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Autore: Saralasse    10/06/2008    3 recensioni
Una misteriosa demone irrompe dal passato. Che legami avrà con Inuyasha? E con Sesshomaru?
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il gruppo di Inuyasha stava viaggiando come al solito alla ricerca dei frammenti della Sfera dei Quattro Spiriti, distante dal villaggio di Kaede; purtroppo, erano ancora lontani quando sopraggiunse la notte di tenebra che il mezzodemone temeva tanto.
Al calare della notte, Inuyasha si trasformò in un “debole” umano senza artigli e zanne e con capelli e occhi neri, così Miroku procurò ospitalità per tutti in un villaggio poco distante, grazie a uno dei suoi esorcismi fasulli. Il mezzodemone continuava a protestare, sostenendo di essere benissimo in grado di difendersi anche da umano.
“Siete voi che avete bisogno di nascondervi fra quattro mura”, disse. “Io posso badare a me stesso senza problemi”.
“Avanti Inuyasha”, disse Kagome. “Rimani con noi nel villaggio”.
“Dovresti dare retta alla tua amica”, intervenne un uomo anziano, alimentando il fuoco che ardeva al centro della stanza. Era il capo del villaggio, un saggio che aveva loro offerto ospitalità nonostante avesse probabilmente intuito l’inganno di Miroku. “Sei giovane e coraggioso, ma non hai idea di cosa si aggiri nel bosco che ci circonda, soprattutto negli ultimi mesi”.
“Cosa intende dire?”, chiese Miroku, interessandosi improvvisamente.
“Il bosco è sempre stato dimora di demoni, venerabile monaco”, disse il vecchio. “Circa sei mesi fa, però, hanno cominciato a ritirarsi verso lo scuro degli alberi, evitando il villaggio, e la cosa ci ha reso più tranquilli: finalmente potevamo vivere in pace senza doverci preoccupare troppo di quegli esseri disgustosi e i bambini potevano nuovamente giocare sui prati senza diventare il pasto di un demone. Per qualche settimana fummo felici e spensierati, ma poi cominciarono i guai”. L’uomo si interruppe improvvisamente, come schiacciato da una crudele verità, ma quella sera Inuyasha era stranamente curioso.
“E poi cos’è successo, vecchio?”.
“Inuyasha!”, lo sgridò Kagome. “Quante volte ti ho ripetuto di mostrare rispetto verso le persone anziane? Lo scusi, signor Touya”.
L’uomo sembrò non averli nemmeno sentiti. “Dopo quella tregua”, continuò, “un giorno passò da queste parti un uomo avvolto in una bianca pelliccia di babbuino”.
“Naraku!”, esclamarono i ragazzi all’unisono interrompendolo.
“Non ci disse il suo nome”, riprese Touya. “Non si fermò neppure al villaggio, ma proseguì dritto verso il bosco, nonostante avessimo tentato di avvisarlo. Non lo vedemmo più, io immagino che abbia perso la vita a opera dei demoni del bosco. Comunque, la notte stessa successiva al suo passaggio, i demoni ritornarono verso le nostre case, ma erano diversi, più aggressivi, come se fossero spaventati da qualcosa; e inoltre erano più potenti, tanto che ormai riusciamo a stento a scacciarli quando si avvicinano troppo, e purtroppo avviene sempre più spesso da quel giorno; ogni notte, mentre loro ci stringono d’assedio nelle nostre case, impedendoci di lasciare il perimetro del villaggio, degli enormi insetti demoniaci sorvolano le cime degli alberi”.
“Sembrerebbe che Naraku sia alla ricerca di qualcosa”, disse Sango.
“Già”, disse Miroku pensieroso. “Ma cosa? Non ci sono frammenti qui, o la divina Kagome li avrebbe percepiti. Signor Touya, per caso nel bosco è custodito qualcosa di prezioso o magico? Qualcosa che potrebbe attirare l’attenzione di un potente demone?”.
“Non vi capisco, venerabile monaco”, disse Touya confuso. “Voi sembrate conoscere bene l’uomo che fu ucciso dai demoni; ditemi, cosa potrebbe essere questo manufatto?”.
“Credo che dovresti dirgli tutto Miroku”, disse Kagome.
Il monaco annuì e cominciò il suo racconto, rivelando al vecchio ogni cosa riguardo Naraku e la Sfera dei Quattro Spiriti; Touya ascoltò con attenzione, sussultando sorpreso a ogni nuova informazione. Quando Miroku ebbe terminato, l’uomo chinò il capo, sospirando. “Perciò quella persona è in realtà un mezzodemone”, disse. “Eppure, da che ho memoria non ho mai saputo di qualche oggetto magico nascosto nel bosco”.
“Provi a ricordare”, disse Kagome. “Oltre al comportamento dei demoni, non è cambiato nulla dopo il passaggio di Naraku?”.
