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Autore: Atomic Chiken    29/01/2014    2 recensioni
Un gatto.
Già, un semplice gatto.
" Non le manca Jeb? ". Aveva messo da parte i ferri per cucire e mi aveva guardata sorridendo
" Jeb non è morto tesoro, è sempre qui, con me ".
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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" Buona giornata! ". Sue salutò il ragazzino e lo guardò uscire con il libro sottobraccio. Stava per tornare a sistemare le sue cose sul computer quando il portone si aprì di nuovo e un poliziotto fece la sua comparsa seguito da una donna. Notò subito l'espressione agitata e nervosa. L'aveva già vista da qualche parte ma non riusciva ad inquadrare il volto. Come sperava non accadesse, l'uomo si diresse verso di lei con fare teatrale. Cosa diavolo voleva da una bibliotecaria?
" Buongiorno! " disse cercando di rimanere calma e non perdere la sua compostezza. L'uomo tirò fuori il distintivo. Come se non vedessi che sei un poliziotto pensò Sue. Volevano sempre farsi notare quei piedipiatti.
" Sto cercando una ragazzina " esordì con sguardo ferreo
" Vengono molte ragazzine, qui " rispose Sue calma.
L'uomo borbottò qualcosa alla donna accanto a lui. Fu allora che a Sue venne in mente chi fosse
" E' la madre di Nicole? "
" Nicole? " disse il poliziotto
" Nicole " concluse la madre con una strana voce.
" Sì..Nicole, è per caso venuta in biblioteca oggi? " domandò il poliziotto ricomponendosi velocemente.
Sue cominciò a fare mente locale. Alle otto era giù negli archivi a sistemare i libri, alle nove e mezza era andata a bersi un caffè, verso le dieci e mezza Jusie le aveva chiesto di prendere il posto per..
" Ora ricordo! " disse quasi saltando sul bancone " Cioè..Certo, ho fatto il cambio con una collega perché Nicole aveva bisogno di un passaggio, almeno così mi ha detto Jusie "
" Jusie? "
" Quella che doveva dare il passaggio "
A quelle parole lo sguardo della madre della ragazza s'incupì. Sue si chiese cosa fosse successo.
" Le ha detto dove andavano? "
" Umm...Prima di venire qui sono andata a cambiare il disco orario della macchina..Le ho sentite parlare di un negozio vicino..Un certo Pon..Pown, non ricordo bene dal momento che erano dentro l'auto. E' tutto quello che so ". Sue mostrò la sua faccia più dispiaciuta che sapeva fare, ma le uscì solo una specie di smorfia.
L'uomo la ringraziò e le diede il proprio biglietto " Nel caso la rivede, mi chiami, a qualsiasi ora ".
Sue annuì. Li guardò andare via e solo allora le venne in mente di non avergli dato il numero di telefono di Jusie. Poliziotto incompetente, pensò correndo a prendere il proprio telefono dagli archivi.






Una volta fuori dalla biblioteca Ariel fece un lungo respiro. Sapeva dove era Nicole, ma avrebbe dovuto dirlo a lui?
Seguì il poliziotto fino alla macchina, parcheggiata da un lato sul marciapiede.
Dirlo..Non dirlo..Cosa?
Aprì la portiera e prese posto, assalita subito dall'odore di chiuso.
Il tempo passa Ariel, fai una scelta. Dirlo..Non dirlo..Dirlo..Non dirlo..Cazzo!
Sbattè il pugno sul cruscotto appena prima che il poliziotto entrasse nell'abitacolo.
" Ha idea di dove possa essere andata? " le chiese.
Ariel cominciò a tremare perdendo all'improvviso il proprio controllo.
Calmati dannazione, c'è in ballo tua figlia.
" No " rispose con voce ferma.
L'uomo rimase a guardarla per un paio di minuti che le parvero interminabili, infine mise in moto l'auto
" La lascio a casa, continuerò le ricerche per conto mio..Appena la ragazza torna a casa, se torna a casa, chiami su questo numero ".
Ariel ripose il bigliettino in tasca
" Posso contare sul suo aiuto? "
La donna annuì. " Si può fidare ".
Non contarci troppo però.






