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Autore: Altair13Sirio    29/01/2014    1 recensioni
Seguito di "Assassin's Creed: Rebirth".
"Cara sorella, ho delle notizie per te, e forse non ti piaceranno… Ho tradito i Templari. Sono diventata un’Assassina. La notizia potrebbe arrivare a Costantinopoli da un giorno all’altro, ed è per questo che ti scrivo: devi scappare, altrimenti potrebbero usarti come ostaggio, e addirittura ucciderti! Conosci bene i Templari, e sai che lo farebbero. Non pensare che avranno compassione per te; non pensare che chi chiamavi amici o Fratelli non ti faranno nulla! Scappa! Non farti notare da nessuno, e nasconditi. Presto verremo a portarti via, e torneremo a casa.
Spero di rivederti presto.
Tua sorella Fiora"
Un Templare che è diventato un Assassino, un Assassino che è diventato un Templare, due sorelle da salvare, un'amica venuta in aiuto, un Maestro Assassino e il suo apprendista, uno strano e loquace medico e un monaco che vuole vendicarsi.
Un viaggio fatto per finire ciò che avevano cominciato. Ma saranno all'altezza delle prove che li attendono?
E un'ombra del passato tornerà indietro, ma quali saranno i suoi piani?
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Il Lupo, Leonardo da Vinci, Yusuf Tazim
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Assassin's Creed: The Rebirth'
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L’acqua la accerchiava. La stringeva, non la faceva muovere come voleva, e non la faceva respirare. Non che ci riuscisse bene anche fuori da lì… Sperava che quell’inferno finisse. In un modo o nell’altro…
Sentiva le corde legarle i polsi e le caviglie. Non riusciva a liberarsi. Si dimenava inutilmente. I pesi che aveva ai piedi la mandavano sempre più giù, e ogni secondo che passava si sentiva le orecchie scoppiare e i polmoni vuoti d’aria. Il Lupo avrebbe fatto davvero ciò che aveva detto? Avrebbe abbandonato l’inseguimento di Ristoro per salvare lei? In quell’istante le venne da tossire. Cercò di trattenersi, ma la gola le bruciava, non poteva respirare, non poteva liberarsi di quel fastidio, quel dolore. Sentiva come qualcosa incastrato nella sua gola. Non ci riuscì più: un colpo di tosse smorzato dall’acqua, che prese il posto dell’aria, che vide uscire e salire verso la superficie, e che le andò in gola. Tossì di nuovo, e a ogni colpo di tosse le entrava sempre più acqua. Inoltre ormai non aveva più aria nei polmoni. Si sentì svenire. Le sembrò di vedere una sagoma scura sopra di lei, prima di perdere i sensi…
 
*
 
Vali indietreggiò di tre passi. Dopo il colpo al fianco aveva ricevuto un calcio al ginocchio e una gomitata alla tempia. Non pensava che Cirillo fosse così abile a lottare. In effetti tutti i suoi trucchi erano semplici e a tradimento, ma lui ci cascava come se fosse un bambino. Forse era la furia che lo rendeva avventato, o forse si era deconcentrato… Forse si stava concentrando troppo sull’avversario senza utilizzare ciò che aveva intorno. Non pensava abbastanza?
Scattò la testa di lato e vide una trave di legno poggiata su di un perno. Si mosse verso quella, e Cirillo gli venne dietro, come aveva immaginato. Saltò arrivato all’inizio della trave e atterrò all’altra estremità nello stesso momento in cui Cirillo ci poggiava i piedi sopra. Troppo tardi per accorgersi della trappola: Cirillo perse l’equilibrio non appena la trave si alzò. Indietreggiò per mantenerla in equilibrio, e Vali si sorprese a vedere che Cirillo riusciva a tenerla in bilico. Allungò la sua katara contro l’avversario e quello parò con la spada. Cominciarono a combattere su quella trave traballante. All’attenzione per le mosse del nemico si aggiungeva anche la difficoltà a dover mantenere in equilibrio la trave, per non cadere e perdere tempo prezioso. A Vali venne in mente un’idea un po’ folle. Indietreggiò fino al bordo della trave, cosa che costrinse Cirillo a fare lo stesso. Quando fu il momento giusto, saltò, lasciando tutto il peso dal lato di Cirillo, che sprofondò nell’aria. Subito dopo riatterrò sulla trave, sbalzando indietro Cirillo, che si stava ancora riprendendo dalla caduta rapida. Vali scattò verso il nemico e gli saltò addosso, estraendo la lama celata.
Lo colpì alla spalla destra, mancando la gola. Cirillo fece una smorfia.
<< Ti ho preso! >> Ringhiò Vali fuori di sé. Si era però dimenticato della spada del Diacono. Il Templare la sollevò e colpì di striscio Vali a sinistra della cassa toracica. Si tolse da sopra di lui e lo guardò con furia.
Cirillo rise malignamente e lo caricò. Aveva cambiato tecnica? Per Vali non fu difficile schivarlo e mandarlo a sbattere contro un’impalcatura, che gli crollò addosso. Vide il Diacono divincolarsi tra le assi e rialzarsi in piedi, nonostante il dolore. Vali aveva capito che Cirillo cominciava a perdere il controllo. Approfittò della sua furia e si fece inseguire.
 
