Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |       
Autore: Oducchan    29/01/2014    0 recensioni
-Ma, Sai- chiede, gentile -Perché tu non ci sei?-
È vero. Kakashi non ha bisogno dello sharingan per sapere che non è presente nemmeno un ritratto dell'autore di tutti quei dipinti. Però non ne ha mai chiesto il motivo, forse timoroso di conoscere quale fosse la risposta.
-Non ce n'era bisogno, Sakura-chan- le risponde Sai, imperturbabile -Sono sempre stato qui-.

La battaglia contro Madara si è conclusa. Naruto, Sakura e anche Sasuke giacciono in ospedale, in coma, e non sembra possano svegliarsi.
Kakashi e Sai dovranno trovare la forza per continuare. E per aggrapparsi a quei tre corpi, per salvare i loro compagni, la loro famiglia.
[Team 7: Sai, Kakashi, Naruto, Sasuke, Sakura + Team Taka: Karin, Juugo, Suigetsu][Menzionati gli altri]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sai, Team 7, Team Hebi/Taka, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nakama - parte 01 Hito

PREMESSA! La storia qui seguente mi è stata ispirata dalla storia scritta dalla nostra Dragon Gio, "Long live team 7 - Sai&Sasuke" che è presente nel nostro forum "Il tempio di Sai" e la trovate qui (È presente ovviamente anche su EFP a questo indirizzo).  Pertanto è a lei che è dedicata ed è per lei principalmente che mi sono messa a scriverla.
La storia si dovrebbe svolgere come diretta conseguenza della battaglia in corso nei capitoli attualmente in pubblicazione, come risultato dello scontro con Madar, Obito e il decacoda. Non sono andata ad indugiarci e a spiegare cosa sia effettivamente successo, perché a) non è il fine della storia, b) non avrei mai trovato una spiegazione soddisfacende e c) non è che me ne importasse molto.
Troverete compreso nella trama Yamato, anche se non sappiamo che fine abbia fatto, e lo troverete in salute, anche se sappiamo che molto probabilmente molto in salute non è. Quello è stato un'errore, ma ormai la fic è conclusa queindi faremo finta che sia stato rintracciato e rimesso in sesto relativamente bene.
Non vedrete Neji, perché non avrei mai cuore di riportarlo in vita. Ci saranno menzionati gli altri, Ino in primis, ma non avendo il desiderio di focalizzarmi su di loro ma solo sul Team 7 [e il team Taka, perché se recupero Sasuke non ha senso   lasciare loro fuori], hanno un ruolo molto defilato.
Non ci sono i parenti di Sakura. Saranno morti, oppure come loro solito (!) se ne fregano della figlia. O ci sono, ma fuori campo. Che diamine.

Detto questo, non doveva venire così. Kakashi doveva solo comparire all'inizio, ma invece è diventato un leit motif e alla fine ho analizzato tutto l'accaduto dal suo POV (salvo un paio di scene), che tra parentesi non credo mi sia venuto un granché.

Kazoku

家族


Part 01 - Hito  (people)


