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Autore: Autumn__Leaves    29/01/2014    3 recensioni
Mi sporsi leggermente dal balcone, mentre la catenella mi rimbalza sulla clavicola. Una folata di vento mi scompigliò i capelli, mentre mi piegavo per avere una visuale maggiore del cortile della scuola. Da li potevo vedere tutti gli alunni raggruppati in diversi gruppetti, con i propri amici. Qualcuno era solo, qualcuno se ne andava e qualcun altro entrava dentro la scuola. Venivo spesso in quel balcone, al quarto piano. Non c'era mai nessuno, e l'avevamo scoperto io e Daphne, quando in prima la prof di matematica ci aveva buttate tutte e due fuori dalla classe. Non era stato intenzionale trovare questo posto, anzi, ci eravamo perse. L'unica cosa che ci piaceva di quel posto, a parte che fosse tutto nostro, era che potevamo spiare la vita di ogni persona, senza che nessuno se ne accorgesse. Stavo per rientrare per il freddo, che mi stava gelando la faccia e le mani, quando una scena mi ghiacciò. Harry, il ragazzo che amavo da una vita, si stava baciando con Daphne. Non feci neanche in tempo a far cadere le lacrime dai miei occhi, che la sbarra di ferro che mi divideva dal vuoto cedette, facendomi precipitare.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I never would mistreat ya,
Oh I’m not a criminal,
I speak a different language but I still hear your call.
[...]
Diana,
Let me be the one to light a fire inside those eyes,
You've been lonely, you don't even know me,
But I can feel you crying,
Diana,
Let me be the one to lift your heart up and save your life,
I don’t think you even realize baby you’d be saving mine.
[...]”

-One Direction, Diana.


Per Diana, e per tutte le “Diana” del mondo. Buon compleanno tesoro e scusa il ritardo :)




Mi guardai intorno, leggermente sperduta, mentre mi stringevo nel piumino caldo. Non sentivo quasi più il naso, e per un attimo mi tornarono in mente le raccomandazioni di mia mamma in cui mi ricordava di mettermi una sciarpa. Accanto a me un ragazzino di appena tredici anni cercava, senza risultati e ovvia inesperienza, di accendersi una sigaretta. Una signora anziana, alla fine della strada, si guardava intorno a disagio. Dall'altra parte della strada un ragazzo e una ragazza si baciavano, fregandosene di tutto e tutto. Mi strinsi inconsapevolmente ancora di più al mio piumino, mentre immagini si sovrapponevano a quel bacio. Al posto di quella ragazza c'ero io, e al posto di quel ragazzo c'era lui. Sarebbe stato bello, sarebbe stato fantastico ma era così irrealistico che mi vergognavo anche quasi ad immaginarlo. Così scacciai velocemente quelle immagini, mentre mi infilavo il cappellino di lana bianca a coprirmi le orecchie. Neanche tre minuti dopo il ragazzino accanto a me aspirava soddisfatto la sua sigaretta, la signora accanto alla strada adesso camminava a braccetto con un signore dai capelli bianchi e il viso stanco e, dall'altra parte della strada, la ragazza stava schiaffeggiando il suo – probabilmente ora ex - ragazzo. Ed io rimanevo immobile, a guardarmi la vita passarmi avanti, senza sapere cosa fare o come fermarla.


Salii sull'autobus, chiedendo e bisbigliando 'scusa', 'non l'ho fatto apposta', 'permesso', per cercare di timbrare il biglietto. Oggi l'autobus era più affollato del normale, segno che avevo preso per una volta la linea giusta e che non avevo preso quello delle e cinquanta, che mi avrebbe fatto sicuramente ritardare. Mi sistemai accanto a un ragazzo bruno, che guardava il suo cellulare. Per non sentirmi a disagio e guardarmi in giro in imbarazzo, tirai fuori anche io il telefono, scorrendo i messaggi scambiati con le mie amiche, e quelli a cui avrei dovuto rispondere. Stavo per spegnere il telefono e rimetterlo al suo posto, nella mia tasca imbottita di lana, quando una gomitata mi colpì allo stomaco. Non riuscì a reprimere un gemito di dolore, massaggiandomi la parte lesa. Mi girai fulminata verso il ragazzo accanto a me, pronta a dirgliene quattro, quando lui alzò lo sguardo. Il mio cuore aveva mai battuto così tanto? Sembrava impazzito, perso completamente negli occhi color cioccolato del ragazzo seduto accanto a me.