*
 
Il Lupo aveva raggiunto Faustina. L’aveva appena vista svenire. Doveva fare in fretta. Scattò col polso e tagliò le corde ai polsi. Poi però vide le catene alle caviglie. Digrignò i denti e si avvicinò. Cominciò a sfregare la lama sul metallo delle catene. Le tirò, le piegò, le attorcigliò. Faceva di tutto per riuscire a liberare Faustina. Provò a infilare la lama nelle catene e cominciò a piegare il polso, andando avanti e indietro, sperando di ottenere qualcosa. Vide che il metallo cominciava a cedere. Sembrava essersi assottigliato dove aveva sfregato con forza la lama. Cominciò a tirare con forza. Si sforzò per riuscire a tirarlo via, ma fu tutto inutile. Diede un colpo alla catena, nello stesso punto dove si era rovinata. Niente. Un altro colpo. Sentì un “crack” soffocato dall’acqua, e vide la catena rotta, aperta. Il Lupo si avventò sull’altra e con tutte le sue forze cominciò a colpire il metallo. Sentiva l’aria andarsene dai polmoni. Imprecò mentalmente. Vide un graffio sul metallo e cominciò a colpire con più forza. Ci stava mettendo troppo tempo. Un altro colpo e vide la catena spezzarsi. Si avventò poi sulla prima catena, che si era spezzata solo da un lato, e cominciò a tirare con tutte le sue forze. Il metallo si piegò. Il Lupo diede un ultimo strattone e riuscì a liberare Faustina. Era fatta! La prese e cominciò a nuotare verso la superficie. Cominciò a lasciare andare l’aria che aveva trattenuto, perché non ce la faceva più. La superficie era vicina. Le sue orecchie sembravano sul punto di scoppiare. Fu un sollievo uscire e rivedere il cielo scuro.
Trasse subito un respiro forte. Tossicchiò e portò Faustina sul molo. La adagiò a terra e la guardò ansimando. Era inerte. Gli occhi chiusi e l’espressione angelica la facevano sembrare addormentata.
Il Lupo posò un orecchio sul suo petto, per sentire se il cuore battesse ancora. Niente. Lei non respirava e il cuore si era fermato. Il terrore si impadronì di lui.
No! Trasse un respiro e buttò l’aria nella bocca di Faustina. Cominciò a premerle il petto, nella speranza che rigettasse l’acqua che aveva bevuto. Ci riprovò un’altra volta e un’altra volta ancora. In preda alla disperazione continuò a soffiarle nella bocca. A un certo punto, dopo aver spinto il petto, la sentì tossire. Con nuova speranza la tirò su per evitare che l’acqua tornasse indietro e la lasciò tossire. Vide il suo petto abbassarsi e alzarsi velocemente mentre tossiva e cercava di respirare. Aspettò che si calmasse. Poi Faustina si fermò. Aprì gli occhi all’improvviso e si sdraiò, respirando con forza. Guardò Il Lupo e i suoi occhi si riempirono di gioia.
<< Sei venuto davvero… >> Disse a fatica. Il Lupo la fermò e le rivolse uno sguardo rassicurante.
<< Lo avevo detto. >> Disse sorridendo. Faustina tossì.
<< Ristoro… >> << Ormai se n’è andato. >> La interruppe lui. Scosse la testa. << Non importa più. >> La rassicurò. Lei era contrariata. Il Lupo fece per sollevarla da terra, ma sopraggiunse Lia, che gli chiese cosa stava facendo.
<< Sta’ indietro! >> Le intimò Il Lupo indietreggiando con Faustina in braccio. Lia lo guardò triste. << Perché non te ne vai assieme alla tua amica Templare? >> Chiese lui, non nascondendo la rabbia di poco prima.
Lia abbassò lo sguardo. << Lei… >> Non finì la frase. Il Lupo vide la sua spada sporca di sangue. Più in là, qualche metro dietro a Lia, vide il corpo senza vita di Samila Khadim, la Brigantessa. Il Lupo sentì qualcosa dentro di sé… Una via di mezzo tra la tristezza e la gratitudine.
<< Resto io con Faustina. >> Si offrì Lia. Il Lupo negò fermamente. Non si fidava. Non voleva fidarsi.
<< Ti prego! >> Lo implorò Lia. Faustina gli rivolse uno sguardo di supplica.
<< Se non ti sbrighi perderemo Ristoro! >> Lo incalzò la Ladra. Il Lupo, esasperato, accettò.
<< Ma se le torci anche un solo capello, ti ammazzo! >> La minacciò l’uomo, facendo intendere che non avrebbe esitato. Lia annuì distrattamente, come se le sue intenzioni fossero veramente nobili.
Lasciata Faustina in compagnia di Lia, Il Lupo andò a correre nella direzione dove aveva visto Ristoro dileguarsi.
 