Kakashi lo trova addormentato sulla sedia, la testa sprofondata tra le braccia affondate tra le coperte bianche. Per un attimo lo confonde per Sasuke, con quella testa così nera e la pelle così bianca, se non fosse che Sasuke è sdraiato nel letto dall'altro capo della stanza, immobile, senza dar cenni di vita. Gli si avvicina in punta di piedi, osservando accorto le occhiaie pesanti che gli segnano gli occhi e la scarnezza dei lieneamenti, gli zigomi che si sono fatti incavati. Sente Tenzo sospirare, mentre chiude delicatamente la porta della camera alle loro spalle, e poi lo vede con la coda dell'occhio avvicinarsi alla finestra e appoggiarsi grave alla parete accanto. Anche Kakashi si lascia sfuggire un alito di fiato, sotto la maschera, e la mano che dovrebbe destare con gentilezza il giovane indugia sul suo capo, in un moto d'affetto spontaneo, prima di scuoterlo debolmente.
Sai apre gli occhi lentamente. Con altrettanta lentezza solleva il capo, e il suo sguardo corre subito all'occupante del letto su cui si è assopito. Ma Naruto non ricambia lo sguardo, non esplode in brontolii, non piagnucola e non lo saluta nemmeno. Rimane a sua volta immobile, il tubo che gli permette di respirare infilato in gola, le bende bianche macchiate di sangue che gli cingono gli arti.
Kakashi vede distintamente la speranza nata in quegli occhi scuri e vuoti morire, spezzata dalla realtà.
-Kakashi-sama?- sussurra il pittore, scostando la sedia per alzarsi in piedi. Hatake lo afferra subito, notando come ondeggi pericolosamente, probabilmente ancora intontito dal sonno accumulato e che non è riuscito minimamente a recuperare, e gli mette le mani sulle spalle, perché vuole che, stavolta, lo ascolti.
-Vai a casa. Restiamo io e Tenzo, stanotte-
Sai non alza lo sguardo per guardarlo, anche se lancia un'occhiata, rapida, verso il volto serio e imperscrutabile di Yamato. Torna a fissare le lenzuola candide, e la mano graffiata e pallida che emerge da esse, quella stessa mano che fino a poco prima stringeva tra le sue.
-Preferisco restare, Kakashi-sama-
Ah, se lo aspettava, Kakashi. Ha iniziato ad aspettarselo la terza volta che Sai ha rifiutato di andare a riposarsi, di dare il cambio a uno qualunque degli altri ragazzi che ugualmente in ansia per la sorte dei loro amici fanno la spola tra l'ospedale, i campi allenamenti e le loro dimore. Ha imparato ad aspettarselo, anche se la prima volta che l'ha sentito rifiutarsi di uscire da quel quadrilatero silenzioso e odorante di medicinali la sorpresa è stata tale che l'ha fissato imbambolato per un minuto buono; ma ora sa che, al minimo accenno di un cambio, al solo pensiero di allontanarlo da quel luogo, la sua risposta sarà sempre solo una.
No.
-Sai, ascolta...- la voce di Yamato è inaspettatamente dolce e carezzevole, visto il suo contegno, e proprio per questo falsa. Kakashi gli lancia una pessima occhiata, prima di insistere con l'allievo cui non ha insegnato nulla, se non ad avere fede.
-È un ordine. E come tale lo eseguirai. Non provare a restare in corridoio come l'ultima volta-
Sai non risponde, ma Kakashi nota come, seppur impercittibilmente, stringa le labbra tra loro, come le mani affusolate siano scosse da piccoli tremiti. Sa che quella piccola anima sbrindellata che hanno tanto penato per rimettere insieme si sta ribellando, in quel corpo esile, sta lottando contro tutti gli insegnamenti ricevuti nella vita precedente; ma sa anche che se non le darà requie, finirà per stracciarsi di nuovo, e stavolta irreparabilmente.
Ed è cosa che lo terrorizza, lo terrorizza a morte, perché non saprebbe come sopportarlo.
Sai inspira profondamente, probabilmente per ricacciare giù l'istinto fazioso di opporsi ai comandi del suo superiore. E forse, forse come Kakashi aspetta la prevedibile sgridata, accompagnata da pugni e sberle, di una voce famigliare, che però tarda ad arrivare.
Perché Sakura, ciò che resta del suo corpo, giace nel terzo letto sorvegliato da Tenzo, e il suo respiro è velato dai piccoli bippeggi della macchina che la tiene in vita.
Sai getta un'occhiata alla sua famiglia -Naruto, Sakura, Sasuke, Kakashi, Yamato- e scuote leggermente la testa, annuendo appena. Esce compito, a passi veloci, senza voltarsi indietro, e la porta sbatte fin troppo sonoramente alle sue spalle.


Il giorno dopo, una Ino mortificata confesserà di averlo lasciato restare nello stanzino dei medici di guardia per la notte, mossa a buon cuore dal suo viso esangue. 
Kakashi si domanda come faranno a superare tutto quello.


