscì dicendomi che era andato tutto bene e che c’era mancato poco che il ragazzo andasse in overdose. Chiesi se era possibile andare a fargli visita e mi rispose che avrei dovuto aspettare un po’ perché l’effetto dell’anestesia sarebbe svanito tra una decina di minuti. Allora decisi di andare al bar a prendermi un caffè.
Dopo aver finito il caffè andai con calma nella camera del ragazzo. Con mia grande sorpresa lo trovai già sveglio. Si girò verso di me e mi sorrise. Notai subito il colore dei suoi occhi. Erano azzurri, ma non un azzurro normale. Era un colore che ti colpiva, almeno così successe a me. I capelli invece erano biondi. Il viso era bellissimo, sembrava fatto di porcellana. In un primo momento rimasi ferma vicino alla porta ad osservarlo e a cercare di catturare quanti più particolari possibili di quel viso, ma il giovane indicò la sedia vicino al suo letto e mi invitò a sedermi lì.
Ci andai subito vicino e con mia grande felicità notai che sul viso del ragazzo non era ancora scomparso quel bel sorriso.

- Come ti chiami? – gli chiesi.

- Niall. -

- Sei tu, vero? Sei tu la ragazza che mi ha portato qui. – disse. Annuii.

- Grazie. – mi sorrise.

- Figurati, l’avrebbe fatto chiunque. – risposi.

- Non è vero. Sai, in molti, se no tutti, la pensano come questi dottori. – disse e quel sorriso iniziale si spense lasciando spazio ad uno malinconico. Non capii a cosa si riferisse.

- Che vuoi dire? –

- Quando mi hai portato qui ero ancora, più o meno, cosciente. Ho sentito i dottori che mi chiamavano “sporco drogato”, ma infondo di cosa mi lamento, hanno ragione. – abbassò lo sguardo.

- Non è vero! – sbraitai. Lui a questo mio improvvisò scatto alzò la testa e prima mi guardò con curiosità poi vidi il suo viso contratto in una smorfia di rabbia.

- E tu che ne sai! Tu non mi conosci! Sai quante altre volte mi sono ritrovato in quel vicolo con una siringa infilata nel braccio,eh? –

- No, non lo so. – abbassai il capo.

- Ecco. E allora come puoi non dare ragione a tutti gli altri?! – urlò.

- Vuoi sapere perché non do ragione a tutti gli altri? – dissi con un tono infastidito.

- Si.

- Perché ti capisco. – sorrise sarcasticamente.

- Tu mi capisci? Oh ma davvero? –

- Si. E sai perché? Perché tu stavi per fare la stessa fine di mio padre.- presi il suo silenzio come un invito a continuare la mia storia, sospirai e accolsi l’invito un po’ titubante.  

- Ormai sono passati più o meno 3 anni, ma lo ricordo come se fosse ieri. Mio padre tornò a casa completamente ubriaco e fatto. Non lo riconoscevo più. Aveva iniziato a frequentare i bar dopo la morte di mia madre, l’amava così tanto, lui non aveva mai superato la perdita, io invece me ne ero fatta una ragione. Purtroppo a mio padre non bastava solo una semplice bronza per riuscire a dimenticare, così passò alle droghe, prima leggere poi pesanti. Quel giorno, quando anche lui mi ha lasciato, aveva esagerato nell’assumere droghe e lo ritrovai disteso sul divano con gli occhi sbarrati e con una foto di mamma stretta fra le mani. E’ per questo che dico che ti capisco, perché so che dietro al tuo gesto c’è un motivo e quindi gli altri non hanno motivo di giudicarti. – dissi l’ultima frase piangendo, ricordare tutto ciò per me era profondamente doloroso.

Sentii il suo letto cigolare e poi due braccia avvolgermi.

- Scusa. Non ho pensato al fatto che come tu non conosci me, io non conosco te. Sono stato stupido. – sussurrò continuando ad abbracciarmi. – Comunque hai ragione, c’è un motivo per cui mi drogo. – disse sciogliendo quell’abbraccio. Io lo guardai.

- Non c’ bisogno di dir… -

- Sono sempre stato una delusione per tutti, sia per gli amici che per la famiglia. Allontanavo sempre tutti. Una volta conobbi una ragazza, Leslie, era bellissima. Al liceo frequentavamo dei corsi insieme. La guardavo ogni giorno muovere quei suoi lunghi capelli dorati. Un giorno presi coraggio e decisi di invitarla al ballo. E lei sai che mi rispose? – scossi la testa. – mi rispose: “E io dovrei andare al ballo con una nullità come te? Non penso proprio.” –

- Tanto bella quanto stronza. – commentai.

- Da quel giorno tutti si presero gioco di me. Così iniziai ad avere brutti voti a scuola fino a che decisi di non andarci più. I miei non presero molto bene la coaa. Iniziarono a dire che ero una vergogna per la nostra famiglia. Tutti i componenti della famiglia Horan avevano frequentato le migliori università ed erano diventati qualcuno, mentre io ero destinato ad essere niente. –

- Tutto questo te lo dissero solo perché avevi deciso di non continuare gli studi? -  annuì.