*
 
Vali si stava facendo inseguire per tutto il salone. Era salito su un’impalcatura e aveva cominciato a dirigersi verso il tetto. C’era un grande lampadario dorato, sul soffitto, ed era lì che era diretto.
Saltò e raggiunse un parapetto dove aggrapparsi. Cirillo, rinfoderata la spada, si lanciò anch’esso, per inseguire la sua preda. In quel momento non sapeva, però, che la preda era diventata lui.
Vali si muoveva rapidamente, più veloce del Diacono, che a fatica lo riusciva a seguire su tutti quei bordi e sporgenze. Alcuni erano crollati, e Vali doveva ingegnarsi velocemente per trovare una strada alternativa, prima che il Diacono lo raggiungesse.
Arrivato al lampadario aspettò Cirillo. Con un balzo, il Diacono mise piede sul lampadario, che subito cominciò a dondolare pericolosamente. Vali estrasse la katara e disarmò in fretta Cirillo, che non riuscì ad estrarre la spada in tempo. Quella cadde dal lampadario, e dopo un lungo silenzio, l’unico suono fu quello del metallo che cadeva sul pavimento di marmo.
Vali ansimava. Il Diacono lo guardava a braccia larghe, lo sguardo infuriato.
<< Siamo alla fine. >> Disse la Sentinella.
Cirillo rise. << Se lo credi allora spingimi e basta. >> Vali lo guardò interrogativo, cercando di capire se si trattasse di un altro dei suoi trucchi. << Non finirà mai. >>
Detto questo, Cirillo si spinse indietro. Vali ebbe un istante per capire che cosa stesse succedendo, e cercò di afferrarlo, ma il Diacono cadde dal lampadario e si schiantò sul pavimento. Vali non aveva avuto il tempo di fare niente. Lo guardava da lassù con la bocca aperta e gli occhi spalancati. Imprecò, perché se Cirillo si era voluto suicidare, allora doveva esserci qualcos’altro. Sperò di poterlo trovare ancora vivo, quando sarebbe sceso.
Così fu. Era quasi morto, in fin di vita. A un certo punto tutto si fece bianco, etereo. Santa Sofia era sparita, e Vali non capì più dov’era. Una forte luce veniva dal cielo – o quello che doveva esserlo – e vali non riusciva a capire cosa fosse a emanarla. Si avvicinò al Diacono.
<< Perché ti sei buttato? >> Chiese Vali. Cirillo rise, e la sua risata sembrò un gorgoglio.
<< Tu perché hai tradito l’Ordine? >> Chiese con un filo di voce. Vali stava per ribattere con rabbia, ma ci ripensò, e rispose. << Perché volevo salvare Fabiola. >>
<< Io non l’ho fatto né per salvare i miei compagni, né per liberare la città… Voglio essere potente, venerato… Ma ormai avevo capito che avevate già rovinato tutto… >> Fece Cirillo con rassegnazione. << Per questo, morire ucciso dal nemico, dal traditore, non sarebbe stato per niente onorevole… >>
<< Ti sei buttato per avere una morte onorevole? >> Chiese Vali senza comprendere.
<< Sapevo che non avresti capito… Ma non fa niente. >> Rise Cirillo. << Un giorno sarò ricordato come l’uomo che preferì morire per la sua stessa mano, piuttosto che morire con la lama del nemico, del traditore! >> E con questo aggiunse una nota di disprezzo nella sua voce. Vali continuava a non capire. << Sei impazzito! >>
Cirillo pensò un po’. << Se non fosse stato per voi, io ora sarei il re di questa città. Grazie al Frutto dell’Eden… Avrei potuto fare mio il mondo intero! >> Fece un lamento. << Ma ormai, mi accontenterò di essere ricordato come un martire che ha dato tutto per l’Ordine… >>
<< Anche se così non è! >> Lo rimbeccò Vali. Cirillo rise ancora una volta, questa volta uscì del sangue dalla sua bocca. << La gente crede a ciò che sente dire… Le voci giuste gireranno facilmente, se qualcuno saprà diffonderle bene. >>
<< Non se ci sarò io a impedirlo! >> Ringhiò Vali. Cambiò discorso. << Hai menzionato la Mela. Dov’è?! >> Detto questo lo strattonò, come per convincerlo a parlare.
<< Se credi che ce l’abbia io, sbagli. >> Tirò un lungo sospiro. << Però credo che non ci vorrà molto, perché tu lo scopra… >> Detto questo, chiuse gli occhi e aspettò la morte.
Vali, sentendosi ancora una volta preso in giro, raggirato, sconfitto, scattò col polso ed estrasse la lama celata.
<< Che il Padre della Comprensione ti guidi, Cirillo da Rodi. >> Detto questo calò la lama veloce nel collo del Diacono, ponendo fine alla vita del Templare.
La luce, le nubi, tutto sparì, e la grande sala di Santa Sofia tornò al suo posto. Vali si guardò intorno. Si scrutò le mani sporche di sangue e si scrollò i vestiti impolverati. Il suo mantello aveva degli schizzi rossi e la maglia verde presentava una grande macchia sul fianco destro, dove ancora sentiva dolore. Appese la katara alla cintura e si avviò per tornare indietro…
 