Kakashi lo trova seduto sulla sedia, una bestiola ferita appollaiata con tenace disperazione al suo trespolo, e sente una stretta nel petto là dove ci sarebbe il suo cuore. Vorrebbe fare di più, vorrebbe essere in grado di mettere fine a tutto quello, ma Tsunade è stata categorica: la squadra medica non può fare di più di così, e purtroppo l'unica possibilità è aspettare, e sperare. Sperare che l'emorragia cranica di Naruto si rimetta, si svegli e i danni cerebrali regrediscano restituendo loro la sua allegria e la sua esuberanza. Sperare che le cicatrici delle amputazioni di Sakura si chiudano, che l'infezione che le sta mangiando la carne venga sconfitta e che i suoi polmoni riprendano a funzionare autonomamente. Sperare che gli organi interni di Sasuke si rimettano assieme in qualche modo e cessino di sanguinare a più riprese e le ossa della sua gabbia toracica sfondata si rinsaldino completamente (*).
Sperare. Per quando difficile e crudele possa essere.
Sai alza lo sguardo su di lui, sentendolo arrivare. Ha l'aria sempre più sofferente e sbiadita, magro e pallido da far spavento, e Kakashi deve imporsi di essere severo.
-Sai...-
-Non posso andare a casa, Kakashi-sama- la sua voce è bassa, e acuta -Non posso andarci. Non... non ci riesco, ho provato a cercare di uscire dall'ospedale ma non arrivo oltre la porta. Devo stare qui-
Cosa gli abbiamo fatto? Kakashi vorrebbe urlare Cosa ti abbiamo fatto! ma non può. Invidia la forza con cui il giovane uomo al suo fianco stringe tra le mani pallide quella esangue d Naruto Uzumaki.
-Hai mangiato?- riesce a bisbigliargli.
Sai scuote debolmente il capo in un cenno di diniego.

Sai, ex membro della Radice, è la prima persona che vede Kakashi Hatake senza la sua maschera dal momento in cui il copyninja aveva deciso di celare al mondo le sue fattezze. Kakashi insiste per aprire una ciotola di ramen anche per Naruto, lasciandola a raffreddare sul comodino, ed entrambi attendono che diventi gelida, prima di gettarla via ancora più scoraggiati.



Kakashi lo trova accovacciato sul davanzale della finestra, le gambe incrociate che sostengono il blocco da disegno su cui sta sistematicamente schizzando qualcosa che ancora gli è celato. Non alza lo sguardo dal suo lavoro per salutarlo, né dà cenno di averlo notato quando si siede sulla sedia dove di solito è accomodato.
-Cosa disegni, Sai?- chiede Kakashi, quando il silenzio si fa insopportabile e anche il lento sgocciolare delle tre flebo sembra in grado di farlo impazzire. Sai non risponde. Il carboncino tra le sue dita continua a correre sulla carta in infinite volute, sempre più frenetico, finché l'artista non decide di averne avuto abbastanza: strappa il foglio, lo getta via, e passa al successivo.
Solo allora Kakashi nota la pila di fogli accumulati per terra, ciascuno ricoperti di scarabocchi nero pece.
-Ho sentito le infermiere parlare in corridoio- bisbiglia Sai, quando gli toglie di mano i suoi strumenti, con gentilezza ferma e decisa -Dicono che non ci sono probabilità di risveglio. Dicono che non si fermeranno. E... e io...- Si blocca, inspirando bruscamente, e Kakashi rabbrividisce, riconoscendo il panico serpeggiargli nello stomaco. Conosce perfettamente la prognosi, e parla quotidianamente con Tsunade (sempre più fragile e spenta, anche lei, come spezzata nell'animo) pregando in cuor suo di sentire, finalmente, la parola "miglioramento"
-Non accadrà- risponde, e si stupisce della sua stessa sicurezza. Ma i suoi allievi, i suoi amati allievi, gli hanno provato molte volte di essere le persone più toste e resistenti che il mondo abbia creato, e ha imparato ad avere una illimitata fiducia in loro e nelle loro capacità -La volpe piano piano guarirà Naruto- ed è una menzogna, perché avrebbe già dovuto accadere, e dopo quella battaglia spaventosa della volpe non è rimasto poi molto -e per quanto riguarda Sasuke e Sakura... ce la faranno. Ce la faranno, vedrai-
Quando Sai lo guarda negli occhi, ripetendo quelle stesse parole, Kakashi vorrebbe morire, perché sta illudendo un cuore che ha già perso tutto.


-Sento un gran vuoto, Kakashi-sama- gli confida più tardi Sai, i fogli ben impilati nella pattumiera e le dita macchiate di nero.
-Sento un gran vuoto qui- dice, indicandosi il petto -Non ho mai sentito un vuoto qui. Neanche quando mio fratello... mio fratello...- aggiunge, e la voce gli muore in un orrendo pigolio.
-Lo so- replica, rapido, e gli stringe una spalla -Lo so, lo so bene- e gli viene spontaneo costringerlo a posargli la testa sulla sua spalla, e stringerlo di nuovo.
Arriva l'alba e sono ancora entrambi svegli, e più devastati che mai.