Jusie accartocciò il foglio e lo buttò fuori dalla finestra. Faceva un caldo asfissiante dentro l'auto e lei si stava rompendo i coglioni. Quanto ci stava impiegando a prendere un regalo? E che regalo poi, in un posto sperduto come quello! Forse avrebbe dovuto andare a dare un'occhiata, giusto per accertarsi che andasse tutto bene. Mise la mano sulla maniglia quando il telefono sul cruscotto cominciò a squillare. Tempismo dei miei stivali pensò.
" Come la va Sue! " fece scherzosa dopo aver letto il nome sul display.
Ma la voce dall'altra parte non era per niente scherzosa. Il sorriso le morì dopo le prime parole pronunciate da Sue
" La polizia è venuta qui, cercavano la ragazza che hai portato con te "
" La polizia? "
" Sì, c'era anche sua mamma. Non so per cosa la cercano..Fai attenzione, magari è qualcosa di pericoloso. Va tutto bene lì? ".
Jusie lanciò uno sguardo verso l'edificio. Da quanto era dentro Nicole?
" Sì..Sì, tutto a posto. Stanno per caso venendo qui? "
" Ah, non so dove sia qui e non so se stanno venendo qui " rispose l'altra.
" Beh..Grazie per avermi avvertita Sue, sei un'amica "
" Figurati..E ricorda, mi devi un caffè ".
Dopo i saluti Jusie ripose il telefono in tasca e tornò a guardare l'edifico. Nessuna traccia di Nicole.
Aprì la portiera assaporando l'aria fresca.
Fai attenzione, magari è qualcosa di pericoloso.
Esitando ancora un attimo e controllando se fossero in arrivo auto della polizia, s'incammino verso l'edificio decadente.







Dopo dieci minuti Ariel si alzò dal divano e uscì di casa. Entrò in auto controllando prima ogni angolo di strada. Mise in moto l'auto e partì.
Non notò l'uomo mescolatosi agli operai di demolizione
" Il microcip è stato messo " disse quest'ultimo ad un microfono
" Ce l'abbiamo in pugno ".







