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Autore: ILoveRainbows    29/01/2014    1 recensioni
Perdersi a Londra se non la conosci può essere spaventoso in un primo momento, ma cosa succederebbe se incontrassi una persona che ammiri, stimi: consideri persino il tuo eroe? Clara potrebbe scoprirlo e chissà...
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7
Bianco. Solo bianco.
Non vedevo nient'altro. Solo girandomi sul lato sinistro lo vidi. Era seduto su una sedia ed era appoggiato sul letto. La mia mano era sotto la sua chioma riccia, ribelle e morbida. Dormiva, ma non sorrideva. Era crucciato, preoccupato per o di qualcosa.
Allungai l'altro braccio e gli accarezzai dolcemente i capelli. - Non preoccuparti per me. Va tutto bene. Va tutto bene, - bisbigliai. Buttai la testa sul cuscino e cercai di non lasciare nessun pensiero invadere la mia testa. Si riscosse silenziosamente e rispose - come faccio a non preoccuparmi per te bambina? -
Sorrisi. - Buon giorno dormiglione. -
Scoppiammo a ridere, ma mi dovetti fermare. Faceva male. Da morire. Feci una faccia contrita e dovette accorgersene perché si alzò e uscì dalla stanza per cercare un medico. Quando tornò lo seguiva un uomo in camice bianco. Se i medici assomigliavano tutti a quello avrei dovuto farmi ricoverare più spesso. Aveva i capelli neri, leggermente scarmigliati, ma molto più ordinati di quelli di Michael. Gli occhi verde mare trasmettevano sicurezza e tranquillità. Sorrideva felice, come se non si dovesse trovare a contatto con la morte tutti i giorni.
Il bruno, che nel frattempo si era seduto sul letto accanto a me, dovette capire che apprezzavo la vista perché mi scoccò un'occhiataccia a cui risposi con uno sguardo innocente.
- Salve. Sono il Dottor Pastore. -
- Salve. -
- Allora, devo dire che si è ripresa molto bene. Dopo un mio collega le farà alcuni test per controllare alcuni fattori importanti, ma da quanto posso vedere sta bene. Qualche dolore o senso di smarrimento, amnesia o altro? -
Cercai di registrare tutto quello che diceva. - Solo mal di testa se rido. -
- Quello è normale. Se lei è d'accordo posso darle una  pastiglia con la quale starà meglio. -
- Grazie. -
- Bene. Si ricorda cos'è successo? -
Guardai in alto a sinistra, involontariamente. - Ero uscita di casa dopo che mia madre mi aveva cacciato - Iniziai cercando di ricordare ogni particolare di quella sera. - Poi mi sono fermata a un semaforo. Rosso. Aspettai il verde. Partii. Poi ho visto due fari. Era una macchina che mi ha colpito. Poi ricordo uno schiaffo e qualcuno che urlava. Poi mi sono svegliata qui. Ora. -
Mika mi strinse la mano con affetto, magari pensando che dovessi sentirmi male. Invece al contrario mi sentivo benissimo. Ero felice di vivere. Guardai a sinistra e capii il perché. Nella mia vita era entrato qualcuno che aveva cambiato tutto. Le mie labbra si aprirono in un sorriso. Sorrisi e sorrisi ancora. Non era carnale il desiderio che avevo per lui, forse solo un po': era un ottimo baciatore. Lo amavo perché mi completava. Era quello che io non ero. Felice, colorato... Bello. Non mi riuscivo a spiegare come avesse potuto scegliere me. Venni interrotta dal medico. - Okay. Allora tutto bene. Ti terremo sotto osservazione qualche giorno. Facciamo alcuni esami. Poi puoi iniziare la riabilitazione, anche se come ho detto stai già bene. Ritornerò fra qualche ora per vedere come va. Ciao. -
- Ciao - Se ne andò chiudendosi la porta alle spalle.