Kakashi lo trova seduto sulla sedia, intento a parlare. Ha iniziato da un paio di giorni, così dal nulla, gli ha confidato Shikamaru, che trascorre almeno un paio d'ore al giorno a vegliare a sua volta i suoi amici. Ha iniziato parlando dalla missione che gli aveva assegnato Danzo quando li ha conosciuti, ha detto loro cos'era successo nel covo di Orochimaru, con voce pacata e serena. Poi ha cominciato ad andare a ritroso, di missione in missione, di incarico in incarico, di omicidio in omicidio. Hatake indugia qualche momento sulla soglia, ascoltando la rievocazione dell'eliminazione di un pericoloso ninja traditore dal libro nero, prima di decidersi a far notare la sua presenza andando a sistemarsi accanto al letto di Sasuke, passando come fa spesso una mano sulla sua fronte. Sempre mortalmente gelida.
-Ho letto su un libro che parlare alle persone incoscienti è molto utile per stimolare la loro corteccia cerebrale- lo informa pacatamente Sai, le dita che si intrecciano e si sciolgono con quelle inerti della mano non mutilata di Sakura -Non sapevo bene cosa dire, però. Ho pensato che sarebbero stati contenti di sapere qualcosa... di me. Adesso... posso dirglielo-
Kakashi gli sorride, incoraggiante. Guarda Sasuke (l'aria altera e indifferente anche mentre dorme, gli zigomi sporgenti, i capelli nerissimi) e prende una delle sue mani tra le proprie.
-C'è stata una baruffa giù alle carceri- esordisce- Sasuke, quei... simpatici ragazzi che ti sei portato dietro vogliono a tutti costi essere al tuo fianco. Sto cercando di convincere il Consiglio a farli uscire, credo che le loro abilità ci saranno utili...-


Più tardi, molto più tardi, quando la sua voce è diventata roca ed è calato il buio e sa di dover andare, nota Sai piegarsi verso l'orecchio di Naruto.
-Hinata-sama non smette di piangere. Credo che lei... che lei...- tace, qualche istante -Apri gli occhi, per favore-
Il silenzio è la risposta più crudele di tutte.


Kakashi lo trova accasciato sul letto di Sakura mentre tutti i macchinari trillano, impazziti. I medic-ninja e le infermiere si affaccendano attorno al letto, e come notano il suo arrivo Tsunade gli si fa incontro, tesa.
-Dobbiamo operarla subito. L'infezione sembra essersi estesa nonostante le cure che le somministriamo. La situazione è critica- aggiunge, a voce più bassa -molto critica. Farò il possibile ma... vorrei che siate pronti- e i suoi occhi, più che fermarsi su di lui, corrono verso Sai, al suo volto pietrificato e alle sue dita contratte, che pare incapace di lasciar andare la sua compagna di squadra ma così facendo sta infastidendo l'operato della squadra medica.
-Sai- lo chiama, paziente, e gli si avvicina- Andiamo. Lasciamoli lavorare-
Sai non risponde, limitandosi a sbattere le palpebre meccanicamente. Kakashi lo chiama un'altra volta. Un medico impreca, cercando di ragionare con una delle macchine; un'altro sta provando ad infondere il suo chakra, per arginare l'avanzata dei germi; un terzo misura i parametri, occhieggiando entrambi con scarsa simpatia.
Sai, senza staccare lo sguardo dal volto esangue di Sakura, storce il viso in una smorfia.
-Non so cosa fare - sussurra, atono, e Kakashi vorrebbe strapparsi le orecchie e non sentire -Nemmeno questa volta. Non so che faccia assumere-
-Non ci sarà bisogno di mostrare nessuna faccia. Andiamo, torneremo quando l'operazione sarà finita-
Per metterlo in piedi deve tirarlo su di peso, e per condurlo fuori deve trascinarlo per un gomito, ma per fortuna Ino ha già avvisato gran parte del loro gruppo.
Si stringono tutti assieme, in attesa, un branco ferito in attesa della sorte dei loro capobranco.

Quattro ore più tardi due infermiere spingono delicatamente la barella di Sakura di nuovo nella stanza accompagnate dal tenue battito del suo cuore. Sai si lascia andare sulla panca d'attesa con tanta veemenza che Kakashi teme possa essere svenuto.


