Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Kim WinterNight    29/01/2014    5 recensioni
«Samuele era un ragazzo allegro.
Amava salire sul palco e cantare, suonare, improvvisare, qualsiasi cosa.
Amava modulare la sua voce, amava renderla sempre migliore e amava sperimentarla durante i live.
Gli piaceva da matti l’idea di avere un pubblico, ma non si montava la testa.
Samuele era semplicemente se stesso.»
Una storia introspettiva, una storia d'amicizia, di musica e d'amore.
Semplicemente una storia, la storia di Samuele.
Una dedica speciale va alla persona che mi ha ispirato. Probabilmente non leggerà mai queste righe come io ascolto le sue canzoni, però sono certa che ha già compreso quanto sia riuscito a rubarmi l'anima in una sola serata.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Samuele'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Concerto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ero carico al punto giusto, così cominciai ad incitare la mia massive fin da subito.

Francesco era fuori di sé dalla gioia, quel giorno avrebbe presentato il suo nuovo lavoro e non poteva evitare di godersi il calore del pubblico.

Carlo, intanto, si aggirava per il palco, interagendo con Stefano (il nostro amico dj) e con i suoi collaboratori.

“Buonasera massive, fatevi sentire, su, su, su, su!” gridai, lanciando una rapida occhiata a tutta la bella gente che c’era.

Un grido si levò da sotto il palco, caricandomi di adrenalina.

Intravidi mia sorella in lontananza. Lei era fatta così: non amava stare schiacciata in mezzo alla folla, però raramente si perdeva un mio live, a meno che non avesse impegni lavorativi.

Martina era con lei.

Non vidi Julieta ma non potei preoccuparmene, dovevo pensare alla mia serata.

“Ehi, ehi, ehi!” intervenne Francesco, scatenando un altro boato.

“Fate sentire quanto amate Francisco, su, su, su, su, massive!”

E loro esplosero di nuovo, mentre l’adrenalina e l’emozione più bella e indescrivibile della mia vita si presentava a scaldarmi l’anima.

Scambiai una rapida occhiata con Francesco e anche in lui vidi quella luce.

Sapevo che provava le mie stesse identiche sensazioni.

Quando ero sul palco, non mi sentivo mai solo.

Francesco disse qualche parola per presentare il suo nuovo album, poi fece cenno a Stefano di partire.

Io ero pronto, tutti eravamo pronti.

La musica invase il locale e la gente si animò fin da subito, mentre Francesco cominciava a cantare.

Io mi occupavo di fare i cori e di ballare come un ossesso, non riuscendo assolutamente a controllarmi.

Ma sarebbe presto arrivato il mio turno.

 

 

 

***

 

 

 

“Non sembra preoccupato. Avrà letto il mio messaggio?” domandai a Pamela, mentre osservavo Samuele che si agitava sul palco.

“Non so, ma magari non si è preoccupato perché sa che sei in buone mani. Saremo insieme e poi c’è Marti con noi, non ti preoccupare.”

“Quella ragazza è davvero simpatica” dissi, sorridendo.

Non sapevo se Pamela mi aveva sentito, la musica era piuttosto alta. Tuttavia, pensavo davvero che Martina fosse simpatica e gentile con me.

Da quando stavo con Samuele, era stata la prima ad accettarmi in famiglia.

Alessia rimaneva più distaccata, mentre Caterina mi odiava e non poteva negarlo.

Per non parlare dei suoi genitori!

Invece, Martina era sempre stato la più disponibile e qualche volta eravamo uscite insieme.

Quella sera mi sarei divertita con lei, ne ero certa.

Intanto, guardare il mio ragazzo che ballava e cantava come se fosse in un’altra dimensione mi faceva rabbrividire dall’emozione.

Mi sembrava di vivere nel momento in cui facevamo l’amore e lui si perdeva nelle sue sensazioni ed emozioni, divenendo teso e bellissimo.

Scossi il capo e sorrisi.

Nessuno poteva immaginare quanto dannatamente lo amassi.

 

 

 

***

 

 

 

Mi stavo divertendo da morire!

Era incredibile, non potevo credere assolutamente di essere in prima fila, a pochi metri da Samuel e Francisco!

Amavo Mia, mi stava regalando la serata più bella della mia vita e le emozioni mi vorticavano in corpo come non era mai accaduto prima.

Samuel era bellissimo, quei dread lunghissimi gli donavano, lo rendevano particolare e il modo in cui ballava era coinvolgente, mi impediva di stare ferma.

Guardarlo era una delizia.

“Sara,  vado a comprare una bottiglietta d’acqua, sto morendo di sete!” mi gridò Mia all’orecchio.

“Vengo anche io!”

“No, stai qua, altrimenti non avremo più la prima fila. Faccio in fretta!”