*
 
Il Lupo correva nella direzione dove aveva visto sparire fra’ Ristoro. Cominciava a temere di averlo perso. Aveva seguito la strada che credeva avesse preso Ristoro seguendo le tracce che lasciava; cocci, eventuali macchie di sangue… Ormai però aveva fatto troppa strada. Raggiunse un angolo, dove fu colto di sorpresa dal destro del Monaco, che lo buttò a terra. Evidentemente, Il Lupo aveva seguito la strada giusta. Ristoro gli fu subito addosso. Il Lupo non gli diede il tempo di fare nulla e gli diede un pugno sul mento sollevando il braccio. Si rialzò mentre Ristoro indietreggiava.
<< Quindi l’hai abbandonata… >>
<< Sta’ zitto! >> Lo zittì Il Lupo con rabbia. Estrasse la spada e scattò col polso. << Non ti lascerò nemmeno il tempo di chiedere perdono! >> Fece avanzando e facendo saettare la spada in aria. Ristoro non si aspettava questa mossa, e fu preso alla sprovvista. Cominciò a indietreggiare, schivando i fendenti dell’Assassino che lo attaccava furioso. Estrasse il pugnale e parò la spada del Lupo. Lo attaccò al petto e quello si abbassò di scatto dandogli un calcio al polso, facendogli perdere il pugnale. Il Lupo si diede una spinta in avanti e diede una testata a Ristoro, che indietreggiò spaventato.
<< Sei davvero accecato dalla rabbia… >> Ridacchiò Ristoro, facendo imbestialire Il Lupo ancora di più. Lui non perse tempo e si avventò sul Templare. Poggiandosi con la mano destra, che ancora brandiva la spada, alla clavicola sinistra di Ristoro, conficcò la lama celata nel petto del Monaco, facendogli lanciare un urlo di dolore e rabbia che gli svuotò i polmoni.
L’Arsenale scomparve. Il luogo dove si trovavano diventò una distesa infinita dall’atmosfera azzurra. Nuvole leggere galleggiavano nell’aria e Il Lupo e Ristoro sembravano essere gli unici esseri viventi in quel luogo.
Fra’ Ristoro presentava due ferite ai lati del polso destro, dove era stato tagliato dalla lama celata del Lupo. Una ferita orizzontale lunga, causata dalla spada dell’Assassino, gli attraversava la parte superiore del petto, e passava poco sopra la ferita al petto di Ristoro, situata nel lato destro del petto.
Il Monaco respirava a fatica. Ormai era quasi morto. Il Lupo sentiva un profondo sentimento di odio per quell’uomo che cominciava pian piano a scemare. Cominciava a pensare che fosse stato tutto troppo facile. In realtà non lo era stato per niente. Tutte le battaglie, le ferite, i morti… E poi quell’uomo era caduto così facilmente… Certo, era fuggito fino all’ultimo; si era sottratto alla morte più volte, ma ora Il Lupo non aveva nemmeno faticato troppo per piantargli la sua lama nel petto…
