Mind Palace
Stavolta, era il giardino di una squallida casa londinese di periferia (e sì, il suo spettacolare intelletto sapeva riconoscere anche di quale periferia di quale zona di Londra); altre volte era stato una scuola, le trombe delle scale di un condominio, un tribunale…
Gli indiziati lo guardavano anche stavolta; erano seduti davanti a lui su sgangherate sedie che dondolavano al freddo vento autunnale. Come sempre, lui unì le punte dei polpastrelli, vi appoggiò le labbra, prese un respiro. Al bordo del suo campo visivo qualcosa si mosse, ma non vi badò.
«Che cosa ne deduciamo?» chiese la Ragione, come sempre vestita in maniera impeccabile; i suoi acuti occhi azzurri brillavano.
Sherlock guardò l’altro Holmes, come accadeva ogni volta.
«Che l’assassino ha agito con un complice.»
«Il che chiaramente implica…?»
Qualcosa si mosse, ancora… Sherlock si mordicchiò il labbro, assottigliò gli occhi chiari.
«Che l’alibi fornito da uno di loro è falso.»
Li squadrò, ancora. Cercò i possibili colpevoli, i probabili innocenti, gli eventuali bugiardi: chi, cosa, dove, quando, perché?
Alcune curiose parole vorticavano davanti ai suoi occhi, svolazzando intorno ai sospettati; casalinga, cuoca, muratore, onesto, povera, a dieta, incinta, divorziata, insegnante, bugiar–
Il qualcosa sbadigliò, ma senza fare alcun rumore; non aveva fatto altro che guardarlo per tutto il tempo. Come ogni volta.
«Pensa!» ordinò ancora la Ragione dall’alto, inflessibile, stanca della sua distrazione.
«Pensa, pensa, pensa, pensa, pensa» sussurrò a se stesso e in modo così veloce da formare un’unica parola, chiudendo gli occhi, mordendosi le labbra, trattenendo il respiro.
Ma niente da fare; qualcosa, qualche maledetta cosa gli impediva di essere lucido e scaltro e intelligente quanto l’altro Holmes… Quel qualcosa non sorrideva né piangeva né rideva né parlava: lo guardava solamente, con tanta intensità da farlo distrarre, ma era seduta nella fila di sedie in perfetto ordine e silenzio, in disparte rispetto agli imputati.
Ma la Ragione era impaziente; Sherlock la sentiva tamburellare lievemente le dita sul legno. Arricciò il naso, lasciò perdere il suo caso almeno per qualche secondo e si avvicinò alla figura.
Vedendolo arrivare, lei si alzò.
«Te l’avevo già detto» la aggredì lui, parlando con velocità notevole perfino per i suoi standard «esci dalla mia testa, sono occupato!»
Ma la Donna non parve notarlo: alzò una mano perfettamente laccata e gli lisciò una guancia, come sempre.
Lui non si ritrasse –almeno non subito.
Perché come sempre nel suo Palazzo Mentale, gli occhi di lei brillavano arguti.
Come sempre, le sue labbra erano schiuse in un vago sorriso.
Come sempre, i suoi capelli erano legati in una crocchia.
Come sempre, era leggermente truccata, moderatamente profumata, per nulla ingioiellata.
…E come sempre, era perfettamente nuda.
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Non avevo
intenzione (seriamente!) di scrivere una IreneSherlock,
perché sapevo che sarebbe stato il male
una volta che ci avessi preso gusto.
E infatti,
giusto ieri mi sono segnata a un contest di fanfic
proprio con loro due :D be’, almeno sono
coerente…
*e sono
sotto esami, sì*
Comunque!
È un’idea che mi frullava da parecchio in testa. Insomma, non
riesco a togliermi dalla testa quei quattro (forse cinque, dai X°D) secondi in cui Irene appare nel Mind Palace di
Sherlock. Da come Sherlock le si rivolge (afhapghapighaig),
sinceramente, a me è sembrata una scena che si ripete spesso nella sua
mente; Sherlock non mi è sembrato minimamente
sorpreso di vederla lì a fissarlo, è come se facesse parte della
sua mente come Mycroft (che interpreta la Ragione) o
gli indiziati. Tantomeno, mi è sembrato che fosse sorpreso nel vederla
nuda 8DDDD *gongola*
Da qui
è nata l’idea della fanfic: volevo
mostrare uno “slice of
life” della mente di Sherlock, con tanto di Ragione, indiziati, luogo
più o meno inglese… e Lei, che lo fissa. Il “come
sempre” li ho ripetuti per far vedere come (secondo me!) è una
scena che accade spesso.
Il
“non-sense” è voluto, per dare l’idea appunto di
essere sospesi nel suo Mind Palace. Gli ultimi due riferimenti ai passati
luoghi mentali sono presi dalla terza stagione (il tribunale da The Sign of Three, la tromba delle scale da His Last Wow).
Anche se
sono entrambi vagamente accennati, spero di averli resi bene. Io li amo, in
questo telefilm hanno una chimica spettacolare e sono convinta che ancora non
ci abbiano detto molto sulla Donna. Ad esempio, alla fine della 1x02,
perché Sherlock la va a salvare da morte certa? Non avrebbe alcun senso
nella sua ottica di cinico investigatore, eppure…
E poi,
anche in questa terza stagione, ho un enorme punto interrogativo sulla sua
brevissima apparizione nel secondo episodio. Quello che mi chiedo è: che senso ha? Che senso ha pagare
un’attrice, qualche truccatore, un parrucchiere, la tizia che le fa le
unghie perfette per un’apparizione di qualche secondo se non avesse un preciso scopo?
In ogni
caso! Spero davvero (insisto) di aver reso loro giustizia, è la prima
volta che scrivo di questo spettacolare telefilm.
Commentino?
Clahp