Lanciai a Mika un sorriso malizioso. - Allora... Sei rimasto qua tutto il tempo? -
- Sì... - Aveva colto il mio sguardo e si allungò verso di me per baciarmi. Baciandomi si spostò lentamente sopra di me. Quasi non me ne accorsi. Lo abbracciai con gambe e braccia. Affondò la faccia fra i miei capelli sparsi sul cuscino. - Hai un profumo buonissimo. - Spostò un ciuffo e iniziò a darmi piccoli bacetti sul collo. Risi, e stavolta fece meno male. - Siamo in un ospedale! Mika! Hahaha. 
Probabilmente avrebbe ribattuto se in quel momento non fosse entrato qualcuno senza bussare cogliendoci alla sprovvista. Quell'uomo aveva la capacità di arrivare sempre ai momenti peggiori. - Beccati! -
- Morgan! - Mika si lasciò andare su di me sprofondando nei miei capelli e togliendomi il fiato. - Mika... Mika... Non respiro! Hahaha! Mika. -
- Scusa. - Si spostò velocemente e scese dal letto.
- Sono venuto a trovare la convalescente: che mi sembra essersi ripresa benissimo. -
- Perfettamente come puoi vedere. - Guardò sia me che Michael. - Dove metto queste? - Chiese alludendo a un mazzo di rose rosse.
Mika lo guardò incuriosito dalla scelta, ma non disse niente. Probabilmente sapeva che Morgan non aveva possibilità con me, e che probabilmente non voleva nemmeno provarci con me, per rispetto.
Alla fine le sdraiò sul comodino. - Quei deficienti della reception non volevano farmi salire. Non so cosa avessero. Dicevano che non potevo venire perché non avevo parentela con nessuno dei pazienti. Ci ho messo un po', ma alla fine ce l'ho fatta. - Fece l'occhiolino al riccio. Non ero sicura di voler sapere cosa aveva fatto. - Morgan! - Esclamai - vieni qui per salutare la convalescente e parli solo di te stesso. -
- Hahahahaha. Ovvio. Dovresti conoscermi. - Venne accanto al letto e si sedette sul bordo, mentre Mika si girava e tirava su le tende, per lasciarci un momento fra amici. Non voleva impicciarsi, anche per questo lo amavo.
Morgan mi abbraccio e l'odore di fumo mi avvolse. Non mi dava fastidio però. Mi bisbigliò all'orecchio - ci hai fatto prendere un colpo. Non lo fare mai più. - Si stacco, ma rimase abbastanza vicino da poter sussurrare. - Dovevi sentirlo l'altra sera. Era terrorizzato. - Vide che il mio sguardo si spostava sul Riccio alla finestra e s'affrettò ad aggiungere - non voglio dare la colpa a te. Non potrei mai piccola Clara. Solo, supportatevi a vicenda. Ne avete bisogno. - Mi scoccò un bacio sulla fronte e poi tornò al suo umore abituale. - Allora Mika. Ti sei trovata una tosta. Mi fa piacere. Ma questo non significa che non verrai più ai miei festini, sappilo. Anzi! Ancora meglio. Verrete insieme. - La cosa non entusiasmava nessuno dei due. Significava farci vedere in pubblico insieme, non ne avevamo mai parlato. - Capì quello che pensavamo. Quell'uomo era una vera e propria volpe. Non so come facesse. - Ah, capito. Lui dovrebbe essere gay. - Disse come se stesse pensando ad alta voce. - Giusto! Mika! Tu sei gay e ti fai una. Ragazzi, molto sinceramente, con tutto l'affetto possibile. Siete nella merda.
Buona merda a tutti. Hahahaha. Se ve lo dice uno come me c'è da fidarsi. - Non aveva completamente torto, ma era anche completamente pazzo. Okay, la correlazione fra i miei pensieri era inesistente. Pazienza.
Qualcuno bussò alla porta. E dopo un attimo entrò un'infermiera. - Scusate signori. Devo fare alcuni esami. Potete tornare dopo. -
Morgan mi abbracciò al volo. - Ciao piccola Clara. Ci vediamo nei prossimi giorni. Rimettiti per quando torno. -
Mika si avvicinò a me dopo. Mi diede un bacio. Veloce, come una cosa abituale, come se lo avessimo fatto tutti i giorni per il resto della vita. Una parte di me fu felice di questo fatto, un'altra rimase insoddisfatta. - A dopo - disse muovendo solo le labbra.