Chu prese posto sulla sedia e Nicole seguì il suo esempio dopo un attimo di esitazione. Cominciava ad avere paura.
" Allora " cominciò l'uomo
" Si chiamava Denise, capelli castani, occhi a mandorla dallo sguardo profondo. Era una bambina meravigliosa. Venne qui con sua madre, aveva sei anni al tempo. Sua madre aveva una personalità alquanto strana. Non si fermava un secondo, percorreva tutto il corridoio dello stanzone dei gatti e ricominciava daccapo quando veniva fermata dal muro. Parlava da sola, muoveva le mani all'aria senza motivo. Erano i sintomi di una persona disturbata qui dentro " si toccò la tempia " ma un semplice venditori di gatti non poteva sapere che un malato mentale potesse arrivare ad orrori simili. Comunque sia, lasciai la madre impazzire per conto suo e portai Denise a fare un giro delle gabbie. Ad ogni gabbietta si fermava e rimaneva a parlare all'animale per interi minuti. Delle volte fui costretto a smuoverla io stesso. Li amava tanto, i gatti. Non capisco come si possa arrivare ad uccidere una bambina tanto speciale come lei.."
" Come morì? " chiesi senza mettergli fretta. Chu fece una piccola pausa
" Dopo aver lasciato la bambina a decidere quale gatto volesse, andai a parlare con la madre. Non era nelle mie intenzioni, non era nemmeno nella lista delle cose che volevo, ma la sentì parlare al telefono. Disse cose che allora per me non avevano senso, ma se ci ripenso oggi mi salgono i brividi. Ho le parole sotterrate nella mia testa, da quando è successo.
Non adesso scemo. NO! Fidati di me. Lasciamoli insieme per un pò,. dobbiamo aspettare che si crei il legame.. Cinque anni. Sì..Tra cinque anni è perfetto.
Cinque anni dopo uccise sua figlia. Sono andato al funerale, non che ci fosse un corpo a cui dare degna sepoltura. Quella bastarda..". Il silenzio calò nell'ufficio. Una lacrima scese lungo la guancia dell'uomo, il quale non cercò nemmeno di nasconderla. Istintivamente gli presi le mani poggiate sulla scrivania
" So quello che prova " dissi lasciando che le parole facessero effetto " Ma deve continuare. E' importante per me, la prego..".
Chu ritirò le mani " I resti della bambina non sono mai stati ritrovati. Se sappiamo come sono andate le cose è perché lo stesso giorno la donna andò a costituirsi e raccontò dell'orrore che aveva commesso. Non era pentita, non era addolorata. Semplicemente, sembrava essersi svuotata di tutte le emozioni esistenti ". L'uomo si alzò all'improvviso e andò in un'altra stanza. Rimasi seduta pensando che non riuscisse più a continuare. Tornò con un registratore tra le mani. Senza dire niente si sedette e lo accese. Il nastro partì dopo quindici secondi
" Jake Kowalski, ufficiale incaricato dell'interrogatorio di Susan Robinson. Ore 00.32. Ammette di aver ucciso sua figlia, Denise Robinson? "
" Sì "
" Può descrivermi, passo dopo passo, come l'ha uccisa? "
- Dieci secondi di silenzio -
" Sono andata a prenderla a scuola alle 16.30. L'ho portata al parco con la sua amica Charlie. Alle 17.30 siamo tornate a casa. Mi ha fatto vedere il compito di scuola, dieci e lode. Le ho detto Brava, continua così finché puoi. E' corsa in camera a giocare con il gatto. Nel frattempo ho deciso che, prima di ucciderla, le avrei preparato tutti i suoi piatti preferiti. Lasagne, Crepes, le crocchette di pollo, una torta alla crema. Non c'era tempo purtroppo. Così le ho fatto solo la torta. Mi ha chiesto i soldi per la gita della settimana seguente. Glieli ho dati per farla contenta, dopotutto non sarebbe durata nemmeno fino al giorno dopo "
- Risata isterica -
" La prego, continui "
" Ho cominciato alle 20.30. Guardava i Looney Tunes alla televisione. Mi sono seduta accanto a lei e mentre rideva per qualcosa accaduto nel cartone, le ho preso la gola tra le mani. Ho provato una strana eccitazione vedendo la sorpresa nei suoi occhi. Lo trovavo divertente. Sono una madre pessima vero? "
" Continui "
- Sbuffo da parte della donna -
" Come vuole. Ha cominciato a piangere, non che riuscisse a farlo con la gola stretta. Mi pregava di smetterla. Ma io mi stavo divertendo, lo capisce? Tutti hanno bisogno di divertirsi. Ma poi è arrivato quel maledetto gatto e ha cercato di mordermi. Ho lasciato il collo di Denise per occuparmi di lui e lei è corsa via. Le sono andata dietro, l'ho o presa e stesa a terra. Non farmi del male, strillava. Sa quando uno non può più di qualcosa? Ecco, io non ne potevo più delle sue grida, così ho preso il coltello dalla tasca e le ho tagliato le labbra. Si è zittita sul colpo obbediente come sempre, la mia bambina. Vedere l'orrore nei suoi occhi mi ha spinta a continuare. Mi stavo divertendo un mondo. Però l'ho fatto anche per il suo bene, e poi era arrivato il suo momento. Dovevo farla soffrire, capisce? Dovevo! DOVEVO! "
" E perché doveva? "
" Non capiresti, poliziotto di merda. E non troverete neanche il suo corpo. L'ho tagliato in tanti piccoli pezzi bruciati nel camino. Oh, avresti dovuto vederla. Il rosso le stava benissimo, sembrava una principessa. L'ho costretta a guardarsi allo specchio, abbiamo anche fatto delle bellissime foto. Le ho pure fatto finire la torta, l'abbiamo mangiata insieme, madre e figlia...L'ho fatta morire felice! Le madri dovrebbero seguire il mio esempio...La torta fa sempre felici, no? E non mi ha nemmeno ringraziata! Dopo che ha finito la torta le ho dato il colpo di grazia. Mi ha chiesto il perché.. Pff, ti ho fatto vivere cinque anni stupendi in più, cos'altro vuoi?! "
" Perché l'ha fatto? Come ha potuto uccidere sua figlia senza alcun rimorso! "
- Silenzio -
" Ci sono cose che è meglio non sapere mi creda "
" Lei deve dircelo Susan, solo così potremo salvarla dalla pena di morte "
" Morte...Ci sono cose peggiori della morte, Jake. Credete che io sia pazza, che non abbia un cervello con cui pensare? Allora dico che avete ragione, tutta la mia piena ragione. Ma sono ammattita perché ho saputo cose che voi non potete neanche immaginare. La morte non è la fine, è solo l'inizio di altra sofferenza. Per questo ho ucciso mia figlia. L'ho fatta soffrire, così non dovrà patire una volta arrivata lassù. Non finirà in quel mondo orribile che mi hanno fatto conoscere. No. Non l'avrei mai permesso. Morte. E' tutto ciò che desidero. Una morte lenta e dolorosa ".



Il nastro si fermò facendo calare un silenzio di tomba nella stanza. Tenevo gli occhi puntati sul registratore, incapace di parlare. Tutto ciò che riuscivo ad immaginare era il dolore di una povera bambina uccisa dalla stessa madre. Stavo piangendo, ma me ne accorsi solo quando Chu mi porse un fazzoletto.
" Ti senti bene? " chiese l'uomo
Annuii con la testa. " E'...Incredibile " riuscii a dire.
" Sono riuscito ad avere il registratore da un amico che lavorava nella polizia. Non sai quanto coraggio mi sono fatto per portarlo fuori dalla cassaforte "
" Che fine ha fatto Susan? " domandai ancora intenta ad asciugare le lacrime
" E' morta ovviamente. Non le hanno dato la pena di morte, così si è fatta pestare a sangue dagli altri detenuti. La mente umana è davvero un universo immenso ed inesplorato ".
Qualcuno bussò alla porta. Ci voltammo tutti e due sull'attenti.
" Chi è? " disse Chu alzandosi lentamente
" Jusie, sto cercando Nicole ".
E in lontananza, o forse era solo frutto della mia immaginazione, mi parve di sentire delle sirene.
  
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