- La mia famiglia era all’antica. Si preoccupava più di ciò che diceva la gente piuttosto che capire i propri figli. Iniziai a frequentare le compagnie sbagliate, pensa che un giorno venni pure arrestato. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. I miei mi cacciarono di casa. Fui costretto a vagabondare per un po’ fino a che un mio amico, Steve,  non mi permise di stare a casa sua. Anche Steve, come me, faceva parte di una compagnia dove non facevano altro che drogarsi e spacciare. Lui fu l’unica persona a starmi realmente vicino.- sorrise al ricordo. - Qualche volta ci fumavamo una canna insieme e parlavamo, ma lui non ha mai voluto che io facessi uso di droghe più pesanti. Mi ripeteva che l’uso di quella merda ti portava in un vortice senza fine. E solo oggi ho capito che aveva ragione. Da quando Steve non c’è più, ho incominciato a bucarmi. Ora avevo veramente perso tutto. – notai una lacrima solitaria scendere sulla sua guancia. Scese il silenzio, ma dopo un po’ si girò verso di me e mi sorrise.

- Che cosa strana. – disse all’improvviso.

- Che cosa? – gli sorrisi.

- Ti conosco da poco più di mezz’ora, ma è come se fossi una mia vecchia amica. –  disse.

- Che vuoi dire che assomiglio ad una tua vecchia amica? – chiesi non capendo. Rise.

- No, no. Nel senso che è come se ti conoscessi da tempo. Sto bene con te. – disse abbassando il tono della voce verso l’ultima frase.

- Davvero? – chiesi.

- Davvero. – mi sorrise.
Da quel giorno io e Niall ci vedevamo praticamente ogni giorno. Lo convinsi ad andare in un centro riabilitativo per riuscire a sconfiggere la sua dipendenza. All’inizio era un po’ riluttante all’idea, ma alla fine accettò. A volte il pomeriggio uscivamo e andavamo a prenderci un gelato. Man mano lo conoscevo sempre di più  lo stesso faceva lui con me. Scoprimmo di avere molte cose in comune. E per quanto mi riguarda, stavo iniziando ad innamorarmi di lui.

 
Erano già le nove e mezza ed io ero già pronta da un pezzo. Ogni minuto controllavo il cellulare in attesa di una sua chiamata o di un suo messaggio, ma niente. Iniziai a preoccuparmi. Passarono due ore, ma ancora niente. Così decisi di uscire fuori a cercarlo.
 
***

Stavo ancora camminando alla ricerca di Niall, quando mi fermai al vicolo del nostro primo incontro. Era come se qualcuno mi chiamasse dal fondo, così non ci pensai due volte a dirigermi verso la fine del vicolo. E lì lo vidi. Era seduto a terra con la testa fra le mani, la manica del braccio alzata e una siringa a terra.
‘Non di nuovo!’ pensai.
Gli corsi incontro e lo chiamai.

- NIALL! – urlai. Lui alzò la testa e frenò un momento il suo pianto. Fu questione di un attimo e lo vidi prendere la siringa con dentro la droga pronta per essere iniettata nelle vene.

- NO! – urlai e riuscii, seppur con difficoltà a togliergliela dalle mani. Allora lui iniziò a cercare di allontanarmi, ma io non mi arrendevo e alla fine riuscii a stringerlo fra le mie braccia.

- Niall… che è successo? – chiesi dolcemente.

- Sono una nullità. Perché sei ancora qui a perdere tempo con me. Vattene! – mi urlò in faccia.

- Chi ti ha detto queste stronzate? – dirignai i denti. – RISPONDIMI! – lui abbassò lo sguardo.

- Ho incontrato alcune delle persone che facevano parte di quella compagnia come me e Steve e quando mi hanno riconosciuto, hanno iniziato a spintonarmi e a chiamarmi “nullità”. Poi hanno detto che tu con me stavi solo giocando, che alla fine anche tu ti saresti accorta che io sono una nullità e mi avresti abbandonato come tutti gli altri. –

- E tu hai creduto alle loro parole? – sbraitai. Lui rimase in silenzio.

- Non ci posso credere. – dissi triste.

- Certo che ci ho creduto. Chi mi assicura che anche tu un giorno non mi lascerai perché sono una nullità? Chi mi dice che tu con me no stai solo giocando? Chi mi dice che… -

- Non dire stronzate! Io non ti abbandonerò mai perché ti amo! – urlai.

- Che cosa? – sbarrò gli occhi. Sospirai.

- Io ti amo Niall. Ti amato dal giorno in cui ti portai in quell’ospedale. Io non potrei mai lasciarti. Il solo pensiero di stare senza te mi spaventa. – abbassai lo sguardo mentre alcune lacrime si facevano spazio sul mio viso. Lui si alzò e venne vicino e me per poi inginocchiarsi per arrivare alla sua altezza.

- Ti amo anch’io. – mi sussurrò per poi alzarmi il viso, guardarmi e baciarmi con tutto l’amore possibile.

Quel bacio segnò l’inizio della nostra nuova storia e la fine del nostro passato.   
 


CIAOOOOO
ALLORA, COME VA. ECCOMI QUI CON UNA NUOVA ONE-SHOT, QUESTA VOLTA SU NIALL, CHE NE PENSATE? 
COME POTETE NOTARE LA NOSTRA PROTAGONISTA NON HA UN NOME, MA C'E' UN MOTIVO: VOLEVO SCRIVERE UNA STORIA DOVE LA PROTAGONISTA E' COLEI CHE STA LEGGENDO. POTETE SCEGLIERE VOI IL NOME DELLA PROTAGONISTA E ANCHE IL SUO ASPETTO FISICO.
DETTO QUESTO SPERO VIVAMENTE CHE QUESTE ONE-SHOT VI PIACCIA. 
FATEMI SAPERE LA VOSTRA OPINIONE...

Raf xxx

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