Capitolo dieci
Mente o cuore?
Quella mattina Hermione si svegliò stranamente
tranquilla, si sentiva bene, felice, come se per la prima volta sentisse di essere
in vacanza. Le crisi e i problemi dei giorni precedenti non sembravano mai
essere esistite, la rabbia provata nei confronti di Ron ormai non c’era più… O meglio, c’era, ma era lei che da
qualche giorno non ci badava più di tanto. Con questa spensieratezza così si
alzò, si diede un’aggiustatina e fece colazione. Non sapeva perché ma in quel
momento la marmellata sul toast sembrava più dolce, il colore del tavolo più
brillante, lo stesso cielo fuori la finestra, che tutti i giorni le sembrava di
un banalissimo azzurro, ora le sembrava brillasse.
“Forza, Herm, un altro giorno ha inizio!” disse
ad alta voce, rima di prendere la borsa, le chiavi, aggiustarsi i capelli, rigorosamente sciolti, vicino lo
specchio dell’ingresso ed uscire.
Ma una volta vicino l’uscio notò qualcosa per
terra, e con un tuffo al cuore si chinò a raccoglierla. Era una bellissima rosa
accompagnata da un biglietto. Lo lesse, con il cuore che batteva a duemila, e
appena terminò ritornò in casa, dove indossò dei jeans e un top arancio, prese
il portafogli e si avviò in centro. Nel cuore sentiva molta indecisione, non
sapeva cosa fare, se andarci o no… Ma era pur sempre il suo compleanno!Aveva un regalo da comprare, no?
*****
“Ehi, Malfoy, svegliati!”
Draco sussultò, aveva sentito una voce chiamarlo,
una voce intrisa di disprezzo ma allo stesso temo calma. Aprì gli occhi, e vide
davanti a sé un ragazzo nero che lo squadrava con degli occhioni blu cobalto.
“Zabini!” esclamò. “Che cavolo ci fai a casa m…?”
“Materializzazione,no?” sbuffò l’altro, con un
tono annoiato.
Si guardarono per qualche istante, squadrandosi,
con un’espressione cagnesca, simbolo e particolare della loro amicizia, che
sebbene fosse spesso costellata da dibattiti fosse ancora viva dopo sei lunghi
anni.
“Comunque ciò non spiega il fatto che tu sia qui,
nella mia casa Babbana delle vacanze, il giorno del mio compleanno senza essere
invitato e per di più senza regalo!” disse dopo un po’ Draco, alzandosi. Notò
la bacchetta sul comodino, e ricordandosi che dal momento che era maggiorenne
poteva compiere magie la puntò contro se stesso e si ritrovò vestito in modo
più decente,con dei pantaloni neri e una maglia a mezze maniche azzurra.
“Calma, Malfoy. Sono qui per ordine dei tuoi
genitori, anzi, diciamo che la mia presenza qui ti ha evitato l’inflizione di
un bel po’ di Cruciatus e l’esclusione
istantanea dall’eredità dei tuoi vecchi” ribattè Zabini, con una calma
estenuante. Draco sbuffò, e si buttò sulla poltrona vicino al letto.
“Insomma, hai mollato Pansy!” aggiunse Blaise,
per sottolineare l’importanza della cosa.
Ma quando notò che l’amico non aveva intenzione
di rispondergli perse la pazienza.
“Vorrei solo sapere con che coraggio ti sei
azzardato a fare una cosa del genere! Tuo padre è furioso”
“Che me lo venga a dire lui, non sono responsabile
dei suoi repentini sbalzi d’umore” rispose Draco dopo tanto silenzio. Squadrò
Blaise, come a fargli capire che non se ne era affatto pentito.
“Draco, ma cosa dici? Insomma… Stiamo parlando di
Pansy! La tua futura moglie! Quella con cui eri venuto qui in vacanza! Posso
capire che tu ti stia divertendo senza di lei, ma cosa te ne frega? Lei non ne
saprà niente, divertiti e al ritorno fingerai la parte del fidanzato serio e
rispettoso”
“Nessuno mi impone di sposarla, capito, Zabini?!”
urlò improvvisamente il biondo, alzandosi di scatto e stringendo i pugni. “Mi
sono rotto, basta, gli ho sempre fatto da babysitter… Addirittura sono arrivato
al punto di essere geloso di lei perché faceva la troia con quelli del bar solo
per organizzarmi la festa di compleanno! Sai come sono, sono geloso di qualcosa
che mi appartiene, e proprio perché non voglio esserlo e perché non mene frega
niente di lei l’ho mollata, per me non
vale niente!”