Tossì. << Sarai contento, ora… >> Il Lupo lo squadrò con disprezzo. << Sono ormai vicino alla morte, e la tua cara Fiora è salva, così come Faustina Collari… >> Il disprezzo del Lupo aumentò, quando sentì il tono divertito del Monaco.
<< Falla finita con le prediche e consegnami la Mela! >> Ringhiò Il Lupo. Ristoro non riuscì a trattenere una fragorosa risata. << E cosa ti fa credere che ce l’abbia io? >> Chiese guardandolo divertito. << E’ caduta nel Tevere assieme a te. >> Azzardò Il Lupo, un po’ dubbioso. << Certo! >> Concordò Ristoro. << Ma ciò non vuol dire che l’abbia recuperata io, o un Templare! E anche se fosse stato così, dubito che Cesare Borgia me l’avrebbe lasciata portare così lontano da Roma. >> Il Lupo si rese conto allora che era stato lui ad autoconvincersi del fatto che Ristoro potesse avere il Frutto dell’Eden. Digrignò i denti. << Allora chi ce l’ha? >> Chiese strattonandolo.
<< E che vuoi che ne sappia! Chiedilo a qualcun altro! >> Rispose duro Ristoro. Il Lupo non fu convinto dalle parole del Monaco.
<< Tu stai mentendo, Ristoro. Sai chi ha la Mela! Dimmelo! >> Esclamò. Ristoro si rifiutò di rispondere. Ci fu una pausa.
<< Parlami di Lia De Russo. E’ ancora una Templare? >> Chiese. Ristoro sorrise perfidamente. << Certamente! >> << Ma l’avevi colpita con la Mela! >> Ribatté Il Lupo, sperando ancora che gli avessero mentito. << Sei così ingenuo… L’ho colpita con la Mela, sì… >> Cominciò Ristoro. << Ma non per farle dimenticare tutto! Non volevo colpire Ezio Auditore, ma volevo salvare l’Ordine…! >>
<< Quando mai ti è interessato qualcosa dell’Ordine? Lo hai fatto per salvare te! >> Lo interruppe Il Lupo. Ristoro continuò irritato. << Non le ho fatto perdere la memoria, bensì le ho trasmesso le informazioni per attuare il mio piano! Le ho detto che avrebbe dovuto conquistarsi la tua fiducia per aiutarmi a distruggere gli Assassini da dentro! >> Il Lupo riuscì a malapena a trattenersi dall’uccidere il Monaco in quell’istante. Ristoro lanciò una risata rauca  subito smorzata da dei colpi di tosse. Sospirò. << Ma ora… Tutto è saltato… >> Il Lupo capì che era il momento per quell’uomo di andarsene, di lasciare quel mondo.
<< Addio, fra’ Ristoro. >> Disse sollevando il polso. << Requiescat in pace. >> Detto questo calò la sua lama veloce sulla gola del Monaco, sporcandosi tutta la manica del suo sangue. Aspettò che gli spasmi finissero, poi si alzò, e le nubi azzurre, la sensazione di solitudine e silenzio, scomparvero. Si sentiva come liberato da un peso, ora che Ristoro era morto. Si incamminò verso il luogo dove aveva lasciato Faustina e Lia.
 