Poi uscirono dalla stanza.

I giorni successivi passarono relativamente veloci. Per quanto potessero passare veloci i giorni in ospedale. Dopo un giorno già camminavo anche se con le vertigini. Poi senza. Una settimana dopo riuscivo a correre. I riflessi erano pronti e anche dal punto di vista psicologico era tutto apposto. Tutti i medici che mi seguirono in quella settimana si sorpresero della velocità del mio recupero.
Mia madre si fece vedere una volta e sapendo del suo arrivo feci in modo che nessun altro fosse nei paraggi. Facemmo un discorso strano. Mi salutò con un "ciao" e un "come stai?". Eravamo entrambe tese. Forse un po' le dispiaceva per quello che era successo, anzi, sicuramente. Per quanto potesse considerarmi colpevole della morte di mio padre ero anche l'unica cosa che rimaneva di lui. Per circa cinque minuti - un record - riuscimmo a chiacchierare civilmente: nei limiti possibili con lei. Poi arrivò l'imposizione. - Non voglio che tu frequenti quel tipo. Puoi dire e ribattere quello che vuoi, ma non te lo lascerò fare. Stai buttando la tua vita alle ortiche. Hai una vita davanti Clara! - Stava leggermente alzando la voce. - Ma appena passa un ragazzo carino lì a corrergli dietro come un cane con un osso. Ti rendi conto? -
Stetti zitta finché non finì. Poi presi una pausa. Dovevo decidere con cautela cosa dire. Avrei potuto rispondere in modo avventato, ma preferivo non farlo. - Quando mai è successo?! - Provò a interrompermi ma senza riuscirci. - Quando è successo?! In tutti questi anni mi è piaciuto un solo ragazzo. E quanto è durata? Un mese? Forse meno. Poi l'ho lasciato perché non era ciò che cercavo realmente. Poi questo ragazzo è entrato nella mia vira. Senza che quasi me ne accorgessi. E la mia vita?! Chi ti dice che non è questo che voglio dalla vita?! L'amore... -
- L'amore non esiste. Tutto finisce prima o poi. E vuoi fare il medico. Non hai tempo per certe cose, a meno che tu non voglia finire la tua carriera ancora prima di iniziarla e ritrovarti a casa con un marito sempre in giro a occuparti di un bambino. È questo che vuoi? -
- Vattene. Per favore vattene da qui. - Non poteva. Non poteva rigirare la frittata per farmi sentire in colpa del suo fallimento, della morte di papà: di qualunque cosa brutta fosse mai successa nella sua vita.
Si alzò dalla sedia e alzò le braccia a mo' di resa. - Come vuoi tu signorina, ma ricordati di queste parole quando quello che ho detto si avverrà. - Se ne andò. Senza una parola di conforto, di amore: come aveva fatto da quando era morto. Questo però non la giustificava.
Mika venne tutti i giorni. Chiacchieravamo, ridevamo, deliravamo e, appena riuscii a camminare senza vertigini, uscivamo a fare delle camminate nel giardino dell'ospedale. Se se ne fosse andato non so come avrei fatto.
Lo amavo. Lo amavo. Lo amavo. Non potevo farci niente e nemmeno volevo.
Anche Morgan si era fatto vedere spesso. Portava sempre rose rosse e allegria. Un giorno si mise a suonare con la chitarra che aveva dietro e quasi lo cacciarono per disturbo.
Infine arrivò il giorno per tornare a casa. Quando me lo dissero soppesai il problema e mi accorsi che non era da poco. Non sapevo con chi parlarne. Le opzioni erano tre: Laura, Michael, Morgan. Michael era da scartare. Laura.. Anche. Solo dopo mi resi conto che lei non sapeva quasi niente di tutta la storia. Rimaneva un'unica persona...

NOTA SCRITTRICE: Tah Dah (cit. Mika). Beh, ecco qua il nuovo capitolo. Che dire? Forse alcuni di voi hanno trovato alcuni riferimenti, forse no. Fatemi sapere cosa ne pensate recensendo. Anche se avete idee ;)
A presto ILoveRainbows
  
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