«S-scusa..» Balbettò lui, per poi sorridermi sghembo. La mia faccia divenne rossa, mentre sentivo il rimbombo del cuore nelle orecchie e le mani tremolare. Quell'autobus non era stato più caldo di così.

Mi aveva appena tirato una gomitata, ma per qualche strano motivo più che arrabbiarmi avevo voglia di saltargli addosso.

Senza preavviso mi strinse la mano, abbassandosi a sussurrarmi il suo nome. Ero troppo frastornata per capire quello che mi diceva, ma mi rimase impresso un solo nome, il suo. Zayn.



Buttai senza grazia lo zaino sopra il mio banco, mentre lanciavo un occhiata alla classe. Era vuota, ero davvero arrivata troppo in anticipo. Sospirai, mentre allungavo le maniche del maglione a coprirmi le braccia, a coprirmi i polsi. L'aula era incredibilmente silenziosa e mi persi a guardare il paesaggio della finestra, mentre una canzone che avevo sentito alla radio mi tornava in mente. Non ero brava a cantare, ma non ero neanche stonatissima. Bastava che cantassi note bassi, dove arrivavo, e mi risparmiavo una bella figura. Guardai l'orologio, che scorreva lento e segnava le sette e quaranta. Mancavano ancora venti minuti all'inizio delle lezioni, e non avrei retto un secondo di più stare in quell'aula. Così scesi dal banco in cui mi ero momentaneamente sistemata e mi avviai per i corridoi della scuola, mezzi deserti. Ogni tanto incontravo qualche ragazzo che si rollava un drummino, mentre si avviava verso il cortile. Affrettai il passo, in vista delle scale antincendio, sapendo già dove dovevo andare. Peccato non ci fosse Daphne, magari mi avrebbe potuto far compagnia.




Mi sporsi leggermente dal balcone, mentre la catenella mi rimbalzava sulla clavicola. Una folata di vento mi scompigliò i capelli, mentre mi piegavo per avere una visuale maggiore del cortile della scuola. Da li potevo vedere tutti gli alunni raggruppati in diversi gruppetti, con i propri amici. Qualcuno era solo, qualcuno se ne andava e qualcun altro entrava dentro la scuola. Venivo spesso in quel balcone, al quarto piano. Non c'era mai nessuno, e l'avevamo scoperto io e Daphne, quando in prima la prof di matematica ci aveva buttate tutte e due fuori dalla classe. Non era stato intenzionale trovare questo posto, anzi, ci eravamo perse. L'unica cosa che ci piaceva di quel posto, a parte che fosse tutto nostro, era che potevamo spiare la vita di ogni persona, senza che nessuno se ne accorgesse. Stavo per rientrare per il freddo, che mi stava gelando la faccia e le mani, quando una scena mi ghiacciò. Harry, il ragazzo che amavo da una vita, si stava baciando con Daphne. Non feci neanche in tempo a far cadere le lacrime dai miei occhi, che la sbarra di ferro che mi divideva dal vuoto cedette, facendomi precipitare.



Nulla. Era quello che sentivo. Solo un gran silenzio, quasi spaventoso. Aprì piano un occhio, e poi un altro ancora, mentre le mie mani accarezzavano la cosa soffice su cui ero poggiata. Sembrava che fossi sdraiata su una nuvola di zucchero filato, morbido e soffice. Sembravo pesare nulla, sopra quella superficie. Sembravo volare, mentre mi alzavo lentamente e sorridevo, alla luce del sole che mi abbagliava. Feci un giro su me stessa, sorridendo e ridendo, mentre il nulla intorno a me rimaneva tale e nulla cambiava. Sembrava un sogno, tutto era uguale e tutto rimaneva così. Potevo rimanere in quell'eden di paradiso per sempre, per quanto volevo. Infondo era quello che avevo sempre voluto, che tutto rimanesse uguale e che nulla cambiasse. Feci un salto, e anche un altro, ridendo e facendo disperdere la risata nel nulla assoluto. Chiusi un attimo gli occhi, immaginando qualcosa, qualsiasi cosa, e un paesaggio di arcobaleni, lune e tramonti mi apparve davanti, spaventosamente sovrannaturale. Richiusi gli occhi, portandomi una mano alle tempie e massaggiandole, mentre immaginavo un nuovo scenario. Stavo quasi per essere riportata in un nuovo fittizio mondo immaginario, quando una voce calda e possente mi riportò alla realtà.

