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Autore: Gavriel    29/01/2014    2 recensioni
Esistono le crisi di mezzo liceo? All'alba del suo quarto anno Marianna, austera e razionale, non vuole farsi cogliere impreparata per la sua futura prima relazione. In via (non del tutto) preventiva propone a Zeno, un ragazzo piuttosto eccentrico e non particolarmente popolare, di allenarsi assieme a lei. Ma l'accordo che le propone potrebbe non essere poi così pieno di benefici...
Genere: Demenziale, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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*Mini riassunto*: Marianna Zeno e Mauro sono stati ad una festa al devasto in una clubhouse. Tuttavia proprio la Marianna ha appreso che Marta -la cugina carinissima del moro- e Zeno erano fidanzati fino a pochi mesi prima e che si erano mollati perchè a lei non rimaneva molto da vivere a causa di un incidente in cui erano stati coinvolti entrambi qualche anno prima. Il punto è che lui sembra ancora legato alla cugina. 

 
Erano quasi le sei del mattino, la festa si era interrotta prima, ma avevano accompagnato un compagno di squadra che non abitava proprio lontano da loro, ma che aveva costretto il gruppo a fermarsi in ogni singola piazzola della tangenziale per vomitare. Inutile dire che anche Zeno ci aveva messo del suo, mentre lei si era imposta di mantenere un contegno; che contegno poi era difficile dire, perché la faccia del moro era proprio sulle le sue gambe. Gli mise una mano tra i capelli, accarezzandogli la nuca, era preda di sensazioni abbastanza contrastanti: se da un lato avere Zeno accoccolato a sé era in un certo senso il suo obiettivo finale, dall’altro aveva sperato che non sbavasse troppo sulla gonna di Marta.  
In un modo o nell’altro Mauro era riuscito a centrare il cancello ed erano riusciti ad entrare nel cortile.
Marianna uscì dalla macchina barcollando, aggrappandosi alla portiera fece il giro intorno ed aiutò Mauro a tirare fuori Zeno dal sedile dietro, che si animò come un burattino:
-NON FATE RUMORE! Marta sta dormendo
Mauro alzò gli occhi al cielo, Marianna ebbe la forte tentazione di lasciarlo li, con la testa a ciondoloni e le gambe nella macchina, e te lo meriteresti, ma venne presa sotto braccio da Mauro, mentre documentava lo stato dell’amico con un autoscatto.
-Adesso siamo pari bello
Sorreggendolo per le spalle riuscirono ad estrarre il corpo e ad avanzare fino alla porta, anche se più che altro era Mauro quello che reggeva il peso.
-Le chiavi?
Zeno biasciò qualcosa di incoerente
-Guarda, sono in tasca
Da sotto la testa ciondolante del moro, quella stanca ma vigile di Mauro la guardava accigliato, lei ci mise un po’ per capire che erano effettivamente nella tasca dei pantaloni dalla sua parte, facendosi meno problemi del dovuto riuscì a prendergliele e cominciò a cercare quella del portone. Mauro gliele prese di mano e con un gesto sicuro isolò una grossa chiave,  con cui aprì la porta.
Ci volle un po’ per convincere Marianna e Zeno che non potevano passare tutti e tre contemporaneamente, poi alla fine Marianna Cedette ed entrò dopo. La casa era  immersa nell’oscurità; se i due ragazzi erano guidati dalla familiarità –o dalla sobrietà- Marianna incespicava in ogni singolo angolo, spigolo, lembo di tappeto.
Mauro accese una piccola luce, quanto bastava per ricordare alla ragazza che la camera di Zeno era in cima alla casa. Oh  mamma, e chi lo porta fino a la? All’improvviso si ricordò di quando aveva pianto per lui, di quando non si era voltato per vedere come stava col costume, di come non le aveva fatto nemmeno un complimento… e di come l’aveva bellamente ignorata per una festa intera, per non parlare del fatto che sopra una bella ragazza con un completino color tortora la stava aspettando!
All’improvviso si rese conto di detestarlo con tutto il cuore, e concluse che lui non meritava nemmeno un decimo dell’attenzione che gli stava per dedicare, senza contare che l’indomani non si sarebbe ricordato nulla, e in più le faceva male la caviglia e tutte le parti del corpo dove aveva picchiato qualcosa mentre rientrava in casa.
Quindi mollò la spalla del Moro e si lasciò cadere senza troppe cerimonie su uno dei due divanetti della sala.
-Bell’amica, mi lasci portare questo morto su per le scale tutto da solo?
Lei aveva appena la forza per rispondere, figurarsi per tirare su un corpo inerte per tre rampe:
-Dimmi cosa vuoi in cambio
Mauro alzò gli occhi al cielo, ma lei non lo notò, si stava già addormentando.
 