*
 
Vali era tornato indietro. Doveva tornare da Fabiola e andare via da quel posto. Si era quasi dimenticato di averla lasciata a combattere contro il Guardiano, anche se era stata lei a volerlo fare…
Quando tornò nella sala dove aveva lasciato i due, vide Fabiola, la guancia sinistra sporca di sangue, su cui si poteva vedere un grosso taglio orizzontale, era ferita alla spalla sinistra e alla gamba destra. Una macchia di sangue sul ventre e Odai Dunqas che la attaccava ripetutamente, senza lasciarle respiro. Fabiola teneva nella mano sinistra il suo ventaglio, mentre nella mano destra teneva la spada con cui si difendeva. Il suo viso si illuminò alla vista di Vali, ma fu un attimo. Subito tornò a lottare con il Guardiano, che, a parte un taglio trasversale sulla schiena, non presentava affatto ferite. Senza esitare, Vali Cel Tradat si lanciò sul Templare, per aiutare la Cortigiana. Cominciarono a lottare. Vali teneva la sua katara nella mano destra e colpiva la lancia del Guardiano con furia. Fabiola usava più la spada che il ventaglio, data la fragilità della seconda arma. Odai Dunqas sembrava non fasi problemi a combattere con due avversari, e continuava a lottare con forza e agilità.
Era un avversario forte. A un certo punto scaraventò Vali addosso a un armadio. L’urto glielo fece crollare sulla testa. Mentre Vali era occupato, Odai si avventò su Fabiola, puntandogli la punta della lancia dritta al cuore. Fabiola istintivamente levò la spada, ma con un gesto rapido il Guardiano gliela cacciò dalle mani. La spinse con le ginocchia sul petto e la fece cadere a terra. La lancia stava per entrare nella sua cassa toracica. Con un ultimo gesto disperato, Fabiola cercò di fermare l’impeto della lancia con una mano, mentre con il ventaglio mirava alla gola del Templare.
Sentì un dolore acuto al petto, sopra il cuore, e capì che la lancia l’aveva trafitta. Ma capì anche che aveva arrestato la discesa della lama, riuscendo a salvarsi da morte certa. Odai Dunqas, sorpreso dall’effetto che aveva avuto la mossa della Cortigiana sul suo impeto, fu sbalzato in avanti, verso Fabiola, e la sua gola incontrò la lama del ventaglio della ragazza. Uno schizzo di sangue uscì dalla sua gola, imbrattando l’abito e il viso di Fabiola, che chiuse gli occhi per non accecarsi.
Vali riuscì a liberarsi delle assi di legno dell’armadio e corse allarmato verso Fabiola, che, a fatica, si tolse l’uomo di dosso. Ansimava, e la lancia era ancora conficcata nel suo petto.
<< Fabiola… >> Vali stava per mettersi a piangere. Era in condizioni terribili, con gli abiti e il viso sporchi di sangue. Si abbassò su di lei. Il viso in una smorfia di dolore e disgusto.
<< Devi estrarla. >> Disse fermamente la ragazza con un filo di voce. Vali fu sorpreso dalla sua richiesta. << E’ pericoloso! >> << Anche lasciarmi in questo stato lo è! >> Ribatté lei. Vali trattenne il respiro, combattuto tra la scelta di estrarre la lancia o di lasciarla là. Fabiola lo stava implorando col viso. Lo avrebbe fatto, ma prima avrebbe preso qualcosa con cui fasciare la ferita in fretta, prima che Fabiola potesse morire dissanguata.
Strappò così una parte del suo mantello e si preparò. Tirò un lungo sospiro, poi, con decisione, tirò la lancia. Fabiola ebbe uno spasmo, un gemito smorzato le uscì dalla gola, mentre Vali estraeva la lama e si apprestava a fasciare la ferita il più velocemente possibile.
In pochi lunghissimi istanti, Vali finì il lavoro. Le pulì il viso con il suo mantello, e Fabiola poté riaprire gli occhi. Lo guardò con dolcezza e lo ringraziò.
<< Il Diacono è morto? >> Chiese con voce roca dopo che Vali la ebbe sollevata. Lui annuì. Fabiola tirò un sospiro di sollievo, tuttavia a fatica, e fu colta da un colpo di tosse.
<< Riposa, ora. Ti riporterò io a Galata. >> Disse Vali. Lei sorrise chiudendo gli occhi.
<< Grazie. >>
 