Zabini rimase sconvolto da quelle parole: Draco
non aveva mai accennato al fatto di amare una persona, di fregarsene di una
ragazza; non aveva mai opposto resistenza a ciò che la sua famiglia gli
imponeva di fare… Cosa gli stava succedendo?
Scrollò le spalle, quasi intimorito dallo scatto
del ragazzo. “E… quindi… cosa vuoi fare?” chiese lentamente.
“Niente, me ne starò qui fino alla fine, poi
tornerò a casa e andrò ad Hogwarts, contento?” sbuffò, voltandosi a guardare
fuori dalla finestra.
“Va bene, ma io ti ho avvertito, se i tuoi…”
“Si, ho capito, che mi escludessero dall’eredità,
non aspetto altro!”
*****
Il centro di Hilton Beach poteva far gola a
qualsiasi shopping dipendente di ogni età grazie a tutti i suoi negozi e all’immenso
centro commerciale. Hermione passeggiava per le varie strade con tanto di
occhi, indecisa su cosa comprare ma
soprattutto in quale negozio entrare: ogni volta che prendeva una decisione spuntava
subito qualcosa di più allettante.
Alla fine si decise ad entrare nel centro commerciale,
ma si ritrovò subito nel primo negozio di vestiti che gli capitasse a tiro,
impegnata nel trovare qualche vestito adatto per l’occasione.
Rosa o azzurro? Arancione o nero? Lungo o
corto? Come ci si vestiva ad una festa
di 17 anni tra maghi?
Calma, non hai ancora deciso se andarci o no…
“Oh, cherie, questo abito azzurro le starebbe
divinamente!”
La ragazza sussultò udendo quella voce un po’ effemminata
che si rivelò essere quella del commesso. Era alto, con i capelli lunghi e
indossava dei bermuda di jeans con una camicia in stile hawaiano da cui
spuntava fuori l’ombelico.
“Lei dice?” chiese, passato lo shock iniziale.
“Ma certo! Su, su, lo provi!” esclamò lui,
togliendo il vestito da sopra la gruccia, porgendoglielo e trascinandola vicino
al camerino.
“Ok…” balbettò Hermione.
Eppure, quando uscì qualche minuto dopo dal
camerino, si disse che il commesso aveva perfettamente ragione. Era un abitino
che arrivava sopra il ginocchio, con il collo
a barca e con delle perline vicino il decolleté , semplice ma che le donava
molto.
“Oh, cherie, cosa avevo detto? Sei perfetta!”
“Oh, grazie…?”
“Valentine, cara!”
“Grazie, Valentine, io mi chiamo Hermione!”
“Hermione! Che bel nome, ha un qualcosa di epico,
vero? Il nome della figlia di Paride ed Elena se non erro…”
“Beh, si…”
Valentine gli stava già simpatico! Così alla
fine, dopo le ultime indecisioni, si convinse a comprare proprio quell’abito.
“Arrivederci, Valentine!” lo salutò, sorridendo.
“Ciao bellissima, e vieni a farmi visita molto
presto!”
“Certo, stanne certo!”
Camminando per altri negozi, Hermione rimase
rapita davanti da uno di cellulari e cose simili: un mp3 grigio perla se ne
stava tranquillo nella vetrina.
Improvvisamente, vedendo quell’oggetto davanti a sé
vide tante immagini: la spiaggia, gli scogli, loro due che ascoltavano Avril
Lavigne, il tramonto…
Grigio come i suoi occhi….
E così un quarto d’ora dopo uscì dal negozio con
l’ennesimo sorriso stampato in faccia, ma questa volta velato di malinconia e
di un po’ di pentimento.
Cosa diavolo sto
facendo? Non sembro più me stessa! Beh, ma comunque ci andrò ala festa!
*****
“Ron, è pronto il pranzo!”
Ginny bussava violentemente contro la porta della
stanza del fratello, invano.
“RON!”
Nessuna risposta.
“Ron, giuro che se non apri uso la magia…”
“E usala, anzi,è meglio, così non ti avrò più tra
i piedi a scuola e ti sbatteranno ad Azkaban!” fu la secca risposta del
ragazzo.
“Almeno ho avuto la certezza che sai ancora
parlare! Su, apri ed esci!”
“Ginny è inutile” sussurrò una voce al fianco della
ragazza, che si voltò e si trovò davanti Harry.
“Perché?” chiese, ostinata.
“Non gli va, sta attraversando un brutto periodo…
Sono due giorni che cerca di scrivere una lettera convincente ad Hermione. Non
ti conviene entrare nella sua camera, verrai sommersa da pergamena straccia!”
Udendo ciò Ginny si arrese, allontanandosi ed
avviandosi in cucina. Ma prese una decisione: anche se suo fratello non se lo
meritava, avrebbe dovuto far qualcosa.