Kakashi lo trova seduto accanto al letto di Naruto. Stringe una delle mani tra le sue, massaggiandola delicatamente, e capisce che ha raggiunto il limite dai suoi mormorii sconnessi.
-Non so più cosa fare, Naruto. Ho provato tutti i suggerimenti del mio libro, e... per favore. Per favore, Naruto, devi svegliarti, perché... perché Sakura sta scivolando via, e Sasuke non si sta riprendendo, e hanno bisogno di te, hanno bisogno di te, tutti hanno bisogno di te. Ti prego, svegliati-
Kakashi si avvicina, in silenzio.
-Sai, hai bisogno di uscire di qui. Forza, ti porto a casa-
Il ragazzo non muove nemmeno un muscolo, restando immobile e silenzioso. Hatake decide improvvisamente che hanno entrambi bisogno di una tregua.
-Sai, so perfettamente perché non riesci a uscire da questo ospedale, ma devi, dobbiamo, perché ora non possiamo fare nulla, assolutamente nulla, e lasciarti deperire e non dormire non migliorerà la situazione. Domani mattina tornerai e riprenderemo insieme la veglia.-
Sai indugia. Poi, con delicatezza, adagia la mano di Naruto sulla coperta, e si alza in piedi.
-Quello non è il mio nome- mormora, improvvisamente. Alza il volto per guardarlo, e Kakashi per una volta è a corto di parole.
-Lo so. Ma credo che per noi lo sia, ormai-

Lo accompagna fino alla soglia di casa, e aspetta di vederlo addormentarsi dall'albero che si affaccia sulla casa. Solo allora riesce ad allontanarsi fino alla propria abitazione.


Kakashi lo trova davanti a una tela piazzata su un cavalletto, sistemata al centro della camera ospedaliera, una tavolozza in mano e un pennello sporco nell'altra. 
È pieno di macchie da capo a piedi, pure in viso, ma Kakashi è sicuro di non averlo mai visto più concentrato e determinato di così. Kiba, intento a coccolare il suo Akamaru sulla solita sedia, lo osserva ammirato.
-È da quando sono arrivato che sta dipingendo- esclama -Non so cosa stia facendo, ma è un capolavoro, mi creda, Kakashi-sensei-
Oltre a questo, nota come la stanza sembri trasformata. Fiori provenienti dal vivaio Yamanaka traboccano dai comodini. Le tende sono state tirate e il sole irradia ogni parete bagnata dal suo calore. Kakashi si avvicina all'artista, sbirciando il suo lavoro, e ne rimane ammaliato: non è un ritratto, nè un paesaggio, ma è un'opera astratta, contorta e raffinata, in cui dominano i colori, accesi, sgargianti e vitali. È un quadro che trasuda speranza e fiducia, amore e affetto. Kiba ha ragione, forse Sai non ha mai creato niente di più bello.
-Aveva ragione, Kakashi sensei. Hanno bisogno anche di me- annuncia, dando un'altra pennellata arancione brillante.
Kakashi lo osserva, attento, e il nodo di angoscia che da così tanto tempo lo tormenta si srotola di qualche centimetro.
-Hai ragione, ragazzo mio!-esclama, e acchiappa l'altra sedia per spaparanzarsi comodo tra i suoi allievi preferiti, estraendo, per la prima volta dal fattaccio, l'ultima copia di Icha Icha Paradise dal giubbotto.

Quando il quadro è terminato, Kakashi chiede personalmente di poterlo appendere sopra la sponda del letto di Naruto. In capo a una settimana, la stanza trabocca di tele cariche di tinte meravigliose, tra l'ammirazione e la gioia di tutto il personale che sussurra estasiato quando incontra il pittore all'opera.
Ino cambia i fiori ogni giorno.