*
 
Il Lupo era tornato da Lia e Faustina. Si trattenne dal colpire Lia, pensando che fosse proprio quella, la cosa più giusta da fare, e le chiese duramente perché era rimasta con Faustina. Perché, nonostante fossero nemici.
<< Siamo nemici? >> Chiese lei, con un sorriso speranzoso. Il Lupo continuò a fissarla con asprezza. Il sorriso della ragazza scomparve, e sospirò. << Mi dispiace, Lupo. Sono stata una stupida, ad obbedire a Ristoro. Non avrei dovuto mentirti. >>
<< Eri riuscita davvero a convincermi che fossi una mia amica… >> Mormorò Il Lupo non togliendole gli occhi di dosso. Un solo movimento brusco e l’avrebbe uccisa.
<< Ti prego, Lupo! Devi credermi se ti dico che sono pentita! Perché avrei dovuto uccidere Samila Khadim, allora? >>
<< Per lo stesso motivo per la quale hai ucciso Oksana Razin! E anche quello per la quale sei entrata nella Confraternita degli Assassini, ingannando tutti! >> Le rispose aspramente Il Lupo.
Lia, esasperata, non seppe più che dire. << Ho sbagliato, Lupo! Lo so! Sono stata una stupida a seguire Ristoro, ma mi sono pentita, te lo giuro!!! >>
<< La Lia che conoscevo io non avrebbe sbagliato… >> Mormorò Il Lupo.
<< Perdonala, Lupo. >> Si intromise Faustina. << E’ vero, ti ha mentito, ma è anche vero che si è ravveduta in tempo, salvando tutti noi. >> Ora era Il Lupo, quello in difficoltà. Fece alcuni passi avanti e indietro, interrogandosi sul da farsi.
<< Devo rifletterci… >> Dichiarò. << Potrai venire con noi, ma non credere che io mi fidi più di te! >> si raccomandò con Lia, che annuiva con un sorriso triste. Forse era sincera, questa volta.
Così Il Lupo prese in braccio Faustina, e assieme a Lia De Russo, tornarono al covo di Galata.
   
 
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