****
Casa Parkinson quel pomeriggio era
particolarmente silenziosa, la cameriera riceveva meno ordini e meno ramanzine,
tutte le compagne della signora Parkinson non si erano presentate per la solita
partita con i tarocchi, e la più piccola di casa se ne stava nella sua stanza ,
presa dai sensi di colpa.
Ho sbagliato,
sono stata una scema. Gli ho sempre rotto le scatole. Non sono mai stata una
brava fidanzata.
Ma la cosa che più le attanagliava il cuore erano
le parole dei suoi genitori.
“Pansy, ora
per colpa tua siamo usciti dall’alto rango delle famiglie magiche! le mie amiche non hanno accettato l’invito per
il ballo di fine estate!”
“Figlia, sei
la mia rovina! Il signor Malfoy è un mio collega, e stavo quasi ricevendo una
promozione!”
Ma la terza cosa che non le dava pace era il fatto
che le dispiaceva l’essere stata mollata solo per i suoi genitori: oramai Draco
per lei era una sorta di abitudine, non le faceva più né caldo né freddo.
*****
Le otto e mezza arrivarono fin troppo velocemente
per i gusti di entrambi. Draco si ritrovò a salutare Blaise alle cinque e
subito dopo notò di essere in ritardo e di doversi dare una mossa. Aveva una erta
agitazione, si sentiva diviso in due. Una parte di sé voleva trascorrere una
bella serata con quella che fino a qualche settimana prima giudicava una sporca
mezzosangue, l’altra gli diceva che stava commettendo l’errore più grosso della
sua vita. Cosa fare?
Eppure, quando la vide presentarsi, bellissima
nel suo abito azzurro, con i capelli
sciolti e con gli occhi truccati di chissà quale colore stupendo colore riuscì
solo per metà ad adempiere al suo dovere e a ciò che si era imposto.
“Oh, ciao” disse, avvicinandosi.
“Ciao, ancora auguri” rispose lei, porgendogli un
pacchetto.
“Grazie, non dovevi”
“E tu non mi avresti dovuta invitare. Perché lo
hai fatto?”
“Perché… Nessun’altro poteva venire”.
Si scambiarono uno sguardo, quasi di tristezza,
come a voler dire: “E’ la realtà, non posso essere sincero, il mio copione mi
impone di dirti questo”.
“Non sembrava così dal biglietto” precisò la
ragazza, offesa. “Comunque tolgo il disturbo, stai tranquillo” aggiunse, prima
di lanciargli uno sguardo di risentimento ed allontanarsi, quasi correndo.
Voleva sentirsi chiamare, sentirsi imporre di
tornare indietro… E ciò alla fine avvenne.
“Hermione, Hermione, aspetta!”
Sentì tirarsi per un braccio e fu costretta a
voltarsi, trovandosi faccia a faccia con Draco. I suoi occhi grigi si persero
nei suoi, ipnotizzandola quasi.
“Non volevo dire questo! Ma non è colpa mia se
quando sto con te divento stronzo!” si scusò, prima di stringerla a sé e
baciarla, proprio come aveva fatto qualche settimana prima. Ma quella volta non
c’era nessuna Pansy, nessun obbligo: era lui che lo aveva voluto, si disse,
mentre Hermione ricambiava il bacio con ardore e si stringeva a lui, quasi come
se fosse la sua unica ancora di salvezza.
Continua…
Ehm, ehm, si, sono io… Quella cattiva che non
aggiorna da secoli… Prima di dire qualsiasi cosa vi chiedo umilmente:
SCUSATEMIIIIIIIII!!!!
Avevo detto che non avrei aggiornato a tempo
indeterminato, e diciamo che questo tempo alla fine ha coinciso proprio con i
termine della scuola….
Ma almeno il cap vi è piaciuto? Cosa ne pensate
di questa novità del bacio? Cosa ha in mente Ron? Cosa succederà tra Herm e Draco? Lo scoprirete
nel prossimo cap, che vi prometto pubblicherò tra massimo una settimana!
Intanto ringrazio coloro che hanno recensito lo
scorso cap, ovvero:
narcyssa
malfoy,
8marta8,
aqa,
Narcissa Malfoy
jnr,
Christina Malfoy
grazie a tutte, siete gentilissime e troppo buone
con me, ihih!
Spero che il cap vi sia piaciuto, fatemi sapere!
Un bacione!
la vostra milly92.
Anticipazioni:
“Ma cosa cavolo fai? Ti sei bevuto il cervello?”
“No, seguo solo il mio cuore!”
“Cosa…cosa ci fai tu qui?”
“Quello che voglio fare da secoli!”
“Ne sei contenta, vero?”
“Oh, guarda, da morire!”