Touya sembrò pensarci un po’ su, poi il suo volto si illuminò. “C’è qualcos’altro”, disse. “A volte, durante la notte, giungono fin qui portati dal vento dei rumori, come di un combattimento, e in altri momenti strani bagliori illuminano la foresta. Inoltre, quando sembra che stiamo per soccombere ai demoni, essi vengono sempre distrutti da vampate o raffiche di grandine che provengono dagli alberi”.
“Sembra che qualcuno protegga queste persone”, disse Sango. “Ma fuoco e ghiaccio sono poteri da demone. Perché uno di loro dovrebbe tenere alla loro vita, mentre gli altri tentano di stroncarla con ogni mezzo?”.
Nessuno riuscì a trovare una risposta alla domanda della sterminatrice e il silenzio calò nella stanza fino a quando non si furono addormentati tutti.

Nel cuore della notte, furono svegliati tutti dai rumori di cui parlava Touya, questa volta vicinissimi, e uscendo dalla capanna si trovarono assaliti da demoni di tutti i tipi, mentre poco oltre il limitare del bosco, gli alberi erano illuminati a giorno da quella che sembrava la luce di un incendio.
Sango non attese oltre e attaccò i demoni su Kirara, ma nonostante il suo Hiraikotsu li falciasse come il grano maturo, il loro numero cresceva anziché diminuire e anche con l’intervento di Kagome e Miroku, la situazione non cambiava di molto; esasperato e stanco, il monaco decise di usare il Vortice del Vento, ma Inuyasha si lanciò su di lui, bloccando il rosario.
“Inuyasha che fai?!”, esclamò Miroku.
“Ti salvo la vita, bonzo”, disse Inuyasha indicando gli insetti di Naraku accorsi a frotte dal bosco. Il mezzodemone non poteva fare granché da umano, dato che non poteva ricorrere nemmeno a Tessaiga, ma cercava lo stesso di darsi da fare e lo stesso faceva il piccolo Shippo con il suo Fuoco di Volpe.
Quando sembrava che stessero per soccombere, le fiamme che avevano illuminato il bosco irruppero nel villaggio facendo strage dei demoni.
“Inuyasha guarda laggiù!”, esclamò Kagome afferrando una manica del suo kariginu. Inuyasha si voltò a guardare ciò che stava indicando la miko e realizzò che il fuoco non proveniva dall’interno del bosco, ma dal centro del villaggio dove ora ardeva un grande rogo; improvvisamente dalle fiamme si levò una figura di donna, la quale si girò verso di loro, osservando il mezzodemone con interesse crescente. Non appena le fiamme si furono completamente estinte, poterono osservarla meglio e non ebbero difficoltà a capire che si trattava di una yasha: aveva aspetto umano, ma le orecchie a punta non lasciavano molto spazio all’immaginazione e le due code dorate che sferzavano l’aria dietro di lei fugavano ogni dubbio. Indossava un corto kimono bianco, adatto al combattimento, senza maniche, ricamato d’oro e stretto da un obi dorato con ricami d’argento; sul petto era coperto da una sottile placca di un metallo molto lucido. Aveva i piedi nudi, ma le caviglie e i polpacci erano coperti da schinieri dello stesso metallo del pettorale; dello stesso materiale erano i bracciali che le stringevano i polsi e non portava armi.
“State bene?”, chiese avvicinandosi un poco.
“Si, grazie”, disse Kagome.
“Tsk, non avevamo bisogno del tuo aiuto”, disse Inuyasha incrociando le braccia, mentre i primi raggi del sole nascente illuminavano il villaggio e gli restituivano il suo potere demoniaco. La demone allargò impercettibilmente gli occhi a quella vista e si avvicinò ulteriormente. Da quella distanza, videro chiaramente due segni violacei che le segnavano le guance perfette. I suoi capelli erano del colore dell’oro più puro, mentre nei suoi occhi risplendeva, inconcepibile, l’argento.
“Ma tu sei… una inu youkai!”, esclamò Kagome.
La demone annuì appena, con un sorriso triste sul volto.
“Non mentire!”, esclamò Inuyasha. “Non esistono inu youkai con due code: quelle sembrano piuttosto appartenere a una kitsune, solo loro hanno molteplici code”.
“Queste code”, disse lei, “sono la mia maledizione… Inuyasha”.
Il mezzodemone arretrò un poco. “E tu come sai il mio nome, dannata? Ti manda Naraku?”.
“Quel viscido essere? No, non è così. Io ti ho conosciuto tanto tempo fa, ma tu non puoi ricordarmi”, disse la yasha. “Forse un giorno ci incontreremo ancora e allora ti racconterò la nostra storia”.
Così dicendo, la demone scattò velocissima verso il bosco, sparendo alla loro vista.
  
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