Mia non mi lasciò il tempo di ribattere e si infilò in mezzo alla folla, scomparendo alla mia vista.

Samuel richiamò la nostra attenzione, chiedendoci di farci sentire non appena Francisco finì di cantare una canzone.

Gridai insieme agli altri e mi dimenticai di essere sola.

 

 

 

***

 

 

 

Individuai il bar e mi feci strada tra la gente, senza preoccuparmi di chiedere il permesso per passare.

La maggior parte di loro era ubriaca o strafatta e non si curava di qualcuno che la scostava con una spinta o una spallata, proprio come stavo facendo io.

Dovevo bere qualcosa, riuscivo a malapena a parlare e mi maledissi per non aver comprato dell’acqua prima che il concerto cominciasse.

Riuscii finalmente a raggiungere il bancone e notai che due ragazze erano sedute in due sgabelli.

Pensai che fosse strano, poiché tutte le persone si erano ammassate sotto il palco, impedendo la visuale da quella distanza.

“Cosa desideri?” mi chiese una giovane commessa, dopo avermi individuato.

“Una bottiglietta d’acqua naturale” dissi, appoggiandomi al bancone.

“Certo.”

Con la coda dell’occhio, notai che le ragazze parlavano tra di loro, poi una di loro mi osservò.

Mi voltai un attimo ad osservarla ma il suo viso non mi parve familiare.

Le sorrisi.

“Ecco a te” disse la cameriera, posando la mia ordinazione sul ripiano di marmo.

“Grazie. Quanto ti devo?”

“Un euro e cinquanta.”

Alla faccia!

Glieli diedi e feci per avviarmi nuovamente verso il palco.

“Scusa!”

Mi voltai. Una delle due ragazze era scesa dallo sgabello e mi si era avvicinata.

“Hai dimenticato di prendere il resto” mi disse, tendendomi una moneta da cinquanta centesimi.

Fissai i soldi, poi guardai lei e le sorrisi.

“Grazie mille, andavo di fretta e non ci ho fatto caso.”

“Immaginavo.”

Presi la moneta e la infilai in tasca.

“Grazie. Allora, io vado, devo tornare da mia sorella.”

“Certo. Ah, non mi sono presentata: io sono Alessia e lei è mia cugina Martina.”

Alessia, Martina. Potevo ricordarlo.

“Piacere di conoscervi, io sono Mia.”

“Che bel nome!”

Arrossii per il complimento e decisi che era giunto il momento di essere sfacciata.

“Posso chiedervi come mai non siete tra il pubblico? Non voglio farmi gli affari vostri, è solo che mi sembra strano trovare qualcuno qui, insomma, qualcuno che non stia lavorando.” Sorrisi, pentendomi immediatamente di essermi spinta fino a quel punto.

Martina rise.

“Tranquilla, non è un segreto di stato. Siamo qui perché a me dà fastidio stare in mezzo a tutta quella gente, sono un po’ claustrofobica” spiegò Alessia, con estrema gentilezza.

“Già, poi uno dei cantanti è suo fratello e, be’, sai… non abbiamo bisogno di stare in prima fila, se capisci cosa intendo.”

Cercai di contenermi. Chi era il fratello di Alessia? Oh, cielo!

“Capisco, in effetti ora si spiega tutto. Sei la sorella di Francisco?” azzardai, non trovando nei suoi lineamenti una qualche somiglianza con qualcuno dei ragazzi.

Alessia alzò gli occhi al cielo non appena udì quelle parole.

“Ti prego, non me lo nominare, quello!” esclamò.

Indietreggiai di un passo, mortificata.

“Scusami, io… ehm, non volevo, mi dispiace…

Ale, non la spaventare così, però! Scusala, Mia, è solo che Francisco oggi l’ha combinata grossa e Alessia ce l’ha un po’ con lui. Comunque, no, suo fratello è Samuele.”

“Samuele?” feci, cadendo letteralmente dalle nuvole.

Poi compresi e mi diedi mentalmente della stupida.

“Ah, Samuel! Okay, bene, ho capito. Scusate, ma adesso devo proprio andare, mia sorella di tredici anni è da sola lì in mezzo e…

“Oddio, scusaci se ti abbiamo trattenuto!” saltò su Alessia.

“Non c’è problema!”

“Se ti va, ripassa di qua dopo, con tua sorella, così me la presenti” disse Alessia.

“Ah, be’, certo, allora a dopo.”

“Io dopo non ci sarò, perciò piacere di averti conosciuto” intervenne Martina.

“Piacere mio. Ciao ragazze!”

Mi voltai e tornai sui miei passi, per poi raggiungere Sara in prima fila.

Chissà cos’avrebbe detto quando le avrei raccontato quello che era successo!