«Basta.» Mi fermai immediatamente, anche se non volevo, rimanendo immobile a guardare la figura che piano piano appariva davanti a me. Un angelo, pensai, mentre lo focalizzavo meglio. Era alto, biondo ma il viso era coperto da una nube bianca che celava il suo volto. Era a pochi passi da me ma sembrava lontano anni luce. Indossava una tunica bianca, e le mani erano strette a pugni. Ma non capivo davvero perchè dovessi fermarmi. Pensavo di essere morta, pensavo che adesso potessi fare quello che volevo, ma l'Inferno sembrava torturarmi anche nel Paradiso.

«Perchè?» Perchè dovevo fermarmi? Perchè dovevo pensare? Perchè dovevo soffrire?

Lui non mi rispose, aprendo piano la mano e facendo scivolare nelle mie mani un po' di sabbia. Aprì piano le dita, d'istinto, per far scivolare via quella sabbia, come era successo alla mia vita. Ma quella si assorbì letteralmente nella mia mano, facendola brillare per qualche secondo e poi tornare al suo solito aspetto. Guardai a bocca aperta la mia mano, toccandola e rigirandomela tra le mani, non riuscendo a capire come avesse fatto.

«Torna in vita, Diana. Torna in dietro fin che puoi e salvati.» L'angelo mi strinse una mano, mentre una strana luce illuminava i suoi occhi azzurri.



Il vento batteva forte, e io ero sopra una superficie scomoda e dura. Avevo gli occhi chiusi, perchè non riuscivo ad aprirli. Mi faceva dannatamente male la mano destra e sentivo la testa dolorante. A fatica, riuscì ad aprire gli occhi, guardandomi sperduta intorno. Ero ancora viva. Era l'unica cosa che riuscivo a ripetermi, mentre mi tastavo la faccia e mi davo un pizzicotto sul braccio. Ero ancora al balcone, e grandi nuvole nere incombevano sopra di me. Sembrava passato un secondo, da quando ero caduta dal balcone, ma mi resi conto che era passata un'intera giornata. Avevo un'altra possibilità, l'angelo mi aveva dato un'altra possibilità. Ero morta e adesso ero viva, e la sabbia non scorreva più tra le mie mani. Dovevo riprendere in mano la mia vita, dovevo rialzarmi e uscire da questa coltre nube che stava invadendo la mia vita.



Scesi con passo malfermo le scale antincendio della scuola, mentre mi guardavo intorno. La scuola era chiusa e buia, sembrava che fossi rimasta sopra al balcone priva di coscienza per tutto il giorno. Non ricordavo cosa fosse successo, solo che ero caduta. Poi bianco e poi di nuovo nero, e adesso ero qui, sana e salva. Non vedevo l'ora di rinascere, di diventare un'altra persona e vivere, ma vivere veramente.



Quali erano gli ingredienti per riniziare una nuova vita? Non lo sapevo, cosa dovevo fare, per riniziare a vivere una nuova vita, ma di sicuro sapevo che doveva cambiare carattere, dovevo vedere la vita da una nuova prospettiva.



Note Autrice:


Il mio obbiettivo non è avere tante recensioni o molte visualizzazioni. Quello che voglio trasmettere con quello che scrivo – in particolare con questa fan fiction – è speranza. Perchè nella vita, anche quando tutto è nero, c'è sempre un po' di speranza. Basta crederci, basta aspettare, basta andare avanti e rialzarsi. Non abbattetevi mai, anche quando la vita è troppo dura o tutto sembra andar male. Infondo, c'è sempre l'arcobaleno dopo la tempesta, no?

Comunque, dopo questa piccola parentesi “riflessiva”, volevo solo chiedervi se devo continuare a scrivere questa one-shot, trasformandola in una long, o lasciarla così. A voi la scelta. Sarebbe carino continuarla, visto che comunque è un po' incompleta, ma ditemelo se non devo. :)


Prima di scomparire ci tenevo a dire che:


-Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.

-Tutti le mie storie sono state betate da CherryZilly, nessuna esclusa.

-Visto che nelle mie storie impiego gran parte delle mie energie e del mio tempo vi pregherei seriamente di NON PLAGIARE e anche perché i miei scritti sono frutto del mio duro lavoro e sono parte dei miei sentimenti, quindi ci tengo molto.

-Il bellissimo banner che vedete li sopra, non è assolutamente opera mia :') E' di nyaz, e fra l'altro ci tenevo a ringraziarla, ancora haha :')

-Per qualsiasi cosa, scrivetemi nei messaggi personali o sul mio twitter: @elsimuse



Autumn__Leaves :) x

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