Marianna sussultò quando sentì qualcosa turbare il suo sonno. Vide una sagoma nera muoversi nella sala, riconobbe Mauro quando lo sentì bisbigliare:
-Su non c’è posto
Con un gesto ampio distese una coperta di lana spessa su di lei; improvvisamente vigilissima, lo vide togliersi gli scarponi, disfare il punto di cucito che teneva insieme i lembi della sua tuta, che cadde piano piano a pezzi sul pavimento. Alla ragazza ci vollero ben quattro minuti e che arrivasse a togliersi le braghe perché si accorgesse che aveva intenzione di dormire sul divano.
-Non vorrai…
-Ma guarda, non riesci nemmeno a slacciarti le scarpe
Il suo tono era lo stesso di quando un adulto guarda divertito un bambino maldestro. Ovvio che non si era tolta le scarpe, aveva prestato troppa attenzione al suo spogliarello per riuscire anche solo a ricordarsi di avercele addosso.
Fece per togliersi gli stivaletti coi piedi ma sembrava che qualcuno glieli avesse incollati addosso. Possibile che fosse così cotta? Si chinò per slacciare i nodi, ma il ragazzo era stato più veloce di lei ed aveva messo le mani sul sinistro.
-Guarda che non ho bisogno di un badante
Marianna parallelamente si slacciò il destro ingaggiando una gara segreta per chi fosse il più svelto, che perse pochi secondi dopo.
-Guarda che non l’ho mai messo in dubbio
La scarpa sinistra le scivolò via, mentre per l’altra si sforzò di non gemere dal dolore; ecco perché faceva male, la sua stupida storta!
-Tutto a posto?
Marianna assentì e lasciò spazio a lui per sdraiarsi. Se fosse stato qualunque altro giorno avrebbe fatto in modo di dormire testa-a-piedi, ma in quel momento si sentiva alquanto gagliarda: se lui lo faceva con sua cugina, perché lei non poteva farlo con chi le pareva?
Nonappena però lui si fu sistemato desiderò non essere stata gagliarda affatto. Si stavano toccando: lui si era preso la parte vicino allo schienale, a cui aveva tolto i grossi cuscini, e per non farla cadere le aveva anche infilato un braccio intorno alla vita. Decisamente troppo, anche per essere Sbronzi! Sentiva il suo torace contro il suo petto, le loro gambe allungarsi vicine per tutto il divano, poteva anche sentire il suo cuore battere! Decisamente troppo. Anzi, decisamente troppo per non approfittarne: qualunque ragazza zitella avrebbe pagato oro per essere in quella sua situazione, d’un tratto si sentì la rappresentante di tutte le donne nubili del pianeta, e in quanto tale era un suo preciso  dovere tentare ciò che stava per fare.
Con una mano ricambiò l’abbraccio di Mauro, mentre con l’altra uscì dal tepore della coperta per scorrergli i capelli tra le dita. Lo sentì irrigidirsi, ma non respingerla, forse poteva continuare? Mauro si piegò verso di lei arrivando ad appoggiare una guancia sulla sua, poteva sentire già la ricrescita pungente della sua barba, aveva un odore diverso da quello di Zeno. Marianna  scorse la pelle del ragazzo fino ad arrivare alle sue labbra, che si socchiusero per un istante, prima di serrarsi del tutto.
Risentita e rifiutata Marianna gli si staccò voltandosi dall’altra parte; aveva fatto tutto quello, da quando aveva chiesto a Zeno di allenarsi insieme per non arrivare ad essere respinta con chi avesse voluto davvero.
-Marianna
La sua voce vibrava sul suo collo, lei sapeva che avrebbe dovuto chiedere scusa, ma era troppo arrabbiata per parlare con voce ferma.
-Marianna non posso. Non a te.
Cosa c’era? Lo sapeva di non essere proprio un figurino e di non avere un carattere proprio piacente, ma ne aveva viste di più bruttine limonare quella sera alla festa.
-È che voglio troppo bene a Zeno, come anche tu.
Lei? Lo odiava, con tutte le sue forze, lo voleva morto, lui e i suoi stupidi premurosi sentimenti verso Marta.
-Non è che forse tu sei….
-Frocio? Magari, almeno non dovrei patire le pene dell’inferno standoti attaccato senza fare nulla
Lei arrossì nel buio:
-Beh sei il primo maschio etero che desidererebbe essere gay
-Chi non lo vorrebbe? Insomma, puoi capire cosa frulla in testaa voi donne, puoi bere tutti i Sex on the Beach che vuoi, puoi andare in giro con delle scarpe pitonate e adesso sembra che tutti quanti si battano per i tuoi diritti, e se sei un uomo di successo dopo la morte si scopre che tu eri stato gay, così a caso.
-Tra poco dichiareranno che anche Mickael Jackson era gay
-Come Galileo Galilei. Ma si può? Aveva tre donne in tre città diverse…
-Potresti anche commuoverti per i film senza vergognarti
-Guarda che quelle che sgorgano durante Nuovo Cinema Paradiso sono delle lacrime da uomo, pura Machosità distillata.
Mauro la strinse ancora a sé e lei gli si accoccolò, smettendo di parlare e abbandonandosi a lui.

Ho riscritto la prima metà del capitolo arricchendola un po' grazie a Nimue, che mi riporta coi piedi per terra.
Insomma, sembra che Marianna non riuscirà mai ad essere al vertice di un triangolo amoroso.
Grazie a Nimue, e a tutti quelli che recensicono e leggono.
Ps: nuovo cinema paradiso, solo a sentirne la
colonna sonora piango come una fontana
  
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