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Autore: Amy_Streghetta    29/01/2014    0 recensioni
Tic toc.
La pioggia batte sui vetri delle sottili finestre. Bussa alla porta, sta chiamando qualcuno, chiunque. Canta, in una lingua senza tempo, storie che nessuno vuole più ascoltare.
Tic, plin.
Rimbalza sulle ringhiere di ferro bianco delle case ritinteggiate da poco, si posa, gocciola via, torna di nuovo e di nuovo viene respinta giù.
Tic toc tic plin plin tic.
"Ascoltatemi, per la miseria."
La pioggia aumenta di intensità, batte sulla finestra, scivola sulla ringhiera, allaga le strade e piega gli alberi. Per tutta risposta, anche gli ultimi temerari si chiudono in casa, sbarrando le porte e tirando giù le persiane.
Tic toc plin tic toc plin tic toc plin.
"Ma siete diventati tutti sordi?"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tic toc.
La pioggia batte sui vetri delle sottili finestre. Bussa alla porta, sta chiamando qualcuno, chiunque. Canta, in una lingua senza tempo, storie che nessuno vuole più ascoltare.
Tic, plin.
Rimbalza sulle ringhiere di ferro bianco delle case ritinteggiate da poco, si posa, gocciola via, torna di nuovo e di nuovo viene respinta giù.
Tic toc tic plin plin tic.
"Ascoltatemi, per la miseria."
La pioggia aumenta di intensità, batte sulla finestra, scivola sulla ringhiera, allaga le strade e piega gli alberi. Per tutta risposta, anche gli ultimi temerari si chiudono in casa, sbarrando le porte e tirando giù le persiane.
Tic toc plin tic toc plin tic toc plin.
"Ma siete diventati tutti sordi?"
Il cielo si incupisce. Brontola, arrabbiato. La pioggia cade. Brontola e sbuffa, tuoni, lampi e vento imperversano. Piange, il cielo. Piange mentre nelle case vengono accese televisioni per non sentire il frastuono, mentre nelle case si parla come non succede mai per aggrapparsi alle certezze di chiacchiere e pettegolezzi di poco conto.
I rumori della città di mare si smorzano e poi muoiono definitivamente, le persone sono corse tutte a cercare riparo all'asciutto dalla tempesta e dalla paura, tutte le imposte sono ormai sprangate.
Tutte tranne una.
Nel silenzio, una figura solitaria, sulla soglia di un balcone bianco, uno come tanti altri, uno in mezzo agli altri, osserva. Semplicemente se ne sta ferma lì, in piedi, appoggiata al legno, a occhi aperti, sola, in silenzio, e osserva. Osserva la pioggia che cade, le nuvole nere che solcano il cielo e i fulmini che lo squarciano accompagnati dal fragore di qualcosa che si spezza, come se il dolore spaccasse la cappa grigia di nubi a metà. Ascolta il fragore del tuono e la dolcezza delle gocce d'acqua che toccano il suolo asciutto, il suolo bagnato, i tavoli, i muri, le piante, tutto. Respira l'aria quasi fredda, elettrica, frizzante della terra che rinasce. Il cielo piange e la terra rinasce, il cielo soffre e la terra ne esce purificata, diversa, nuova. Sconquassata, in bilico, mezza distrutta, ma ancora lì. Pronta per ricominciare. Per rinascere dalle ceneri. Per diventare migliore.
Per quella figura sul balcone, il canto della pioggia è nuovo, sconosciuto, meraviglioso. È un susseguirsi di tic, plin, toc, plin, plen, tang, tac che potrebbe andare avanti all'infinito, un'armonia senza tempo che da un senso tutto nuovo alle cose, al mare, alle persone, un'armonia che cancella dal mondo il resto dei suoni, le voci, i cinguettii, le onde, le auto, i treni, gli aerei, tutto, non resta più niente, non restano più macchie sui ricordi né ombre sul futuro, non c'è posto per niente che non sia pulito, non sia ordine, non sia pace.
E poi, com'è iniziato, così svanisce. Si affievolisce fino a diventare impercettibile, è un attimo e non c'è più, la pioggia non scorre più, il cielo non trema, il vento non soffia e il sole fa capolino tra le nubi di tanto in tanto.
Un gabbiano si alza in volo. A breve distanza un altro segue, poi due, tre, cinque, dieci, cinquanta, cento, non si sa più, non si contano più, sono una massa bianca che vola in cielo, che vola via cantando la canzone della pioggia.
La figura solitaria chiude gli occhi. Quando li riapre, anche lei sta cantando una canzone nuova. Con calma, lancia un ultimo sguardo al paesaggio, come se volesse imprimerselo a fuoco nella mente, cerca di abbracciarlo tutto con gli occhi anche se sa che è impossibile. Un raggio di sole la colpisce giusto in viso, sole che chissà da dove spunta, chissà come ha fatto a passare in mezzo a quelle nubi, a tagliarle a metà per colpire proprio lei. Sorride, poi, lentamente, si volta e sparisce, è un nulla, un attimo ed è già andata via, il sole che batte ancora, fino alla fine del temporale, sul muro in quel punto, nel punto in cui prima c'era lei.

 
  
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