 

 

 

***

 

 

 

Ero stupendamente felice!

Quel concerto mi stava caricando tantissimo; più il tempo passava, meno rimpiangevo di non essere andata con Mia a quella stupida serata in discoteca.

La cover band dei Satyricon era una bomba!

Non era facile riprodurre i suoni proprio come io li conoscevo, ma quei ragazzi avevano talento.

Quando suonarono la mia canzone preferita, per poco non mi lanciai a pogare insieme a quella gabbia di ubriachi fradici che si spintonava sotto il palco.

A me di loro non interessava, volevo solo godermi la mia musica.

Erano davvero bravissimi, accidenti!

Finalmente, dopo tanto tempo, ero riuscita a beccare un concerto decente. Stentavo ancora a crederci e comunque dovevo accettare che ciò che stavo vivendo era reale.

Sorrisi e mi ritrovai per l’ennesima volta a pensare che Mia non aveva idea di cosa si stesse perdendo.

 

 

 

***

 

 

 

Non appena il concerto finì, ero sfinito ma estremamente sereno e in pace con il mondo.

Scesi dal palco di corsa, sperando di trovare la mia Julieta ad attendermi.

Non vedevo l’ora di stare da solo con lei, ne sentivo il bisogno e tutti gli avvenimenti appena trascorsi non mi avevano fatto dimenticare il pungente desiderio che lei aveva innescato in me.

Ma Julieta non c’era.

Mi diressi nella stanza che ci era stata adibita a camerino e non la trovai neanche lì.

Preoccupato, mi ricordai che non avevo letto un messaggio prima di salire sul palco.

Afferrai il cellulare: era Julieta.

Diceva che purtroppo non sarebbe rimasta con me quella sera, perché Martina l’aveva pregata di uscire con lei e dei suoi amici, dal momento che Alessia non era disponibile per accompagnarla.

Cazzo.

Uscii di corsa dalla stanza e aggirai il palco, ma subito rimasi incastrato in mezzo alla folla che mi aveva riconosciuto e pretendeva delle foto con me o voleva semplicemente farmi i complimenti.

Dopo essermi intrattenuto fin troppo insieme ai fan, mi liberai appena in tempo per vedere Julieta e Martina uscire dal locale.

Dovevo raggiungerle.

Samu, eccoti finalmente!”

Oh, no, Alessia.

Mi arresi e mi voltai, trovando mia sorella che mi sorrideva.

La raggiunsi e la presi per le spalle.

“Cos’avete architettato, eh? Mi vuoi dire perché cazzo non mi lasciate in pace?”

“Oh, calmati e lasciami andare, idiota! Di cosa stai parlando?”

“Perché Martina ha portato via Julieta?”

“Ah, di questo si tratta! Senti, io non c’entro niente, devi vedertela con loro.”

“Non dire cazzate.”

“Io non c’entro niente, ti dico! Stavo parlando con te quando Martina ha proposto a Julieta di uscire, chiedilo a loro se non mi credi.”

Alzai le mani in segno di resa, scuotendo il capo.

“Scusa, Ale. È solo che odio quando cercate di allontanarmi da quella ragazza. Quando vi metterete in testa che la amo?”

“Okay, basta così, messaggio ricevuto. Adesso vieni con me, ho qualcuno da presentarti.”

“E chi sarebbe, il tuo nuovo ragazzo?”

Ah-ah, divertente! No, andiamo, seguimi.”

Confuso, presi a camminare dietro a mia sorella.

 

 

 

***

 

 

 

“Okay, quindi praticamente tu mi stai dicendo che adesso Alessia ci fa conoscere Samuele?” domandò ancora una volta Sara, portandomi all’esasperazione.

“E basta! Ti ho detto di sì, capito? Ha detto così, sei sorda? C’eri anche tu di fronte!”

“Okay Mia, è solo che… ODDIONONCICREDOGUARDACHISTARRIVANDOSTOPERMORIREODDIODDIODDIO!”

Shh, vuoi stare zitta? Ti sente! E smettila di agitarti, credi che lui non ti veda? Sara, ti prego, calmati!”

“Non ce la faccio, oddio, sto entrando in iperventilazione, oddio, oddio, oddio!”

Le mollai un pugno sul braccio, scuotendo il capo.

“Sara, per amor del cielo, datti una calmata, sta arrivando, stai zitta!”

Finalmente, mia sorella tacque, anche se continuava a respirare in maniera irregolare e a fissare con occhi sgranati Alessia e suo fratello che si avviavano verso di noi.

Avevo cercato di tranquillizzare lei ma la verità era che ero agitata molto più di lei.

Mi resi conto di aver trattenuto il fiato solo quando mi ritrovai costretta a rispondere al saluto di Samuel.

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Kim WinterNight