Kakashi lo trova in corridoio, seduto composto sulla panca, in attesa che Tsunade e Ino terminino la visita di routine. È tremendamente serio, la fronte corrucciata e lo sguardo fisso sul pavimento. Pare riscuotersi solo quando lo sente sederglisi accanto, e reagisce ancor prima che possa porgli una qualsivoglia domanda.
-Cosa faremo quando si sveglieranno?- domanda, ansioso -Sasuke è ancora considerato un criminale?-
Kakashi sospira, lasciandosi andare contro la parete. è vero, non hanno mai parlato di quello che è successo, di quanto è stata terribile quella battaglia, di quanto cruento è stato lo scontro contro Madara, e Obito - e i bijuu, aizzati contro il loro volere-; di quanto tutti loro hanno perso e non riescono ancora a recuperare.
-Ci sono notizie incoraggianti dal Consiglio- borbotta -Se riesco a convincerli che Sasuke non costituisce più un pericolo, ora che la situazione è stata chiarita, e che i suoi cosiddetti alleati non hanno intenzione di tradirci, posso ottenere di far condurre qui la ninja con il chakra curativo. Potrebbe essere utile-.
Sai, annuisce, ma resta perso nei suoi pensieri, come se non avesse ascoltato. Qualche minuto dopo, si volta di scatto verso di lui
-Quando tornerà tutto alla normalità, quale sarà il mio posto?-
Kakashi stavolta sorride, talmente apertamente da lasciarlo intravedere da sotto la maschera
-Dov'è adesso, Sai. Accanto a loro-
Sai sussulta, come se si fosse aspettato un'altra risposta e non sapesse come gestire quella che si ritrova. Poi, a sorpresa, scrolla alle spalle.
-Stiamo parlando di Naruto, Sakura e Sasuke, sensei. È questa la normalità-
Kakashi è talmente stupefatto da quel sensei -non accompagnato dal suo nome, così formale e dovuto dalle circostanze, ma solo, sentito, come se Sai lo vedesse davvero come un maestro e una guida- da non accorgersi che il ragazzo ha provato a fare una battuta efficace.

Tsunade sorride, quando esce dalla stanza. Kakashi non si ricorda nemmeno com'era fatto, quel sorriso.
-Ci sono piccoli miglioramenti nella condizione di Naruto. L'ematoma sta iniziando ad assorbirsi-
Kakashi non ricorda nemmeno quand'è stata l'ultima volta che si è sentito gli occhi pungere per delle lacrime così a lungo represse.



Kakashi lo trova seduto accanto a Naruto, intento a raccontargli i progetti per la prossima tela. Quella che adesso attende sul cavalletto è stata terminata, basta solo che la tempera asciughi prima che possa essere aggiunta alla già nutrita collezione che riempie i muri.
-Crede potremo appenderla al soffitto, sensei?-
Il tono di Sai è talmente allegro che Kakashi non ha idea di come possa dirgli di no.
-Bisognerà chiederlo a Tsunade-sama- commenta, fissando la parete sopra la sua testa -Ma credo sarà una buona idea. Sarà la prima cosa che vedranno quando si sveglieranno, dopotutto- aggiunge, affettuoso, e sorride al suo successivo annuire.
-Vorrei provare ad utilizzare i colori ad olio. Sarebbe interessante l'effetto che...-
S'intterrompe talmente bruscamente che Kakashi è costretto ad alzare lo sguardo dal suo libro, e lo vede immobile, gli occhi spalancati e la bocca aperta di stupore.
-Sai?- chiama, allarmato. Sai volta subito il capo verso di lui.
-Sensei... credo si sia mosso. Si è mosso!-
Kakashi salta in piedi tanto rapidamente da buttare a terra la sua sedia e si precipita al suo fianco.
-Sei sicuro? Potrebbe essere stato solo...-
E anche lui tace, sconvolto, perché è sicuro di aver visto uno spasmo, una contrazione nella mano pallida, nelle dita ancora fasciate. Si sfrega gli occhi, incredulo, ma non è sogno, è lì, è lì per davvero.
-Resta qui- balbetta, rauco -Vado a chiamare Tsunade-sama-



Quando ritornano, accompagnati da uno stuolo di dottori e infermieri, tutti affannati per la corsa, Kakashi è attraversato da un moto di orrore, perché Sai è scosso dai singhiozzi, gli occhi pieni di lacrime che colano irrefrenabili sulle guance bianche, e a malapena respira, ma poi il nodo dello stomaco ha uno strappo violentissimo e pare che tutto il corpo gli esploda in miliardi di pezzi e viene sommerso dal sollievo, perché tra le bende chiazzate e le lenzuola lattee ci sono gli occhi più azzurri, più brillanti e più vivi che abbia mai visto aperti e puntati verso di lui, accompagnati da un sorriso debole, ma disarmante.





* Io lo so che con lo smaneggiamento del chakra metà delle cose qui elencate sarebbero durate due minuti (Visto quanto ci hanno messo a recuparare uno che aveva due fori di cinque centimetri in corpo *fissa male Neji*) ma ehi, qualche accidenti grave dovevo pur tirarlo fuori.

NB: Ho pubblicato la fanfiction anche sul forum, dandole però un titolo differente. Però ho pensato fosse meglio cambiarlo e sostituirlo con qualcosa di più significativo.

Kazoku significa "famiglia". Hito significa "persone".

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Oducchan